Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
ZAIA MANDA UN ‘PIZZINO’: “SE PERDIAMO IL VENETO VA TUTTO A ROTOLI. L’AUTONOMIA NON VOGLIONO FARCELA FARE ED È PER QUELLO CHE NON SI PRENDONO I VOTI”… SALVINI IN TRINCEA: SE NON PASSA ALL’INCASSO IN QUALCHE MODO, LA LEGA GLI ESPLODE TRA LE MANI
La reprimenda di Matteo Salvini. E la rabbia dei leghisti che monta, ora neppure così silenziosa. Il clima nel partito va facendosi pesante. Salvini ieri, al consiglio federale del partito, ha attribuito la responsabilità delle sconfitte in Emilia-Romagna e Umbria ai candidati, ma soprattutto ai parlamentari della zona: «Se abbiamo degli esponenti di governo che vengono da un territorio — avrebbe detto — e quel territorio va male, qualche responsabilità ci dovrà pur essere».
Di più: «Se alle Regionali qualcuno prende 30 voti, forse era meglio candidarlo in Comune». Salvini parla soprattutto dell’Emilia-Romagna, dove la débâcle è stata più fragorosa (5,27%). Lo ha rimarcato, per contrasto, una nota leghista che ha parlato di un applauso dei presenti «per l’impegno e il lavoro di Donatella Tesei», la ex presidente umbra. Il comunicato commenta il risultato: «Chiare le sconfitte, chiaro il segnale di chi non è andato a votare».
Ma secondo parecchi dei presenti c’è stato anche un momento di tensione vera. Quando il segretario leghista ha accusato il Veneto di aver preso pochi voti alle Europee di giugno. Proprio quello, per Salvini, avrebbe ridotto la possibilità di rivendicare un governatore leghista per le Regionali venete del 2025.
Il che avrebbe fatto saltare il tappo al governatore Luca Zaia, collegato a distanza: «Dobbiamo tornare sui nostri temi — avrebbe detto rivolto a Salvini —. L’Autonomia non vogliono farcela fare ed è per quello che non si prendono i voti» (mentre poche ore prima il vicepremier di FI Antonio Tajani ribadiva le perplessità sulla riforma: «Va corretta. Da prima che ci fosse la sentenza noi condividiamo quello che ha detto la Corte costituzionale»). Un intervento appassionato, quello del governatore. Al punto che Salvini gli avrebbe chiesto «Perché sei così agitato?».
Non per nulla, dopo il federale Salvini è tornato sul terzo mandato: «Continuo a ritenere che negare la possibilità di riscegliere un bravo sindaco o governatore sia un errore. Non per Salvini o Zaia, per la democrazia». E se il terzo mandato non ci fosse? «Il centrodestra si metterebbe al tavolo e farebbe altri ragionamenti». Ma «la priorità è avere un candidato della Lega in Veneto».
(da Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
A RIMETTERCI SONO STUDENTI, RESIDENTI E FAMIGLIE CHE NON TROVANO UN BUCO IN CUI VIVERE – A “VENDICARLI” C’E’ UN ANONIMO GRUPPO DI ATTIVISTI, CHE SI “FIRMA” CON IL CAPPELLO DI ROBIN HOOD: PER FERMARE IL “GIUBILEO DEI RICCHI”, STANNO SABOTANDO GLI SMART LOCKER, I DISPOSITIVI PER I CHECK-IN AUTOMATICI, SPARSI IN TUTTA LA CITTA’
Colla o sticker per sabotare gli smart locker, e il cappello di Robin Hood con delle istruzioni per un sabotaggio fai da te. Nuova azione contro il mercato di b&b a Roma. Nella notte al Pigneto, Ostiense, Aureliano, Monteverde, Monti, i portachiavi per i check-in automatici degli affitti brevi, sono stati messi fuori o uso o tagliati. Fermare il “giubileo dei ricchi. Sabotiamo la speculazione per difendere il diritto all’abitare, sia a Roma che in tutta Italia. Costruiamo insieme il giubileo dei poveri!”, scrivono in un comunicato gli attivisti .
Poi l’appello alla ministra Daniela Santanché perchè “fare la ministra del Turismo non significa rendere impossibile la vita dei cittadini! Chiediamo un piano nazionale che regoli il fenomeno degli affitti brevi, e che ponga un freno alla fame delle piattaforme. Ma ci rivolgiamo anche alla Chiesa”, scrivono gli attivisti. Poi la grafica con le istruzioni per dare la possibilità ai cittadini di sabotare con le proprie mani i lucchetti che hanno “invaso” le città.
“Manometti anche tu i lucchetti nel tuo quartiere, fallo seguendo questi step: 1)Compra la colla dal ferramenta (o l’artiglio) 2)Sabota i lucchetti con la colla in modo tale da bloccarne il funzionamento, appiccia l’adesivo e lascia sul posto un simbolo di Robin Hood (il cappello, una piuma…) 3)Stai attendo a non farti vedere, Robin Hood è silenzioso…”, scrivono gli attivisti nel comunicato con le istruzioni appese sui lucchetti dei b&b sabotati.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
“FACCIAMOLI ADDORMENTARE, QUANDO SONO A LETTO LI PRENDIAMO A SECCHIATE DI ACQUA E ‘PISCIAZZA'”… UN AGENTE ESULTA DOPO IL PESTAGGIO DI UN DETENUTO: “GLI HO LASCIATO LA FORMA DELL’ANFIBIO IN TESTA”… LE URLA CONTRO I PRIGIONIERI: “TU SEI UN CANE, AMMAZZIAMOLO A BASTONATE”… 11 SECONDINI SONO STATI ARRESTATI, 14 SOSPESI DAL SERVIZIO
Carcere di Trapani, Sicilia. Dal manuale dell’agente penitenziario: «Al detenuto gli si devono dare legnate. Anche a Ivrea così facevamo noi, appena toccavano un collega… a sminchiarli proprio». Ancora: «Facciamoli coricare… Poi quando sono sul letto prendiamoli a secchiate d’ Acqua? È pisciazza mischiata con l’acqua. Mi raccomando prendilo». E ancora: «Ammazziamolo di botte a sto bastardo».
«Gli ho lasciato la forma dell’anfibio in testa». E infine: «Non c’è bisogno di scudi e manganelli, troppo bordello. Invece, se lui ci esce le mani, ci mettiamo un bel paio di manette, lenzuolo di sopra per non lasciargli segni compà e lo fracchi: tanto questo è nero e non si vede niente».
Le parole degli agenti penitenziari arrestati, allontanati dal lavoro e indagati sono, purtroppo, il miglior racconto di quanto potesse accadere ai detenuti, nelle mani dello Stato, nella casa circondariale Pietro Cerulli di Trapani. Più precisamente ancora: nel reparto Blu, adibito all’isolamento dei detenuti. «Un reparto da chiudere: la scena che si è presentata ai nostri occhi è stata davvero dura da sopportare» avevano raccontato lo scorso anno i volontari dell’associazione “Nessuno tocchi Caino”. Ma il loro allarme era rimasto inascoltato. Eppure tutto era chiaro a tutti.
Come scrive il gip Giancarlo Caruso nelle 158 pagine di ordinanza di custodia cautelare, «si trattava di un’ala del carcere senza telecamere» e questo «ha rappresentato uno stimolo per l’esercizio arbitrario della forza». Il gip parla di un uso sistematico di «atti di tortura», dove «i detenuti più fragili e vulnerabili» erano trattati come «vite di scarto, ai quali è giusto negare ogni forma di umanità ed empatia».
Per esempio. Un detenuto aveva avuto uno scontro prima con altri detenuti. E poi con un agente. «E ora stanotte lo andiamo a sminchiare. Capito perché? Le secchiate d’acqua. Che poi fa caldo, gli facciamo piacere». I pestaggi erano organizzati. «Creiamo una squadretta di sei persone, appena succede qualcosa, saliamo nel reparto» diceva l’agente Antonino Fazio.
Un’idea che viene raccolta dai colleghi. Si legge negli atti, infatti, che viene organizzata «la formazione di una squadretta punitiva di poliziotti penitenziari, favorevoli all’utilizzo di metodi risoluti e violenti per la repressione di forme di dissenso da parte dei detenuti». I metodi duri dovevano essere utilizzati anche nei confronti del personale medico, accusati di «mettersi in mezzo»: «E appena lo fanno — commentavano — sminchi pure loro, perché sono una manata di handicappati».
I microfoni hanno registrato tutto l’orrore del carcere: «Mettilo al muro». E ancora: «Ammazzalo di bastonate, sto pezzo di merda, ci voleva alzare le mani alla guardia!». Urlavano ai detenuti: «Tu sei un cane, tu sei un cane capito!». Agli atti anche le rimostranze degli agenti. Si lamentavano, per esempio, che le violenze accadessero troppo di rado. «A quello gli ho dato un calcio in faccia che gli ho lasciato la forma dell’anfibio. Ma queste cose si dovrebbero fare ogni minuto, non ogni morte di Papa».
(da La Repubblica)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
IL CAPITONE NON HA ANCORA DEL TUTTO RINUNCIATO ALLA SUGGESTIONE DI REGALARE UNA TERZA CORSA A ZAIA (ANCHE PER PLACARE POSSIBILI FRONDE INTERNE)
Sul Veneto «non giochiamo a Risiko», dice Matteo Salvini, e parla soprattutto agli alleati del centrodestra con cui bisognerà «scegliere i candidati migliori per ogni Regione». Eppure quella del vicepremier sembra proprio una mossa per neutralizzare le armate di Fratelli d’Italia, che sul fu feudo del Carroccio (che alle scorse Europee ha innalzato i meloniani vicino al 40 per cento) non nascondono le proprie mire.
E invece ecco l’idea del leader della Lega: per le prossime Regionali in Veneto «proporrò un election day nella primavera 2026». Dopo le Olimpiadi invernali Milano-Cortina, insomma, ossia con un ritardo di almeno sei mesi sulla scadenza naturale del secondo mandato di Luca Zaia il prossimo settembre.
Il Capitano leghista non ha ancora del tutto rinunciato alla suggestione di regalare una terza corsa al “doge” del Carroccio.
«Continuo a pensare insiste Salvini intervistato da alcuni quotidiani del Nordest tra cui Il Messaggero Veneto e Il Mattino di Padova che impedire ai cittadini di poter scegliere Zaia sia sbagliato. E coltivo una residua speranza che anche per le Regioni non si cancelli la possibilità per i governatori bravi di presentarsi ancora davanti ai cittadini, anche se fino ad oggi tutti si sono detti contrari». Ma a prescindere da chi correrà sotto il Leone di San Marco, per il titolare dei Trasporti dev’essere l’attuale governatore a gestire le Olimpiadi. «Mi sembra anche corretto, visto che le ha gestite fin dall’inizio, così come mi sembrerebbe poco opportuno cambiare il presidente del Coni Malagò tre mesi prima di questo evento», osserva Salvini.
Insomma: «Facciamogli concludere l’iter già avviato. Il Veneto ospiterà le Olimpiadi e 3 miliardi di persone guarderanno cosa succede tra Milano e Cortina: fare una campagna elettorale il prossimo autunno, a tre mesi da un evento di portata mondiale, non ha senso», insiste.
Meglio votare dopo, tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera 2026. Soluzione che però lascia piuttosto freddi gli alleati di FdI. Non solo perché per spostare di sei mesi un’elezione regionale va prima appianato più di un dettaglio tecnico (servirebbe un decreto ad hoc del governo).
Ma anche perché a via della Scrofa non hanno dubbi, tanto più dopo la caduta rovinosa in Umbria di Donatella Tesei, altra leghista: «In Veneto la candidatura tocca a noi». Ed eventuali mosse per ritardare quello che FdI ritiene un obbligato “passaggio di testimone” non sono viste di buon occhio. Un nodo che ieri è finito al centro del consiglio federale della Lega alla Camera, con Zaia collegato da remoto, insieme a una serie di altri punti tra cui il congresso della Lega Lombarda (in corsa ci sono il capo della giovanile Luca Toccalini e il capogruppo in Senato Massimiliano Romeo, e Salvini insiste per trovare una quadra).
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
LE RAGAZZE PAGANO IL PREZZO PIU’ ALTO
Meno della metà dei diplomati tecnici e professionali riesce a trovare un’occupazione stabile entro due anni dalla maturità. È un ritratto ricco di sfumature e non privo di criticità quello che emerge dai dati di Eduscopio della Fondazione Agnelli, che analizzano anche lo stato occupazionale e accademico dei giovani diplomati del nostro Paese. Stando alle ultime statistiche, che fanno riferimento al triennio 2019-2020-2021, solo il 30,5% dei giovani usciti dai tecnici e professionali ha lavorato per più di sei mesi nel periodo considerato, guadagnandosi la definizione di «occupati».
Il 17% ha svolto lavori frammentari o di breve durata, rientrando così nella categoria dei «sottoccupati». Altri percorsi emergono tra i diplomati: il 17,1% ha alternato il lavoro con lo studio universitario, mentre poco meno del 20% si è dedicato esclusivamente alla formazione accademica. Una percentuale significativa (15,75%) resta ai margini di entrambe le sfere, non risultando né iscritta all’università, né inserita nel mercato del lavoro.
Ma si torna ai livelli pre-Covid
Se si guarda al tasso di occupazione relativi solo al 2021, c’è una nota positiva. I diplomati tecnici e professionali del 2021 che hanno scelto di non proseguire gli studi all’università e di entrare subito nel mondo del lavoro mostrano risultati migliori rispetto agli anni precedenti. Secondo i dati Eduscopio relativi solo al 2021, il 35% di questi diplomati ha trovato lavoro stabile, con un aumento di 5 punti rispetto ai diplomati del 2020. Si nota anche una lieve diminuzione di chi non lavora né studia e un calo più significativo del numero di diplomati tecnici e professionali che scelgono di iscriversi all’università. Con i dati del 2021, il tasso di occupazione dei diplomati tecnici e professionali torna ai livelli pre-Covid, simile a quello dei diplomati del 2017, ovvero l’ultima generazione non colpita dalla pandemia
Le disparità di genere iniziano subito dopo il diploma
Le statistiche del triennio analizzato mettono in luce disuguaglianze profonde. A parità di condizioni – età, titolo di studio, voto di maturità e residenza – le ragazze hanno una probabilità dell’8,1% inferiore rispetto ai ragazzi di trovare un lavoro stabile. Un divario che, purtroppo, conferma tendenze già note sulle difficoltà delle donne nel mercato del lavoro italiano. Anche i diplomati di origine straniera incontrano ostacoli aggiuntivi: hanno una probabilità di essere occupati del 3,9% più bassa rispetto ai loro coetanei italiani
Il voto di maturità non conta
Quanto, invece, al voto di maturità, emerge che non ha un impatto sulle prospettive lavorative. Dieci punti in più all’esame sono associati a una riduzione dello 0,5% della probabilità di essere occupati. Un dato che suggerisce come il voto finale non rifletta necessariamente le competenze effettive dei diplomati, diventando un indicatore poco rilevante per i datori di lavoro. «Questa situazione può essere il riflesso dello scarso valore segnaletico del voto di maturità che non essendo attribuito con criteri omogenei nelle diverse scuole e nei diversi indirizzi di studio finisce per non essere particolarmente informativo sulle reali competenze del diplomato che vengono, invece, testate sul campo dai datori di lavoro», si legge nel rapporto tecnico.
Le (poche) differenze tra tecnici, economici e professionali
I percorsi di studio non sono tutti uguali nel garantire opportunità lavorative. Sebbene si tratta di una live differenza, i diplomati del settore tecnologico mostrano una probabilità di occupazione leggermente inferiore (-0,3%) rispetto ai tecnici economici. Invece, i diplomati professionali nei settori dei Servizi e dell’Industria e Artigianato godono di un vantaggio occupazionale rispettivamente del +0,9% e del +4,4%.
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
SONDAGGIO DI FDI PER ZOPPAS (CHE NON CI PENSA PROPRIO)… SALVINI PREFERIREBBE CEDERE LA LOMBARDIA E VENEZIA MA TENERE IL VENETO… CONGRESSO LOMBARDO: SALVINI CEDE ALLA CANDIDATURA DI ROMEO
L’effetto Umbria scuote il centrodestra. Soprattutto nel “lontano” Veneto. Gli occhi di tutti sono puntati sulla Lega, ridotta a terzo azionista della maggioranza in un momento già complicato: la sentenza della Consulta allontana l’applicazione dell’autonomia differenziata mentre il progetto sovranista nazionale subisce l’ennesimo stop. Anche la sconfitta umbra pesa sulle spalle di Matteo Salvini: ha preteso la riconferma della governatrice uscente Donatella Tesei, che si è dimostrata una candidata debole, e il “suo” Carroccio si è fermato al 7,5%.
Il risultato? Guardando alle regionali venete del 2025, dentro FdI e Forza Italia c’è chi sogna una candidatura che rispetti i nuovi equilibri. I Fratelli oggi sono il primo partito, avendo conquistato il 37,6% alle europee, ma anche Forza Italia si è rafforzata. Uno Zaia tris, che in realtà sarebbe un quater, sembra escluso, salvo clamorose inversioni di rotta di palazzo Chigi.
Lui ci spera ancora. «Il governo si esprima una volta per tutte» è l’ennesimo appello. Spento dal coordinatore veneto di FdI Luca De Carlo: «Il Parlamento si è già espresso. Ma, se dovessimo cambiare idea, Zaia sarà il primo a saperlo».
De Carlo rivendica il primato del suo partito, ma anche lui ripete: «Sceglieremo il candidato migliore». Il suo è il nome più speso, nel toto candidature di FdI. Per Meloni, strappare il Veneto alla Lega sarebbe la scelta più naturale, suffragata dai risultati alle urne.
«Ma le politiche sono le politiche e le regionali sono le regionali», ragionano nella Liga. E Fratelli d’Italia, partito giovane, in Veneto non è ancora stato in grado di costruire una rete forte di amministratori.
E allora il coniglio estratto dal cilindro potrebbe essere un nome civico. Si è parlato di Matteo Zoppas, presidente dell’Ice e molto vicino a Meloni; ma lui nega, complice una famiglia per niente entusiasta all’idea di associarsi a un partito.
La Lega, anche per questo, continua a sperare in un altro scambio. Con uno schema che potrebbe riassumersi così: Veneto e Milano al Carroccio, Venezia e Lombardia a FdI. Se così fosse, in corsa per la Liga sarebbero in due. Mario Conte, sindaco di Treviso e sorta di Zaia 2.0. E poi Alberto Stefani, 31 anni, deputato, segretario regionale e vice di Salvini, dal quale avrebbe ricevuto l’investitura in privato. Sta già costruendo la squadra di candidati consiglieri, con una media di 2-3 incontri al giorno.
Intanto Salvini deve occuparsi anche di ciò che bolle nel partito. Presto il commissario lombardo Fabrizio Cecchetti, salviniano ultraortodosso, dovrebbe dimettersi. E via Bellerio dovrebbe procedere alla convocazione del congresso lombardo. Gira la data del 14-15 dicembre. L’ipotesi più accreditata è quella della candidatura unica del capogruppo a palazzo Madama Massimiliano Romeo, leale con il segretario ma sempre attento a dimostrare una certa indipendenza. Il vero rebus, in ogni caso, è il congresso federale. Si era detto che sarebbe stato convocato entro fine anno, poi tra gennaio e febbraio, ma con lo slittamento dell’autonomia molti pensano che Salvini troverà il modo di rinviarlo ancora.
(da “La Stampa”)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
BOLLATO RENZI COME “INFEDERABILE”, SALA POTREBBE SEDURRE GLI EX FEDELISSIMI DI MATTEONZO, A COMINCIARE DA MARATTIN E MARCUCCI
C’è un’esigenza per il Partito democratico ed è emersa dopo l’ottimo risultato alle ultime elezioni regionali. Il Movimento 5 stelle, come alleato per contendere il governo del Paese al centrodestra, non può bastare.
Non con le percentuali che continua a inanellare, una tornata dopo l’altra, sui territori e alle Europee. Già, c’è Alleanza verdi sinistra, ma il suo spazio elettorale coincide in parte con quello a cui punta Conte, e anche il Pd modello Schlein si sovrappone.
Serve una terza gamba alla coalizione, un nuovo Terzo polo. I nomi sondati per ricompattare il Centro sono stati tanti, rispolverando persino la suggestione Margherita con Francesco Rutelli. Ora sembra che Beppe Sala si sia deciso a provare la carriera di federatore centrista.
Per alcuni riformisti sarà una parabola breve, per altri è un’ipotesi intrinsecamente irrealizzabile. Ma il sindaco di Milano ci crede e ha voglia di interloquire con Azione e +Europa. A Open, da persone informate sugli incontri di Sala, è stato detto: «Il sindaco si è convinto».
Non solo Azione e +Europa: nel progetto potrebbero essere coinvolti anche i delusi dall’esperienza del Terzo polo e che, nel frattempo, hanno iniziato a lavorare a propri soggetti politici, come Luigi Marattin e il suo Orizzonti liberali. Occhi puntati al calendario: il 23 e il 24 novembre, a Milano, si terrà l’incontro fondativo di un nuovo partito liberaldemocratico.
Ci sarà l’ex renziano Marattin, appunto, Andrea Marcucci, Alessandro Tommasi, forse anche Oscar Giannino e Carlo Cottarelli. Nell’operazione federativa di Sala non rientrerebbe, invece, Matteo Renzi. «È infederabile», ha detto esplicitamente il primo cittadino. Tra i due le scintille scoppiettano da tempo e il leader di Italia Viva appena ieri – 19 novembre – ha sminuito le possibilità del sindaco di Milano:
«Dobbiamo trovare uno che rappresenta tutti. Non ho problemi con Sala, ma se vuole dare una mano all’area di Centro deve dire cose di centro. Non puoi essere di centro e dire, “non voglio il nucleare”. Io sono felicissimo di averlo in squadra. Il federatore? L’ho fatto fare a Calenda, lo può fare chiunque». Un colpo a Sala, un colpo a Calenda.
La prima criticità con cui deve confrontarsi Sala è l’esclusione dell’area renziana dal suo progetto. Anche perché nella giunta meneghina c’è un’assessora di Italia Viva Alessia Cappello e in maggioranza, nel Consiglio comunale, c’è Gianmaria Radice. Il niet a Renzi potrebbe causare degli smottamenti a Palazzo Marino.
Con Azione, ci sono da gestire un altro paio di problemi. Il rapporto con Calenda è per sua natura complicato. Intanto il senatore ha smentito che i contatti che ci sono stati tra i due siano finalizzati alla realizzazione di un progetto politico al centro. Poi, le posizioni di Sala contro il nucleare e in generale la sua linea quasi da Verde sulle politiche ambientali non piacciono agli azionisti, che invece spingono per «un mix energetico nucleare e rinnovabili».
L’idea di un Centro guidato da Sala, con queste carte sul tavolo, potrebbe risultare più interessante per il Pd schleiniano che per i naufraghi del Terzo polo. Ma a Open risulta che l’iniziativa di Sala non sia stata concordata con i Dem.
(da Open)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
OPEN DAY E IL CORAGGIO DI DIRE LA VERITA’
Il giorno in cui i presidi presentano la scuola ai genitori dei potenziali iscritti non si chiama Giorno di Presentazione ma Open Day, e forse i problemi cominciano proprio da questo aziendalese imposto persino tra i banchi.
Sta di fatto che durante il benedetto Open Day la preside di un liceo barese, Tina Gesmundo, ha detto ai genitori in visita qualcosa di inedito, scomodo e sorprendente: la verità. Ha detto che lei non era lì per convincerli a scegliere il suo istituto, perché la scuola non è un detersivo.
Ha detto che alcuni allievi fotografano le targhe delle auto dei professori a scopo intimidatorio e bulleggiano pesantemente i compagni nel disinteresse delle famiglie, che derubricano quei gesti a semplici ragazzate.
Ha detto che i social non c’entrano niente, c’entrano i genitori, che sovrappongono i loro ego alle vite dei figli, educandoli a coltivare solo il mito del successo e del denaro.
Ha detto che verranno ripagati con la stessa moneta e che da vecchi i figli li abbandoneranno in una casa di cura.
Ha detto che non ha bisogno che arrivino Crepet o Galimberti a spiegarle come le famiglie abbiano scaricato sulla scuola la loro incapacità di educare: purtroppo lo sa già.
E ha concluso: «Se dovete venire qui per fare queste cose, andate altrove. Ma qualunque scuola scegliate, imparate ad ascoltare i vostri figli e insegnate loro ad avere cura di sé e degli altri, non a inseguire solo sogni di gloria e ricchezza».
Mi stupisco che non l’abbiano ancora licenziata.
(da corriere.it)
argomento: Politica | Commenta »
Novembre 21st, 2024 Riccardo Fucile
MA CON L’INDIA CHE DIMEZZA L’IMPORT E LE SANZIONI AMERICANE ALLE PETROLIERE FANTASMA, TUTTO STA CAMBIANDO. E INFATTI MOSCA TAGLIA DI DUE TERZI GLI INDENNIZZI PER I SOLDATI FERITI IN UCRAINA
Perché la Russia ha tagliato di due terzi gli indennizzi per i suoi feriti in Ucraina? Fino a poco tempo fa ciascuno di loro aveva diritto a tre milioni di rubli (28 mila euro), ora quella cifra spetta solo ai casi più gravi.
Gli altri soldati riceveranno un milione di rubli, meno di diecimila euro, per una decisione ispirata dalla nuova viceministra della Difesa Anna Civileva. Che Civileva sia cugina di Vladimir Putin e moglie del ministro dell’Energia, Sergey Civilev, lascia intuire che questa non sia la scelta di una sola persona. È l’arrocco di un sistema
Ed è il primo segnale di un’inversione di tendenza: per mille giorni di guerra totale all’Ucraina, il governo di Mosca non aveva fatto che alzare di continuo gli incentivi per chi accetta di firmare un contratto con l’esercito e combattere in Ucraina. Solo le compensazioni alle famiglie dei quasi 700 mila fra morti e feriti devono già essere costate al governo l’equivalente di poco meno di venti miliardi di euro.
Ora la prima stretta, spia che il fantasma di una frenata del prezzo del barile di greggio e di tutta l’economia russa inizia a insinuare qualche dubbio nelle sale del Cremlino. La Russia non è un impero dalle risorse sterminate.
È un regime di guerra che dipende dal petrolio e dalla sua capacità di continuare a produrre armi con l’inflazione al 9%, tassi d’interesse ufficiali a un astronomico 21%, una manodopera sempre più scarsa e investimenti in frenata.
Su tutti questi aspetti, i governi occidentali fino a oggi hanno sbagliato molti calcoli.
Sostenevano che le prime ondate di sanzioni avrebbero portato la Russia al collasso, invece la flessione del prodotto lordo nel primo anno di guerra fu appena dell’1,2%.
Speravano che i tentativi del G7 di limitare l’export di greggio di Mosca avrebbero portato il Paese alla paralisi, invece la crescita l’anno scorso e nel 2024 ha accelerato fino al 3,6%. Che però ora qualcosa stia cambiando non lo dicono più gli osservatori occidentali.
Lo dice la Banca di Russia, che per l’anno prossimo prevede una crescita rivista al ribasso fra 0,5% e 1,5%. Lo confermano l’istituto statistico di Mosca, l’Accademia delle Scienze e il Centro russo di analisi macroeconomica
Il dinamismo che in questi anni ha alimentato l’aggressione sta venendo meno, mentre la mobilitazione totalitaria delle risorse produttive del Paese pur di distruggere l’Ucraina sta generando stagflazione […] in un’economia ormai malsana.
Il segreto finora era stato il petrolio, con entrate equivalenti a circa 190 miliardi di dollari solo nel 2024. Ma da aprile il prezzo del greggio russo è caduto del 22%, fino quasi a 60 dollari al barile: sotto quella soglia si stima che l’attuale sforzo bellico sia, alla lunga, finanziariamente insostenibile per il Cremlino. L’India intanto ha dimezzato il suo import, gli Stati Uniti hanno messo sotto sanzioni centinaia di petroliere «fantasma» di Mosca. Solo l’Unione europea si distingue: dopo mille giorni di stragi, non ne ha messa fuori gioco neanche una.
(da Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »