Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
IL COSTO DI 29.90 EURO. PER ARRIVARE A PALERMO CI VORRANNO QUASI 24 ORE. MA SCHIFANI NON DICEVA DI AVER SCONFITTO IL CARO VOLI?
Caro Natale, quanto ci costi quando si tratta di viaggiare. Soprattutto in Sicilia. Così per aiutare chi vuole ritornare a casa per le Feste nasce il “Sicilia Express”, un treno low cost che collegherà il Nord e il Centro Italia con la regione. L’iniziativa è stata messa in campo dal governo regionale siciliano in collaborazione con le Ferrovie dello Stato “per offrire un mezzo alternativo ed economicamente accessibile in un periodo in cui l’aumento della domanda fa lievitare i prezzi del trasporto”, si legge sul sito della Regione Siciliana.
Il treno sarà disponibile il 21 dicembre per l’andata e il 5 gennaio per il ritorno. Partirà da Torino e toccherà alcune tra le principali città della Penisola prima di arrivare a Messina. Il risparmio è notevole, ma il tragitto ha dei tempi un po’ dilatati: il costo di un biglietto parte da 29,90 euro, per un viaggio della durata di circa 18 ore.
Le fermate e gli orari Il treno partirà il 21 dicembre alle 15:05 da Torino Porta Nuova, con arrivo a Messina l’indomani alle 9:45. Previste fermate a Novara, Milano Porta Garibaldi, Parma, Modena, Bologna, Firenze Santa Maria Novella, Arezzo, Roma Tiburtina, e Salerno. Superato lo Stretto il convoglio sarà diviso in due sezioni.
La prima partirà alle 10:20 per Palermo, dove arriverà alle 13:35, con fermate a Milazzo, Capo d’Orlando, Santo Stefano di Camastra, Cefalù, Termini Imerese e Bagheria. La seconda partirà alle 10:10 per Siracusa, dove arriverà alle 13:15 con fermate a Taormina, Giarre Riposto, Acireale, Catania Centrale, Lentini e Augusta. Il viaggio di ritorno del 5 gennaio del 2025 partirà da Messina alle ore 18:50 con arrivo a Torino porta Nuova alle ore 12:50 del giorno successivo.
Il costo Il costo di un biglietto parte da 29,90 euro a tratta. I titoli di viaggio saranno acquistabili, dal 3 dicembre,
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
GIUSTO, PRIMA PASSA QUALCHE ANNO A SAN VITTORE
“Mi piacerebbe fare il sindaco di Milano, se si presentasse l’occasione, ma non a breve. Prima di appendere le scarpe al chiodo e prima di dedicarmi ai nipotini che potrebbero esserci, dedicarmi alla mia città mi riempirebbe orgoglio”: così il vicepremier Matteo Salvini intervenendo all’evento ‘Fili per il futuro delle città’ all’Università Iulm di Milano.
“Ho ancora tre anni da fare il ministro – ha aggiunto -. Secondo me l’amministratore locale è il mestiere più bello e difficile, quindi sì, penso che tutti abbiano l’ambizione di poter fare qualcosa per la propria comunità. Io sono residente e innamorato di Milano, la città più bella del mondo, ma cerco al governo di dare un contributo agli studenti di Messina e a quelli di Trieste. Avendo 51 anni di milanesità nel sangue c’è qualcosa in più per la mia città, poi non so il buon Dio quanto tempo mi darà. Ci sono altri 3 anni per portare avanti progetti”.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
L’AUMENTO SARA’ SOLO DI 3 MILIONI PER UN TOTALE DI 25 MILIONI
Ritocchi al finanziamento per i partiti tramite il 2 per mille. Con l’ok a un emendamentoal dl fisco sale di tre milioni di euro solo per quest’anno il tetto stabilito per legge (25,1 milioni) delle risorse che provengono dalla destinazione volontaria del due per mille dell’Irpef. In sostanza, ai partiti verranno assegnati 3 milioni di euro in più per il 2024, per coprire la somma totale destinata dai contribuenti nelle dichiarazioni dei redditi di quest’anno, che ha raggiunto quasi 30 milioni di euro.
Salta quindi l’emendamento riformulato dal governo che ridisegnava l’intera disciplina, alzando il finanziamento a 42,3 milioni, che aveva sollevato i dubbi del Colle. Il testo approvato torna nella versione originale presentata dall’opposizione.
Ieri l’esecutivo Meloni, infatti, con la riformulazione di una modifica al decreto fisco, ha provato a ridisegnare il sistema del 2xmille abolendolo a favore di un meccanismo che dal 2026 avrebbe raddoppiato l’ammontare dei contributi ai partiti, facendoli passare da 25 a oltre 40 milioni: con una distribuzione che sarebbe avvenuta in parte anche a prescindere dalla scelta dei contribuenti nella dichiarazione dei redditi. Emendamento che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha bloccato.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
A COLOGNO MONZESE TEMONO CHE GIAMBRUNO POSSA LANCIARE FRECCIATE CONTRO LA SUA AZIENDA… QUANTO PESANO I RAPPORTI TESI TRA GIORGIA MELONI E LA FAMIGLIA BERLUSCONI? LA TRATTATIVA DI GIAMBRUNO PER LASCIARE MEDIASET: STAREBBE DISCUTENDO SULLA BUONUSCITA PER PASSARE ALLA CONCORRENZA
L’ospitata dell’ex first gentleman Andrea Giambruno a Belve, la trasmissione di interviste di Francesca Fagnani in onda su Rai2, non s’ha da fare. Ad annunciare la trattativa era stata la stessa conduttrice prima a Che Tempo Che Fa e poi al Corriere, ma Mediaset sta bloccando l’intervista: i vertici del Biscione non firmano la liberatoria che permetterebbe al conduttore di Diario del Giorno di partecipare a una trasmissione di una rete concorrenti . Fonti di Cologno Monzese spiegano il motivo di questo veto: “Avete mai visto un calciatore che dà un’intervista a un giornale nemico, parlando male della propria squadra?”. Per questo i vertici Mediaset non starebbero firmando il “via libera”, di fatto impedendo che Giambruno possa partecipare a Belve.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
NEL PPE I VOTI CONTRARI SONO STATI 25 (LA DELEGAZIONE SPAGNOLA) E GLI ASTENUTI 2 … NEL GRUPPO S&D, I “NO” SONO STATI 25 E GLI ASTENUTI 18
Ursula von der Leyen ha ottenuto 33 voti dal gruppo dei conservatori dell’Ecr ma ha perso (tra contrari e astenuti) 111 voti dalla maggioranza composta da Popolari, sociali, liberali e Verdi che la sostiene.
Nel dettaglio, all’interno del Ppe i voti contrari sono stati 25 (tutta la delegazione spagnola e pochi altri) e gli astenuti 2. Tra i socialisti, i contrari sono stati 25 e gli astenuti 18. Tra i liberali si sono astenuti in sei, nessun contrario. Ovviamente diversi tra i gruppi non hanno partecipato al voto (gli assenti sono stati 31). I voti totali della maggioranza – che conta 454 – sono stati 335. Tra i conservatori dell’Ecr la maggioranza ha votato contro: 39 no, 33 si’ e 4 astenuti.
Nel gruppo S&D gli eurodeputati italiani, eletti nelle liste del Pd come indipendenti, Cecilia Strada e Marco Tarquinio hanno votato contro la Commissione Von Der Leyen bis. E’ quanto emerge dal roll call pubblicato poco fa a Strasburgo. Lucia Annunziata ha votato a favore, insieme agli altri membri della delegazione del Pd. Contrari anche eurodeputati dell’Spd come Udo Bullmann e belgi come Elio Di Rupo. In tutto 25 deputati socialisti hanno votato contro la nuova Commissione.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
TAJANI PRENDE LE DISTANZE: “IO SONO PER IL LIBERO MERCATO. LA POLITICA NON DEVE IMMISCHIARSI. LA VIGILANZA SPETTA ALLA BCE E NON A BANKITALIA”
La prudenza, adesso, è soprattutto di Palazzo Chigi. Dopo aver minacciato il ricorso al golden power per bloccare l’offerta di Unicredit per acquisire Banco Bpm, il governo mostra di non avere fretta.
Ci vorranno mesi per valutare se davvero è possibile e necessario ricorrere a questo strumento di protezione, in nome della sicurezza nazionale.
Nel frattempo, però, la maggioranza si spacca sull’atteggiamento da tenere nei confronti dell’iniziativa del colosso bancario guidato da Andrea Orcel.
Si muovono innanzitutto gli azzurri di Forza Italia. Negando i dubbi del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che sono poi quelli di Giorgia Meloni. Parla prima il capogruppo alla Camera Paolo Barelli, ed è netto: «È un segnale positivo in un mercato libero e aperto, pertanto i recenti movimenti non devono sorprendere eccessivamente – premette a Radio Anch’io – Non si tratta di operazioni sotto il controllo diretto della Banca d’Italia. È infatti la Bce a vigilare e controllare tali operazioni, garantendo che siano conformi alle normative europee e non solo a quelle italiane».
È esattamente l’approccio opposto a quello della Lega. Perché già al mattino il Carroccio se la prende invece proprio con Bankitalia. Un bis, dopo l’arringa a caldo di Matteo Salvini contro Unicredit
E si spinge addirittura oltre, ripresentando una proposta di legge, già depositata durante la scorsa legislatura – a prima firma del responsabile economia del partito Alberto Bagnai – «sull’adeguamento della governance di Banca d’Italia ai migliori standard europei». In altri termini, recita la misura, «un coinvolgimento del Parlamento è indispensabile per evitare una pericolosa autoreferenzialità della vigilanza».
È la posizione di Salvini. Che considera Unicredit una banca straniera, perché «questo dice la composizione azionaria. Io non ce l’ho con nessuno – chiarisce – basta che non si metta in discussione il terzo polo bancario che sta nascendo».
Il vicepremier è tra i fautori più convinti della nascita del terzo polo bancario da realizzare attraverso le nozze tra Banco Bpm e Monte dei Paschi di Siena: uno schema che la mossa di Unicredit rischia di vanificare.
Nel ping pong tra gli alleati, si inserisce direttamente Antonio Tajani. Dopo un giorno a duellare sulla proroga del taglio del canone Rai con il Carroccio, il ministro degli Esteri schiera definitivamente Forza Italia con Unicredit (e contro la linea di Palazzo Chigi e del Tesoro): «Io sono per il libero mercato. Non tocca a me intervenire politicamente su questa vicenda e la politica non deve immischiarsi in queste vicende. L’ho detto anche per quanto riguarda la Germania: se una banca italiana acquista le quote di una tedesca, fa parte delle regole del mercato europeo. Certo – precisa – ci sono questioni di sicurezza nazionale, ma siamo Paesi dell’Ue: il libero mercato deve essere sempre difeso e tutelato».
La vigilanza, aggiunge per rispondere alla linea della Lega, spetta in ogni caso alla Bce e non alla Banca d’Italia.
(da Repubblica)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
MA SE C’È IL LIBERO MERCATO, TRA L’ALTRO IN UN CONTESTO IN CUI TUTTI INVOCANO FUSIONI PER CREARE “CAMPIONI” NAZIONALI ED EUROPEI, NON SI CAPISCE PERCHÉ ORCEL AVREBBE DOVUTO CONCORDARE CON IL GOVERNO LE SUE DECISIONI
Il “Financial Times” l’ha definito “scacchista”. In effetti Andrea la decisione di Andrea Orcel di portare Unicredit all’assalto di Banco Bpm è la classica mossa del cavallo per superare un ostacolo.
Quando ha capito che l’assalto alla tedesca Commerzbank non sarebbe riuscito, a causa del terremoto politico in Germania, dovuto alla caduta del Governo Scholz, e della contrarietà dell’opinione pubblica tedesca, il “Cristiano Ronaldo dei banchieri” ha sparigliato, lanciandosi sull’unica preda possibile (e anche la più ambita), cioè Bpm.
Orcel si è mosso senza chiedere il permesso, fregandosene altamente di quel che pensava, o avrebbe pensato il Governo Meloni.
D’altronde, quando lui è partito lancia in resta all’assalto dell’istituto tedesco, né Giorgia Meloni né i suoi camerati hanno teso la mano a Unicredit per superare l’impasse a Berlino.
E dunque il ragionamento è stato: se a voi non interessa quando mi voglio una banca straniera, perché dovrebbe interessarvi se mi lancio su una italiana?
L’azione “ostile” di Unicredit blocca la possibile fusione Bpm-Mps, per la gioia di tanti ma soprattutto di Alberto Nagel. L’ad di Mediobanca era molto preoccupato dalla mossa sul “Monte” di Giuseppe Castagna, in tandem con Caltagirone e Milleri.
Il trio, in uno scenario futuribile, avrebbe infatto potuto insidiare anche Piazzetta Cuccia se “Calta” e Delfin avessero ceduto a Bpm le loro azioni di Mediobanca. Il boccone più ghiotto non è tanto la cassaforte guidata da Nagel, ma soprattutto Generali
In Europa l’assalto di Orcel a Bpm ha spiazzato i più, convinti che Unicredit continuasse la sua campagna di Germania su Commerzbank.
A inorridire gli osservatori internazionali, però, è stata soprattutto la dichiarazione del ministro dell’Economia Giorgetti, che incautamente si è lasciato sfuggire la frase: “L’operazione è stata comunicata ma non concordata col governo”.
Ma se c’è il libero mercato, in Europa, tra l’altro in un contesto in cui tutti a Bruxelles, a partire dal rapporto Draghi sulla competitività, auspicano “campioni nazionali ed europei” e invocano fusioni, non si capisce perché Orcel avrebbe dovuto concordare con il Governo le sue decisioni.
Se le parole di Giorgetti hanno creato sconcerto, hanno generato ilarità quelle di Salvini sulla non italianità di Unicredit. Allora anche Banca Intesa e lo stesso Banco Bpm, per il semplice fatto di avere come azionisti fondi esteri, dovrebbero essere considerate “straniere”. Una bella cazzata.
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
LA LEGGE DI BILANCIO PRESENTATA DA BARNIER, CHE PUNTA A RISOLLEVARE LE FINANZE DISASTRATE DELLA FRANCIA, CONTIENE ALCUNE MISURE (COME IL RINCARO DELLA BOLLETTA) CHE LA ZARINA SOVRANISTA GIUDICA INACCETTABILI
Arriverà o no a Natale, il governo Barnier? E se nel crollo porterà con sé la legge di bilancio, come è quasi certo, sarà una catastrofe senza precedenti per l’economia, o il Paese sarebbe in grado di sopportarlo?Sono ore delicate per la Francia, che sente aumentare le voci di un imminente caduta del premier Michel Barnier, a neanche tre mesi dal suo insediamento a Matignon.
Tutto dipende da quel che deciderà Marine Le Pen, la capogruppo del Rassemblement national, peraltro a sua volta in posizione difficile perché sotto processo per l’affare degli assistenti parlamentari (rischia cinque anni di carcere e l’ineleggibilità).
Il governo Barnier si regge sui voti della destra gollista, dei macronisti o quel che ne resta, e sull’astensione benevola dei 125 deputati RN, primo partito all’Assemblea nazionale. Marine Le Pen ha assicurato a Barnier il suo appoggio esterno a patto di essere ascoltata su tre priorità: potere d’acquisto, immigrazione, legge proporzionale.
Il progetto di legge di bilancio presentato da Barnier, che punta a risollevare almeno in parte le finanze disastrate della Francia, contiene alcune misure — per esempio l’aumento delle tasse sull’energia elettrica, e quindi il rincaro della bolletta per tutti — che Marine Le Pen giudica inaccettabili.
Da giorni la leader RN lamenta poi di non essere stata consultata a sufficienza, e il colloquio di lunedì mattina con il premier non è servito: «Barnier resta sulle sue posizioni», ha detto delusa Le Pen, che quindi si dice pronta a schiacciare il bottone che distruggerà il governo, ovvero votare la mozione di censura già annunciata dalla coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire.
Le voci della maggioranza dipingono scenari apocalittici, associando la caduta del governo e la bocciatura della legge di bilancio a una sorta di «rischio Grecia» per la Francia, con lo spread alle stelle, la fuga degli investitori e il caos economico oltre che politico.
Marine Le Pen è un bivio: se fa cadere il governo, rischia di vanificare mesi di sforzi, spesi a mostrarsi leader responsabile e moderata; se salva Barnier rischia di deludere il suo elettorato, che secondo i sondaggi vorrebbe staccare la spina. Per questo cerca di essere rassicurante: un fine anno senza bilancio non sarebbe un dramma, basterebbe prorogare quello 2024.
Grande nervosismo nelle stanze del potere: secondo il Parisien lunedì scorso Macron avrebbe detto davanti a più testimoni «Il governo cadrà. Le Pen voterà la censura, e prima di quanto si pensi».
L’Eliseo smentisce, il Parisien conferma. E secondo molti, tra cui Jean-François Copé, vecchio leader gollista, «la caduta del premier Michel Barnier non potrebbe che trascinare con sé quella del presidente Emmanuel Macron».
(da agenzie)
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Novembre 27th, 2024 Riccardo Fucile
C’E’ IL NODO DELLA POTENZIALE PRESCRIZIONE… IL SINDACO BUCCI, ANCORA IN IN CARICA, NON HA TELEFONATO ALLA CONSIGLIERA PER ESPRIMERLE SOLIDARIETA’
La procura di Genova ha aperto un fascicolo per violenza sessuale aggravata dopo l’intervento fatto in aula ieri pomeriggio a Tursi dalla consigliere comunale Francesca Ghio che rispondendo a un ordine del giorno sul tema della violenza sulle donne ha raccontato la propria esperienza personale.
“Avevo 12 anni, vivevo nel cuore della Genova bene, quando sono stata violentata fisicamente e psicologicamente tra le mura di casa mia” ha detto Ghio, indicando, senza farne il nome lo stupratore, “un dirigente di un’azienda genovese” e spiegando che la violenza si è protratta per molti mesi. (In questo articolo la testimonianza in aula della 31enne Francesca Ghio).
Il procuratore Nicola Piacente ha deciso di approfondire immediatamente la vicenda aprendo un fascicolo sulla base di quanto riportato ieri e oggi da quotidiani online e giornali. In caso di violenza sessuale aggravata (in questo caso dal fatto che la vittima avesse meno di 18 anni), l’inchiesta può essere aperta d’ufficio, senza bisogno di una querela della parte offesa, in cui termini in questo caso sarebbero ampiamente scaduti.
Preliminarmente tuttavia sarà necessario accertare le tempistiche perché il reato potrebbe essere prescritto. Se i fatti sono risalenti al 2006, infatti la prescrizione sarebbe di soli 12 anni. Successivamente diverse normative sono state introdotte modificando e ampliando enormemente i tempi della prescrizione, come quella del 2012 che la raddoppia in caso di violenza sessuale aggravata e quella del 2017 che fa scattare la prescrizione dal compimento della maggiore età della vittima, ma si tratta appunto di modifiche intervenute successivamente ai fatti e quindi non applicabili alla vicenda. Diverso sarebbe se la violenza da parte dello stupratore che Ghio ieri ha definito “il vostro bravo ragazzo” si fosse protratta negli anni fino a tempi più recenti.
Proprio per questo la Procura potrebbe sentire la consigliera comunale già nei prossimi giorni. In questo caso il codice Rosso imporrebbe il termine stringente di tre giorni, ma si tratta di una tempistica a tutela della vittima per può trovarsi in una situazione di pericolo immediato. In un caso di questo tipo il o la pm del gruppo fasce deboli a cui nelle prossime ore sarà assegnato il fascicolo potrà decidere anche una tempistica diversa.
Intanto, dopo aver percepito un certo gelo da parte degli altri consiglieri comunali e della politica cittadina – tranne per un messaggio di solidarietà, in tarda serata, del sindaco e presidente della Regione Marco Bucci – oggi Francesca Ghio parla con una story a tutti quelli che le hanno dimostrato vicinanza: “Grazie per le parole e le canzoni che mi mandate, leggo, ascolto, sorrido, ora la mia storia è la nostra storia, mi sento uno scoglio tra le onde, sto bene”.
Sul commento del sindaco dice: “Sui giornali oggi ho letto frasi di stima e di incoraggiamento, non me le ha rivolte direttamente, e sarebbe stato meglio. Ma mi chiedo dopo la campagna promozionale #loNo dove il singolo viene deresponsabilizzato, perché non si chiede invece di investire in campagne diverse che diano ai giovani gli strumenti per rispondere alla violenza. Bisogna smetterla di restare incastrati nella retorica della celebrazione del 25 novembre o dell’8 marzo ma comprendere i bisogni veri, come gli studenti e le studentesse che nell’università hanno chiesto di avere degli sportelli di ascolto”, ha concluso Ghio.
(da agenzie)
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