Novembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
GRILLO “SI ‘E SCAVATO LA FOSSA DA SOLO”
“Posso dirti la verità? Non mi è piaciuto l’applauso, è stato proprio un brutto momento”.
Chiara Appendino si avvicina al suo collega vicepresidente, Michele Gubitosa. E confessa che quello che ha appena visto è uno spettacolo che non ha gradito per niente.
È lì, in piedi in mezzo alla platea, quando la slide con il 63 per cento di voti per l’abolizione del Garante ha chiuso definitivamente la storia tra Beppe Grillo e il Movimento Cinque Stelle. L’ex sindaca di Torino che da giorni invoca la pace e chiede che il M5S non finisca “fagocitato dal Pd” è atterrita, scuote la testa, si siede a terra, quasi per riprendersi dallo shock. Intorno, c’è uno sparuto gruppetto di parlamentari, come lei devastato dalla notizia. “È stata una cazzata gigantesca, avremo per sempre lo spettro di Grillo dietro le spalle”, dice il deputato Dario Carotenuto. Il collega Riccardo Tucci gli dà ragione. L’europarlamentare Dario Tamburrano lascia la sala appena sentito il risultato. E quando Conte, già sul palco vittorioso (“Ora esce con la mimetica”, pronosticavano in platea con malevola ironia) dice che “la Costituente è servita a tenere i piedi ben piantati”, un’altra voce mugugna: “Sì, piantati sulla tomba di Beppe”.
Intorno, però, non c’è aria di funerale. Tutt’altro. E sono poche le voci che cercano di stemperare i festeggiamenti, che a tratti rasentano il vilipendio di quella che finora è stata una bandiera. Una è quella di Roberto Fico, che alla telecamere de ilfattoquotidiano.it dice di non aver condiviso il boato e invita a leggere i risultati come “un segnale degli iscritti per maggiore collegialità”. “Non è stato un voto contro una persona – insiste – Beppe è e rimane il fondatore del Movimento 5 Stelle, su questo non ci piove”. Altrove è festa grande, nei corridoi si incontra gente che si abbraccia, quasi commossa e scambia commenti che vanno da “Non poteva andare meglio di così” e arrivano a dire: “La base ha capito che andava fatto fuori”.
Poi, certo, la festa è anche intrisa di quel clima da fine lavori che contagia i membri dello staff della comunicazione, stanchi e felici perché la loro organizzazione della fase finale della kermesse è filata via senza intoppi, come l’avevano immaginata e costruita da mesi. Ma anche tra loro, c’è la vecchia guardia che ammette: “Un po’ di dolore c’è, siamo qui grazie a Beppe”. E si domanda: “Ora che farà?”. Il video se lo aspettano un po’ tutti, la domanda è solo: quando?
Lo pensano pure i parlamentari della prima èra, che ieri sono tornati anche per capire se per loro, con le modifiche alla regola sul limite dei mandati, si riapre qualche chance elettorale. Perfino per loro la riconoscenza nei confronti di Grillo si è da tempo impastata con il risentimento per gli errori passati. Uno su tutti, il sì a Draghi. “Mi ricordo ancora quando ci ha detto: ‘Mi ha chiamato Mario, andiamo a vedere’. È lì che si è scavato la fossa”, racconta un ex senatore sotto garanzia di anonimato. Che alla fine di parlar male di lui, nessuno ha davvero voglia. Chissà se il riserbo durerà, quando arriverà la video-scomunica. Una attivista già si diverte a leggere i primi commenti che sputano i social. “Vergognatevi, giovani poltronari”.
(da La Repubblica)
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Novembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
AVVISATE SALVINI: ANCHE AL NORD-EST IL CONSENSO PER LA MISURA “BANDIERA” DELLA LEGA È CROLLATO ED È PASSATO DAL 70% AL 45% IN APPENA SEI MESI. ECCO SPIEGATO PERCHÉ LA MELONI SPERA CHE SALTI IL REFERENDUM: IL GOVERNO RISCHIA DI PERDERLO
La recente sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittima la riforma dell’autonomia differenziata. In questo modo ha ulteriormente complicato il percorso, già complicato, del progetto legislativo, avanzato dal ministro Roberto Calderoli. Tanto più nella prospettiva di un referendum abrogativo, già annunciato dalle opposizioni. Anche perché, nel frattempo, è calato sensibilmente il consenso dei cittadini. In tutte le aree del Paese. Compreso il Nord Est, che ne è uno dei principali riferimenti. Sono le indicazioni che emergono dal recente sondaggio condotto da Demos per Repubblica. Rispetto allo scorso mese di aprile, infatti, la quota di coloro che si dicono d’accordo con l’introduzione dell’autonomia differenziata è scesa di 10 punti percentuali. E oggi si ferma al 35%. Poco più di un terzo dei cittadini, dunque. Molto, ma non abbastanza per affrontare (e vincere) un (eventuale) referendum. Tanto più se si tiene conto che un anno fa il sostegno alla riforma raggiungeva il 50%. Alle soglie della maggioranza assoluta, dunque. Oggi non è più così. Questa tendenza, peraltro, si delinea ormai da molti mesi. Mentre, nel frattempo, è cresciuta e si è rafforzata, in modo stabile, la base sociale e politica di chi si dice contrario alla riforma. Saldamente ancorata intorno al 60%.
Se si osserva la posizione politica dei cittadini intervistati nel sondaggio di Demos, si conferma il profilo delineato nelle precedenti rilevazioni. In particolare, risulta chiaro il forte grado di consenso espresso dagli elettori più vicini alla Lega, che supera, di poco, il 70%. Seguita dai sostenitori di Forza Italia, che raggiungono il 60%. E dei Fratelli d’Italia: 57%. La base dei partiti della maggioranza del governo di centro destra, dunque, conferma il favore per la riforma autonomista. Sostenuta anche dalla base di Italia Viva. Mentre, appena sotto il 50%, incontriamo Azione. Sul fronte opposto, all’opposizione, contro il progetto dell’autonomia differenziata, ci sono i cittadini più vicini ai partiti di centro sinistra. E quindi del Pd, di Avs. E, in misura “minore, ma sempre maggioritaria”, del M5S e di +Europa.
È interessante osservare, comunque, il calo generalizzato che coinvolge la base elettorale di tutte le forze politiche. Compresa la Lega. Ma soprattutto i FdI e FI.
Ma colpisce, soprattutto, il declino dell’idea autonomista in tutte le aree territoriali. Compreso e, anzi, soprattutto, nel Nord. Per primo, il Nord Est, dove si assiste a un vero crollo del consenso al progetto. Nell’indagine condotta da Demos nello scorso aprile, infatti, l’autonomia differenziata era approvata dal 70% dei cittadini intervistati. Dunque, 25 punti percentuali in più.
Si conferma, invece, sensibilmente più basso il grado di approvazione espresso nelle zone del Centro e del Mezzogiorno. Dove si ferma intorno (e anche sotto) al 30%. Il calo del favore verso l’autonomia risulta, quindi, chiaro ed evidente. Dovunque. E sottolinea un problema chiaro, per questa prospettiva. Che va oltre l’approvazione della riforma in Parlamento. E, a maggior ragione, oltre le scelte e i limiti posti e imposti dalla Corte costituzionale. Perché i limiti ora sono espressi, in modo evidente, dai cittadini, che appaiono sempre meno convinti dalla riforma autonomista. Anzi, le loro convinzioni sembrano rivolgersi in direzione opposta. Verso “l’integrazione” e la “regolazione” dello Stato. Non per ragioni costituzionali e istituzionali. Ma sociali e di opportunità. Perché, probabilmente, l’autonomia differenziata fa sentire gli italiani più vulnerabili. In tempi nei quali il “peso” della globalizzazione sta diventando… “pesante”. Inoltre, in molte regioni, non appare più come un vantaggio. Soprattutto nelle zone che non hanno un’economia proiettata oltre i confini nazionali. E temono, per questo, di divenire più “periferiche”, nei mercati internazionali. L’autonomia differenziata, inoltre, agli occhi dei cittadini, tende ad accentuare le divisioni. Sul piano economico, ma anche politico. Disegnando una mappa con “diverse Italie…diverse”. E lontane.
Mentre l’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di essere e di “sentirsi” unita. Una.
(da La Repubblica)
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Novembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
NON ALLENANO MAI IL CORSIVO E I CASI DI DISGRAFIA SONO AUMENTATI DEL 163% IN DIECI ANNI… MA SE SI SCRIVE PEGGIO, SI LEGGE PEGGIO, I TESTI SI CAPISCONO MENO E LA LINGUA S’IMPOVERISCE
«Cara nonna, mi spiace che tu non stia bene. Ti auguro di riprenderti presto», firmato
Carlo. Ossia re Carlo III, a sette anni, nel 1955. La lettera di pronta guarigione del sovrano britannico alla Regina Madre malata è stata riesumata in questi giorni, per la sua calligrafia scolastica, tonda e spaziosa. «Come dovrebbero fare i bambini di oggi. Invece — lamenta il Telegraph — non sanno più scrivere a mano. E se lo fanno, le parole sono incomprensibili. Non si capisce nulla».
Provate a prendere un diario delle elementari reintrodotto su mandato ministeriale di Giuseppe Valditara: a furia di battere sui tasti e digitare sullo schermo si è perso il fiocco della “f”, il nodo della “g”, le gobbe della “m”. Il corsivo è un panda, in via d’estinzione.
Lo si impara e lo si abbandona, nel grande salto verso la scrittura digitale. «Un grave errore», sostiene Paolo D’Achille, presidente della Crusca, «perché la scrittura a mano coinvolge tutto il corpo e consente un’interiorizzazione del segno linguistico non raggiungibile con una tastiera ». E invece, nel declino della calligrafia, uno studente su cinque della primaria fa fatica a uscire dallo stampatello […] I casi di disgrafia, sostiene l’Osservatorio carta, penna e digitale della Fondazione Einaudi, sono aumentati del 163% in dieci anni.
Se si scrive peggio, si legge peggio, i testi si capiscono meno e la lingua s’impoverisce, la colpa «potrebbe essere proprio del precoce abbandono della scrittura a mano », dice la Crusca. Perché, sì, la digitazione su tastiera è più rapida, ma «la scrittura a mano promuove lo sviluppo cerebrale, l’apprendimento e la creatività», spiega il neurologo Antonio Suppa. Ha a che fare anche con la memoria
In Norvegia, Usa e Giappone, studi scientifici hanno dimostrato che impugnare una penna, fare pressione su un foglio e creare lettere sia «un’azione cognitivo-motoria che richiede molta più attenzione di computare, quindi le nozioni si memorizzano più facilmente».
C’è poi un aspetto della scrittura manuale che ha a che fare con ognuno di noi. Per la grafologa Valeria Angelini «è un’espressione unica e irripetibile di una persona.
Ogni tratto di penna racconta caratteristiche di chi scrive: la pressione della mano, il ritmo, la fluidità, le variazioni nello stile».
(da agenzie)
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