LA RIFORMA FIRMATA DA CALDEROLI, GIÀ FATTA A BRANDELLI DALLA CORTE COSTITUZIONALE, PIACE SEMPRE MENO AGLI ITALIANI: 6 SU 10 SONO CONTRARI. E DA APRILE I FAVOREVOLI SONO DIMINUITI DI 10 PUNTI, SCENDENDO AL 35%
AVVISATE SALVINI: ANCHE AL NORD-EST IL CONSENSO PER LA MISURA “BANDIERA” DELLA LEGA È CROLLATO ED È PASSATO DAL 70% AL 45% IN APPENA SEI MESI. ECCO SPIEGATO PERCHÉ LA MELONI SPERA CHE SALTI IL REFERENDUM: IL GOVERNO RISCHIA DI PERDERLO
La recente sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittima la riforma dell’autonomia differenziata. In questo modo ha ulteriormente complicato il percorso, già complicato, del progetto legislativo, avanzato dal ministro Roberto Calderoli. Tanto più nella prospettiva di un referendum abrogativo, già annunciato dalle opposizioni. Anche perché, nel frattempo, è calato sensibilmente il consenso dei cittadini. In tutte le aree del Paese. Compreso il Nord Est, che ne è uno dei principali riferimenti. Sono le indicazioni che emergono dal recente sondaggio condotto da Demos per Repubblica. Rispetto allo scorso mese di aprile, infatti, la quota di coloro che si dicono d’accordo con l’introduzione dell’autonomia differenziata è scesa di 10 punti percentuali. E oggi si ferma al 35%. Poco più di un terzo dei cittadini, dunque. Molto, ma non abbastanza per affrontare (e vincere) un (eventuale) referendum. Tanto più se si tiene conto che un anno fa il sostegno alla riforma raggiungeva il 50%. Alle soglie della maggioranza assoluta, dunque. Oggi non è più così. Questa tendenza, peraltro, si delinea ormai da molti mesi. Mentre, nel frattempo, è cresciuta e si è rafforzata, in modo stabile, la base sociale e politica di chi si dice contrario alla riforma. Saldamente ancorata intorno al 60%.
Se si osserva la posizione politica dei cittadini intervistati nel sondaggio di Demos, si conferma il profilo delineato nelle precedenti rilevazioni. In particolare, risulta chiaro il forte grado di consenso espresso dagli elettori più vicini alla Lega, che supera, di poco, il 70%. Seguita dai sostenitori di Forza Italia, che raggiungono il 60%. E dei Fratelli d’Italia: 57%. La base dei partiti della maggioranza del governo di centro destra, dunque, conferma il favore per la riforma autonomista. Sostenuta anche dalla base di Italia Viva. Mentre, appena sotto il 50%, incontriamo Azione. Sul fronte opposto, all’opposizione, contro il progetto dell’autonomia differenziata, ci sono i cittadini più vicini ai partiti di centro sinistra. E quindi del Pd, di Avs. E, in misura “minore, ma sempre maggioritaria”, del M5S e di +Europa.
È interessante osservare, comunque, il calo generalizzato che coinvolge la base elettorale di tutte le forze politiche. Compresa la Lega. Ma soprattutto i FdI e FI.
Ma colpisce, soprattutto, il declino dell’idea autonomista in tutte le aree territoriali. Compreso e, anzi, soprattutto, nel Nord. Per primo, il Nord Est, dove si assiste a un vero crollo del consenso al progetto. Nell’indagine condotta da Demos nello scorso aprile, infatti, l’autonomia differenziata era approvata dal 70% dei cittadini intervistati. Dunque, 25 punti percentuali in più.
Si conferma, invece, sensibilmente più basso il grado di approvazione espresso nelle zone del Centro e del Mezzogiorno. Dove si ferma intorno (e anche sotto) al 30%. Il calo del favore verso l’autonomia risulta, quindi, chiaro ed evidente. Dovunque. E sottolinea un problema chiaro, per questa prospettiva. Che va oltre l’approvazione della riforma in Parlamento. E, a maggior ragione, oltre le scelte e i limiti posti e imposti dalla Corte costituzionale. Perché i limiti ora sono espressi, in modo evidente, dai cittadini, che appaiono sempre meno convinti dalla riforma autonomista. Anzi, le loro convinzioni sembrano rivolgersi in direzione opposta. Verso “l’integrazione” e la “regolazione” dello Stato. Non per ragioni costituzionali e istituzionali. Ma sociali e di opportunità. Perché, probabilmente, l’autonomia differenziata fa sentire gli italiani più vulnerabili. In tempi nei quali il “peso” della globalizzazione sta diventando… “pesante”. Inoltre, in molte regioni, non appare più come un vantaggio. Soprattutto nelle zone che non hanno un’economia proiettata oltre i confini nazionali. E temono, per questo, di divenire più “periferiche”, nei mercati internazionali. L’autonomia differenziata, inoltre, agli occhi dei cittadini, tende ad accentuare le divisioni. Sul piano economico, ma anche politico. Disegnando una mappa con “diverse Italie…diverse”. E lontane.
Mentre l’Italia, oggi più che mai, ha bisogno di essere e di “sentirsi” unita. Una.
(da La Repubblica)
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