Destra di Popolo.net

OGNI GIORNO ARRIVA UN CEFFONE EUROPEO AL GOVERNO: IL CONSIGLIO D’EUROPA HA INVIATO UNA LETTERA AL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA, PER CRITICARE IL DDL SICUREZZA, IN DISCUSSIONE AL PALAZZO MADAMA

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

“DIVERSI ARTICOLI DEL TESTO RESTRINGONO IL DIRITTO A MANIFESTARE E ESPRIMERSI PACIFICAMENTE, E I SENATORI DOVREBBERO ASTENERSI DALL’ADOTTARLO, A MENO CHE NON VENGA MODIFICATO IN MODO SOSTANZIALE”

Diversi articoli del ddl sicurezza, attualmente in discussione al Senato, “restringono il diritto a manifestare e esprimersi pacificamente, e i senatori dovrebbero astenersi dall’adottarlo, a meno che non venga modificato in modo sostanziale per garantire che sia conforme agli standard del Consiglio d’Europa in materia di diritti umani”. Lo afferma Michael O’Flaherty, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, in una lettera inviata al Presidente del Senato, Ignazio La Russa.
“Ritengo che gli articoli 11, 13, 14, 24, 26 e 27, che introducono reati definiti in termini vaghi e includono altre severe restrizioni, creino spazio per un’applicazione arbitraria e sproporzionata, colpendo attività che rappresentano un legittimo esercizio della libertà di riunione o espressione pacifica”, scrive il commissario nella lettera inviata il 16 dicembre ma resa pubblica oggi.
Nel rispondere alla lettera, Ignazio La Russa scrive di aver trasmesso il testo al senatore Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento, e ai senatori Baldoni e Bongiorno, che presiedono le due commissioni (Affari Costituzionali e Giustizia) che stanno esaminando il ddl sicurezza-
Precisa la seconda carica dello Stato: “La lettera di O’Flaherty è arrivata agli uffici del Senato mentre mi trovavo in Bulgaria in visita al contingente italiano di stanza in ambito Nato e l’ho trovata un’inaccettabile interferenza nelle decisioni autonome e sovrane di un’assemblea parlamentare”.
“Personalmente non condivido le argomentazioni di quella lettera, ma ciò che conta, e che trovo inaccettabile, è che si voglia condizionare la volontà dei nostri senatori di maggioranza e di opposizione durante l’iter di formazione di una legge, quasi che fossero incapaci di valutarne i contenuti e le conseguenze autonomamente”, conclude La Russa.
Boccia: “Parlamento autonomo, ma governo lo cambi”
“Siamo i primi a voler difendere l’autonomia e le prerogative del nostro Parlamento. Ma facciamo attenzione a non perdere di vista il merito delle questioni. Può darsi che la lettera di O’Flaherty sia stata irrituale. Ma il merito di quei rilievi è serio e lo condividiamo”. Così il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia.
“E anche maggioranza e governo sanno che il provvedimento ha diverse criticità visto che ne hanno rallentato l’iter e sono state già annunciate modifiche al testo. Noi continueremo a batterci per cambiare il disegno di legge che presenta seri profili di illegittimità. La Russa e il governo non ignorino le nostre critiche e quelle che vengono da più parti e modifichino il provvedimento”, conclude.
(da agenzie)

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CLAMOROSA FIGURACCIA DEL GOVERNO IERI ALLA CAMERA: NESSUN MINISTRO SI PRESENTA A MONTECITORIO PER LA FIDUCIA AL TESTO, COSTRINGENDO ALLA SOSPENSIONE DELLA SEDUTA, A UNA CHIAMATA FURIBONDA DELLA MELONI A GIORGETTI, E ALLE SCUSE IMBARAZZATE DEL PALLIDO CIRIANI

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

ANCORA PIÙ GRAVE L’INCREDIBILE ERRORE SUI CONTI PUBBLICI: SONO SBUCATI 100 MILIONI DI “SOVRACOPERTURA” CHE NON POSSONO PIÙ ESSERE UTILIZZATI, CON GROSSA INCAZZATURA DI MINISTRI E PARLAMENTARI. LA RAGIONIERA DARIA PERROTTA, FEDELISSIMA DI GIORGETTI, NON HA NIENTE DA DIRE?

Alle otto del mattino, la manovra si scopre sola nell’aula semideserta della Camera. Abbandonata dal governo. I banchi dove siedono i ministri e i sottosegretari sono vuoti. Tutti. Il presidente di turno, Fabio Rampelli, allunga lo sguardo verso gli ingressi dell’emiciclo, confidando nell’arrivo di un rappresentante dell’esecutivo. Invano. Parola alle opposizioni. Il vicecapogruppo di Avs, Marco Grimaldi, alza la voce: «Presidente, si rende conto di questa sciatteria istituzionale? ».
Rampelli resta in silenzio. Non replica, ma è costretto a sospendere la seduta per venti minuti. Nel frattempo il presidente di Montecitorio, Lorenzo Fontana, alza il telefono e chiama il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Con tono deciso, gli chiede conto di quello che è successo. E del perché il Dipartimento di Palazzo Chigi non ha assicurato la presenza in aula del governo.
Un’assenza inconcepibile, è il rilievo. Poi sono gli uffici della presidenza ad attivarsi per capire come risolvere il problema. Quando alla ripresa della seduta mancano cinque minuti ecco spuntare la sottosegretaria al Mef, Lucia Albano. Di gran corsa, si precipita in aula. I lavori riprendono.
Passa mezz’ora e arriva Giorgetti. Il ministro si fa vedere per qualche minuto in Transatlantico. Commenta così la protesta di Pd, M5s, Avs e Più Europa: «È legittimo, l’opposizione è nata per protestare, anche io quando ero all’opposizione protestavo». Nel corridoio che costeggia l’emiciclo passa Ciriani. I due colleghi evitano di incrociarsi. Il ministro di Fratelli d’Italia è infuriato.
L’incidente in aula è la goccia che fa traboccare il vaso. Quando accende il microfono per porre la questione di fiducia, che sarà votata oggi, si scusa per l’incidente. Ma non rinuncia a punzecchiare il ministero dell’Economia, seppure senza citarlo. «So bene – dice – che stanchezza, inconvenienti e incomprensioni possono capitare, soprattutto in queste ore molto frenetiche, però so anche che alla fine le giustificazioni stanno a zero».
E, aggiunge, «non intendo ricorrere alla pratica dello scaricabarile, come pure potrei». Poi l’impegno con Fontana, dopo la strigliata: «Ribadisco il mio massimo impegno affinché tutti i ministeri garantiscano doverosamente e prioritariamente la loro presenza puntuale».
Di fronte alle accuse, Giorgetti alza un muro a difesa della Ragioneria e dell’ufficio legislativo del Mef. Nelle ultime ore, il ministro ha espresso fiducia e apprezzamento per il lavoro svolto dagli uffici. Parlano i numeri, è il ragionamento. Quelli degli emendamenti esaminati dal ministero nel rush finale in commissione: 600, il doppio dei cosiddetti “super segnalati” dai gruppi parlamentari. Più della metà sono stati approvati dalla commissione.
Per tutti, la valutazione del Mef, dalle coperture ai pareri.
Vuole evitare polemiche, Giorgetti. Tiene, lontano dai microfoni, a sottolineare un’altra cosa: l’impianto della manovra approvato dal Consiglio dei ministri non è stato stravolto. Le integrazioni durante l’iter in Parlamento sono in linea con l’impronta iniziale della legge di bilancio. Ben chiara, secondo il ministro: oltre 2/3, pari a circa 18 miliardi, sono stati destinati alla riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti. E a fine gennaio, prosegue, a parlare saranno le buste paga che riceveranno i lavoratori coinvolti.
(da La Repubblica)

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I PASTICCI DI GIORGETTI FANNO INFURIARE MELONI: ALL’ULTIMO MOMENTO DALLA MANOVRA SONO SPUNTATI 100 MILIONI DI EURO DI FONDI IN PIÙ DI QUANTO PREVISTO DAL TESORO. UN CLAMOROSO ERRORE TECNICO, CHE AL MEF MINIMIZZANO COME “SOVRACOPERTURA”

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

IERI LA DUCETTA HA FATTO UNA TELEFONATA DI FUOCO AL MINISTRO DELL’ECONOMIA, DOPO LA FIGURACCIA DELL’AULA DESERTA PER IL VOTO SULLA LEGGE DI BILANCIO

La formula tecnica usata dal Tesoro è “sovracopertura” e serve a evitare il ritorno della manovra in Commissione. Nella sostanza è un errore record che umilia il lavoro parlamentare e fa fare una pessima figura al ministero di Giancarlo Giorgetti. Per sua fortuna viene in parte oscurata da una seconda figuraccia quasi fantozziana, col governo che diserta l’aula della Camera chiamata a porre la fiducia sul testo
Ieri è andato in scena il degno epilogo di tre giorni di caos nella gestione governativa della sessione di bilancio. Incredibile se si pensa che la legge era stata depositata due mesi fa e ora costringerà il Senato a venire convocato dopo natale per il via libera definitivo
La giornata parte malissimo, dopo oltre 24 ore in cui il testo uscito dalla Commissione Bilancio è stato “aggiustato “dal Tesoro per ricomporre i pezzi dopo oltre 300 modifiche tra emendamenti e riformulazioni in notturna. La seduta della Camera viene aperta poco dopo le otto in un’Aula semi deserta è subito sospesa visto che non c’è un ministro o un sottosegretario perché non si erano messi d’accordo.
Alla fine si scusa Ciriani poco prima di porre la fiducia (che sarà votata oggi). Raccontano in maggioranza di un intervento di Meloni. Una chiamata furibonda a Giorgetti per rimediare all’errore dell’aula disertata.
Detto della figuraccia pubblica, quella “tecnica” è assai peggiore. Ieri tutti si aspettavano un ritorno in Commissione per sanare, almeno sul piano formale, le possibili incongruenze dopo la raffica di emendamenti approvati in notturna martedì, spesso mal scritti o riformulati peggio, in una gestione un po’ caotica.
Di solito serve ad aggiustare le coperture, che però vanno approvate. Il Tesoro stupisce tutti spiegando che non ce n’è bisogno perché, alla fine, sarebbero addirittura spuntati 100 milioni in più (200 considerato anche il 2026), la “sovracopertura” appunto. Un eccesso di risparmio, o da riduzione di coperture.
Un errore di questa portata è raro, tanto più che la cifra è quasi pari alle risorse destinate dal Tesoro alle modifiche parlamentari. Alla fine si scopre che potevano essere assai di più, ma soprattutto che Tesoro e Ragioneria hanno avuto poca presa dell’iter in Commissione.
Ieri, per dire, il ministero si è accorto di aver ridotto più del dovuto il Fondo per interventi strutturali di politica economica (Fispe) e ha chiesto di poterlo rimpinguare con i 100 milioni senza ripassare in Commissione ma con una nota in aula. Dopo il no dell’opposizione ha emesso una nota in cui spiegava che la cifra verrà destinata a ridurre il deficit o al “fondo di controllo” per poterli usare più avanti. Tutto pur di evitare la figuraccia del ritorno in Commissione.
Il risultato è che la manovra è stata cambiata con una procedura che sfiora l’extra-legem: c’erano 100 milioni utilizzabili di cui si è scoperto solo alla fine – e questo spiega le 36 ore che sono servite al Tesoro per coordinare il testo – che avrebbero potuto aumentare le modifiche parlamentari e magari evitare diverse bocciature. Come detto, è l’epilogo di una gestione caotica.
(da Il Fatto Quotidiano)

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LA DEPUTATA DI FRATELLI D’ITALIA, YLENJA LUCASELLI, ATTACCA SERGIO MATTARELLA IN TV: “UTILIZZA MOLTO SPESSO IL RIFERIMENTO ALLA COSTITUZIONE PER ESPRIMERE LA PROPRIA POSIZIONE RISPETTO AI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO”

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

POI, DOPO LE POLEMICHE E IL PRESSING IMBARAZZATO DI PALAZZO CHIGI, PROVA A FARE RETROMARCIA: “LO CONSIDERO UN PUNTO DI RIFERIMENTO”… QUANDO SCAMBIÒ IL GULASH PER I GULAG (MA LA PREMIER NON HA NESSUNO DI MEGLIO DA MANDARE IN TELEVISIONE?)

Prima la stoccata al presidente Sergio Mattarella, accusato di non essere super partes, poi in serata la retromarcia: «Lo considero un punto di riferimento per tutti gli italiani». Così Ylenja Lucaselli, deputata di Fratelli d’Italia, relatrice della manovra.
Intervendo a Tagadà su La 7 aveva detto che il capo dello Stato «utilizza molto spesso il riferimento alla Costituzione per esprimere la propria posizione rispetto ai provvedimenti del governo, atteso che non esiste un’opposizione capace».
E lo aveva accusato di «interventismo». Immediate le reazioni dell’opposizione, dal leader M5s Giuseppe Conte («Mattarella equilibrato, Lucaselli studi di più»), ai pd Walter Verini («Un attacco alle prerogative del capo dello Stato, Meloni condivide?») e Simona Bonafé.
Poi, dopo una sollecitazione che sarebbe venuta da Palazzo Chigi, la correzione della deputata: «Lontano da me il pensiero di ascriverlo al ruolo di opposizione del governo. Mi dispiace che le mie parole siano state strumentalizzate». Deputata Ylenja Lucaselli di Fratelli d’Italia.
(da agenzie)

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LA COLLETTA VA AVANTI: I PARLAMENTARI DI FRATELLI D’ITALIA RACCOLGONO 9.200 EURO (SE VERSANO TUTTI 50 EURINI A TESTA) PER COMPRARE IL LETTO A GIORGIA MELONI, UN DONO PER LA SUA NUOVA MODESTA CASA AL TORRINO (350 MQ PER 1,1 MILIONI DI EURO)

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

E’ IL REGALO DI NATALE DELLA TRUPPA DEI 118 DEPUTATI E 66 SENATORI DI FDI ALLA DUCETTA, CON UNA COLLETTA DI 50 EURO A TESTA (E POI DICONO DEI GENOVESI…)

Un letto per Giorgia Meloni come cadeau di Natale per la sua nuova casa al Torrino a Roma in cui si è trasferita a giugno.
Dall’idea è partita poi la colletta dei gruppi parlamentari di FdI, che va avanti da una settimana.
Un versamento di 50 euro a testa.
Gli eletti, tra Camera e Senato, sono 118 e 66. Facendo un calcolo semplice si arriva a una cifra di 9.200 euro.
A quanto pare la raccolta è stata affidata a quattro parlamentari. Sia come sia, resta un velo di mistero sul perché sia stato deciso di regalarle un letto.
(da agenzie)

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SANTANCHE’ INDAGATA PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA PER IL CRAC DI KI GROUP

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

ALTRA TEGOLA GIUDIZIARIA SULLA MINISTRA DI FDI

Bancarotta fraudolenta. l’accusa che la procura di Milano ipotizza contro Daniela Santanchè. La ministra al Turismo lo ha scoperto qualche settimana fa dalla notifica di una richiesta di proroga dell’inchiesta in corso sul fallimento di Ki Group srl.
Per la senatrice di Fratelli d’Italia la partita giudiziaria non si chiude, insomma, con le indagini sulla sua «creatura» Visibilia Editore, per cui è già accusata di falso in bilancio e truffa aggravata ai danni dello Stato con la cassa integrazione Covid in due procedimenti arrivati in udienza preliminare. Nel più stretto riserbo, infatti, già da un anno, la procura aveva iscritto, con altri, il nome di Santanchè nel registro degli indagati, in un fascicolo aperto sulla crisi del piccolo gioiello del bio rilevato dalla ministra – uscita dalla compagine societaria solo nel gennaio del 2022 – e dal suo ex compagno Canio Mazzaro.
Su istanza dei pm Marina Gravina e Luigi Luzi (del pool diretto dall’aggiunto Roberto Pellicano), la prima società del gruppo finita in liquidazione giudiziale – il vecchio fallimento – il 9 gennaio di quest’anno, è stata proprio Ki Group srl. Successivamente, una dopo l’altra, sono fallite anche Biofood, Verdebio, e per ultima, il 4 dicembre, la più importante, la quotata Bioera, mentre pende una doppia istanza di liquidazione giudiziale dei pm e dell’Agenzia delle entrate su Ki Group Holding spa.
«In relazione all’apertura della liquidazione giudiziale di Ki Group, e alle conseguenti notizie apparse su talune testate giornalistiche in riferimento a un asserito caso Santanchè – aveva scritto in una nota all’epoca la ministra – intendo precisare che in detta società ho avuto tempo addietro un ruolo del tutto marginale e oggi non ne ho alcuno. Le notizie secondo cui Ki Group farebbe (o avrebbe fatto) “capo a me” forniscono una rappresentazione non vera dei fatti e paiono ispirate dalla volontà di screditare la reputazione della carica che ho l’onore di ricoprire». Secondo quanto risulta invece nei registri della camera di commercio, in Ki Group, Santanchè ha rivestito il ruolo di presidente del Cda e di legale rappresentante, dal 30 aprile del 2019 al 31 dicembre del 2021, quando è uscita dal gruppo.
Nella sentenza di fallimento, i giudici avevano accertato «lo stato di definitiva incapacità» di «fare fronte regolarmente alle proprie obbligazioni» di Ki Group che non aveva «più credito di terzi e mezzi finanziari propri» e aveva un «passivo esposto in ambito concordatario di 8.625.912 di euro». Lo «stato di insolvenza» si desumeva dalla «conseguente impossibilità con l’attivo e il patrimonio societario di pronto realizzo a far fronte al passivo esposto in ambito concordatario», il «mancato deposito del bilancio al 31 dicembre del 2022» e «l’emersione già nel bilancio del 2021 di una perdita di esercizio di 11,8 milioni di euro e di un patrimonio netto negativo di 9,6 milioni di euro». Una crisi irreversibile che ha travolto l’intero gruppo che, per l’accusa, in base agli accertamenti del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, sarebbe legata alla gestione di Mazzaro e Santanchè indagata, appunto, per bancarotta fraudolenta: un’accusa da cui era riuscita a salvarsi nelle inchieste su Visibilia, evitando il fallimento della società. Anche questa rischia di essere una nuova incognita sul futuro politico della ministra.
(da agenzie)

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“FRONTEX COMPLICE DEI RESPINGIMENTI ILLEGALI IN LIBIA: LA DENUNCIA DELLE ONG ALLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPA

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

“NEGLI ULTIMI TRE ANNI HA CONSEGNATO ALMENO 2.200 IMBARCAZIONI DI RIFUGIATI ALLE MILIZIE MASCHERATE DA GUARDIA COSTIERA LIBICA, CONDANNANDOLI A TORTURE, SCHIAVITU’, STUPRI E OMICIDI”

“Frontex trasmette sistematicamente e illegalmente la geolocalizzazione delle imbarcazioni di rifugiati in alto mare alla Guardia costiera libica”, a dirlo è un documento con cui l’Ong olandese Front-Lex insieme a Refugees in Libya ha denunciato per la prima volta l’agenzia europea per la sorveglianza delle frontiere di collaborare con le milizie libiche.
La denuncia è stata fatta per conto di un profugo sudanese (F.M.) ancora intrappolato in Libia. “Si tratta di un richiedente asilo sudanese di 29 anni bloccato in Libia dal 2019 che rischia di essere individuato da Frontex durante l’imminente traversata in mare, consegnato a entità libiche e sottoposto a crimini contro l’umanità – spiega David Yambio, portavoce e presidente di Refugees in Libia – “noi diamo per certo che tenterà di attraversare il Mediterraneo perché non ha altra scelta. Non può tornare indietro nel suo paese e in questo momento si sta nascondendo da un posto all’altro per sfuggire alle milizie libiche che gli danno la caccia. Ha un estremo bisogno di protezione internazionale ma in Libia non esistono percorsi legali che gli permettano di lasciare la il paese e così sarà costretto a tentare la salvezza nel Mediterraneo e correre il rischio di essere rilevato dagli aerei di Frontex, catturato dai Libici, riportato indietro in Libia, messo in prigione o lasciato nelle mani dei trafficanti”.
Così in suo nome Front-Lex e Refugees in Libya hanno avviato un’azione legale contro Frontex ai sensi dell’articolo 265 TFUE, invitando l’agenzia europea a interrompere immediatamente tutte le comunicazioni con entità libiche in relazione alle cosiddette “situazioni di pericolo” nel Mediterraneo.
“Negli ultimi tre anni, Frontex ha consegnato almeno 2.200 imbarcazioni di rifugiati alle milizie della Guardia costiera libica, condannandoli a torture, schiavitù, stupri e omicidi”, continua Yambio, “abbiamo presentato diverse prove che evidenziano come la Libia e le sue milizie non abbiano la capacità di sorvegliare il Mediterraneo e che non siano in grado di individuare le imbarcazioni dei migranti che lasciano i porti della Libia per dirigersi verso l’Europa. I libici riescono ad individuare i barchini in distress solo grazie alla sorveglianza aerea di Frontex che invece di riferire la geolocalizzazione dei migranti alle navi ong o alle unità di Frontex che si trovano in loco la inviano alla guardia costiera libica che le respinge nell’inferno da cui scappavano. Sappiamo che le migliaia di persone che si trovano in Libia hanno paura di fare il viaggio perché sanno che tentando di attraversare il Mediterraneo verranno individuate da Frontex e andranno in contro al respingimento forzato della guardia costiera libica. Questo è il caso del richiedente asilo per cui abbiamo fatto causa a Frontex”.
Il coinvolgimento di Frontex nei respingimenti illegali effettuati dalla Guardia Costiera Libica sarebbe testimoniato da diversi documenti: dalle comunicazioni con i Centri di coordinamento marittimi, ai video dell’aereo di sorveglianza della ong Sea Watch fino ai reports di Frontex stessa. In seguito alla pubblicazione dell’inchiesta di Lighthouse “Frontex e la nave pirata”, infatti, la commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE) dell’UE ha inviato una lettera al direttore esecutivo di Frontex, Hans Leijtens, mettendo in dubbio la collaborazione dell’agenzia con attori libici, tra cui le milizie, nella Libia orientale e occidentale. Lighthouse Reports e Der Spiegel hanno avuto accesso alla risposta del direttore alle domande del Comitato LIBE: Frontex ha condiviso la posizione delle imbarcazioni dei migranti con la guardia costiera libica più di 2.000 volte in tre anni, nonostante le abbia viste frustare, picchiare e sparare ai migranti. Tutti questi documenti sono stati studiati e collezionati dagli avvocati di Front-Lex e Refugees in Libya.
“L’obiettivo di Frontex non è quello di salvare vite umane – sostiene Yambio – L’obiettivo di Frontex è tenere lontane le persone. E a testimoniarlo è il rapporto di comunicazione preferenziale e diretto che ha con la guardia costiera libica anche quando i barchini si trovano in acque internazionali. Ci sono molti video girati dall’aereo di sorveglianza di Sea Watch, che testimoniano fino a dove si è spinta la guardia costiera libica. Chi dà le informazioni ai libici quando un barchino si trova in acque internazionali fino alla Sar Maltese?”.
Il modello denunciato da Refugees in Libya e front-LEX si basa su una classificazione automatica da parte di Frontex di casi di distress – e quindi di pericolo grave e imminente – della maggior parte delle imbarcazioni presenti nella zona di competenza libica, in modo da essere in diritto di chiamare il paese di competenza più vicino e quindi di trasmettere immediatamente la posizione a Tripoli e astenersi dall’ingaggiare le navi di soccorso delle Ong nelle vicinanze. Tuttavia è stato dimostrato che la Guardia costiera libica si sia spinta diverse volte in acque internazionali e in zone sar di altri paesi, ma soprattutto che la stessa agenzia di sorveglianza delle frontiere abbia più volte sottovalutato casi di barchini in distress non dichiarandoli tali quando si trovavano a ridosso di paesi europei. Èmi il caso del naufragio di Cutro dello scorso 26 febbraio o quello di Pylos del 14 giugno 2023. Secondo l’avvocato di Front-Lex, Iftach Cohen, questo avviene perché “non classificando come casi di imminente pericolo le imbarcazioni di rifugiati che si trovano nella zona sar o nelle acque territoriali di uno Stato membro, Frontex può astenersi dal allertare il centro di coordinamento marittimo dello Stato membro lasciandogli sufficiente potere e tempo per coinvolgere i libici anche nelle proprie acque territoriali e impedire così lo sbarco in Europa”.
Frontex ha chiesto, però, alla Corte di giustizia europea di non considerare il caso sollevato da Front-Lex e Refugees in Libya come un caso urgente e quindi di non aprirlo adesso, ma aspettare che le condizioni del rifugiato sudanese in questione “abbastanza critiche” da chiedere un’udienza.
“Per le autorità europee un rifugiato deve essere direttamente vittima di qualcosa per poter aprire il suo caso di fronte alla Corte di Giustizia, ma a noi pare evidente che se una persona che ha il diritto legittimo di chiedere asilo ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951 o dello statuto dei rifugiati, non possa farlo perché bloccato in un paese che nega questo diritto, il richiedente è già vittima”, conclude il portavoce di Refugees in Libya.
(da Fanpage)

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SONDAGGIO BIDIMEDIA: IL PD DI ELLY SCHLEIN A MENO DI QUATTRO PUNTI DA FDI

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

FDI 28,4%, PD 24,6%, M5S 11%, FORZA ITALIA 9%. LEGA 8,6%, AVS 6,5%. AZIONE 2,5%, ITALIA VIVA 1,9%, + EUROPA 1.4%

Se oggi si votasse per le elezioni politiche, Fratelli d’Italia arriverebbe primo, al 28,4%, seguito dal Partito democratico, a meno di quattro punti di distanza. A distanza si collocano M5s, Forza Italia e Lega. Ecco i risultati dell’ultimo sondaggio realizzato da Bidimedia.
Fratelli d’Italia è primo, al 28,4%. Il dato non sorprende: Fdi è stabilmente primo da due anni ormai, anche se nell’ultimo periodo si è assistito a una flessione nei consensi che hanno allontanato il partito dalla soglia del 30%.
Dall’altra parte, il Partito democratico ha assistito a una graduale ma sostenuta crescita che gli ha permesso di ridurre lo stacco, inizialmente molto più ampio, con Fdi. Ora il Pd è al 24,6%, a meno di quattro punti dal suo principale avversario.
Ormai è tra questi due partiti che si gioca la sfida dei consensi all’interno di uno scenario che appare sempre più polarizzato
Tutti gli altri partiti infatti, si posizionano lontani e il loro andamento nelle preferenze non pare destare preoccupazione nei due leader di maggioranza e opposizione, che al momento non temono la loro concorrenza.
Se oggi si andasse a votare infatti, il Movimento 5 stelle arriverebbe sì terzo, ma all’11%, a oltre dieci punti di distanza dal collega di minoranza. Il partito guidato da Giuseppe Conte si lascia alle spalle delle settimane complicate, che hanno visto la fuoriuscita di Beppe Grillo dal ruolo di garante e il sostanziale cambiamento di molti aspetti che avevano caratterizzato le origini del Movimento.
Anche nel centrodestra, gli altri due partner di coalizione si trovano piuttosto distanti da Fdi e da Meloni. Sia Forza Italia che la Lega si collocano sotto al 10%, ma molto vicini tra di loro. Attualmente gli azzurri risultano leggermente avanti al 9%, anche se pochi zerovirgola li separano dal Carroccio, all’8,6%.
Non troppo distante da Lega e Fi, si trova Alleanza Verdi-Sinistra, che per ora si mantiene nelle posizioni guadagnate alle elezioni europee di giugno. Il partito guidato da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni è al 6,5%.
Infine, in fondo alla classifica dei consensi si collocano i partiti dell’area centroliberale e le forze più piccole. Tra queste troviamo, al 2,5% Azione di Carlo Calenda, affiancata da Italia Viva di Matteo Renzi, che si posiziona all’1,9%.
Subito dopo seguono Più Europa, all’1,4% di Riccardo Magi e ancora, Democrazia Sovrana Popolare,all’1,1%. Noi Moderati di Maurizio Lupi invece, si attesta allo 0,7%, come Sud Chiama Nord di Cateno de Luca e Italexit per l’Italia, entrambi alla stessa posizione.
(da Fanpage)

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MIGRANTI, LA CASSAZIONE BACCHETTA IL VIMINALE: “SPETTA AI GIUDICI VALUTARE SE UN PAESE E’ SICURO”

Dicembre 20th, 2024 Riccardo Fucile

“E I GIUDICI POSSONO DISAPPLICARE I DECRETI”

Con una sentenza di oggi, giovedì 19 dicembre, la Cassazione – pronunciandosi su un caso precedente all’individuazione dei cosiddetti “Paesi sicuri” da parte del governo Meloni su un mancato riconoscimento di protezione internazionale per un cittadino tunisino – ha stabilito che i giudici possono valutare «se un Paese sicuro per un richiedente asilo lo è davvero e possono disapplicare i decreti se ci sono ragioni che minano l’incolumità di chi cerca protezione internazionale».
Nel luglio scorso, scrive la Repubblica, i giudici del tribunale di Roma avevano inviato un rinvio pregiudiziale alla Corte suprema per chiedere se, nel caso in cui un richiedente asilo presenti ricorso contro il rigetto della sua domanda d’asilo poiché proveniente da un Paese sicuro (nel caso specifico la Tunisia), il giudice ordinario «sia vincolato alla designazione ministeriale di Paese sicuro o debba valutare sulla base di informazioni sui paesi di origine aggiornate al momento della decisione, se il paese incluso nell’elenco sia effettivamente tale alla luce della normativa europea e nazionale».
E dalla sentenza odierna della Cassazione viene stabilito che «un giudice può valutare la sussistenza dei presupposti di legittimità di tale designazione, ed eventualmente disapplicare in via incidentale il decreto ministeriale recante la lista dei Paesi di origine sicuri allorché la designazione operata dall’autorità governativa contrasti in modo manifesto con i criteri di qualificazione stabiliti dalla normativa europea o nazionale».
Per i giudici, inoltre, nel caso in cui «abbia adeguatamente dedotto l’insicurezza nelle circostanze specifiche in cui egli si trova, la valutazione governativa circa la natura sicura del Paese di origine non è decisiva, sicché non si pone un problema di disapplicazione del decreto ministeriale».
(da agenzie)

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