Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
ALLE ELEZIONI PER IL CSM FURONO ELETTI 7 CANDIDATI DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE (CENTRODESTRA), 6 DI AREA (SINISTRA), 2 DI MAGISTRATURA DEMOCRATICA (SINISTRA), 4 DI UNICOST (CENTRO) E 1 INDIPENDENTE
A proposito di sentenze “bizzarre” o “politiche” i media sovranisti sono soliti accusare le presunte “toghe rosse”, colpevoli a loro dire di egemonizzare la magistratura italiana.
Con il corollario di accuse, indagini personali al fine di screditarli quando emettono sentenze invise ai probi guerrieri padagni.
Stranamente nessuno ricorda i fatti e i numeri reali degli equilibri interni alla Magistratura italiana.
A qualcuno infatti non conviene, per un semplice motivo: la corrente più votata alle ultime elezioni del Csm è infatti quella di centrodestra, ovvero Magistratura Indipendente.
Su 20 componenti togati ben 7 sono stati assegnati alla corrente sovranista. Seguono Area (sinistra) con 6 posti, Unicost (centro) con 4, Magistratura Democratica (sinistra) con 2, 1 Indipendente.
Ne deriva una semplice proporzione matematica: il 35% dei magistrati italiani ha un orientamento “conservatore o sovranista”.
Se esistono “toghe rosse” che emettono sentenze “discutibili” perchè non dovrebbero esistere altrettante “toghe sovraniste” che fanno altrettanto?
O il fatto non sussiste?
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
L’EMENDAMENTO MUSK AL DECRETO FLUSSI VOLEVA LIBERARSI DELLE TOGHE SPECIALIZZATE IN MATERIA DI IMMIGRAZIONE, MA IL PIANO E’ GIA’ FALLITO
Messi alla porta con la soppressione delle sezioni speciali dell’immigrazione,
rientrano dalla finestra… Sono i magistrati del tribunale di Roma che non avevano confermato il trattenimento di sei migranti nei centri del governo in Albania. Il governo aveva soppresso le sezioni speciali dell’immigrazione con una norma che le opposizioni hanno definito “emendamento Musk” (il patron di X aveva sottolineato in un tweet la mossa politica delle toghe) ma ora quegli stessi giudici ora sono tornati.
Lo scrive Repubblica che riporta come il presidente della Corte di appello di Roma, Giuseppe Meliadò, il 18 dicembre ha deciso di avvalersi di quattro magistrati di quelle sezioni soppresse. E, neanche a dirlo, torneranno a occuparsi di migranti…
La motivazione addotta da Meliadà è la mancanza di personale per trattare le convalide dei provvedimenti di trattenimento relativi al protocollo Italia-Albania, che sono in capo alla Corte di appello di Roma. La quale “è impossibilitata a far fronte con i suoi attuali organici a queste nuove competenze che determinano una vera e propria situazione di emergenza per l’ufficio” e così via all’inserimento di nuovi magistrati. All’interpello hanno risposto in nove, per sei posti, e le domande di Antonella Marrone, Maria Rosaria Ciuffi, Cecilia Cavaceppi e Giuseppe Molfese – i quattro della sezione protezione internazionale – sono state accolte “perché hanno una specifica competenza”.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, MINISTRI DI DIFESA E TRASPORTI CONDANNATI AL RISARCIMENTO DANNI
“Sono stanco ma felice. Non mi sembra vero di essere qui, voglio solo dirvi grazie”. Ahmed ha dovuto aspettare sei anni per entrare in Italia. È il primo dei respinti dell’Asso29 a farlo con regolare visto, dopo che il tribunale civile di Roma ha condannato l’Italia e la società Augusta Offshore per aver respinto illegalmente un gruppo di naufraghi.
Il caso Asso29
Originario del Darfur, in fuga dalla guerra, dopo un anno di abusi e vessazioni in Libia dove aveva invano cercato rifugio, Ahmed, nome di fantasia che i suoi legali chiedono per tutelarne la vita futura, nel 2018 aveva tentato la traversata del Mediterraneo. Ma insieme a circa 270 persone, dopo essere stato soccorso dal mercantile Asso 29, su ordine di Roma è stato consegnato alle autorità libiche.
Un caso finito al centro di diversi contenziosi nei tribunali italiani e di fronte alle corti internazionali, che più volte hanno condannato l’Italia per violazione del principio di non-refoulement, il divieto di riportare qualcuno in un Paese in cui la sua incolumità sia a rischio.
Il governo italiano condannato
A presidenza del Consiglio, ministeri della Difesa e dei Trasporti, così come al capitano della Asso 29 e alla società armatrice Augusta Offshore, la vicenda è già costata una condanna al risarcimento danni, ma fino a oggi nessuna delle persone rispedite nell’inferno della Liba è riuscita a raggiungere l’Italia con un regolare visto. Alcuni hanno tentato nuovamente la traversata via mare, altri sono riusciti a raggiungere l’Europa attraverso corridoi umanitari, in mezzo ci sono stati anni di abusi e vessazioni
Il calvario di Ahmed e gli altri
Riportati in Libia, Ahmed e altri sono stati sequestrati e detenuti in diversi lager e centri di detenzione, da Tarik Al Sikka e Zintan, da Tarik Al Matar a Gharyan.Ovunque hanno dovuto affrontare maltrattamenti, torture, abusi, fame, violenze in molti casi inflitte davanti alla videocamera, con video poi mandato a familiari e prossimi per pretendere denaro
Un inferno che anche Ahmed ha attraversato, con un tesserino da rifugiato in tasca e zero diritti, affrontando il terrore costante di essere fermato, sequestrato e riportato nei campi di detenzione in cui è stato rinchiuso e torturato quando è stato riportato a terra.
La battaglia legal
Per consentirgli di mettere un mare di mezzo fra lui e il suo incubo, c’è voluta una battaglia legale, portata avanti da Asgi con il sostegno del progetto Sciabaca e Oruka e del Josi&Loni Project.
Il Tribunale civile di Roma – affermano le associazioni – ha accertato la dinamica illecita del respingimento, avvenuto in violazione dei principi sanciti dalla giurisprudenza delle corti internazionali che avevano già condannato l’Italia per quanto accade nel Mediterraneo. E la sentenza, spiegano, “ha un eccezionale significato simbolico: rende effettivo il diritto di asilo sancito dalla Costituzione, sistematicamente violato dalle pratiche di respingimento nel Mediterraneo”. Ma quello di Ahmed, sostengono le avvocate Cristina Laura Cecchini e Lucia Gennari, “un caso tutt’altro che isolato. Ogni giorno nel Mediterraneo le autorità italiane realizzano un contributo fondamentale affinché le persone vengano intercettate e riportate in Libia spesso con la collaborazione di attori privati ”.
Ahmed è “il primo a ottenere giustizia”, dice Sarita Fratini del JL Project. “Il suo arrivo, oggi, è un meraviglioso inizio”. E adesso la speranza delle associazioni è che dopo di lui, anche le altre seicento persone identificate come vittime di respingimento illegale, possano raggiungere l’Europa senza essere obbligate a affrontare la traversata del Mediterraneo”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
I FORI SULLA FUSOLIERA SONO PIU’ DI UN SOSPETTO
È di 38 morti il bilancio del disastro aereo ad Aktau, nel Kazakistan occidentale. Lo
hanno riferito le autorità kazake. Il volo dell’Azerbaigian Airlines, un Embraer 190, diretto da Baku a Grozny con 67 persone a bordo, si è schiantato nell’atterraggio d’emergenza. L’aereo passeggeri è precipitato vicino sulle rive del Mar Caspio: lo hanno reso noto i servizi di emergenza del Kazakistan. Secondo le autorità kazake, l’aereo era in viaggio da Baku a Grozny, la capitale della repubblica russa della Cecenia.
Il mistero dei fori sulla fusoliera
Il volo dell’Azerbaigian Airlines sarebbe caduto a causa di una collisione con uno stormo di uccelli. Lo scrive Sputnik Azerbaigian, citando la compagnia aerea. Tuttavia, sono state avanzate altre ipotesi, tutte da verificare.
Anzitutto l’aereo è caduto sull’altra sponda del Mar Caspio, quando doveva sorvolare solo la sponda orientale. E qualcuno ha fatto notare fori sulla fusoliera che potrebbero essere stati causati da colpi di contraerea, per i quali i sospetti cadono fin troppo facilmente sulla Russia.
Solo l’esame della scatola nera, che è già stata recuperata, potrà dare risposte precise di questa tragedia dei cieli.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
TORNATI A VALLE I SOCCORRITORI BLOCCATI DALLA BUFERA… NON SI HANNO PIU’ NOTIZIE DEI DUE ALPINISTI DALLE 19 DI DOMENICA
È riuscito a scendere a valle il gruppo di tecnici del Soccorso alpino e di lavoratori rimasto bloccato da due giorni a Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Le condizioni in quota risultano sempre proibitive – riferisce il Soccorso alpino -, ma un breve momento di vento debole ha consentito il funzionamento della funivia con il conseguente rientro a valle dei soccorritori. Le ricerche dei due dispersi, rimasti bloccati in cima domenica sera, riprenderanno non appena le condizioni meteo in quota lo consentiranno.
«Siamo riusciti a scendere a valle dopo una notte passata nel rifugio, lontano dai nostri cari. Stiamo operando ma la situazione resta complicata» dice uno dei 19 soccorritori, rimasti bloccati a Campo Imperatore, a circa 2.100 metri di quota, tra cui 11 tecnici del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas) e di 8 lavoratori dell’ostello e della funivia.
È la squadra di soccorso impegnata nella ricerca dei due alpinisti dispersi, Cristian Gualdi e Luca Perazzini, scomparsi da domenica 22 dicembre 2024 dopo essere scivolati sul Gran Sasso mentre scendevano dalla Direttissima del Corno Grande.
Costretti a trascorrere la notte lontano dalle proprie famiglie a causa delle proibitive condizioni meteo e del guasto alla funivia, i soccorritori sono scesi in valle questa mattina. «Ci hanno dato un telefono di emergenza per le comunicazioni». Ora si spera in un miglioramento delle condizioni meteorologiche: soltanto a quel punto le ricerche potranno essere riprese.
Luca Perazzini, 42 anni, e Cristian Gualdi, di 48 anni, amici di Santarcangelo di Romagna (Rimini), erano ben equipaggiati per la scalata: nessuno sa al momento se i due sono ancora vivi dopo le temperature rigide di un’altra notte. Nella zona dove si è verificato l’incidente l’allerta domenica era gialla – vale a dire una criticità ordinaria – per le valanghe. E le previsioni parlavano di «precipitazioni da isolate a sparse, anche a carattere di rovescio o temporale» nell’area dell’escursione. Tutte informazioni che erano contenute nel bollettino dell’Agenzia regionale di Protezione Civile del 21 dicembre. Nelle ore successive, però, le condizioni meteo sono peggiorate e sono diventate proibitive.
Dei due si sono perse le tracce dalle 19 di domenica, dopo l’ultima richiesta di soccorso di uno dei due escursionisti. Con voce balbettante, probabilmente già per effetto di un principio di ipotermia, l’uomo ha raccontato di essere scivolato in un vallone assieme all’altro compagno mentre, a quota 2.700 metri, avevano appena iniziato la discesa verso il rifugio Duca D’Aosta, dal quale erano partiti domenica mattina per raggiungere la vetta più alta del Gran Sasso, a oltre 2.900 metri di quota.
In Abruzzo sono intanto giunti anche i familiari dei due dispersi, uno dei quali sarebbe anche ferito secondo quanto riferito dal compagno nell’ultimo contatto di domenica sera.
(da La Stampa)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
E’ COLATA A PICCO TRA SPAGNA ED ALGERIA
La nave cargo russa Ursa Major, affondata ieri a largo delle coste della Spagna, è
stata vittima di «un atto terroristico». Lo avrebbe riferito, all’agenzia di stampa statale Ria, Oboronlogistika, la società proprietaria della nave, impegnata nelle operazioni di costruzione di imbarcazioni militari per il ministero della Difesa russo.
La nave cargo, costruita nel 2009, è colata a picco nel Mediterraneo dopo che un’esplosione ha squarciato la sala macchine e due dei 16 membri dell’equipaggio risultano dispersi, secondo le informazioni diffuse dal ministero degli Esteri russo. In precedenza Oboronlogistika aveva dichiarato che la nave era in viaggio verso il porto russo dell’estremo oriente di Vladivostok con due gru portuali legate al ponte.
La nave Ursa Major non era sovraccarica, ha sottolineato la compagnia. Secondo Oboronlogistics, è una delle più grandi navi da carico secco in Russia, la sua capacità di carico massima è di 9500 tonnellate. Il peso del carico era di 806 tonnellate. Ursa Major è una nave mercantile costruita nel 2009. Ha navigato sotto bandiera russa da San Pietroburgo a Vladivostok. La nave mercantile è affondata nel Mar Mediterraneo a 67 miglia dalla costa spagnola e a 45 da quella algerina, 14 membri dell’equipaggio sono stati salvati e portati nel porto di Cartagena, due risultano dispersi.
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
LA NUOVA PIANIFICAZIONE DEL CONCERTO
«Per noi sarà il concerto più bello dell’anno»: lo assicurano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, voce e batteria e basso della Pfm, confermando che saranno nel cartellone del Concerto di Capodanno a Roma. Canteranno alcuni pezzi di Fabrizio De Andrè che, secondo i due componenti della band, «è stato il primo trapper della storia». Un trapper come Tony Effe, il grande escluso dall’evento di Roma Capitale per via dei suoi testi ritenuti sessisti e violenti. Sulla nuova pianificazione del concerto per salutare il 2025 nella Città Eterna non c’è stato ancora l’annuncio ufficiale.
L’evento, dopo le rinunce di Mahmood e Mara Sattei per solidarietà con Tony Effe, dovrebbe traslocare dalla spianata del Circo Massimo alla cornice più raccolta di Piazza del Popolo.
Al rock progressivo italiano della Pfm, si affiancheranno il folk-rock romano dell’Orchestraccia e soprattutto l’immortale disco anni ’70 e ’80 degli Earth Wind and Fire, quella di ‘Boogle Wonderland’, September’ e ‘Let’s Groove’. Dovrebbero essere coinvolte anche alcune band romane emergenti e non è escluso che venga annunciato un altro nome di richiamo per i giovani.
La Pfm si scalderà il 30 dicembre con un altro concerto romano al Parco della Musica, nell’ambito del nuovo tour Pfm canta De Andre’ Anniversary: «Non ci fermiamo un istante», hanno raccontato, «anche quando non è previsto un nostro concerto, poi ne arriva uno, tra capo e collo Siamo felicissimi, naturalmente».
(da agenzie)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
SI SONO PRESENTATI STAMANE IN PIAZZA SAN PIETRO A ROMA
“Verità per Giulio Regeni“. I genitori del giovane ricercatore friulano ucciso in
Egitto, Claudio e Paola, si sono presentati stamane in piazza San Pietro a Roma e si sono fatti fotografare con in mano uno striscione dedicato a loro figlio, davanti al presepe allestito di fronte alla basilica. Le immagini sono state postate sui social per continuare a chiedere giustizia sul caso, su cui è in corso un processo a Roma, ancora senza colpevoli. Nel corso delle ultime udienze un testimone chiave riferì le confidenze di un torturatore del ragazzo che ammetteva: «Diceva “l’abbiamo distrutto”».
A piazzale Clodio si sta cercando di fare chiarezza sul ruolo dei presunti responsabili prima del rapimento e quindi della tortura fino all’uccisione del giovane ricercatore che al Cairo studiava le organizzazioni sindacali cittadine.
Il testimone che ha preso la parola nell’udienza del 12 dicembre è colui che ha consentito l’incriminazione di Majdi Ibrahim Abdel-Al Sharif e quindi della sua squadra, dato che nel 2017, in un caffè di Nairobi, capitale del Kenya, sentì alcuni funzionari egiziani discutere in arabo della storia del “ragazzo italiano”.
(da La Repubblica)
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Dicembre 25th, 2024 Riccardo Fucile
“CONTINUANDO A GARANTIRE L’IMPUNITA’ A CHI OGGI VIOLA IL DIRITTO INTERNAZIONALE, STIAMO CRESCEBDO UNA GENERAZIONE CHE CREDERA’ CHE ODIO E VIOLENZA SIANO STRUMENTI NORMALI”
Mezzo miliardo di bambini nel mondo vive in contesti di guerra, 59 milioni dei quali in situazioni di conflitto aperto. Accade a Gaza come in Libano, in Ucraina come in Sudan, ma anche ad Haiti, in Congo, in Myanmar e in molti altri luoghi del pianeta. Una generazione di esseri umani sta crescendo immersa nella violenza ed assiste impotente a crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale, a partire dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia firmata da tutti i Paesi del mondo nel 1989 e oggi ridotta a carta straccia. Cosa ne sarà di quei bambini e di quelle bambine? Una volta adulti, sapranno ricorrere al dialogo e al compromesso o l’unico linguaggio che conosceranno sarà quello della violenza?
“Me lo domando ogni mattina”, commenta a Fanpage.it Andrea Iacomini, portavoce di UNICEF in Italia, da anni impegnato con l’agenzia delle Nazioni Unite nella difesa dei diritti dell’infanzia. “Dal 1946, questo è stato l’anno peggiore in assoluto per i bambini e le bambine. Stiamo assistendo al fallimento totale delle classi dirigenti globali; vengono quotidianamente violate le più basilari norme del diritto internazionale umanitario, la guerra è stata ormai normalizzata. Evidentemente non ci rendiamo conto di quello che succederà se non ci fermeremo subito. Il nostro portavoce mondiale, James Spencer, ha sottolineato come, continuando a garantire l’impunità a chi oggi viola il diritto internazionale, noi stiamo crescendo una generazione che nel mondo crederà che la guerra, l’odio e la violenza siano strumenti normali. E questo non è più ammissibile. Ma perché ciò non avvenga più abbiamo bisogno di cambiare le classi dirigenti del pianeta”.
Iacomini è rientrato pochi giorni fa dall’Ucraina. A poco meno di tre anni dall’inizio dell’invasione russa il Paese è in ginocchio e come sempre a pagare il prezzo più alto sono i minori. “Lì ci sono 1 milione e 700 mila bambini senza acqua potabile, 3 milioni e mezzo di bambini senza corretta elettrica per 18 ore al giorno”, spiega il portavoce italiano dell’UNICEF. Ma racconta anche un aneddoto emblematico. “I bambini mi hanno mostrato i loro disegni: le dita del calco delle loro mani indicavano i loro sogni, e sono identici a quelli dei loro coetanei che ho incontrato nelle scuole di tutta Italia”. Salvo per una sostanziale differenza: “Con un dito della mano, ogni bambino ucraino che ho incontrato ha indicato che un suo desiderio è riuscire a dormire, non dover continuamente scapare nei bunker a causa dei bombardamenti. E se un bambino dice che il suo sogno è dormire, significa che noi adulti abbiamo fallito”.
Ancora peggiore la situazione a Gaza: secondo l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) 14.500 minori sono stati uccisi dall’inizio del massacro, oltre 14 mesi fa. “Su un totale di oltre 45mila palestinesi morti dallo scoppio della guerra – spiega Andrea Iacomini – il 60% sono donne e bambini”. Il ricorso, da parte di Israele, alla fame come arma di guerra sta avendo effetti devastanti soprattutto sui più piccoli. “Nella Striscia 1,1 milioni di minori ha urgente bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere. Soprattutto al nord, vi è una condizione di malnutrizione acuta intollerabile”. Il portavoce di UNICEF Italia ricorda anche il brutale attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023: “Anche in quel caso dei bambini furono profondamente traumatizzati: alcuni vennero uccisi o presi in ostaggio, altri ancora hanno assistito alla morte dei loro genitori”. Non si può poi dimenticare il Libano: “Ora c’è una tregua e speriamo che regga, ma là sono morti 250 bambini e altri 1.400 sono stati feriti”.
Sudan, 24 milioni di bambini in condizioni di estrema necessità
C’è poi il Sudan. “È la crisi del momento, ma non ne parla nessuno”, osserva Iacomini. Nel Paese africano è in atto “un conflitto terribile, l’accesso umanitario è limitato, più della metà dei 24 milioni di bambini del Paese vive in condizione di necessità estrema. Credetemi, rispetto anche a Gaza, all’Ucraina e al Libano, in Sudan come dimensioni le conseguenze sono le peggiori viste in 20 anni nel mondo intero. Qui, in un Paese di cui non si parla mai, siamo al peggio del peggio. Il Sudan è la madre di tutte le emergenza umanitarie”.
Nel 2025, calcola l’UNICEF, ci saranno ulteriori 200 milioni di bambini nel mondo in 146 Paesi ad avere bisogno di assistenza umanitaria. “Ogni anno – confessa – mi trovo a commentare le parole del Papa a Natale. Forse è l’unico grande eroe di quest’epoca che ricorda che i bambini subiscono di tutto. Ogni anno dico che la situazione è la peggiore, ma mai c’è stata tanta crudeltà come quest’anno, mai tanti disastri. Mai come quest’anno, di fronte alle parole del Papa, dovremmo dichiarare il nostro fallimento come adulti: non siamo stati capaci di fermare tutto questo”.
(da Fanpage)
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