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UN 53ENNE DI TREVISO È STATO TROVATO MORTO NEL GARAGE DOVE ABITAVA DA PIÙ DI UN MESE: ERA STATO SFRATTATO DALL’APPARTAMENTO, MA ERA RIUSCITO A TENERSI LE CHIAVI DELLA RIMESSA DOVE OGNI SERA ANDAVA A DORMIRE AL GELO

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

A FAR SCATTARE L’ALLARME SONO STATI GLI AMICI E IL COLLEGA CON CUI ANDAVA AL LAVORO OGNI MATTINA. A UCCIDERLO SAREBBE STATO UN INFARTO FORSE INDOTTO DAL FREDDO… A QUESTO PORTA LA GUERRA AI POVERI PERSEGUITA DAL GOVERNO

Viveva nel garage del condominio da ormai più di un mese, dopo che era stato sfrattato dall’appartamento dove viveva, nello stesso stabile, con l’ex compagna. Marco Magrin, 53 anni, di Treviso se ne è andato così: solo e al freddo, stroncato da un infarto
I vigili del fuoco, chiamati dagli amici dell’uomo che da un paio di giorni non avevano più notizie di lui, lo hanno ritrovato disteso su un fianco con ancora indosso il giubbotto e il berretto di lana. Era sabato pomeriggio e in Feltrina si sono precipitati carabinieri e Suem 118. Purtroppo per Marco non c’era più alcuna speranza.
Aveva 53 anni e un passato travagliato alle spalle, Marco Magrin. Originario di Camposampiero, nel Padovano, dove è stata riportata ieri la salma e dove vivono i genitori, si era trasferito a Treviso da qualche anno, dopo essere uscito dalla comunità di recupero.
Lì aveva conosciuto anche la sua compagna. Viveva in un appartamento al quinto piano, in Strada Castagnole, a San liberale, inizialmente con la fidanzata, e stava cercando di rifarsi una vita, finché non è stato sfrattato perché non riusciva a far fronte alle spese. «I proprietari avevano anche cambiato la serratura, ma Marco era riuscito a tenersi la chiave del garage.
Era lì che viveva in questo ultimo periodo, ma per orgoglio non lo aveva detto a nessuno. A noi diceva ancora “vado su, a casa”» spiega Susanna, del Bar Bottolo, dove Marco andava ogni sera a mangiarsi un paninetto dopo lavoro e a scaldarsi un po’. Lasciatosi il passato alle spalle, il 53enne aveva provato a ripartire e proprio in questi ultimi mesi, da settembre, aveva trovato lavoro a Canizzano, in una ditta che sfiletta il pesce. «Si alzava ogni giorno alle cinque del mattino e lo passava sempre a prendere un collega» racconta Susanna.
Ad essergli fatale è stato un infarto, aggravato dalle condizioni in cui viveva: «Aveva problemi di cuore – spiega Giuseppe – Tempo fa aveva avuto un trombo». «Ma ad ucciderlo sono stati la povertà e la solitudine» ribadisce Susanna
(da il Messaggero)

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ASSOCIAZIONE A DELINQUERE E TRUFFA: ARRESTO PER LA SINDACA LEGHISTA DI RIVA DEL GARDA E PER IL MAGNATE BENKO

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

MAXI OPERAZIONE DELLA PROCURA DI TRENTO, NOVE PERSONE AGLI ARRESTI DOMICILIARI… L’IMPRENDITORE AUSTRIACO SI E’ PRESENTATO ALLA POLIZIA DI INNSBRUCK

La procura di Trento ha emesso un mandato di arresto nei confronti del magnate austriaco Renè Benko, fondatore del gruppo Signa. Benko si è presentato presso la direzione della Polizia di Innsbruck, è stato ascoltato ma è rimasto a piede libero, secondo quanto racconta il sito del quotidiano Der Standard.
L’avvocato di Benko, Norbert Wess, ha detto; “Nessun mandato d’arresto europeo sarà eseguito contro il signor Benko che continuerà – come prima – a cooperare pienamente con tutte le autorità nazionali e internazionali ed è fiducioso che qualsiasi accusa contro di lui sarà errata”.
Nel frattempo in Italia sono state arrestate altre persone, tra cui il noto commercialista Heinz Peter Hager di Bolzano, la sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi e l’ex senatore ed ex sindaco di Dro, Vittorio Fravezzi. Tutti si trovano agli arresti domiciliari. Al momento sono nove le persone arrestate e 77 quelle indagate.
Le accuse: associazione per delinquere, turbativa d’asta e truffa
Diverse le accuse mosse: dall’associazione per delinquere alla turbativa d’asta. E poi finanziamento illecito ai partiti, traffico di influenze illecite, truffa, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato. Inoltre, sono stati riscontrati reati contro la pubblica amministrazione tra cui corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, violazioni delle norme tributarie legate all’emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Le indagini hanno ipotizzato l’esistenza di una sorta di gruppo affaristico in grado di influenzare e controllare le principali iniziative della pubblica amministrazione, soprattutto nel settore della speculazione edilizia, in tutta la Regione.
Gli imprenditori coinvolti si sarebbero resi disponibili a finanziare le campagne elettorali di amministratori pubblici, ottenendo poi agevolazioni, procedure semplificate e concessioni per iniziative immobiliari
Il provvedimento è stato emesso dal Gip del Tribunale di Trento su richiesta della Dda di Trento e le indagini effettuate da Carabinieri e Guardia di Finanza. Nei confronti del magnate austriaco Renè Benko è stato richiesto un mandato d’arresto, essendo l’uomo residente in Austria.
L’inchiesta nata da un accesso abusivo al sistema informatico
L’indagine, nata nel 2019, è partita dopo un accesso abusivo al sistema informatico di una dipendente comunale di Bolzano. Secondo gli inquirenti, gli imprenditori coinvolti avrebbero concesso favori, regali e denaro anche a funzionari e amministratori pubblici in cambio di appalti.
(da agenzie)

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CONTE REPLICA A MUSO DURO A BEPPE GRILLO: “CHI DOVREBBE ESSERE AL NOSTRO FIANCO SI È MESSO INVECE DA TEMPO AI MARGINI”

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

ALL’INVITO DI GRILLO A DISERTARE LA VOTAZIONE-BIS DELLA COSTITUENTE, CONTE RISPONDE: “QUESTA È UNA COMUNITÀ ORGOGLIOSA, CHE NON SI LASCIA CALPESTARE DA NESSUNO, CHE NON VUOLE ANDARE PER FUNGHI. VOTEREMO TUTTI INSIEME. SI CAMBIA PAGINA”

“Questa è una comunità orgogliosa, che non si lascia calpestare da nessuno, che non vuole andare per funghi”. Lo dice il presidente del M5s, Giuseppe Conte, in un intervento sui social replicando al video di accuse di Beppe Grillo. “Da giovedì a domenica tornerà a votare. Voteremo tutti insieme, perché ci sono anche nuove battaglie da portare avanti, quelle che voi alla base avete selezionato e avete votato e saranno gli obiettivi strategici che realizzeremo tutti insieme. Allora torniamo a votare perché da lunedì si volta a pagina”.
“Dispiace però – continua Conte – che chi dovrebbe essere al nostro fianco e conoscerci meglio si è messo invece da tempo ai margini della nostra comunità e si dimostra disinformato. Eh sì, perché molte delle proposte menzionate in realtà sono già tradotte in proposte di legge in Parlamento, già depositate. Le stiamo portando avanti da tempo con forza e determinazione”.
Le recriminazioni del comico e garante, esposte in un video messaggio pubblicato sulla sua pagina Facebook, sono state accolte con un certo stupore in via di Campo Marzio: riguardo ai temi programmatici, alcune delle proposte citate dal comico erano nel programma per le Politiche e per le Europee.
Quanto alla presenza di Grillo in sede – ha detto che quando ci è andato c’era il deserto -, si sarebbe fatto vedere una sola volta e per l’occasione c’erano decine di parlamentari ad accoglierlo. Questo, va detto, seconda la versione dei contiani. Convinti che la “carta vittimista” di Grillo sia funzionale a condizionare il voto della base.
Sulle parole di Grillo interviene anche il capogruppo M5S alla Camera, Francesco Silvestri: “Dipende dal punto di vista. Nulla di nuovo, attacchi a Conte, rivendica l’estinzione del Movimento, tutte cose su cui la vediamo contrariamente – spiega – Quindi, massimo rispetto per Beppe, quel che è stato, quel che è, la sua figura, ma non siamo minimamente d’accordo con quello che dice e con noi tanti iscritti che la pensano diversamente. Per lui il Movimento deve finire, per noi invece 5 Stelle continua a essere molto importante nello scenario politico italiano”. La vicecapogruppo, Vittoria Baldini, aggiunge: “Se avessi davanti Grillo gli direi che mi dispiace molto per come stanno andando le cose, che per tutti noi resta colui che ha dato vita ad un sogno e che le cose sarebbero potute andare diversamente”.
Poi c’è Alessandra Maiorino, caustica: “Ci fa piacere che Grillo sia tornato a far ridere…”. “La fantasia non gli manca”, commenta sorridendo invece Romano Prodi.
(da agenzie).

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TRAVAGLIO SPEDISCE UN NUOVO VAFFA A 5 STELLE A GRILLO – IL SUO COMMENTO AGLI APPLAUSI CHE, ALLA COSTITUENTE, HANNO ACCOLTO LA CANCELLAZIONE DI BEPPE-MAO DAL RUOLO DEL GARANTE (PIU’ 300MILA EURO L’ANNO PER LA “COMUNICAZIONE”): “ERA UN BOATO CHE SI TRADUCE CON LE PAROLE ‘HAI ROTTO I COGLIONI’

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

“ERA UNA COSA LIBERATORIA, NON UNA MANIFESTAZIONE DI ODIO, DI GENTE CHE NON NE POTEVA PIÙ DI QUESTA SUA AZIONE DI DISTURBO, DI VEDERE QUESTO SIGNORE NEL SALOTTO DI CASA SUA CHE SPUTA VELENO QUANDO SI RICORDA…”

L’applauso della platea dopo la votazione che ha sancito l’eliminazione della figura del garante dallo statuto dei 5 Stelle? Per Marco Travaglio ospite di ‘Accordi&Disaccordi’, il talk politico condotto da Luca Sommi su Nove, aveva un messaggio chiarissimo, anzi una traduzione in parole lampante all’indirizzo di Beppe Grillo: “‘Hai rotto i coglioni’”. “Io ero lì. Sono rimasto molto colpito dal numero e dal boato di quell’applauso – ha spiegato il direttore del Fatto Quotidiano -. Era una cosa proprio liberatoria, come dire: ‘Ahhh basta!“.
Non era una manifestazione di odio nei suoi confronti, ma gente che non ne poteva più di questa sua azione di disturbo, di vedere questo signore nel salotto di casa sua che sputa veleno quando si ricorda e poi per il resto sparisce dalla circolazione. Ha veramente esasperato gli iscritti a tal punto che sono esplosi in quel boato”, ha concluso Travaglio.
(da Il Fatto Quotidiano)

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SUL CASO ALBANIA LE TOGHE PRENDONO TEMPO, LA PROCURA GENERALE DELLA CASSAZIONE CHIEDE DI ATTENDERE IL VERDETTO DELLA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA PRIMA DI PRONUNCIARSI SULLA QUESTIONE DEI “PAESI SICURI”, DOVE RISPEDIRE I MIGRANTI SBARCATI IRREGOLARMENTE IN ITALIA

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

IL VIMINALE AVEVA PRESENTATO RICORSO DOPO CHE I TRATTENIMENTI NON ERANO STATI CONVALIDATI DAL TRIBUNALE DI ROMA. E DOMANI È PREVISTA L’UDIENZA AL “PALAZZACCIO”… PER I SOSTITUTI PROCURATORI È MEGLIO ASPETTARE UN GIUDIZIO “SUPERIORE”, ANZICHÉ DECIDERE CON IL RISCHIO DI ESSERE POI SMENTITI

Meglio aspettare un giudizio «superiore» anziché decidere con il rischio di essere successivamente smentiti. A questa conclusione è giunta la Procura generale della Corte di cassazione in vista dell’udienza di domani al «palazzaccio» di piazza Cavour, davanti ai giudici della prima Sezione civile, sulla questione dei cosiddetti «Paesi sicuri» dove rispedire i migranti sbarcati irregolarmente in Italia. Della quale altri magistrati hanno già investito la Cgue, vale a dire la Corte di Giustizia dell’Unione europea con sede a Lussemburgo.
Di qui la richiesta dei sostituti procuratori generali Luisa De Renzis e Anna Maria Soldi, sintetizzata nelle ultime righe della requisitoria depositata agli atti: «Voler sospendere il presente giudizio sino all’esito del procedimento pendente dinanzi alla Cgue».
Tutto è cominciato un mese e mezzo fa, quando la Sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento nel Centro di permanenza albanese di otto migranti provenienti da Bangladesh ed Egitto, «in applicazione dei principi vincolanti enunciati dalla recente pronuncia della Cgue del 4 ottobre 2024».
Un provvedimento, quello dei giudici romani, contestato da governo e maggioranza, prima con gli sferzanti commenti della premier Giorgia Meloni e dei suoi vice Matteo Salvini e Antonio Tajani nei confronti dei magistrati accusati di fare opposizione politica, e poi con il ricorso in Cassazione da parte del ministero dell’Interno.
Secondo l’Avvocatura dello Stato, che s’è mossa per conto del Viminale, il tribunale aveva interpretato in maniera non corretta sia le norme europee che quelle nazionali, alla luce di una sentenza (proprio quella del 4 ottobre della Corte di Lussemburgo) che non si poteva applicare ai casi in esame.
La Cgue, infatti, aveva preso in considerazione «porzioni di territorio» di un Paese (nello specifico la Moldavia) per considerarlo non sicuro, mentre i giudici di Roma (come altri di altre città avevano già fatto prima) hanno esteso quella distinzione anche ad alcune categorie di persone: se c’è il rischio di subire trattamenti persecutori per ragioni politiche, religiose, sessuali o altro, quel Paese (compresi Bangladesh ed Egitto, a differenza di quanto sostenuto dal governo italiano) non può essere ritenuto sicuro; si deve valutare la situazione di ogni richiedente asilo e quindi non si può applicare la procedura accelerata di rimpatrio.
Su questa interpretazione è chiamata a decidere la Cassazione, e in vista dell’udienza di domani — dove prenderanno la parola anche gli avvocati dello Stato e dei migranti coinvolti nella vicenda, rientrati in Italia dopo il decreto del tribunale — la Procura generale ha detto la sua.
Prendendo una posizione interlocutoria: aspettiamo prima di decidere. Sostiene infatti l’ufficio dei pubblici ministeri che la sentenza del 4 ottobre non esclude, ma nemmeno dà per scontata, «una sostanziale equiparazione tra l’insicurezza geografica e quella per categorie soggettive».
Tuttavia «le eccezioni personali (o meglio per categorie di persone) non hanno formato oggetto specifico della decisione della Cgue, e non sono state ancora compiutamente esaminate quanto alla loro incidenza sulla nozione di Paese sicuro».
(da agenzie)

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CON QUESTI CHIARI DI LUNA, MEGLIO EVITARE UN RIMPASTO: “GIORGIA MELONI HA OPTATO PER LA SOSTITUZIONE LAMPO DI FITTO CON FOTI PER EVITARE UN PASSAGGIO PARLAMENTARE SCIVOLOSO PER L’INTERA MAGGIORANZA”

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

CON LA SANTANCHÈ A PROCESSO E SALVINI CHE RISCHIA LA CONDANNA, MEGLIO ESSERE CAUTI CON LE SOSTITUZIONI – UN EVENTUALE RIMPASTO, INFATTI, POTREBBE FAR ESPLODERE PLATEALMENTE TUTTE LE TENSIONI CON SALVINI E TAJANI. IL VERO PERICOLO PER LA DUCETTA E’ CHE LA MAGGIORANZA IMPLODA PER I CONTRASTI INTERNI

Cambiare i membri del governo, senza che se ne debba modificare il profilo. La promozione alla Commissione europea di Raffaele Fitto ha permesso a Giorgia Meloni una sostituzione lampo con Tommaso Foti; e senza evocare un rimpasto che nessuno vuole, perché avrebbe comportato un passaggio parlamentare scivoloso per l’intera maggioranza.
L’impressione è che non sia una scelta isolata, ma un metodo. A Palazzo Chigi puntano a compiere aggiustamenti che siano il più possibile indolori e fisiologici, anche pensando a possibili scenari futuri.
Così, in raccordo con il Quirinale, la premier si limita a sostituire una pedina alla volta. E se qualcuno azzarda la parola «rimpasto» viene subito smentito. Non perché l’esecutivo vada particolarmente bene, anzi.
I segnali di insoddisfazione e di frustrazione per l’operato di alcuni ministri sono palpabili. Il tema è piuttosto quello dell’«unità nella diversità» che Meloni ha appena teorizzato di fronte alla conflittualità continua tra i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini: un modo per svelenirli e farli apparire innocui. Se invece di selezionare un ministro al posto di un altro si dovesse configurare un cambiamento complessivo per rilanciare il governo, lo scontro diventerebbe plateale.
E tutte le tensioni che oggi riguardano singoli temi, dalla politica estera alla Rai, si scaricherebbero sugli equilibri e i rapporti di forza nella destra.
E nessuno vuole né ha interesse a vedere la coalizione implodere per i contrasti interni. L’unico vero pericolo, al momento, sarebbe questo, vista la situazione di opposizioni che non fanno nulla per nascondere le proprie differenze. Non solo.
Rispetto a un’Europa nella quale traballano i governi di Francia e Germania, l’Italia può rivendicare una stabilità inedita e sorprendente: nonostante il fardello del debito pubblico e i malumori per le misure che riguardano sanità e pensioni. I dati sull’occupazione appaiono incoraggianti, e questo basta al governo per bilanciare scenari preoccupanti non solo per il nostro Paese.
(da agenzie)

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SCUOLA, AMBIENTE, ENERGIA: MATERIE SU CUI LO STATO “NON PUO’ DELEGARE ALLE REGIONI

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

ECCO PERCHE’ LA CONSULTA HA DEMOLITO LA LEGGE SULL’AUTONOMIA

Vi sono materie di legge che comprendono funzioni il cui trasferimento, a norma della Costituzione, è «difficilmente giustificabile secondo il principio di sussidiarietà», per ragioni «di ordine sia giuridico che tecnico o economico». È in ossequio a questo principio che la Corte costituzionale ha accolto parzialmente il ricorso di quattro Regioni contro la legge sull’Autonomia varata dalla maggioranza di centrodestra. Lo si legge nelle motivazioni depositate questa mattina della sentenza dello scorso 14 novembre. La Corte fa riferimento a materie in cui «predominano le regolamentazioni dell’Unione europea», quali la politica commerciale comune, la tutela dell’ambiente, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia e le grandi reti di trasporto, ma anche le norme generali sull’istruzione che hanno una valenza «necessariamente generale ed unitaria», o ancora le funzioni relative alle professioni e ai sistemi di comunicazione. Su questi terreni, insomma, la legge voluta in primis dalla Lega e varata dal Parlamento a giugno rischia di minare gli equilibri tra poteri e funzioni dello Stato stabiliti dalla Costituzione, in particolare agli articoli 116 e 117
Il ruolo del Parlamento e il destino del referendum
«ll regionalismo corrisponde a un’esigenza insopprimibile della nostra società, come si è gradualmente strutturata anche grazie alla Costituzione. Spetta, però, solo al Parlamento il compito di comporre la complessità del pluralismo istituzionale», fa notare ancora la Consulta nella sentenza sull’Autonomia, ricordando come «la vigente disciplina costituzionale riserva al Parlamento la competenza legislativa esclusiva in alcune materie affinché siano curate le esigenze unitarie». Che succede quindi ora? Resta da definire l’iter del referendum abrogativo per il quale opposizioni e sindacati hanno già raccolto e depositato le oltre 500mila firme necessarie. Se ne occuperà ora l’ufficio centrale referendum presso la Cassazione, fa sapere oggi il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera, al quale «abbiamo trasmesso il testo (della sentenza, ndr) perché devono verificare se ci sono le condizioni o meno per la consultazione referendaria. Questo è il primo passaggio, poi si vedrà».
(da agenzie)

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“SENTIVO QUANDO GIULIO REGENI VENIVA TORTURATO, SI LAMENTAVA E PARLAVA IN ARABO”: UN TESTIMONE RACCONTA DELLE VIOLENZE SUBITE DAL RICERCATORE ITALIANO IN EGITTO

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

“ERAVAMO STATI ARRESTATI ENTRAMBI IL 25 GENNAIO DEL 2016. SIAMO STATI PORTATI IN UN UFFICIO SICUREZZA DELLO STATO, NOTO COME IL ‘CIMITERO DEI VIVI’. SENTIVO QUANDO VENIVA PICCHIATO PERCHÉ ERAVAMO IN STANZE VICINE, QUANDO SI TRATTA DI TORTURARE LE PERSONE NON FANNO DIFFERENZE, NON SONO RAZZISTI”

“Ho sentito quando Giulio Regeni veniva torturato, si lamentava e parlava in arabo. Ricordo che lo vidi per la prima volta nel commissariato Dokki, eravamo stati arrestati entrambi il 25 gennaio del 2016.
Lui chiedeva di potere parlare con un avvocato e con l’Ambasciata”. E’ il racconto fornito dal testimone “Delta”, sentito in modalità protetta nel processo a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato ed ucciso il ricercatore italiano.
“In commissariato stava parlando con un ufficiale, era vestito con dei jeans e un pullover celeste – ha proseguito il teste rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Sergio Colaiocco -. Poi ci hanno portato via, ci hanno fatto salire a bordo di un auto e ci hanno bendato gli occhi. Lui in auto ha continuato a chiedere di un avvocato, parlava in italiano. Io, che conoscevo la lingua per avere lavorato con una azienda italiana, l’ho fatto presente a chi era in auto ma mi hanno dati un pugno dicendomi: ‘vuoi fare il traduttore, lui parla arabo meglio di te'”.
Il testimone, davanti alla prima corte d’Assise, ha poi proseguito nella ricostruzione di quelle drammatiche ore. “Siamo stati portati in un ufficio sicurezza dello stato, noto come il cimitero dei vivi. Giulio venne accompagnato nella sezione per gli stranieri. Non l’ho più visto ma sentivo quando veniva picchiato perché eravamo in stanze vicine: quando si tratta di torturare le persone questi non fanno differenze, non sono razzisti”.
(da agenzie)

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TORINO, MULTE PER CHI NON AFFITTA LE CASE

Dicembre 3rd, 2024 Riccardo Fucile

“22.000 ALLOGGI SFITTI. CI VOGLIONO SANZIONI PER I GRANDI PROPRIETARI”

A Torino ci sono 22 mila alloggi sfitti secondo il Comune. E una delibera di iniziativa popolare prevede di sanzionare chi non li affitta. Una multa, spiega l’edizione locale di Repubblica, pensata «solo per i proprietari di grandi quantità di alloggi sfitti», spiega l’assessore al Welfare Jacopo Rosatelli.
Si chiama Vuoti a rendere la campagna che mira a restituire alla comunità gli alloggi di edilizia pubblica e privata che non vengono utilizzati. Con un protocollo di gestione organizzativa dei vuoti edilizi che costituisce uno standard in molti paesi d’Europa. Secondo la Lega invece si tratta di un provvedimento dannoso: «Nei confronti di chi ha deciso di investire i propri risparmi nell’acquisto di un immobile. E rispetto a chi ha bisogno di soluzioni abitative e, pur condividendo con la maggioranza la necessità di affrontare l’emergenza abitativa, non possiamo farlo violando i diritti fondamentali».
Tra le proposte più contestate l’innalzamento delle tasse e la requisizione di beni abbandonati: «Queste misure, di fatto, additano i proprietari come i responsabili di un problema sociale complesso. E alimentano un clima di odio sociale dagli effetti incontrollabili. Il censimento obbligatorio e le diffide ai grandi proprietari vanno nella direzione opposta all’incentivo all’utilizzo degli immobili. Dove sono, invece, le agevolazioni o gliincentivi per chi decide di mettere a disposizione gli immobili inutilizzati? Dove sono i progetti di collaborazione pubblico-privato? La soluzione non è trasformare il Comune in un ente che diffida e requisisce, ma in un’istituzione che incentiva e media per il bene della comunità».
(da agenzie)

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