Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
DEDICATO AI TEORICI DEL DIVANO CHE ATTACCANO OTTAVIA PERCHE’ “SE L’E’ CERCATA” E DEL “QUANTO CI COSTA” (PAGANO DI TASCA LORO, SONO VOLONTARI: CONCETTO DIFFICILE DA CAPIRE PER CHI NON FA NULLA PER NIENTE)
Esplorano luoghi che per la maggior parte delle persone restano inaccessibili, portando
a termine ricerche importanti per tutti, spesso a titolo volontario e con risorse proprie. Gli speleologi, come Ottavia Piana, rimasta intrappolata nell’abisso di Bueno Fonteno con viso, torace e gambe fratturate, con la loro attività forniscono dati fondamentali per il monitoraggio ambientale.
Ma intanto, sui social, c’è già chi liquida l’incidente della 32enne bresciana con espressioni come «Se l’è cercata», «Quanto ci costa salvare quella sciroccata».
A fare chiarezza ci pensa Sergio Orsini, presidente della Società Speleologica Italiana (Ssi), che, al Fatto Quotidiano, descrive l’attività degli speleologi come una missione per la collettività: «Gli speleologi lavorano per la società per restituire gratuitamente dati sul sottosuolo a enti pubblici e di ricerca».
La speleologia è una disciplina che studia il sottosuolo, e se è anche percepita come una forma di sport è in parte per la sua natura avventurosa e in parte per il fatto che spesso non riceve finanziamenti pubblici.
L’esplorazione inizia in superficie, dove si analizzano montagne e altipiani per cercare segnali di cavità sotterranee, come il flusso d’aria. Successivamente, si scende con attrezzature specifiche – corde, trapani, chiodi – per mappare e studiare le grotte. La preparazione necessaria è sia fisica che tecnica, poiché gli speleologi devono affrontare condizioni di buio, dislivelli estremi e imprevisti continui.
Una volta acquisita una conoscenza approfondita della cavità, si avvia la fase di ricerca scientifica, che può includere l’analisi di acqua e aria, indicatori chiave per le esplorazioni.
Nel caso della grotta di Bueno Fonteno, l’acqua è stata il fattore determinante. Orsini spiega che Ottavia Piana era già intervenuta nella grotta per recuperare dei fluorocaptori, strumenti utilizzati per tracciare i percorsi dell’acqua sotterranea tramite la fluoresceina sodica, una sostanza innocua che consente di monitorare il flusso delle acque sotterranee. Questo tipo di indagine è fondamentale per individuare fonti di inquinamento e per monitorare la qualità dell’acqua che arriva alle falde acquifere. I dati raccolti vengono inviati a enti come Arpa e Istat, che li utilizzano per valutare lo stato delle risorse idriche.
Un esempio di come questo lavoro sia utile per la collettività è stata la scoperta, da parte degli speleologi, di residui di idrocarburi in una grotta sul Monte Canin. In quel caso, l’intervento degli speleologi ha permesso di individuare una cisterna di carburante che perdeva, contaminando le falde acquifere.
La protezione delle risorse idriche sotterranee è uno degli obiettivi principali della speleologia. Secondo l’Istat, circa l’85% dell’acqua che beviamo proviene da fonti carsiche, ma molte grotte e terreni sono utilizzati per smaltire illegalmente rifiuti pericolosi. Come spiega Orsini, «gli speleologi cercano di identificare le zone inquinate e tentano anche di fare attività di pulizia e recupero degli inquinanti».
Molti speleologi collaborano con università italiane come quelle di Bologna e Cagliari, ma la maggior parte si forma attraverso associazioni come il Cai, a cui appartiene anche Ottavia Piana, e la Società Speleologica Italiana, che conta circa 3.500 soci. «Si esce sempre in gruppo – aggiunge Orsini – perché è più facile tutelarsi e condividere le spese delle attrezzature. Ogni speleologo, come Ottavia, ha massima competenza sul territorio che esplora».
(da Vanity Fair)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
“DOMANI” RACCONTA ALTRI DETTAGLI DELLA DIPENDENTE DELLA SOCIETÀ “CIVITA” CHE ACCOMPAGNA PRATICAMENTE SEMPRE IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA, FEDERICO MOLLICONE: RED CARPET, PRESENTAZIONI, TRASFERTE, DOVE C’È LUI C’È LEI… LE MOSTRE PATROCINATE DALLA COMMISSIONE CULTURA O DALL’INTERGRUPPO IDEATO DALLO STESSO MOLLICONE
Applaude a ogni intervento, sorride e stringe la mano a chi le si avvicina. Sono trascorsi circa tre mesi dalla presentazione romana dell’ultimo libro della direttrice d’orchestra più amata dai patrioti, Beatrice Venezi.
E quella sera, seduta in prima fila, c’è anche lei: Georgiana Ionescu. Siamo al parco del Celio, non lontano dalla storica sede di Fratelli d’Italia a Colle Oppio. Tra i relatori dell’evento c’è pure Federico Mollicone, nel ruolo di presidente della commissione Cultura, scienza e istruzione della Camera.
«Un toscanaccio che amava le donne», diceva, a proposito di Giacomo Puccini, al centro del romanzo, il deputato di FdI, che nel pedigree politico vanta la passione per Nietzsche e l’odio per Peppa Pig, oltre che le perplessità sulle sentenze relative alla strage di Bologna e sulla matrice neofascista. Ionescu ascoltava, attenta, il deputato assieme a Venezi.
E a fine presentazione restituiva a Mollicone il soprabito che per un’ora e passa di dibattito ha tenuto con sé. Concluso il dibattito saliva col parlamentare sullo stesso suv bianco che, una volta in moto, si lasciava alle spalle l’imponenza del Colosseo.
Ma chi è Georgiana Ionescu? La donna, come Domani ha raccontato, lavora per Civita mostre e musei, ente di grande prestigio, e ha un contratto con la presidenza della commissione Cultura di Montecitorio. Un “doppio” ruolo che potrebbe generare un conflitto di interessi, per quanto la professionista, contattata da questo giornale, lo abbia negato.
Ma sono soprattutto le mostre – patrocinate dalla commissione Cultura o dall’Integruppo parlamentare su Cultura arte e sport, l’Icas, ideato dallo stesso Mollicone, nonché curate da Georgiana Ionescu – a far porre un’ultima domanda. Se tutto ciò è lecito, quanto è però opportuno?
Domanda che si fa sempre più preminente considerato il numero di eventi in cui Georgiana Ionescu, fondatrice del progetto culturale ArtSharing, compare.
I suoi impegni, tra l’altro, sembrano aumentare di giorno in giorno. E così la proprietaria della società (almeno fino al 2017), ora inattiva, B’aalock, che nel pieno centro storico della Capitale, si occupava della vendita di scarpe, è diventata protagonista della scena culturale romana.
Tra vernissage, inaugurazioni, anteprime cinematografiche, il più delle volte accanto a Mollicone che sul suo blog, Aforisma 341 posta foto e cronache degli eventi a cui partecipa.
Eventi su eventi, in cui la presenza di Ionescu, in qualità di curatrice o promotrice, ricorre numerose volte. Qualche esempio? Ionescu, proprio come fondatrice di ArtSharing e con l’organizzazione di Civita, ha curato, tra le tante, la mostra fotografica “aMarmi. Il foro italico negli scatti di Riccardo Acerbi”, presentata da Mollicone negli spazi del parlamento.
Ed è sempre di Ionescu la curatela alla mostra dello street artist Baruz, ospitata dal Coni. Ambedue gli eventi risultano promossi dall’Icas, che è appunto l’intergruppo del deputato di FdI. Il parlamentare ha anche inaugurato al Corridoio dei busti di Montecitorio la mostra “Urbe” di Marta Czok: una strana coincidenza, considerato che del team della fondazione Marta Czok Ionescu fa parte.
Più in particolare, per inaugurare le celebrazioni nazionali del bicentenario della morte di Antonio Canova, è ancora una volta l’Icas (in collaborazione con ArtSharing) a organizzare la manifestazione. Manifestazione che mette al centro lo scultore di Amore e Psiche e che verrà guarda caso presentata proprio da Georgiana Ionescu, alla presenza della sottosegretaria alla Cultura, la leghista Lucia Borgonzoni.
In rete circola ancora un video di quella presentazione, in cui Ionescu, forse per la troppa emozione, presentava la sottosegretaria del Carroccio come Elena Donazzan, assessora regionale di Fratelli d’Italia in Veneto, presente all’evento. Uno “scambio di persona” immediatamente corretto da Mollicone.
Infine, oltre agli eventi mondani e no in cui la coppia che lavora gomito a gomito viene immortalata, non può mancare il red carpet. È quello calcato, al pari di due star, da Georgiana Ionescu e Federico Mollicone alla Festa del cinema di Roma dello scorso anno (ma anche di qualche settimana fa). Per la kermesse Ionescu ha curato sia nel 2023 sia nel 2024 la stessa mostra sugli scatti relativi alle stelle della settima arte dell’amico fotografo Luigi de Pompeis.Nella brochure informativa dello scorso anno è pure scritto che la «mostra è promossa da Fondazione Cinema per Roma, con gli auspici della Presidenza Commissione cultura, scienza, istruzione della Camera dei deputati, nonché organizzata da Civita Mostre e Musei».
In base ai documenti visionati da Domani, 10mila euro sono stati i fondi stanziati, nel 2023, dalla Fondazione Cinema per Roma per il “servizio allestimento della mostra”. Una convenzione su cui comunque la fondazione non ha avuto ruoli: l’evento è stato curato da Civita.
Per il 2024 le immagini del fotografo vengono invece, sì, esposte nell’ambito della Festa del cinema di Roma, ma negli spazi della Casa dell’Architettura di piazza Manfredo Fanti a Roma, perché con la nuova governance della fondazione non c’è stato il rinnovo della convenzione.
Ma anche stavolta si legge: «La mostra a cura di Georgiana Ionescu, organizzata in collaborazione con la Casa dell’Architettura dell’Ordine Architetti Roma e Provincia e l’Acquario Romano, ha il patrocinio della Presidenza della commissione cultura della camera dei deputati». Insomma, per citare Nietzsche tanto caro a Mollicone, è sempre un eterno ritorno.
Ma alla luce di tutto questo, l’altro interrogativo è se per queste mostre Ionescu riceva un compenso. E, se sì, a che titolo? Il deputato risponde a Domani che «le commissioni non erogano fondi» e che lui patrocina «decine e decine di mostre di diverse organizzazioni» perché «fa parte delle funzioni istituzionali».
Quando invece Domani contatta Georgiana Ionescu, lei taglia corto, dichiarando che bisogna rivolgersi al suo «superiore», Carlo Prosperi, che in realtà fa parte dell’ufficio stampa di Federico Mollicone. Anche stavolta trattasi di “scambio di persona”? Ionescu attacca frettolosamente, sottolineando inoltre di star lavorando.
Il dubbio resta. Se infatti in quel momento la consulente lo stia facendo per Civita, per ArtSharing o al contempo per la presidenza della commissione Cultura, non è dato sapere.
(da Domani)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
LA REPLICA DI CONTE E’ FIN TROPPO FACILE: “NON SI PERMETTA, NOI RESTITUIAMO AGLI ITALIANI 100 MILIONI DAGLI STIPENDI. È UNA VERGOGNA LA PROPOSTA DI 7MILA EURO IN PIU’ AL MESE PER I MINISTRI”
“Prendo atto che per alcuni colleghi dell’opposizione lo stipendio dei parlamentari
troppo alto per un ministro bisognerebbe essere conseguenti nelle proposte che poi si fanno” ma “eviterei di farmi dare lezioni particolarmente dai colleghi del Movimento 5 Stelle perché è possibile che questa norma non vada bene ma detto da quelli che hanno speso soldi degli italiani per dare 300 mila euro degli italiani a Beppe Grillo anche no”.
Giorgia Meloni sempre più nervosa in sede di replica nel dibattito sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo a proposito dell’emendamento alla manovra. “Sì, sono soldi pubblici quelli che prendono i gruppi parlamentari e i partiti e quindi gli avete dato soldi pubblici”.
La replica di Conte
“Avete provato a raddoppiare i finanziamenti ai partiti ed eravate in buona compagnia. Il vostro obiettivo non è combattere le disuguaglianze, ma combattere nel Consiglio dei ministri per ministri e sottosegretari. È una vergogna la proposta di 7 mila euro in più al mese. Sono 5 volte lo stipendio di un’insegnante. Ma come vi permettete? E dice a noi che non accetta lezioni dal M5s? Noi da anni restituiamo cento milioni alla collettività, tagliandoci gli stipendi”.
Lo ha detto il presidente del M5s Giuseppe Conte nelle dichiarazioni di voto in Aula alla Camera dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
UN VIAGGIO MILANO-NAPOLI IN TRENO TOCCA I 172 EURO E I CONVOGLI VERSO LA SICILIA SEMBRANO CARRI BESTIAME… RESTA IL PULLMAN, MA PURE QUELLO COSTA QUANTO UN VOLO PER NEW YORK IN BASSA STAGIONE
Gli aumenti, rispetto alla bassa stagione, sono spropositati, soprattutto per chi viaggia verso le isole o il Sud: per calcolare quanto può costare il Natale da pendolare o fuorisede occorre leggere il costo di un biglietto e moltiplicarlo per undici volte, ok il prezzo è giusto.
Un’indagine di Altroconsumo, la più recente in materia, ha confrontato cinquecento costi di voli in partenza da Roma e da Milano per Natale e per Capodanno.
Ne è venuto fuori che il viaggio da Malpensa a Catania, che in media a gennaio si trova a 34 euro, arrivare a costare 389 euro, cioè il 1.044 per cento in più.
Per arrivare a Napoli, partendo qualche giorno prima della Vigilia, si spendono anche 399 euro; lo stesso per raggiungere Bari. Da Roma a Catania si trovano voli a 298 euro, fino a Palermo a 293, per sbarcare a Cagliari ne servono 288.
Si dirà: volare costa. Ecco allora i tragitti in treno: la tratta Milano Napoli su rotaie costa 172 euro durante le feste, 76 euro se si parte invece in un altro mese dell’anno.
La differenza di prezzo è del 126%. I biglietti scontati resi disponibili dalla Regione Sicilia per i primi 500 pendolari sono andati sold out nel giro di un’ora. È la fame di casa.
Allora davanti al palazzo della Regione Lombardia gli studenti hanno messo uno striscione: «Vogliamo scendere! Perché il ritorno a casa è parte integrante del diritto allo studio». Lo stesso è successo a Foggia e alla stazione di Bologna, con i ragazzi vestiti di rosso e barba bianca a regalare finti biglietti a 20 euro l’uno: l’hanno chiamata “la protesta dei Babbo Natale”.
Resta il pullman: un’odissea a caro prezzo. Un Flixbus da Torino a Brindisi sta sui 160 euro per venti ore di viaggio; per andare a Palermo il tragitto dura più di 25 ore e la poltrona arriva fino a 272 euro. Quanto un low cost in primavera per New York
(da La Repubblica)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
L’ATTIVISTA ECOLOGISTA ERA STATO ARRESTATO IN BASE A UN MANDATO DI CATTURA DI TOKYO PER LA SUA NOBILE LOTTA CONTRO LA CACCIA ALLE BALENE… 220.000 FIRME PER LA SUA LIBERAZIONE
Il capitano e difensore delle balene Paul Watson è libero. Dal luglio 2024 il fondatore di
Sea Shepherd e della Captain Paul Watson Foundation era in carcere a Nuuk, capitale della Groenlandia, con l’accusa di aver fatto irruzione contro una nave baleniera giapponese nell’Oceano Antartico nel 2010, ostacolando le attività e causando lesioni ad alcuni membri dell’equipaggio e danni all’imbarcazione.
L’azione di Watson, come le centinaia precedenti, faceva parte di una operazione per fermare la caccia alle balene, una pratica oggi operata da soli tre stati al mondo, Giappone, Norvegia e Islanda (che ha recentemente rinnovato le licenze fino al 2029).
Da luglio, difendendosi dalle accuse anche tramite la campagna globale “Free Paul Watson”, con petizioni che hanno raggiunto le 220mila firme e numerosi appelli da parte anche da parte del presidente francese Emmanuel Macron, di Brigitte Bardot o quello recente dell’attore di 007 Pierce Brosnan, larga parte della società civile chiedeva il suo immediato rilascio.
Quando il 21 luglio 2024 la sua nave John Paul DeJoria era attraccata in Groenlandia il capitano era stato subito arrestato perché, spiegano le autorità danesi, su di lui pesava un mandato di cattura internazionale emesso dal Giappone, mandato che si riferiva alle azioni anti-baleniere compiute da Watson oltre un decennio fa.
Il Giappone aveva chiesto l’estradizione: in terra nipponica Watson, che oggi ha 74 anni, avrebbe rischiato di essere condannato a 15 anni di carcere. Oggi però la Danimarca ha respinto la richiesta giapponese di estradizione. In un video postato dalla Fondazione che porta il suo nome vengono mostrate le prime immagini del capitano in libertà: è in buona salute e ha raccontato di voler riabbracciare presto la sua famiglia.
“Paul è libero!!!” ha scritto anche Sea Shepherd Francia, associazione che ha seguito da vicino tutta la vicenda: proprio in Francia, dove risiede, è diretto ora Watson per incontrare moglie e figli.
La questione “Watson” aveva innescato una sorta di braccio di ferro fra il mondo degli attivisti, che insieme ai suoi avvocati difendevano le posizioni del fondatore di Sea Shepherd, e le autorità giapponesi. A decidere le sorti della vicenda è stato il no all’estradizione proclamato dalla Danimarca e non ci sono state, per ora, repliche da parte dell’ambasciata giapponese a Copenaghen.
“Dopo cinque mesi è bello essere fuori e… è bello vedere che non mi manderanno in Giappone, e quindi potrò tornare a casa per Natale” sono state tra le prime parole di Watson dopo essere stato rimesso in libertà. Per il suo avvocato Jonas Christoffersen “è bello vedere che Paul Watson sia ora libero. Immagino che pranzerà o farà colazione da uomo libero e poi troverà il modo di tornare a casa” ha concluso, spiegando che la decisione presa dai danesi “è definitiva”.
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
“I PRECONCETTI NASCONO DALLA DIFFIDENZA NEI CONFRONTI DELLA DIVERSITA'”
Daisy Osakue, discobola della Nazionale italiana, è stata vittima di un bruttissimo episodio di razzismo in un negozio del centro a Torino e lo ha denunciato su Instagram con un video che è diventato virale nel giro di poche ore.
L’atleta azzurra in un’intervista al Corriere della Sera ha raccontato che le dato fastidio “il preconcetto che nasce dalla diffidenza nei confronti della diversità. Il “racial profiling” resta diffuso; non si basa sui fatti ma sui preconcetti. Succede a me e anche a tantissimi ragazzini e ragazzine”.
L’atleta azzurra ha parlato della sua paura: “Quando vado in un supermercato dove non mi conoscono, mi tolgo sempre lo zaino e lo lascio all’entrata perché so che può esserci sempre qualche “fenomeno” che pensa di fare il gradasso”.
A volte, ha raccontato Osakue, di sentirsi gli occhi addosso quando va in locali pubblici: “Quando entri in un negozio e vieni seguita dalla sicurezza tra le corsie. Sono esperienze difficili da spiegare”.
Daisy Osakue ha ricordato e minimizzato l’episodio del 2018, quando è stata colpita a un occhio da un uovo lanciato da alcuni ragazzi (“Quella era stata una bravata, non c’entra nulla; non voglio più ricordarlo, non collegate gli episodi”); ma su quanto accaduto nell’Apple Store di via Roma a Torino è stata molto dura: “Ho preso l’adattatore per il telefono e mentre scendevo al piano terra per altri acquisti sono stata bloccata da un addetto alla sicurezza che mi dice: ‘Devi pagare prima di andare via’. Non me l’aspettavo, mi sono spaventata. Così ho chiesto: ‘In che senso? Posso pagare sotto’. Lui ribadisce che devo pagare al piano superiore e mi indica dove andare; peccato fosse la zona ritiro dei prodotti ordinati”.
L’episodio si è subito amplificato e in molti hanno assistito alla scena, “mi sono sentita umiliata, a disagio, piccola piccola. Così mi sono irritata: ‘Siamo seri, guardiamoci in faccia, hai bloccato me e non altri con cose in mano, perché?”. Lui si è giustificato dicendo: ‘Sto facendo solo il mio lavoro’. E io: ‘Immagino perché mi abbia fermata ma ti faccio presente che stai facendo una figuraccia’”. A quel punto Osakue ha mostrato il tesserino della Guardia di Finanza e gli ha detto: “Ti è andata male, gli ho detto, hai bloccato l’unico militare di colore e l’hai fermato perché credevi che stessi rubando. Non ha più detto niente”.
La situazione si è risolta con un silenzio di qualche secondo e l’intervento di una dipendente della Apple che “ha confermato che avrei potuto pagare in entrambi i piani. Non è stato bello dover far vedere il tesserino per dimostrare che sono una brava persona; lo sono a prescindere, non solo perché sono un militare”.
(da Fanpage)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
UN PEZZO DI INTONACO E’ CADUTO FERENDO UNA STUDENTESSA, CHIUSA LA SCUOLA IN ATTESA DI VERIFICHE
“Il giorno del crollo, gli studenti di quella classe si erano accorti che una crepa sul
soffitto si era ampliata e l’avevano segnalato”. Così a Fanpage.it Olivia Gambini, direttrice del giornale scolastico Il Canzoniere di Igor ed ex studentessa del Liceo Petrarca di Trieste, dove venerdì 13 dicembre, nella sede succursale di via Tigor, una parte del soffitto è crollata durante una lezione, facendo cadere pezzi di intonaco su alcuni banchi.
Una studentessa è rimasta lievemente ferita. “Fortunatamente, in quel momento i banchi erano vuoti, altrimenti sarebbe potuta andare molto peggio. È stata comunque portata in ospedale per accertamenti”, spiega Gambini. “Lo spavento è stato grande – ammette – e gli studenti sono stati evacuati perché avevano respirato la polvere sollevata dal crollo”.
La scuola rimane ora chiusa in attesa delle decisioni dell’Ente di Decentramento Regionale. “Le verifiche stabiliranno se è inagibile solo l’aula dove si è verificato il cedimento o l’intero edificio. Fino a quando non saranno completate le analisi sulla sicurezza, la scuola resterà chiusa, e probabilmente sarà così per tutta la settimana nella sede succursale”, chiarisce la direttrice del giornale scolastico.
Non è la prima volta che succede. “Già nel 2021 c’era stato un crollo nella sede principale del Liceo Petrarca. Quella volta, per fortuna, è successo di notte, quando l’edificio era vuoto. Dopo i controlli, l’edificio è stato dichiarato completamente inagibile. All’epoca, essendo in periodo Covid, è stato possibile continuare con la Dad per circa due mesi, fino a quando l’Università di Trieste ci ha messo a disposizione una delle sue sedi”, ricorda Gambini. Si tratta proprio della sede di via Tigor, dove venerdì è avvenuto l’ultimo cedimento.
“Questa sede presenta problematiche diverse rispetto alla precedente, non tanto strutturali quanto funzionali”, precisa Gambini. “L’edificio era stato pensato per ospitare lezioni universitarie, con aule molto grandi e fredde, senza spazi comuni e con pochi bagni. Inoltre, non era completamente accessibile ai disabili. Essendo una struttura non appartenente al nostro liceo, non era possibile apportarvi modifiche. Studenti e professori avevano fatto presenti queste criticità alla dirigenza scolastica, anche perché si erano già verificati piccoli cedimenti dal soffitto e dalle colonne in altre classi. Tuttavia, queste segnalazioni sono state in parte minimizzate, anche perché servono verifiche tecniche da parte di enti esterni”, evidenzia l’ex studentessa.
E conclude: “Domani ci sarà un corteo che partirà dalla vecchia sede del Petrarca, quella dove è avvenuto il primo crollo. Ci aspettiamo una grande partecipazione da parte di studenti, professori e ragazzi di altre scuole”.
(da Fanpage)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
“LA SIRIA DEVE RIMANERE UNITA E DEVE ESSERCI UN CONTRATTO SOCIALE TRA LO STATO E TUTTE LE FEDI PER GARANTIRE LA GIUSTIZIA SOCIALE. LE SANZIONI INTERNAZIONALI CONTRO DAMASCO DEVONO ESSERE REVOCATE SE SI VUOLE CHE I RIFUGIATI SFOLLATI DA OLTRE 13 ANNI DI CONFLITTO RITORNINO”
Abu Mohammad al-Jolani, il capo della coalizione islamista che ha preso il potere in Siria, ha dichiarato che è necessario un “contratto” tra lo Stato e tutte le fedi presenti nel Paese con molte minoranze per garantire la “giustizia sociale”.
“La Siria deve rimanere unita e deve esserci un contratto sociale tra lo Stato e tutte le fedi per garantire la giustizia sociale”, ha dichiarato al-Jolani durante un incontro con dignitari e notabili della comunità drusa, nelle osservazioni riportate dal canale Telegram della coalizione guidata dal gruppo radicale sunnita Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
Abu Mohammad al-Jolani, il leader della coalizione a maggioranza islamica che ha preso il potere in Siria, ha dichiarato che le sanzioni internazionali contro Damasco devono essere revocate se si vuole che i rifugiati sfollati da oltre 13 anni di conflitto ritornino.
Durante un incontro con una delegazione di diplomatici britannici, al-Jolani “ha parlato dell’importanza di ripristinare le relazioni” con Londra e “ha sottolineato la necessità di revocare tutte le sanzioni imposte alla Siria per consentire ai rifugiati siriani di tornare nel loro Paese”, nelle osservazioni riportate su Telegram.
Abu Mohammad al-Jolani, capo della coalizione dominata dagli islamisti che ha preso il potere in Siria, ha annunciato che le fazioni saranno “sciolte” e i loro combattenti integrati nell’esercito del nuovo governo che ha rovesciato Bashar al-Assad.
“Le fazioni saranno sciolte e i combattenti preparati a entrare nei ranghi del Ministero della Difesa, e tutti saranno soggetti alla legge”, ha detto al-Jolani, che ora si fa chiamare con il suo vero nome, Ahmad al-Chareh, nelle osservazioni riportate dal canale Telegram della coalizione guidata dal gruppo radicale sunnita Hayat Tahrir al-Sham (HTS).
(da agenzie)
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Dicembre 17th, 2024 Riccardo Fucile
TODDE LA CAPOFILA: “BASTA CON IL QUOTIDIANO CONTROCANTO, E’ NECESSARIO LAVORARE A UN PROGETTO PROGRESSISTA, IL NEMICO E’ IL GOVERNO”
“La gara con il Pd a chi è più progressista è un esercizio inutile. Anzi, alla lunga può
rivelarsi dannoso. Dentro al Movimento 5 stelle sono in tanti a pensarla così e a vivere con una certa insofferenza la linea aggressiva nei confronti dei dem portata avanti, non da oggi, soprattutto da Chiara Appendino.
Il Pd nei fatti non si sta dimostrando progressista, è l’accusa della vicepresidente M5s ed ex sindaca di Torino, Schlein dovrebbe essere «testardamente coerente», ha detto nell’intervista di pochi giorni fa a questo giornale. Dunque, «nessun tavolo con loro», non è il momento di costruire l’alternativa, pensiamo a rafforzare il Movimento.
Raccontano che, quando ha letto queste dichiarazioni, Alessandra Todde abbia iniziato a mandare messaggi inviperiti ad amici e colleghi. «Che senso ha? Così prendiamo solo in giro i nostri elettori», il suo sfogo. La presidente della Sardegna è probabilmente la figura più popolare tra gli iscritti 5 stelle, dopo Giuseppe Conte: prima presidente di Regione del Movimento, prima donna alla guida dell’isola, protagonista della prima grande vittoria dell’alleanza Pd-M5s.
Non solo, molto apprezzata al Nazareno, con un rapporto personale di stima e amicizia con Elly Schlein. Insomma, se tra i 5 stelle c’è qualcuno in prima fila per avviare la costruzione dell’alternativa al governo Meloni, quella è Todde. «Dire che ci penseremo più avanti crea solo confusione, fa sorgere dubbi su una prospettiva che dobbiamo invece perseguire con convinzione, prima nei territori e poi a livello nazionale», spiega un parlamentare vicino alla governatrice.
E via a ricordare le tante realtà in cui Pd e M5s già governano insieme, dalla Sardegna a Napoli, e i prossimi appuntamenti elettorali in cui sarà necessario allearsi per essere competitivi, dalla Toscana alla Campania.
In quest’ultimo caso, il candidato unitario potrebbe essere Roberto Fico, un altro che la pensa come Todde: «Non possiamo fingere di stare su Marte – dice a La Stampa l’ex presidente della Camera – l’alternativa per battere Meloni non si può costruire all’ultimo momento e anche noi abbiamo la responsabilità di lavorare per rafforzare il fronte progressista». Insomma, è giusto «essere chiari e solidi sull’agenda politica del Movimento», ma allo stesso tempo «bisogna essere collaborativi e provare a condividere le battaglie, in Parlamento e nelle piazze», senza mettersi ad attaccare tutti i giorni gli alleati. Una posizione che, secondo Fico, è «maggioritaria» nel Movimento.
La lista dei “dialoganti” è lunga: dal capogruppo al Senato, Stefano Patuanelli, al vicepresidente Riccardo Ricciardi, passando per deputate note come Vittoria Baldino e Gilda Sportiello. «Credo che la ruvidità di certe uscite non aiuti – dice anche la senatrice Alessandra Maiorino a La Stampa –. È legittimo rivendicare la nostra indipendenza e sottolineare le incoerenze altrui, ma senza perdere di vista l’obiettivo di mandare a casa Meloni».
La valutazione critica sull’atteggiamento di Appendino non coinvolge Conte, per quanto anche il presidente 5 stelle, nelle ultime settimane, abbia aumentato sensibilmente gli attacchi ai dem. «Ma è una fase legata all’esito dell’assemblea costituente, c’è una parte dei nostri iscritti che teme la subalternità al Pd, vanno rassicurati – spiega Maiorino –. Poi l’obiettivo non è rubare elettori al Pd, ma riattivare chi ha smesso di votare». In sostanza, adesso è il momento di fare la voce grossa, «ma Conte è ben consapevole che con i dem dovremo sederci allo stesso tavolo per il bene del Paese», assicurano anche dagli uffici della Regione Sardegna.
Sullo sfondo, anche se per ora tenuto sottotraccia, c’è lo scontro tra le due donne più in vista del Movimento: Todde e Appendino, entrambe con ambizioni da leader del futuro. La prima, acclamata al Palazzo dei Congressi di Roma, si muove in sintonia con Conte. La seconda, diventata punto di riferimento per i (pochi) non allineati, spesso e volentieri non rinuncia al controcanto, in particolare sul tema delle alleanze. Todde artefice dell’impresa unitaria in Sardegna, Appendino decisiva nello strappo alle Regionali in Piemonte, caso recente come quello del Lazio in cui Pd e M5s hanno corso separati. Due traiettorie diverse, destinate a convivere finché le redini saranno nelle mani di Conte. In attesa di capire se il tentativo di rilancio politico dei 5 stelle si concretizzerà alle urne da qui al 2027.
(da lastampa.it)
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