Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
IN PIAZZA DEL POPOLO ASSOCIAZIONI, SINDACATI E PARTITI DI OPPOSIZIONE, UN CORTEO COME NON SI VEDEVA DA TEMPO…CRESCE NEL PAESE LA RIVOLTA CONTRO IL REGIME SOVRANISTA
Alla fine un fiume di persone invade piazza del Popolo, un corteo come non se ne vedeva da tempo. Numeri che solo il movimento delle donne aveva messo insieme negli ultimi anni. “Siamo centomila “, dicono gli organizzatori quando la manifestazione è ormai a metà. La manifestazione era partita da piazzale del Verano, dietro lo striscione: “A pieno regime contro il ddl paura”. La manifestazione è stata convocata da un’ampia coalizione di circa 200 sigle. Ci sono associazioni come Amnesty International, Antigone e A Buon Diritto, i centri sociali di mezza Italia, sindacati di base e la Cgil con un robusto spezzone, l’Arci con il suo camion e tantissimi giovani e studenti. Ci sono poi i coltivatori di canapa colpiti dal decreto. E i partiti, Alleanza Verdi e Sinistra che è tra i promotori, e il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle che hanno inviato delle delegazioni istituzionali dopo l’adesione arrivata a 48 ore dal corteo.
All’arrivo di Piazza del Popolo il camion di testa ha rotto simbolicamente una grande catena di cartone apposta dagli attivisti: “Vogliamo liberarci dal governo e dalle sue leggi liberticide”.
“Arrestateci tutti”, si legge. “Si scrive sicurezza si legge repressione”, si legge ancora. “Una sicurezza da paura”. Fra cori e striscioni, il corteo sta proseguendo il suo cammino dal piazzale del Verano fino a piazza del Popolo, dove è previsto l’arrivo nel tardo pomeriggio.
“Dittatura senza democrazia, senza libertà, senza sicurezza”, si legge ancora. “La repressione serve solo a rinforzare e unire le oppressioni. No ddl paura”, ma anche “Se voi fate il fascismo, noi seminiamo resistenza: no ddl paura”.
Nel corso della manifestazione non sono mancati gli interventi dal megafono. “Vogliamo difendere la nostra democrazia, già debole e in crisi, da un progetto governativo che ci porta vicini a modelli autoritari – dichiarano i presenti – Questo ddl è un attacco ai diritti. Siamo qui per la casa, per i morti in mare, per i morti a Gaza, per chi è a rischio povertà. Ma siamo qui anche per tutti coloro che non hanno capito la gravità di questo ddl”.
Lungo il corteo non sono mancati momenti di tensione. Alcuni studenti dei movimento pro Palestina hanno lanciato petardi contro la vetrina di un supermercato Carrefour in viale Regina Margherita danneggiando il punto vendita, su cui si legge la scritta: “Assassini”. Imbrattata anche un distributore dell’Eni su via Pinciana, scrivendo “Eni complice”.
Libera: “Allarmati per i poteri concessi ai servizi”
Presente anche Libera contro le mafie. Così Francesca Rispoli, la copresidente dell’associazione che in particolare sottolinea come susciti “allarme l’articolo 31 della norma, che aumenta i poteri dei Servizi di Informazione per la Sicurezza, in ordine all’estensione delle condotte di reato per le quali non sono imputabili. Molti familiari delle vittime innocenti di mafie e terrorismo ad oggi non conoscono la verità proprio a causa di depistaggi dei servizi segreti deviati”.
Artisti in corteo: Elio Germano, Raimo, Mastandrea, Zerocalcare
Tanti gli artisti in piazza, molti dei quali nelle scorse settimane hanno fatto da “testimonal alla manifestazione”. C’era il cantante Tommaso “Piotta”, l’attore e regista Valerio Mastandrea, e poi Elio Germano e Michele Riondino. In piazza “avvistato” anche il fumettista Zerocalcare che non ha voluto rilasciare dichiarazioni. Così lo scrittore e insegnante Christian Raimo: “Le persone sono qui non solo per difendere lo stato di diritto ma inizia a vedersi soprattutto tra i liceali e gli universitari un’idea di politica e società diversa in cui una manifestazione più essere uno spazio di felicità e una protesta può diventare un momento di creazione di immaginario. Non siamo solo tante e tanti, ma allegri e pieni di energie, dagli ottantenni ai ragazzi e ragazze del liceo”.
Cgil in piazza con movimenti e associazioni
Tra le grandi organizzazioni nazionali oggi in piazza la Cgil, che ha animato un grande spezzone. “Oggi, la Fiom insieme alla Cgil, ad associazioni, movimenti, studenti, è in piazza a Roma per fermare il Ddl sicurezza. Un provvedimento scellerato e pericoloso che minaccia di limitare le libertà individuali e collettive dei cittadini, cancellare il diritto di sciopero e restringere gli spazi di democrazia e il diritto al dissenso.
Abbiamo bisogno di sicurezza, non del ‘decreto paura’ del Governo. La sicurezza è quella di avere un posto di lavoro, di non morire nei luoghi di lavoro, di avere un salario dignitoso. La sicurezza di impedire i femminicidi, la sicurezza di avere scuola, università, sanità. Questo decreto del Governo invece serve esclusivamente a impedirci di manifestare, di scioperare. Ma noi non ci fermeremo”. Lo dichiara Michele De Palma segretario generale Fiom-Cgil alla manifestazione nazionale a Roma contro il Ddl Sicurezza. (ANSA).
I politici in piazza: Bonelli, Fratoianni, Conte e il PD
Al corteo i due leader di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. “Alla destra dico: se volete sicurezza guardate i problemi veri del Paese. Se volete sicurezza date una casa alle famiglie meno abbienti, se volete sicurezza garantite un salario dignitoso ai lavoratori e cancellate la precarietà, se volete sicurezza occupatevi del corpo delle donne vittime della cultura patriarcale, se volete sicurezza smettetela di negare il diritto alla salute e alla scuola pubblica. Spesso mi chiedono di quanto deve essere largo il campo, basta guardare questa manifestazione”, ha detto Fratoianni intervenendo al camion di testa della manifestazione.
Il leader del Movimento 5 Stelle ha raggiunto il corteo all’altezza di viale Regine Margherita. “Siamo in piazza con tutto il Movimento 5 stelle per manifestare contro una lettura del bisogno di sicurezza che e’ completamente deformato. I cittadini quando parlano di sicurezza non chiedono di reprimere il dissenso politico, la resistenza passiva, non chiedono il bavaglio sempre piu’ stretto per i giornalisti. Chiedono invece di poter uscire di casa la sera e di tornare a casa a tarda sera, chiedono di poter uscire di giorno senza essere assaliti con scippi, rapine e furti, chiedono di poter stare nelle strade in sicurezza in tutti i quartieri” ha sottolineato Conte.
Prima di andarsene il leader del M5S è stato contestato da un gruppetto di manifestanti: “Fate schifo, ci siete stati anche voi al governo con Salvini”. I contestatori hanno rinfacciato a Conte il pacchetto sicurezza votato con Salvini.
Per il PD non c’era Elly Schlein, impegnata nell’assembla nazionale del suo partito in corso a Roma, ma erano presenti diversi esponenti parlamentari tra cui Marco Furfaro, Filippo Sensi, Laura Boldrin. Così Francesco Boccia: “Questa manifestazione così partecipata è la dimostrazione che la democrazia non si cambia o limita per decreto, come pensa di fare la destra. Continueremo ad opporci con tutte le nostre forze in Parlamento per far ritirare il provvedimento o per cambiarlo nelle parti in cui si mettono a rischio i diritti fondamentali di chi manifesta. Sono ossessionati da chi non la pensa come loro e insofferenti verso i contrappesi democratici. Non cambiano mai. Confondono il governo del Paese con il comando e non capiscono che quando un lavoratore sciopera, non solo ci sta rimettendo la giornata, ma lo fa perché non ha più un`alternativa per far sentire la propria voce”.
(da Fanpage)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
LA FRENATA DEGLI INVESTIMENTI PESA SULLO SCENARIO… BANKITALIA PREVEDE UNA LEGGERA RIDUZIONE DELL’INFLAZIONE PER I PROSSIMI TRE ANNI
Oltre alla Germania, frena anche l’Italia. Sia nell’anno in corso, sia nel prossimo biennio. Banca d’Italia ha tagliato di un decimale le proiezioni di crescita economica del Paese, portandole a quota 0,5%, meno delle stime dello scorso ottobre. Che prevedevano una salita del Pil pari a 6 decimi. E comunque meno, sottolinea Banca d’Italia, delle previsioni del Mef diffuse nel Piano strutturale di bilancio di medio termine (Psb).
Questo per un diverso conteggio delle giornate lavorative fra un anno e l’altro, come invece fa la maggior parte delle istituzioni economiche, nazionali e internazionali. A esclusione di tale effetto, la Banca nazionale guidata dal governatore Fabio Panetta rimarca che il Pil italiano crescerebbe dello 0,7% a fronte di una salita di un punto percentuale segnata nel quadro del Psb. A incidere, secondo Banca d’Italia, l’incertezza globale. Fenomeno che incide sui consumi interni, che per il 2024 saranno pari a zero, e sugli investimenti fissi lordi, in flessione di 3 decimali rispetto alle stime di ottobre.
Anche al netto delle quattro sforbiciate ai tassi d’interesse da parte della Banca centrale europea (Bce), il quadro rimane debole. Al netto dei 100 punti base di ribassi del costo del denaro, l’economia italiana frena. E le incognite globali, con Berlino in recessione anche per l’anno corrente e i venti contrari che stanno spirando sull’Europa, provocano un calo della fiducia in consumatori e imprese che rende difficile l’interpretazione della congiuntura.
Il tutto al netto delle possibili tensioni geopolitiche, e commerciali, che possono deteriorare la crescita globale. E quindi quella dei Paesi più dipendenti da esportazioni e importazioni. Ne deriva che la Banca d’Italia stima che il Pil italiano aumenti dello 0,5 per cento nel 2024 e acceleri nel successivo triennio, a tassi intorno all’1 per cento in media, sospinto dalla ripresa dei consumi e delle esportazioni, appunto. [
Sul fronte dei rincari, la linea è positiva e compatta con le visioni osservate dalla Banca centrale europea (Bce), che ieri ha lasciato intendere che ci saranno nuove riduzioni delle restrizioni finora adottate per arginare le fiammate dei prezzi nell’eurozona.
Secondo Banca d’Italia, la valutazione generale è l’inflazione “rimanga contenuta, collocandosi all’1,1 per cento nella media dell’anno in corso, all’1,5 nel successivo biennio e al 2,0 per cento nel 2027. Al rialzo dell’inflazione contribuirebbero principalmente il venire meno del forte contributo negativo della componente energetica e, nel 2027, gli effetti temporanei dell’entrata in vigore della normativa ETS2 (relativa alle emissioni di carbonio, ndr)”.
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
“BRESCIA E’ NOSTRA E CI APPARTIENE”… LA DURA RISPOSTA DEL SINDACO
Nella serata di ieri, venerdì 13 dicembre, a Brescia si è svolto un corteo. Circa 500 persone sono scese in strada e hanno sfilato per le vie della città sotto lo slogan “Difendi Brescia”. Diversi i cori e gli slogan. Non sono mancati “Boia chi molla” e qualche saluto romano. I partecipanti sono partiti da parco Gallo e sono arrivati alla stazione.
Tra i presenti c’erano membri dei gruppi “Brescia ai bresciani”, “Brescia identitaria”, “Rete dei Patrioti”, “CasaPound Italia”, “Veneto Fronte Skinheads”, “Comunità militante Brescia” e “Nazionalisti Camuni”. Quanto accaduto ieri sera ha, ovviamente, sollevato diverse polemiche.
La sindaca di Brescia, Laura Castelletti, ha condannato la vicenda: “Il corteo di neofascisti che ha diffuso messaggi di odio per le strade di Brescia non ha fortunatamente attirato i proseliti sperati dagli organizzatori. Resta comunque un fatto grave, in una città medaglia d’argento per la Resistenza, che ancora porta la ferita della strage neofascista di piazza Loggia, che questi estremisti abbiano deciso di organizzare una manifestazione contro una società multirazziale, urlando slogan terribili e utilizzando impropriamente, senza autorizzazione, lo stemma del Comune, cosa per la quale ho già chiesto l’intervento della civica avvocatura. Il razzismo e l’odio sono estranei a una comunità che ogni giorno dimostra che è possibile convivere anche nelle differenze”.
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
DONZELLI COSTRETTO A INTERVENIRE PER RICORDARE LE BUONE MANIERE DELL’ACCOGLIENZA… D’ALTRONDE SONO NOTI PER NON VOLER ACCOGLIERE MA RESPINGERE, E’ PIU’ FORTE DI LORO
Momenti di tensione ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia a Roma. Durante il dibattito dedicato al tema di famiglia e diritti, tra gli ospiti non c’erano solo la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella, ma anche la senatrice del Movimento 5 stelle Alessandra Maiorino (più volte critica del governo Meloni su questi temi) e la conduttrice di Mediaset Bianca Berlinguer, chiamata a moderare.
Più volte il pubblico si è scaldato, quando a prendere la parola era la senatrice M5s, fischiandola e contestandola. Gli appelli di Berlinguer hanno portato a nuove proteste, ed è servito un intervento del deputato di FdI Giovanni Donzelli (responsabile organizzazione per il partito) per provare a rasserenare gli spettatori. Che comunque, alla fine dell’evento, sono tornati sotto il palco per contestare.
Il primo passaggio dell’intervento di Maiorino che ha suscitato reazioni è stato quello delle famiglie con due genitori dello stesso sesso: “Queste famiglie di cui si sta parlando in maniera anche irrispettosa, famiglie composte da due donne o due uomini, esistono già”, ha detto. “Questi bambini e queste bambine esistono, e sono tanti. Hanno subito sotto questo governo una persecuzione che non si era mai vista prima”.
A questo punto, la pentastellata è stata interrotta dai fischi della platea. A prendere la parola è stata subito Berlinguer, che ha messo in chiaro: “Se non è possibile per chi non la pensa come voi esprimere le proprie opinioni, io e Maiorino ci alziamo”. Ma questo non è servito a fermare più di tanto le contestazioni.
Pochi minuti dopo è stato necessario chiamare sul palco Donzelli, che ha richiamato i presenti: “Abbiamo chiamato apposta ospiti che la pensavano diversamente da noi”, ha iniziato. “Vi prego e vi chiedo di avere la storica accoglienza che abbiamo sempre avuto. Quando uno non è d’accordo rimane in silenzio, quando è d’accordo applaude: da sempre è nostra tradizione, da sempre facciamo così”. Il deputato ha chiuso con una nota polemica: “Alle feste dell’Unità non ci invitano nemmeno, noi siamo diversi”.
Poco dopo un’intervento della ministra Roccella ha raccolto applausi, quando ha affermato: “Noi non partiamo dai diritti degli adulti, cerchiamo di partire dai diritti dei bambini. Se c’è stata persecuzione, è stata una persecuzione giudiziaria”, ha aggiunto, parlando delle sentenze sul tema della registrazione dei figli di coppie omogenitoriali. “E mi stupisce che i 5stelle sempre così rispettosi della magistratura siano in questo caso improvvisamente contro la sentenza della Cassazione, contro i tribunali”. Va detto che le sentenze dei tribunali hanno raggiunto posizioni diverse in casi diversi, anche per la mancanza di una norma chiara in Italia.
A quel punto Berlinguer ha iniziato: “C’è stata una stretta…”, ma la ministra ha interrotto: “Non c’è stata nessuna stretta”. Le tensioni sono tornate a salire, con la conduttrice che ha chiesto: “Mi fa dire una parola o parla solo lei?”.
Maiorino è poi tornata sul tema della gestazione per altri: “Sulla Gpa avete deciso di demonizzare, di criminalizzare le persone che se ne sono servite senza neanche fare distinzioni. Io sono contraria alla commercializzazione, ma esiste una Gpa volontaria”. Di nuovo, dal pubblico sono arrivate rumorose contestazioni che hanno fermato la senatrice.
Al termine del confronto, Berlinguer ha concluso: “Se viene qualcuno che non la pensa come voi dovreste accoglierlo educatamente e civilmente. Io non è che ci guadagno qualcosa a venire qui, vengo per amore del confronto. Se poi il confronto deve scadere, buono a saperlo”. Dal pubblico si sono sollevate grida, con un partecipante in particolare che si è alzato in piedi e ha urlato: “All’università non l’avete fatta parlare!”, riferendosi probabilmente a passate contestazioni ricevute dalla ministra. Sotto il palco, uno degli spettatori ha gridato: “Vada a vederlo tra dieci anni il figlio di Vendola”. Non c’entrava nulla, ma questo è il livello…
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
LA SEGRETARIA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE DEL PD: “VOGLIO UN PARTITO CHE NON ABBIA TIMORE DI FARSI SCOMPIGLIARE I CAPELLI DA UN VENTO NUOVO”
“Mentre con una mano aumentano gli stipendi ai ministri, con l’altra bloccano il salario minimo. Che non si dica che questo governo non sa scegliere le priorità”. Lo ha detto la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, parlando in apertura dell’Assemblea nazionale del Pd a Roma. Un discorso che si è concluso con la segretaria che ha invitato il partito “mettersi al lavoro”, dicendo: “Torneremo al governo del Paese”. E in cui Schlein ha criticato anche Atreju, la rassegna di Fratelli d’Italia, dicendo che lì va in scena il “favoloso mondo di Ameloni”.
Schlein ha attaccato misura, proposta in manovra, che porterebbe a un incremento di stipendio di oltre 7mila euro al mese per i ministri che non sono parlamentari. Allo stesso tempo, proprio in manovra le opposizioni avevano rilanciato la proposta del salario minimo a 9 euro l’ora. Un emendamento che, però, è stato bocciato ancora una volta dal centrodestra, come avvenuto in passato quando la proposta è stata portata avanti.
“Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha detto di ‘aver sentito’ che il salario minimo danneggerebbe 20 milioni di lavoratori”, ha attaccato Schlein. “Ma sentito da chi? La Russa esca dalle chat di fake news di Trump e Musk”, ha detto tra gli applausi dei presenti.
La segretaria dem ha attaccato la “manovra recessiva e di austerità” del governo Meloni, che ha”solo tagli tranne per il Ponte sullo Stretto, opera che continueremo a contrastare”. Nel testo, ha detto invece, “non ci sono investimenti per fare ripartire economia e non c’è nulla per ridurre il costo dell’energia, che è il più alto in Europa in questo Paese”.
E, come detto, concludendo il suo intervento Schlein ha prospettato il ritorno del Pd alla maggioranza e quindi al governo: “Siamo un grande partito popolare”, ha detto. “Mettiamoci al lavoro per costruire con la società un’alternativa a questo governo, ci siamo. Torneremo al governo del Paese”.
Proprio la “costruzione dell’alternativa” è stata al centro dell’intervento della segretaria, che ha più volte fatto appello all’unità. “Vogliamo un partito che non abbia timore di farsi scompigliare i capelli da un vento nuovo”, ha affermato.
“Unità è anche la parola chiave del nostro percorso di costruzione di un campo progressista”, ha continuato Schlein, dicendo che non si può aspettare troppo per costruire una coalizione di opposizione: “So che la politica ha i propri tempi e i tempi devono maturare. Essere primo partito ci impone maggiore generosità, ma non possiamo pensare di passare quest’anno a farsi ognuno gli affari propri e rinviare il dibattito alle prossime politiche. Continuiamo a coltivare battaglie comuni, perché siamo più forti”.
La segretaria ha poi toccato il tema della riforma della giustizia e del rapporto dell’esecutivo con i magistrati (“il governo Meloni è impegnato in uno scontro istituzionale mai visto prima che fa male al Paese, in mondo in cui già dall’altra parte dell’oceano i miliardari vogliono scegliere i giudici”), ma anche dei centri migranti in Albania: “Meloni ancora non ci ha messo la faccia, è un clamoroso fallimento. Quei centri sono vuoti e rimarranno vuoti”.
Infine, un passaggio sull’Autonomia differenziata, con la possibilità di un referendum nel 2025 che si fa sempre più concreta: “Noi abbiamo raccolto le firme per il referendum, siamo pronti ad andare avanti e portare il Paese al voto. La Corte costituzionale ha smontato lo ‘Spacca Italia’ e nelle motivazioni di quella sentenza abbiamo trovato la fondatezza dei nostri argomenti. Il governo dovrebbe fermarsi, bloccare le intese, abrogare la legge e chiedere scusa al Paese”.
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
“E’ CONSIDERATO DA MOLTI UNA SORTE DI EROE CONTEMPORANEO”
Ammirato, celebrato, protagonista di meme e fantasie sessuali. Luigi Mangione non è un presunto killer come tutti gli altri. Tra chi lo ha elogiato commentando le sue recensioni su Goodreads – «sei una leggenda» – e chi lo considera un eroe contemporaneo che combatte il male del capitalismo, è chiaro che il sospetto omicida del Ceo di UnitedHealthcare è investito di una luce più positiva che negativa. Nonostante sia stato arrestato con l’accusa di aver sparato e ucciso a sangue freddo Brian Thompson, padre di due figli.
A rilevarlo è anche il professore e Presidente dell’Associazione Italiana di Sociologia (Ais) Stefano Tomelleri. «Il caso Mangione è interpretato da una parte dell’opinione pubblica come un’azione estrema e radicale contro le vessazioni del capitalismo, in particolare contro le compagnie assicurative che a molti nordamericani non consentono di curarsi adeguatamente», commenta il sociologo.
«Luigi Mangione incarna il senso di vendetta»
In un certo senso li giovane italoamericano sembra incarnare un desiderio di vendetta condiviso da molti. «Mangione evoca, in chi lo sostiene, l’immagine di un Davide moderno che cerca di combattere un sistema (Golia) considerato ingiusto e oppressivo», prosegue Tomelleri. «Naturalmente – continua il presidente dell’Ais – l’azione che viene imputata a Mangione non può essere giustificata o glorificata in alcun modo, ma appare piuttosto evidente il fatto che ha messo in luce un profondo desiderio di vendetta che molte persone provano nei confronti delle ingiustizie subite. In sostanza, questo caso ha acceso i riflettori su delle problematiche profonde trasformando, per molti, un presunto omicida in un simbolo di protesta sociale».
Le disuguaglianze sociali
«Questo risentimento vendicativo – conclude Tomelleri – è alimentato dalle disuguaglianze percepite da parte di chi ritiene che l’accesso alle cure sia un privilegio riservato a pochi. Nonostante Obamacare abbia cercato di mitigare queste disparità negli Stati Uniti, permangono numerosi problemi, soprattutto per chi soffre di condizioni croniche». Puntualizza il sociologo che quanto accaduto «è fortemente legato alle caratteristiche degli Stati Uniti ma, certamente, il risentimento antisociale è diffuso anche in Europa e in Italia. La differenza più sostanziale è che qui da noi, fortunatamente, abbiamo ancora un sistema di welfare in grado di mitigare le disuguaglianze e questo ci induce, a maggior ragione, a non dover mai dare per scontate le tutele sociali».
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
L’ANZIANO AVEVA COMPRATO IL SUO POSTO AL CAMPOSANTO QUANDO AVEVA 70 ANNI. LE CONCESSIONI DELLE TOMBE DURANO 30 ANNI E PER QUESTO L’UOMO L’HA RESTITUITA: “RISCHIEREI DI FINIRE NEL LOCULO A 90 E PASSA ANNI, COSTRINGENDO QUINDI I MIEI EREDI A DOVER STIPULARE UN NUOVO CONTRATTO E QUINDI PAGARE ANCORA LA TOMBA QUANDO NON CI SARÒ PIÙ”
Restituisce a Comune il loculo del cimitero, che aveva acquistato 18 anni fa, perché “oggi si muore più anziani”. L’iniziativa è di un anziano di 88 anni residente a Legnago, in provincia di Verona, che lo ha raccontato a L’Arena, chiedendo di mantenere l’anonimato. La nicchia era stata acquistata nel camposanto di San Pietro, quando l’uomo aveva 70 anni e le concessioni delle tombe duravano 30 anni.
“Visto che oggi l’aspettativa di vita si è allungata – ha sottolineato il pensionato – rischierei di finire nel loculo a 90 e passa anni, costringendo quindi i miei eredi a dover stipulare un nuovo contratto e quindi pagare ancora la tomba quando non ci sarò più. Non è giusto gravare i parenti di un defunto di quest’incombenza, specie in tempi di crisi”.
A Legnago gli ultra 65enni nel 2023 erano 6.363, pari a circa il 25% dei 25.468 residenti. L’anziano ha quindi deciso che si farà cremare, “così l’urna con le mie ceneri potrà essere collocata nell’altro loculo, sempre comperato 18 anni fa, dove riposa mia moglie da tempo. Non ha senso concedere per soli 30 anni un loculo. Il Comune dovrebbe rivedere il regolamento ed estendere le concessioni a 40 o 50 anni, come avviene in altri Comuni”.
Per il sindaco Paolo Longhi “la durata della vita media non c’entra nulla col problema sollevato dal cittadino. Stiamo parlando di occupazione di un loculo da parte di una salma mentre il Comune non concede tali spazi a persone viventi. Il problema è che laddove la durata delle concessione è maggiore non riusciamo a garantire la necessaria rotazione nell’utilizzo dei loculi”.
(da agenzie)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
LE OPPOSIZIONI: “TAJANI NON E’ LEADER, SOLO UN DIRIGENTE DI AZIENDA”
È lo sdoganamento del partito azienda. Nulla di nuovo per chiunque avesse uno spirito di osservazione appena dignitoso, ma sentire Pier Silvio Berlusconi parlare di Forza Italia al Fatto come di un asset societario (“non lo cediamo”, “nessuno si è fatto avanti per rilevare le quote”, eccetera) fa riflettere su quanto una palese anomalia sia ormai considerata la normalità, anche solo per colpa dell’abitudine.
Il tema non è certo solo di principio. Forza Italia siede al governo e si trova a discutere questioni che toccano nel portafoglio la famiglia proprietaria (vedi canone Rai e tasse sulle banche, giusto per citare due casi recenti), finendo naturalmente per condizionare i posizionamenti politici agli interessi privati dei Berlusconi.
L’Italia di Silvio ne ha viste tante e dunque ne risente la capacità di stupirsi. Ma le parole di Pier Silvio non cadono nel vuoto. Arturo Scotto, deputato del Pd, scuote la testa di fronte alle dichiarazioni dell’amministratore delegato di Mediaset: “Vogliamo capire se quando parliamo di Forza Italia parliamo di un partito della coalizione di maggioranza oppure della protesi di un’azienda privata”. Storia vecchia ma adesso ancor più bizzarra: “È un equivoco irrisolto da trent’anni, ma senza più la presenza del protagonista principale rischia di trasformarsi in una farsa”.
Già, perché finché Berlusconi era proprietario e leader politico c’era perlomeno una certa coincidenza tra interessi economici e direzione politica, incarnati dalla stessa persona. Adesso invece Antonio Tajani, che guida il partito, deve fare i conti con gli ingombranti azionisti. “Penso sia mortificante parlare di un partito come un’azienda da vendere – riflette Riccardo Ricciardi, vicepresidente del Movimento 5 Stelle – Non ci sorprendono le affermazioni di Pier Silvio Berlusconi, però davvero esplicitare tutto ciò è un punto bassissimo per la politica”.
Ma che ne pensano in Forza Italia? Fuori taccuino la reazione più diffusa è quella del sollievo, altro che onte o commissariamenti aziendali. Menomale che i Berlusconi ci sono e assicurano il proprio impegno per i prossimi anni, scongiurando salti nel vuoto (Letizia Moratti o chi per lei). A metterci la faccia è Nazario Pagano, deputato e presidente della commissione Affari costituzionali: “Non c’è alcun atteggiamento padronale, nella maniera più assoluta – risponde al Fatto – Forza Italia non è un partito azienda ed è un bell’esempio che i figli di Berlusconi tengano a quanto realizzato dal padre”.
Proviamo a incalzare l’onorevole: il linguaggio usato da Berlusconi jr. quando parla di Forza Italia è da compravendita di azioni, non da partito. “Ma non è la stessa cosa, qui ci sono delle fideiussioni che risalivano a Silvio Berlusconi e che sono passate ai figli. Non è che chi è creditore diventa proprietario. Forza Italia ha fatto un congresso, abbiamo eletto un segretario nazionale e Antonio Tajani esprime la linea politica del partito”. Che spesso però deve fare i conti con gli interessi dei Berlusconi: “Ma io non ho mai creduto alle voci che danno Tajani in dissenso con la famiglia o che parlano di frizioni. Anzi, mi è sempre risultato il contrario”.
La versione di Pagano racconta un certo conforto non solo per le rassicurazioni di Pier Silvio Berlusconi, ma pure per i risultati di un partito che sembrava doversi dissolvere alla morte del suo fondatore e che invece ha saputo rinforzarsi, guadagnandosi discrete prospettive dentro la coalizione (la Lega, per dire, non sta certo meglio). E pazienza se le opposizioni attaccano. Angelo Bonelli, leader dei Verdi, lo dice dritto: “Non avevamo dubbi, Forza Italia è un’emanazione economica-politica di Fininvest. E Tajani, più che un segretario, è un amministratore delegato”.
Bonelli però, essendo in politica ormai da qualche anno, sa bene che gridare allo scandalo non basta. È sufficiente guardarsi indietro per rendersi conto di ciò che si sarebbe potuto fare e invece non è mai stato fatto, complice una certa indulgenza nei confronti di B.: “Negli anni si è persa la grande occasione, per responsabilità anche del centrosinistra, di fare una vera legge sul conflitto di interessi. Il risultato è che oggi c’è un problema serio che riguarda, per esempio, il rapporto tra democrazia e informazione e la narrazione falsa che viene portata avanti sulla transizione ecologica e sulla situazione economica del Paese”.
Esami di coscienza che meriterebbero un rito collettivo. Nel frattempo, i Berlusconi ringraziano.
(da il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 14th, 2024 Riccardo Fucile
POSSONO AUMENTARSI LO STIPENDIO SENZA CHE NESSUNO SI SCANDALIZZI PIU’
L’emendamento alla manovra economica che equipara lo stipendio dei ministri e dei sottosegretari non parlamentari a quello dei colleghi eletti è il test definitivo sulla fine della stagione dell’anticasta. Il fatto stesso che la maggioranza abbia proposto la modifica fa immaginare che giudichi ormai consegnata al passato la lunga fase di rabbia contro l’establishment, i suoi stipendi, i suoi privilegi, le sue buvette e i suoi barbieri a prezzo agevolato. Quella fase ha prodotto nell’arco di quindici anni l’inseguimento, talvolta oltre ogni ragionevolezza, degli istinti più animosi contro i presunti potenti (molti dei quali erano appena travet di partito promossi nelle assemblee elettive), tagli agli emolumenti, sforbiciate alle pensioni, riduzione del numero stesso di deputati e senatori, e ovviamente cancellazione del finanziamento pubblico ai partiti. La politica, si diceva, diventerà più efficiente. Trasparente come una casa di vetro. Si farà più vicina al popolo e ai suoi problemi.
Non solo non è successo nulla di tutto ciò ma lo «sciopero della democrazia» degli italiani ha raggiunto livelli mai visti, con la partecipazione al voto inabissata sotto il cinquanta per cento delle ultime Europee. Allo stesso tempo, la perdita di prestigio della politica ha costretto i partiti a imbarazzanti questue ogni volta che gli serviva un nome, una fama certificata, uno bravo da candidare in virtù della competenza: correre per il Parlamento ma anche per un posto da sindaco o da presidente di Regione sembrava un rischio inutile più che una promozione.
Anche sotto il profilo della moralizzazione della vita pubblica i risultati sono stati scarsi. Gli scandali, le compravendite di voti, l’afflusso di contributi privati sul filo della legalità, restano una costante, e i meccanismi bizantini messi in piedi per finanziare singole carriere o interi movimenti hanno reso pure più difficile l’azione della magistratura. Molti, da tempo, si chiedono: ma non era meglio la trasparenza del finanziamento pubblico, che rendeva chiaro cosa è mazzetta e cosa no, cosa è pagamento illecito e cosa no, e soprattutto metteva tutti in gara sullo stesso piano?
Sia come sia, l’emendamento in favore dei ministri (otto) e dei sottosegretari (numero imprecisato) «poveri» ha un costo per lo Stato valutato 1,3 milioni di euro all’anno. Pd e M5S protestano, anche se i leader per il momento non si sono espressi e non si capisce bene se intendano fare una battaglia in grande stile quando la norma approderà nelle aule parlamentari. Forse anche loro sono in attesa della eventuale, possibile, tutta da verificare, reazione delle opinioni pubbliche. Anche loro aspettano di capire se la rivoluzione anticastista è ancora viva oppure se è stata cancellata da altri sentimenti e da altri risentimenti.
(da lastampa.it)
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