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SCHLEIN SCATENATA ALLA CAMERA CHIAMA IN CAUSA LA MELONI, CHE HA DISERTATO L’AULA: “È UNA GIORNATA TRISTE PER LA DEMOCRAZIA, MANCA DI RISPETTO AL PAESE. DA MELONI UN ATTEGGIAMENTO DA PRESIDENTE DEL CONIGLIO, NON DEL CONSIGLIO”

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

“NORDIO HA PARLATO DA AVVOCATO DIFENSORE DI UN TORTURATORE. PRIMA CI DICE CHE ALMASRI È STATO LIBERATO PERCHÉ NON HA FATTO IN TEMPO PER TRADURRE DELLE PAGINE IN INGLESE POI HA DETTO CHE LE HA LETTE MA HA RINVENUTO DEI VIZI. BENE HA AMMESSO CHE È STATA UNA SCELTA POLITICA”

“Questa è una giornata triste per la democrazia, Nordio e Piantedosi sono venuti in Aula a coprire le spalle della premier. Ma oggi in quest’aula doveva esserci Giorgia Meloni, che invece manca di rispetto all’Aula e al paese”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein nel dibattito sulle comunicazioni dei ministri Nordio e Piantedosi.
“Meloni ci ha abituati alla sua incoerenza, ma qua si tratta di sicurezza nazionale. Lei non ha parlato da ministro ma da avvocato difensore di un torturatore, le domande a cui dovrete rispondere sono molto semplici: perché Nordio, che era stato informato dal giorno dell’arresto, non ha risposto alle richieste del procuratore generale?
La vostra inerzia ha provocato la scarcerazione. Prima ci dice che è stato liberato perché non ha fatto in tempo per tradurre delle pagine in inglese poi ha detto che le ha lette ma ha rinvenuto dei vizi. Bene ha ammesso che è stata una scelta politica”
“Meloni ha mandato i suoi ministri in Aula, un atteggiamento da presidente del coniglio, non del consiglio. Doveva esserci lei qua, perché quello che hanno detto i ministri non è una risposta”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein nel dibattito sulle comunicazioni dei ministri Nordio e Piantedosi.
“Oggi vi nascondete dietro i cavilli e il giuridichese, ma qua non si tratta di un difesa formale, ma di una scelta politica. Allora assumetevi una responsabilità. La verità è che vi vergognate di quello che fate e per questo mentite. Qua doveva esserci Giorgia Meloni, invece vi siete limitati ad attaccare i magistrati. Un attacco frontale che è fumo negli occhi per coprire il merito della vostra scelta politica”.
“Proponete leggi per trasformare la vostra immunità in impunità. La differenza è che noi abbiamo rimosso e sospeso il tesoriere, mentre voi avete una ministra rinviata a giudizio per truffa allo Stato e Meloni non riesce a farla dimettere”.
(da agenzie)

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“DA GIORGIA MELONI UN ATTO DI VILTÀ ISTITUZIONALE: GIUSEPPE CONTE CHIAMA IN CAUSA LA PREMIER SUL CASO ALMASRI

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

“NON È VENUTA QUI, HA PARLATO PER TRE VOLTE DI QUESTA VICENDA FORNENDO VERSIONI DIVERSE. ADESSO NON PARLI, PERCHÉ SE NON È VENUTA A PARLARE QUI NON SI PERMETTA DI PARLARE DAVANTI A QUALCHE SCENDILETTO”… POI USA LE STESSE PAROLE DI ELLY (FINALMENTE HANNO CONCORDATO UNA STRATEGIA UNITARIA): “NORDIO HA PARLATO DA AVVOCATO DIFENSORE DI ALMASRI. MA VOI PENSATE CHE GLI ITALIANI SIANO IDIOTI?”

“Siamo diventati il porto franco e il paese balocchi dei criminali. Nordio è stato scandaloso”, su Almasri “lei non ha parlato da avvocato difensore di Almasri” ma da “giudice assolutore! Lei si dovrebbe vergognare”. Lo ha detto il leader del M5s Giuseppe Conte nell’Aula della Camera dopo l’informativa su Almasri rivolto al guardasigilli. “Ma voi pensate davvero che gli italiani siano tutti idioti?”, ha aggiunto
“Presidente oggi c’è una grande assenza del presidente Meloni, scappa dal Parlamento, scappa davanti agli italiani, è un atto di grande viltà istituzionale. Io mi rivolgo direttamente a lei, presidente Meloni, lo so che ci sta guardando, è nascosta dietro un computer, ha parlato per tre volte di questa vicenda fornendo versioni diverse. Adesso non parli, perché se non è venuta a parlare qui non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto. Non tocchi più la questione, parli solo davanti al Tribunale dei ministri”.
“Siete bloccati su tutto e avete solo una via d’uscita: distrarre gli italiani dalla realta’ e cosa fare di meglio se non prendersela con i giudici?”. Lo ha detto il leader M5s Giuseppe Conte intervenendo in Aula dopo l’informativa del governo sul caso Almasri.
“Lei vive in una dissociazione, se avesse firmato lei un atto dovuto e il presidente del Consiglio in carica avesse fatto un video in cui la definiva ‘magistrato fallimentare’, come si sarebbe sentito? Ma non si vergogna? Cosa le hanno fatto i magistrati?”
(da agenzie)

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LA GENIALE LINEA DIFENSIVA DI CARLO NORDIO: “L’ATTO È ARRIVATO IN LINGUA INGLESE SENZA ESSERE TRADOTTO”… IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA ALLA CAMERA SI ARRAMPICA SUGLI SPECCHI SUL CASO ALMASRI

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

“NON SONO UN PASSACARTE, L’ATTO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE ERA NULLO” … QUANDO DICE: “IL MINISTRO È UN ORGANO POLITICO CHE DEVE MEDITARE SUL CONTENUTO DI QUESTE RICHIESTE”, INTENDE CHE IL RILASCIO DEL TORTURATORE LIBICO È STATA UNA SCELTA POLITICA PRESA PER RAGION DI STATO? SE SÌ, PERCHÉ NON LO AMMETTE E BASTA?

Il mandato d’arresto della Corte dell’Aja nei confronti di Osama Njeem Almasri “è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto, con una serie di criticità che avrebbero reso impossibile l’immediata adesione del ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d’appello” di Roma.
Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri. “incertezza assoluta” a cominciare, ha sottolineato, “dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere”
La notifica del fatto che era indagato è “pervenuta il giorno prima del giorno in cui era fissata la comunicazione in parlamento”. Lo afferma il ministro della Giustizia Carlo Nordio nell’informativa urgente del governo, alla Camera dei deputati, in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish aggiungendo che ciò “ha determinato un momento di riflessione sia in ossequio all’indipendenza e alle prerogative della magistratura” sia relativamente alla mia “posizione di indagato”
“Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato. Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la “coerenza delle conclusiono cui perviene la decisione della Cpi”.
Questa coerenza manca completamente e quell’atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba”. Così il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.
Osama Njeem Almasri “non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sul caso Almasri.
“Smentisco, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni.
(da agenzie)

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“ALMASRI È RESPONSABILE DI TORTURE E ALTRI MALTRATTAMENTI SUI MIGRANTI NEL CARCERE DI MITIGA”: IL TEAM DI ESPERTI DELLE NAZIONI UNITE, IN UN DOCUMENTO TRASMESSO IL 6 DICEMBRE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA, PUNTA IL DITO CONTRO IL COMANDANTE DELLA POLIZIA GIUDIZIARIA DI TRIPOLI

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

IL RUOLO DI ALMASRI NEL TRAFFICO DI MIGRANTI. DAL LUGLIO 2023 GLI ISPETTORI ONU HANNO ACCERTATO 86 MIGRANTI, TRA CUI NOVE BAMBINI, SOTTOPOSTI AD ABUSI TRA CUI STUPRI, TORTURE, PROSTITUZIONE FORZATA, RIDUZIONE IN SCHIAVITÙ, LAVORO OBBLIGATO” – LA RETE CHE FA CAPO AL “BOIA DI MITIGA” SI COMPORTA COME UN REGIME

«Osama Najim, comandante del dipartimento operazioni della polizia giudiziaria e vice direttore della polizia giudiziaria è tra i principali responsabili per la gestione e il coordinamento della detenzione illegale e per le violazioni dei diritti umani e delle leggi umanitarie che avvengono ai suoi ordini nel centro di custodia di Mitiga».
Il soggetto ha una grafia diversa, come accade spesso per i nomi arabi, ma si tratta del protagonista dello scontro politico italiano: il generale libico Osema Najeem Habish Almasri. A indicarlo come il responsabile delle torture sui migranti e di altri reati è un organismo di grande autorevolezza: il team di esperti delle Nazioni Unite incaricato di verificare il rispetto della legalità in Libia. Lo ha accusato in passato e torna a farlo ora, con un documento trasmesso il 6 dicembre al presidente del Consiglio di sicurezza.
Il rapporto è frutto di indagini recentissime, condotte tra il 18 luglio 2023 e il 25 ottobre 2024. Il “Panel of Experts on Libya” è composto di specialisti che analizzano la situazione sul terreno con sopralluoghi, interviste, documenti, foto satellitari. Sottolineano di essersi basati su “prove riscontrate”: «Nelle nostre indagini abbiamo rispettato trasparenza, obiettività, imparzialità e indipendenza».
Il risultato è un dossier di 299 pagine che passa in rassegna illeciti d’ogni genere, dal contrabbando di armi a quello di petrolio, dal traffico di uomini alla depredazione delle finanze pubbliche. In questo campionario di nefandezze, la figura di Almasri spicca per brutalità:
Rada è una sorta di polizia speciale creata dal governo di Tripoli ma ormai sfuggita a ogni controllo. Gli ispettori Onu la indicano con l’acronimo inglese Dacot: l’apparato di deterrenza per combattere il terrorismo e la criminalità organizzata. Il reparto di polizia giudiziaria guidato da Almasri agisce in simbiosi con loro: ufficialmente rappresentano la legge, di fatto perseguono i loro affari. Gli investigatori scrivono: «Tra i comandanti coinvolti, il panel ha identificato Osama Najim come responsabile per avere amministrato e agevolato gli arresti illegali e il maltrattamento dei reclusi a Mitiga».
Quello di Almasri è un organismo statale che partecipa anche al crimine più remunerativo del paese: il traffico di migranti. Dal luglio 2023 gli ispettori Onu «hanno accertato 86 migranti, tra cui nove bambini, sottoposti ad abusi tra cui stupri, torture, prostituzione forzata, riduzione in schiavitù, lavoro obbligato».
In questa carovana d’orrori il luogo più infernale è il carcere di Mitiga, il regno di Almasri. «La prigione è stata ristrutturata con la finalità di realizzare gli abusi. Quattro ex detenuti hanno dichiarato di essere stati torturati in tre stanze da interrogatorio allestite con strumenti destinati soltanto a infliggere sevizie sui reclusi». Quali? «Percosse continue, isolamenti prolungati; lunghi periodi in posizioni logoranti, durante le quali due vittime sono state incatenate e issate su un paranco mentre venivano picchiate per giorni; minacce di seviziare i familiari; persone costrette ad assistere alle brutalità sui congiunti.
Le botte venivano inferte con tubi di plastica su testa e corpo. I detenuti venivano picchiati con fucili, mazze da baseball, sbarre di metallo, catene, manganelli e gambe di sedie».
C’è di più. La rete in cui Almasri rivestirebbe un ruolo leader ormai si comporta come un regime, colpendo anche chi critica le loro scorrerie: perseguitano i giornalisti e gli attivisti dei diritti umani, che vengono arrestati in maniera pretestuosa, minacciati o fatti sparire nel nulla. In un anno ben undici «sono stati vittime di perquisizioni violente, rapimenti, pesanti maltrattamenti, avvertimenti ai loro familiari. Questi gruppi armati sviluppano un sistema di ritorsioni mirate con lo scopo di generare un’atmosfera di intimidazione e sistematica discriminazione tra i membri della società civile libica e tra i giornalisti per obbligarli a sottomettersi alla volontà e agli interessi degli aggressori».
C’è un ultimo elemento, sorprendente. Il panel dell’Onu ha sottoposto le sue conclusioni ai vertici della Rada, offrendogli la possibilità di replicare. La struttura ha risposto di operare nella legalità e di essere estranea a quello che accade nelle celle di Mitiga: «Soltanto la polizia giudiziaria agisce all’interno del carcere». In pratica, hanno scaricato tutto su Almasri.
(da agenzie)

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“NON TI VERGOGNI, SEI UNA SCIMMIA!”, A RIMINI, DURANTE UNA PARTITA DI BASKET FEMMINILE UNDER 19, UNA CESTISTA E’ STATA INSULTATA: LA GIOCATRICE, DOPO AVER SENTITO L’OFFESA RAZZISTA, HA REAGITO USCENDO DAL CAMPO E ANDANDO VERSO LA DONNA

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

PURTROPPO L’HANNO FERMATA IN TEMPO, MA LA RAZZISTELLA HA PASSATO UN BRUTTO MOMENTO… LEGITTIMA DIFESA CONTRO LA FOGNA RAZZISTA

“Sei una scimmia”. Questo l’insulto razziale lanciato da una mamma alla cestista minorenne della Happy Basket Rimini durante la partita contro la Nuova Virtus Cesena di lunedì sera alla palestra Carim. Una scena inqualificabile quella che si è svolta sugli spalti quando la squadra ospite era in vantaggio e, all’improvviso, dalla gradinata si è levato l’urlo di una supporter cesenate che stava facendo una diretta su Facebook della gara.
“Sei una scimmia, non ti vergogni?” per poi passare alla minaccia “Stai attenta!”. La cestista, appena 17enne, ha sentito gli insulti ed è uscita dal parquet per andare ad affrontare la signora che, allo stesso tempo, veniva redarguita dagli altri presenti.
Solo la prontezza dei dirigenti della squadra riminese ha evitato che la giocatrice e la donna arrivassero allo scontro fisico con la mamma dell’avversaria che, forse rendendosi conto di quanto aveva appena detto, ha cercato di giustificarsi spiegando di “mi è uscito dalla bocca, non l’ho detto con intento razzista”.
Non senza fatica gli animi sono poi tornati tranquilli ma, l’atleta, è stata allontanata dal campo di gioco dall’arbitro. La partita, per quello che conta, si è conclusa con la vittoria delle cesenati col video della diretta, pubblicato sulla pagina Facebook della mamma delle atlete cesenati, è stato poi rimosso dal social ma nel frattempo qualcuno lo aveva salvato iniziando a diffonderlo sulle chat di Whatsapp facendolo diventare virale.
(da agenzie)

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IN ITALIA I BAMBINI SONO SEMPRE MENO E QUELLI CHE VENGONO MESSI AL MONDO SPESSO VIVONO IN CONDIZIONI DEGRADANTI: I MINORI IN POVERTÀ ASSOLUTA SONO UN MILIONE E 295MILA (IL 13,8% DEL TOTALE)

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

NEL NOSTRO PAESE QUASI LA METÀ DEI BAMBINI VIVE IN SITUAZIONI DI “SOVRAFFOLLAMENTO ABITATIVO”, OVVERO DIVIDE LA STANZA CON DUE O PIÙ MINORI. PER NON PARLARE DEL 16,2% CHE ABITA IN CASE CON PROBLEMI STRUTTURALI O DI UMIDITÀ

C’è la denatalità che continua a correre. C’è la povertà che colpisce sempre più le famiglie. È questa l’Italia dei bambini, un piccolo esercito di 2,4 milioni di cittadini – se si prende in considerazione la fascia 0-5 anni – che diventano 8,9 milioni se si tiene conto di tutti gli under 18. Oltre un bimbo su dieci è di origine straniera.
Numeri complessivi destinati a scendere visto che i nuovi nati nel nostro Paese sono sempre meno. Certo non toccheremo più il record negativo registrato nel 2023, che si è chiuso con un meno 380mila neonati, ma anche il 2024 ci conferma che gli italiani fanno sempre meno figli: dal 1° gennaio alla fine di luglio il calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è stato di 4.600 unità.
I minori in povertà assoluta sono un milione e 295mila. È il 13,8% del totale. Mentre vivono in povertà alimentare 200mila bimbi sotto i cinque anni (l’8,5% del totale). Tradotto: le loro famiglie non riescono a garantire loro almeno un pasto proteico ogni due giorni. Gli ultimi dati disponibili, si riferiscono al 2023.
Anche l’ambiente circostante incide sulla qualità della vita, a maggior ragione dei più piccoli. E fa un certo effetto leggere come, sempre due anni fa, quasi la metà dei bambini viveva in situazioni di «sovraffollamento abitativo»: semplificando significa che in una sola stanza convivono più di due soggetti minori. Uno dei valori, negativi, più alti d’Europa.
Di più, ancora nel 2023 il 16,2% di loro viveva in abitazioni con problemi strutturali o di umidità. Case in cattive condizioni che superavano il 50% del totale in sette capoluoghi tutti concentrati nel Mezzogiorno: Foggia, Cosenza, Reggio Calabria, Messina, Salerno, Catania e Napoli. L’Istat evidenziava come quasi 2 su 5 under 19 che vivono in Italia si concentrano nelle 14 città metropolitane, dove, in media, vive anche il 13,7% dei contribuenti con reddito inferiore ai 15 mila euro annui.
(da agenzie)

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“TUTTO QUELLO CHE DIRETE FINIRA’ AGLI ATTI”: DA DUE GIORNI GIULIA BONGIORNO NON SMETTE DI RIPETERLO A NORDIO E A PIANTEDOSI

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

IL TIMORE CHE POSSANO DIRE QUALCOSA CHE LI COMPROMETTA

«Tutto quello che direte finirà agli atti». Da almeno quarantott’ore Giulia Bongiorno non smette di ripeterlo a Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Non che un ex magistrato e un prefetto ne abbiano bisogno ma, c’è da giurarci, l’avvocato incaricato di difendere il membri del governo coinvolti nel caso Almasri lo farà fino all’ultimo minuto. L’eco della sua voce rimbalza tra via Arenula e il Viminale, palesando come quella di oggi in Aula rischi di assomigliare più ad una deposizione che a una “semplice” informativa.
Il gong suonerà attorno a mezzogiorno a Montecitorio, poi di nuovo alle 15.30 al Senato. Accanto a Nordio e Piantedosi la squadra di governo si presenterà compatta. L’invito a disdire appuntamenti non essenziali è arrivato da Giorgia Meloni, convinta che la battaglia odierna vada combattuta sui segnali comunicativi oltre che sul contenuto. Già, la premier. Le opposizioni continuano a chiamarla in Aula, al punto che ieri ha fatto capolino la suggestione di una sua presenza da spettatrice. Ipotesi però subito smentita, perché finirebbe solo con «l’inasprire il dibattito». E non ce n’è bisogno.
Il clima, già caldo, ieri si è fatto rovente quando – all’interno della blindatissima capigruppo che ha definito i dettagli logistici dell’appuntamento – la maggioranza si è opposta alla trasmissione televisiva dell’informativa alla Camera.
O meglio, in base alle ricostruzioni che ben delineano la tensione tra gli alleati, il presidente dei deputati di FI Paolo Barelli ha espresso la propria contrarietà scatenando la reazione furibonda dell’opposizione. E pure degli alleati. «Una mossa senza senso» si sfilano un po’ furbescamente da FdI tacciando l’azzurro di sabotaggio assieme alla Lega. Più probabilmente un tentativo maldestro, archiviato da un Barelli colpevole solo di essere più realista del re. Tant’è che alla fine la diretta, da entrambe le Aule, si farà. L’episodio ha però accidentato il terreno su cui dovranno muoversi Nordio e Piantedosi.
Per poco meno di mezz’ora a testa, i due ricostruiranno la vicenda della restituzione a Tripoli del generale Osama Njeem Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica arrestato in Italia e poi scarcerato nonostante pendesse su di lui un mandato di cattura della Corte penale internazionale (Cpi). Una vicenda piena di incongruenze su cui i ministri proveranno a non inciampare grazie alla preparazione a cui li ha sottoposti Bongiorno. Piantedosi rivendicando nuovamente la scelta di espellere il 45enne per ragioni di sicurezza. Il Guardasigilli facendo luce sulle ore convulse in cui si diceva intento a valutare se confermare o no l’arresto del libico, proprio mentre la procedura per farlo espatriare era già stata attivata dal governo.
Un buco di evidente matrice politica su cui oggi potrebbero essere applicate diverse toppe. In primis quella della documentazione incompleta, soprascritta e poco comprensibile con cui la Cpi avrebbe comunicato il cambiamento di status di Almasri, dal rischio attenuato durante i suoi passaggi in altri 4 Paesi del Vecchio Continente a quello “rosso”, scattato non appena il nordafricano è arrivato in Italia e indicatore della necessità di arrestarlo. Non è escluso che parte della colpa possa essere scaricata sull’ambasciata italiana all’Aja, rea di non aver trasmesso immediatamente il plico a causa dell’errore materiale di un funzionario.
Difficile prevedere come finirà. Decine di parlamentari dell’opposizione sono iscritti a parlare e ognuno lo farà per 10 minuti. Ad ora la sola certezza è che Nordio e Piantedosi saranno sottoposti al fuoco di fila di dubbi, accuse e chiarimenti che da giorni agitano il Parlamento.
Meloni, con i suoi, ostenta calma.
«L’opposizione fa l’opposizione» si limita a valutare.
(da La Repubblica)

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INTERVISTA ALL’EX COMMISSARIA UE MALMSTROM_ “TRUMP E’ UN BULLO E I DAZI LI METTERA’ ANCHE A NOI”

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

“L’EUROPA DIALOGHI MA NON ACCETTI RICATTI”

L’Europa stringe i denti e si prepara ai dazi annunciati da Donald Trump. Dopo Canada, Messico e Cina, potrebbe essere proprio il Vecchio Continente il prossimo bersaglio della guerra commerciale scatenata da Washington.
Per l’Europa, in realtà, si tratterebbe di una sorta di tuffo nel passato. Nel 2018, durante la sua prima esperienza alla Casa Bianca, Trump impose dazi su acciaio e alluminio europei, mentre l’anno successivo le tariffe colpirono anche diversi prodotti dell’agroalimentare. In quel momento a guidare la risposta di Bruxelles – che reagì tassando le importazioni di whiskey, Harley Davidson, jeans e non solo – c’era Cecilia Malmström, commissaria europea al Commercio dal 2014 al 2019, oggi senior fellow del Peterson Institute for International Economics. Cosa accadrà questa volta? «Credo proprio che i dazi arriveranno. L’Europa cerchi il dialogo ma non da una posizione di ricatto», avverte l’ex politica svedese in questa intervista a Open.
Nel 2018, quando Trump approvò i primi dazi contro l’Europa, era lei la commissaria europea al Commercio. Che somiglianze vede con ciò che sta accadendo oggi?
«Trump crede ancora che i dazi siano una buona cosa. E questo, fondamentalmente, non lo crede nessun altro al mondo. Pensa ancora che ci sia una sorta di ingiustizia legata al nostro commercio perché gli americani comprano più da noi di quanto noi compriamo da loro, ma è così che funziona. Si chiama economia di mercato».
E che differenze vede rispetto ad allora?
«La differenza è che questa volta lui ha esperienza, ha una maggioranza più ampia ed è circondato da persone più qualificate. Inoltre, non ha bisogno di passare attraverso il Congresso, perché può agire con ordini esecutivi. Sta mescolando in modo molto aggressivo i dazi con la sicurezza, le leggi sulla tecnologia, la Groenlandia, l’Ucraina, le armi. Questa è una cosa che non avevamo mai visto prima».
Trump imporrà davvero i dazi all’Europa o si troverà un accordo, come accaduto con Canada e Messico?
«Penso che i dazi sull’Europa arriveranno, come ha annunciato durante tutta la sua campagna elettorale e da quando si è insediato. Lui crede, sbagliando, che sia in atto una grande ingiustizia perché c’è un deficit commerciale sui beni scambiati con l’Europa. Nella sua testa, i dazi sono l’unica soluzione e li usa come un bullo, per spingere gli altri Paesi a fare ogni genere di cose. Ora proverà a farlo anche con l’Ue, ma è importante resistere».
L’Ue sembra disposta ad acquistare più gas naturale e armi dagli Stati Uniti pur di evitare nuovi dazi. È una buona soluzione?
«Penso che bisognerà essere molto risoluti. Lui è un bullo e non può dettare regole costringendo l’Europa a fare ogni genere di cosa e minacciando dazi. Ci deve essere una reazione a tutto questo».
E cosa dovrebbe prevedere questa reazione?
«I contro-dazi non sono lo strumento ideale. Ma, se necessario, dobbiamo usarli. Poi ci sono altri strumenti di difesa commerciale che possiamo sfruttare, a partire dall’Ipi, lo Strumento europeo per gli appalti internazionali (International procurement instrument – ndr). Detto questo, ovviamente dovremo sederci a dialogare, magari anche acquistando più armi e più gas dagli Stati Uniti. La cosa importante, però, è non farlo in una situazione di ricatto».
I leader europei sembrano divisi su come rispondere agli eventuali dazi di Trump. La Francia spinge per una risposta dura, mentre altri Paesi, a partire dall’Italia, chiedono di puntare sul dialogo e sulla diplomazia. Come se ne esce?
«Penso che la posizione della Francia sia quella della maggioranza dei Paesi europei. Trump detesta apparire debole e cercherà di spingere, spingere e spingere. Non dobbiamo limitarci a obbedire e fare tutto ciò che chiede. Ci sono delle regole da seguire, molte delle quali sono state inventate proprio dagli americani. I dazi sono una cosa negativa e porteranno solo nuova inflazione e prezzi al consumo più alti, perciò dobbiamo essere molto risoluti nella nostra risposta. Non possiamo accettare il ricatto: o ci date la Groenlandia o vi mettiamo i dazi».
Giorgia Meloni vuole mediare tra Stati Uniti e Unione europea. Può essere una buona strategia o dev’essere Bruxelles a interfacciarsi direttamente con Washington?
«Ogni dialogo è sempre meglio della lotta. Se ci sono individui che pensano di poter raggiungere un risultato tramite il dialogo, penso che sia una buona cosa. Ma la cosa più importante per l’Unione Europea è restare unita. Se Trump dovesse imporre dazi a Germania, Danimarca e Portogallo, dobbiamo avere una risposta unitaria. Se alcuni leader ritengono di essere più inclini ad avere una relazione migliore, non solo Meloni, va bene. Ma la cosa importante è che parli per l’intera Unione europea. Non lasciamo che gli Stati Uniti ci dividano».
Pensa davvero che Trump potrebbe imporre dazi solo ad alcuni Paesi Ue?
«È possibile. D’altronde, ci ha provato anche l’ultima volta ma non ha avuto il tempo di farlo perché abbiamo stretto un accordo. Nella prima presidenza, aveva minacciato di imporre dazi sulle auto tedesche e sul vino francese»
Nel 2018, i dazi di Trump hanno preso di mira solo alcuni prodotti e settori industriali. Questa volta, invece, parla di dazi generalizzati su tutte le esportazioni verso gli Usa. Questo va contro le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto)?
«Certamente. Immagino che l’Ue porterà la questione al Wto ed è giusto che lo faccia. Il problema è che lo abbiamo fatto anche l’ultima volta, insieme ad altri 10 Paesi, e il Wto ci ha dato ragione. Ma agli Stati Uniti non importa affatto del Wto e l’organo di appello non funziona. L’Unione europea è desiderosa di seguire le regole, ma gli Stati Uniti no, nemmeno sotto la presidenza Biden».
Quale consiglio si sente di dare all’attuale Commissione europea?
«Serve adottare una strategia e penso che lo stiano facendo. Per ora, stanno cercando di mantenere la calma, anche perché i dazi non ci sono ed è importante non farsi prendere dal panico. Se dovessero arrivare, dobbiamo certamente reagire, ma anche dimostrare che siamo pronti a sederci e parlare come persone civili. Detto questo, dobbiamo continuare a fare accordi commerciali, per esempio quello con il Mercosur, che è eccellente. C’è una vasta rete di Paesi amici che pensano davvero che il commercio sia una buona cosa, se lo fai secondo le regole internazionali. E poi c’è un’ultima cosa, molto importante, che resta da fare.
Quale?
«Indipendentemente da chi siede alla Casa Bianca, bisogna rimettere in ordine l’economia dell’Ue. Portiamo a termine tutte le riforme che ci siamo promessi di fare, diamo seguito al rapporto Draghi, al rapporto Letta, alla Bussola della competitività e a tutto quel programma. Assicuriamoci di rafforzare il mercato interno, perché è anche da lì che possiamo tornare a crescere e creare innovazione».
(Da Open)

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L’EUROPA O SI UNISCE O SI DISFA

Febbraio 5th, 2025 Riccardo Fucile

OCCORRE AUTODETERMINAZIONE ECONOMICA, POLITICA E MILITARE

“L’Europa è a un bivio: o è in grado di fare un passo avanti sull’unità, o sarà cancellata”. Così dice Schlein intervistata da Cuzzocrea, e così cominciano a pensarla in molti europei.
Trump è una disgrazia ma potrebbe diventare un’occasione, perché anche grazie al suo avvento la drasticità del dilemma indicato da Schlein è sotto gli occhi di tutti, e il momento della scelta è alle porte: l’Europa o si unisce o si disfa, così a mezza strada non può rimanere. Non se lo può permettere. O sceglie l’autodeterminazione economica e politica, oppure piega la testa, anzi le teste, una per ogni singola nazione, all’aspirante imperatore del mondo.
Sarà un ottimo argomento, questo, da spendere nei prossimi mesi contro le destre sovraniste che Musk sta reclutando a suon di quattrini: i vari Farage, Le Pen, Salvini, Vox, Orbán, erano nemici dell’Europa anche prima (Meloni non si capisce bene, è costretta dal suo ruolo a essere bifronte); di qui in poi lo saranno il doppio, in quanto anti-unionisti e in quanto fiancheggiatori del più determinato aggressore, dopo Putin e forse insieme a Putin, non solo dell’unità politica dell’Europa, ma anche dei principi ideali e culturali che di quell’unione sono la base: uguaglianza, solidarietà, diritti.
Un’entità politica nata dalla sconfitta del nazifascismo non può che essere odiata dagli eredi, diretti e indiretti, di quella storia nera. L’Europa è vista dai suoi nemici, esterni e interni, come una fonte malefica di cultura democratica. Liberal-democratica e social-democratica. Sovranisti e populisti non possono desiderare che la sua distruzione. Forse, finalmente, l’Europa è costretta ad accorgersi di avere, anche, un’anima politica.
(da repubblica.it)

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