Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
SABRINA DE CAPITANI, LA PORTAVOCE DI GALVAGNO, FINITA SOTTO INCHIESTA PURE LEI PER CORRUZIONE, HA RASSEGNATO LE DIMISSIONI
L’assessora regionale al Turismo Elvira Amata, esponente di Fratelli d’Italia, è
indagata per corruzione. Le indagini sarebbero state avviate nel settembre del 2023. Nel gennaio scorso, la componente della giunta di Renato Schifani ha ricevuto un avviso di proroga delle indagini, con un termine fissato al 27 marzo del 2025.
La vicenda rappresenterebbe uno dei filoni dell’inchiesta che ha coinvolto anche a vario titolo il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, imprenditori e collaboratori.
Già in quel fascicolo, si faceva più volte riferimento al ruolo di Giuseppe Martino, uomo vicinissimo all’assessora, della quale è stato anche Vice capo di gabinetto vicario, prima di essere nominato Segretario particolare, lo scorso gennaio.
Novità anche dallo staff del presidente dell’Assemblea regionale: Sabrina De Capitani, la sua portavoce finita sotto inchiesta pure lei per corruzione, ha rassegnato le dimissioni. Convocata nei giorni scorsi in procura, per essere interrogata, si è avvalsa della facoltà di non rispondere
(da Repubblica)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
“QUANDO GLI È STATO CHIESTO DEL PONTE AL VERTICE NATO DELL’AIA A FINE GIUGNO, GLI ASSISTENTI AMERICANI HANNO RIDACCHIATO”
Di fronte a un nuovo scoraggiante obiettivo di spesa della NATO, i politici italiani propongono che un ponte per la Sicilia, a lungo discusso, da 13,5 miliardi di euro, sia definito come spesa militare.
Roma è uno dei paesi con la spesa militare più bassa della NATO: l’anno scorso ha destinato alle forze armate solo l’1,49% del prodotto interno lordo. Questo fa sì che il nuovo obiettivo del 5% entro il 2035 sembri fuori portata.
Ed è qui che il ponte potrebbe aiutare.
Il governo di Giorgia Meloni è intenzionato a portare avanti il faraonico progetto di attraversare lo Stretto di Messina con quello che sarebbe il ponte sospeso più lungo del mondo, un progetto che è stato il sogno dei romani, del dittatore Benito Mussolini e dell’ex premier Silvio Berlusconi.
Sia il Ministro degli Esteri Antonio Tajani che il Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, vice-primo ministro della Meloni, stanno facendo leva sull’idea che il ponte abbia un valore strategico per la NATO
Un funzionario del governo ha sottolineato che non è stata presa alcuna decisione formale sulla classificazione del ponte come progetto di sicurezza, ma ha detto che probabilmente si terranno presto ulteriori colloqui per “vedere quanto sia fattibile”.
L’idea potrebbe essere politicamente utile per la Meloni, che sta lottando per convincere un pubblico diffidente nei confronti della guerra della necessità di grandi spese per la difesa in un momento in cui l’Italia si sta già avviando verso l’austerità.
Ci sono alcune basi chiare su cui l’Italia potrebbe essere in grado di costruire un caso per il ponte. Del 5% del PIL che la NATO si è prefissata, solo il 3,5% deve essere destinato alla spesa di base per la difesa, mentre l’1,5% può essere indirizzato verso una più ampia capacità di ripresa strategica, come le infrastrutture.
Un funzionario del Tesoro italiano ha anche suggerito che il marchio del ponte come progetto militare aiuterebbe il governo a superare alcune delle barriere economiche e tecniche che ne hanno impedito la costruzione in passato.
La nuova designazione “supererebbe gli ostacoli burocratici, le controversie con le autorità locali che potrebbero sfidare il governo in tribunale sostenendo che il ponte danneggerà inmodo
sproporzionato i loro terreni”, ha detto il funzionario del Tesoro. Inoltre “faciliterebbe la raccolta di fondi, soprattutto nel prossimo anno, per il ponte”.
In aprile, il governo italiano ha adottato un documento in cui si dichiara che il ponte deve essere costruito per “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”.
Oltre all’uso civile, “il ponte sullo Stretto di Messina ha anche un’importanza strategica per la sicurezza nazionale e internazionale, tanto che svolgerà un ruolo chiave nella difesa e nella sicurezza, facilitando il movimento delle forze armate italiane e degli alleati della NATO”, aggiungeva il documento.
L’Italia ha anche chiesto che il progetto sia incluso nel piano di finanziamento dell’UE per la mobilità del personale, dei materiali e dei beni militari, in quanto “si inserirebbe perfettamente in questa strategia, fornendo infrastrutture chiave per il trasferimento delle forze NATO dal Nord Europa al Mediterraneo”, si legge nel rapporto governativo.
Il ponte “rappresenta un vantaggio per la mobilità militare, consentendo il trasporto rapido di veicoli pesanti, truppe e risorse sia su strada che su rotaia”, ha aggiunto il governo.
Se la NATO – e soprattutto il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che adora i grandi progetti edilizi – si lascerà convincere da questa logica è un’altra questione.
Ufficialmente, lo Stretto di Messina si trova al di fuori dell’unico corridoio di mobilità militare designato dalla NATO per l’Italia, che inizia nei porti della regione Puglia sul tacco dello stivale italiano, attraversa l’Adriatico fino all’Albania e prosegue verso la Macedonia settentrionale e la Bulgaria. Non è nemmeno chiaro se lo stretto rientri nella rete di mobilità militare dell’UE, i cui corridoi, secondo persone che hanno familiarità con le discussioni, dovrebbero allinearsi alle rotte della NATO.
Per il momento, gli americani non stanno mostrando interesse.
Quando gli è stato chiesto del ponte al vertice NATO dell’Aia a fine giugno, gli assistenti americani hanno ridacchiato, ma non hanno offerto alcuna risposta immediata.
Un altro argomento contro il progetto è che collegherebbe due delle regioni più povere d’Italia, nessuna delle quali ha un sistema di trasporti efficiente. Molti ritengono che sia più urgente investire in strade e ferrovie locali.
“La popolazione di Sicilia e Calabria soffre di infrastrutture idriche inadeguate, trasporti a rilento, strade piene di buche e ospedali da terzo mondo. Il ponte sullo stretto, quindi, non può essere una priorità”, ha detto Antoci.
Ma la coalizione di governo è determinata ad andare avanti. Martedì Salvini ha dichiarato che l’autorizzazione finale del progetto è prevista per luglio.
In un segnale alquanto infausto, Tajani ha proposto di intitolare il ponte a Berlusconi, primo ministro famoso per i suoi bunga bunga e le interminabili battaglie legali.
(da politico.eu)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
NON C’E’ PIU’ LIMITE AL RIDICOLO E ALLA MEGALOMANIA
Che Donald Trump sogni di vedere il suo svolto scolpito nel celebre Mount Rushmore
in South Dakota, la montagna che ritrae i quattro presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Theodore Roosevelt e Abraham Lincoln, non è un segreto. Lo aveva proposto nel 2019 durante il suo primo mandato e a gennaio, appena reinsediatosi alla Casa Bianca, la deputata repubblicana della Florida, Anna Paulina Luna ha presentato un disegno di legge per trasformare in realtà il desiderio del suo leader.
Anche diversi commentatori di Fox News hanno proposto che il volto del quarantacinquesimo e quarantasettesimo presidente dovrebbe essere aggiunto al monumento in South Dakota nel 2026, in occasione del 250esimo anniversario della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti.
A marzo, il Segretario degli Interni Doug Burgum ha dichiarato in un’intervista con Lara Trump, nuora del presidente, che “c’è sicuramente spazio” per il volto di Trump sul Monte ma l’argomento è tornato alla ribalta in questi giorni con un articolo del New York Times che si chiede se sia possibile -filosoficamente, legalmente e ideologicamente – scolpire un nuovo volto sull’opera completata dopo 14 anni da Gutzon Borglum nel 1941.
Innanzitutto, sottolinea il quotidiano, c’è da considerare il punto di vista geologico ovvero il fatto che, per gli esperti, sulla
montagna non c’è più spazio, nonostante le rassicurazioni del segretario. Poi c’è un tema artistico: l’opera era stata concepita per ritrarre quattro presidenti ed è un lavoro finito. E infine l’opposizione dei nativi americani locali, già contrari al monumento in sé perchè giudicato simbolo del suprematismo bianco e di un razzismo strutturale.
Di recente i nativi hanno anche protestato contro un progetto lanciato dallo stesso Trump per costruire il “giardino nazionale degli eroi americani” – con 250 sculture di “famosi statisti, visionari e innovatori americani” sulla base di una lista compilata da l presidente nel suo primo mandato – in un’area considerata sacra.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
“QUELLO DUEMILA EURO SI PRESE TRE TELEFONI, HA AUMENTATO IL PREZZO” … ALCUNI AGENTI, ANCHE QUANDO SORPRENDEVANO I DETENUTI A PARLARE AL TELEFONO SI VOLTAVANO DALL’ALTRA PARTE, FACENDO FINTA DI NON VEDERE E NON SENTIRE
«Hai capito cosa gli ha detto? Li ha portati nella valigia i telefonini». La conversazione viene intercettata in una cella del reparto Alta sicurezza del carcere di Prato. È l’11 gennaio scorso, nelle celle che ospitano i reclusi per reati di mafia, camorra, ‘ndrangheta, oltre a esponenti di rilievo della criminalità albanese e cinese, è appena scattata una perquisizione a tappeto che ha portato alla luce dieci telefoni clandestini.
Sono tre detenuti napoletani, quelli che sembrano i padroni della sezione, a commentare tra loro la retata inattesa: «Mo aumenta il prezzo», si lamentano non immaginando di essere intercettati. Poi uno di loro rivolgendosi probabilmente a un agente dice: «Mo il collega tuo invece di prendersi mille euro, quell’infame, si prende duemila euro». «Quello duemila euro si prese tre telefoni, ha aumentato il prezzo». E un altro: «Appuntà a me si sono presi 5 mila euro, 2 mila euro lo pagai io». Una settimana dopo il blitz in carcere saranno loro a trovare e consegnare agli agenti la microspia che li stava intercettando nella cella.
Quei dialoghi registrati dagli investigatori nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Prato sembrano indicare che nel carcere della Dogaia c’era un vero e proprio tariffario per fare entrare i telefoni cellulari grazie alla complicità di alcuni agenti della polizia penitenziaria. Cellulari che arrivavano a destinazione seguendo diversi percorsi: con le fionde, dentro palloni lanciati dall’esterno e poi recuperati dai detenuti che avevano maggiore libertà di movimento, ma soprattutto dentro
le valigie inviate dai familiari.
Per un «carico» perso tanti altri sono arrivati dove dovevano arrivare, visto che nell’arco di un anno sono stati sequestrati quasi 40 telefoni, dieci solo nel giorno della perquisizione a sorpresa. Il sospetto degli inquirenti, guidati dal procuratore capo Luca Tescaroli, che da un anno stanno indagando sul carcere senza controlli, è che la via di accesso preferenziale per i telefoni fosse l’ufficio chiamato casellario, il deposito del carcere dove vengono stoccati plichi postali e tutti gli oggetti destinati ai detenuti.
Uno dei sei agenti indagati per corruzione lavorava proprio in quello che viene considerato il punto nevralgico dell’istituto penitenziario. Gli inquirenti stanno cercando adesso tutta la documentazione di quell’ufficio dal momento che dovrebbero esserci le segnalazioni delle anomalie rilevate.
Dalle intercettazioni di alcuni telefoni clandestini gli inquirenti hanno scoperto che alcuni agenti, anche quando sorprendevano i detenuti a parlare al telefono si voltavano dall’altra parte, facendo finta di non vedere e non sentire. A raccontarlo ai familiari sono gli stessi detenuti. «È entrato un agente che mi doveva consegnare una lettera — dice al telefono un detenuto parlando con la moglie —, meno male che mi sono messo sotto le coperte ma mi ha visto al cento per cento»
«Qua possiamo parlare tranquillamente — è la frase intercettata un anno fa durante un colloquio nel carcere tra un detenuto siciliano e il figlio — qui stiamo anche tre o quattro ore senza guardie»
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
FERTITTA VIVE NEL SUO “BARCHINO” DA 76 METRI (COSTO, 150 MILIONI DI EURO), E QUANDO DEVE RAGGIUNGERE ROMA LO FA VIA ELICOTTERO. E NEMMENO SEMPRE: SE PUÒ, SI COLLEGA DIRETTAMENTE DA REMOTO
Ambasciator non porta pene. Al massimo, lo yacht. Quel texano miliardario che
risponde al nome di Tilman Fertitta, scelto da Donald Trump come nuovo ambasciatore in Italia, preferisce le acque del mar Tirreno alla calura di Roma.
Fertitta, infatti, ha fatto compiere al suo maxi yacht, il Boardwalk, una traversata oceanica, da Washington DC alla rada del porto turistico di Civitavecchia. A ricostruire la vicenda è oggi Stefano Vladovich sul “Giornale”: “Un’insolita sede istituzionale ancorata davanti alla spiaggia preferita dei romani, Sant’Agostino, che non passa di certo inosservata. Settantasei metri e mezzo di lunghezza, con una stazza di 1.848 tonnellate, realizzata direttamente per Fertitta dai cantieri olandesi
Feadship. Costo 150 milioni di euro.
Un’attrazione, come il parco divertimenti da cui prende il nome, Kemah Boardwalk, e che da giorni è meta per migliaia di curiosi della cittadina portuale e non solo. Eliporto, piscina, spa, sette cabine per 14 ospiti, wine cellar e ascensore”.
Come fa Fertitta a rispettare la sua fitta agenda, e a non perdersi un happening, un incontro, un impegno istituzionale? Semplice, sale nel suo elicottero e vola in città, dove arriva in dieci minuti. “Atterra all’aeroporto dell’Urbe lungo la via Salaria, dove lo attendono gli uomini della polizia di Stato incaricati della sua sicurezza che, in tempi di guerra, è stata raddoppiata”.
Anzi, se può, Fertitta lavora direttamente via mare, da remoto. Come ricorda “il Giornale”, “il 22 giugno” ha raggiunto “il cimitero monumentale americano dello sbarco alleato di Anzio, a Nettuno, direttamente con il suo yacht privato. Creando non pochi problemi all’apparato sicurezza, sia in acqua sia a terra.
Ma a Fertitta, patrimonio stimato 11 miliardi di dollari grazie a catene di alberghi e persino una squadra di basket Nba, gli Houston Rockets, 260° posto nella classifica Forbes sugli imprenditori più ricchi del mondo, non interessa”.
Il problema, semmai, è del Viminale, a cui tocca aggiungere la “lussuosa residenza galleggiante” tra i nuovi obiettivi sensibili da proteggere da eventuali attacchi terroristici, oltre 4mila”.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
BLOCCHI STRADALI PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE DEGLI STUDENTI ARRESTATI SABATO NELL’ENNESIMA GRANDE MANIFESTAZIONE CONTRO LA CORRUZIONE DEL PRESIDENTE E PER ELEZIONI ANTICIPATE
Non si ferma il grande movimento che da otto mesi protesta in Serbia contro la corruzione e l’autoritarismo del presidente Aleksandar Vucic e dei suoi governi. Dopo la manifestazione di sabato, a cui hanno partecipato 140mila persone, a migliaia in Serbia hanno organizzato ieri blocchi stradali, a Belgrado e in altre città, per chiedere il rilascio dei giovani arrestati in quell’occasione durante gli scontri con la polizia. Accusano il governo di incitamento alla violenza e lo definiscono illegittimo.
Le proteste contro Vucic
Nei disordini, secondo la polizia, 48 agenti sono rimasti feriti e 77 persone sono state arrestate, 38 delle quali sono ancora in custodia. Il presidente Vucic – l’ex ministro dell’Informazione di Milosevic, leader del partito di destra Sns e padre padrone della Serbia dal 2014 – ha condannato gli scontri, sostenendo che i manifestanti tentano di destabilizzare lo Stato. Anzi, in quella che è ormai una prassi, volta a screditare i ragazzi agli occhi dell’opinione pubblica, anche questa volta le autorità li avevano accusati di preparare per sabato scorso 28 giugno
giorno dell’epica battaglia del 1389 contro i turchi a Kosovo Polje, simbolo dell’eroismo nazionale – azioni violente per fermare il Paese e “portare il loro terrore anche fra gli investitori esteri e le ambasciate, al fine di isolare il Paese”. “Come si chiama tutto ciò? Terrorismo? Fascismo?”, aveva affermato Ana Brnabic, presidente dell’Assemblea nazionale ed ex premier.
L’inizio di tutto: la tragedia di Novi Sad
I manifestanti, che il 15 marzo avevano già radunato una folla oceanica a Belgrado, chiedono elezioni anticipate, perché i cittadini si esprimano su Vucic dopo questi otto mesi di clamorose proteste che hanno scosso per la prima volta il suo potere. Tutto è iniziato l’1 novembre, quando a Novi Sad la tettoia di cemento della stazione centrale è crollata e ha fatto 15 morti. Davanti al muro di gomma delle autorità e alla complicità dei media, il movimento degli studenti ha cominciato a scendere in piazza, sempre più rafforzato dagli imbarazzi del governo e dai primi risultati dell’inchiesta: la pensilina era stata rinnovata da pochissimo, tra il 2021 e il 2024, da un consorzio legato al governo cinese, uno degli alleati internazionali di Vucic insieme alla Russia di Vladimir Putin e all’Ungheria di Viktor Orbán.
L’autoritarismo di Vucic
Le proteste hanno portato a dimissioni eccellenti, come il 28 gennaio quelle del premier Milos Vucevic, sindaco proprio di Novi Sad per un decennio. Ma i manifestanti chiedono di più. Protestano contro un regime corrotto che ha il controllo assoluto dei media pubblici e chiude le ong. Vucic, che aspira all’ingresso nell’Ue, si era detto pronto, nel giro di tre, quattro o cinque mesi, a sottoporsi a una prova di legittimità, andando
incontro alle opposizioni e affrontando nuove elezioni o un referendum sulla sua persona. “Abbiamo capito bene il messaggio e dovremo cambiare”, aveva detto in un discorso alla nazione. E gli studenti ora gli ricordano quella promessa, chiedono di anticipare subito le elezioni, invece previste nel 2027.
La paura di Mosca
Il potere di Vucic è scosso, e l’alleato russo comincia a preoccuparsi, dopo aver perso negli ultimi mesi la Siria di Assad e aver visto l’umiliazione dell’Iran degli ayatollah. “La Russia auspica che la situazione in Serbia si calmi nel rispetto della Costituzione e che l’Occidente non intervenga sostenendo una rivoluzione colorata”, ha detto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, con un riferimento a quanto avvenuto in alcune ex repubbliche sovietiche dopo il crollo dell’Urss, come in Georgia e Ucraina, dove governi autoritari e vicini a Mosca erano stati fatti cadere da grandi manifestazioni popolari anti-corruzione.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
TAJANI SOSTIENE CHE IL BLU DELLA BANDIERA UE RICHIAMI “IL MANTO DELLA MADONNA” CON LE 12 STELLE DELLE TRIBU’ D’ISRAELE DISPOSTE IN CERCHIO MA COME AL SOLITO HA PERSO UN’OCCASIONE PER TACERE
Dodici stelle come le dodici tribù d’Israele e il blu a richiamare l’abito della Madonna.
È questa la fantasiosa interpretazione della bandiera dell’Unione europea secondo il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che la definisce il simbolo delle “nostre radici giudaico-cristiane”. Eppure sul sito dell’Ue, alla pagina dedicata ai principi e alla storia europea, non c’è nessun riferimento né a Israele né alla Madonna.
“Quarant’anni fa i leader europei scelsero la bandiera comune dell’Europa. Blu come il manto della Madonna, con le 12 stelle delle tribù d’Israele disposte in cerchio. Un simbolo dei nostri valori di libertà, delle nostre radici giudaico-cristiane”, ha scritto ieri sera su X. Tuttavia, la versione del vicepremier sulla bandiera non trova riscontro nella spiegazione fornita dalle stesse istituzioni europee, che chiariscono cosa simboleggiano i colori e le dodici stelle scelte per rappresentare l’Europa.
Cosa simboleggia davvero la bandiera dell’Unione europea
Come si apprende agilmente dal portale dell’Ue, la bandiera europea venne utilizzata per la prima volta nel 1955 da parte del Consiglio d’Europa, un’organizzazione internazionale, esterna alle istituzioni Ue, impegnata soprattutto nella difesa dei diritti umani, che oggi continua ad averla in uso. Nel 1985, dopo aver ricevuto il via libera del Parlamento Ue, i leader dei Paesi membri scelgono la bandiera come simbolo ufficiale dell’allora Comunità europea (che in seguito diventerà l’Ue così come la conosciamo).
La scelta dei colori e degli elementi inseriti nel disegno (dodici stelle dorato su uno sfondo blu) non fu casuale. Le dodici stelle dorate “rappresentano gli ideali di unità, solidarietà e armonia tra i popoli d’Europa”, si legge sul sito. E anche la loro disposizione, a cerchio, non ha a che fare con il numero degli Stati membri – che lo ricordiamo, attualmente sono 27 – ma vuol simboleggiare l’unità europea. In particolare, il dodici rappresenterebbe la “perfezione e l’interezza” dell’Ue.
Ma allora perché Tajani ne dà una lettura completamente diversa? Non è nemmeno la prima volta che succede. Già circa un mese fa e più indietro negli anni, nel 2021, il leader di Forza Italia aveva sostenuto questa interpretazione.
Viene da chiedersi come mai vista la lunga esperienza del ministro all’interno delle istituzioni europee, sia come europarlamentare, dal 2014 al 2022, che come commissario e persino presidente dell’Europarlamento, dal 2017 al 2019. Com’era prevedibile, il post del ministro è stato bersagliato di commenti di chi gli faceva notare la gaffe e alcuni utenti hanno attivato il Community notes, il sistema di fact-checking di X, in cui sono gli stessi iscritti a segnalare che potrebbe trattarsi di un contenuto falso o non del tutto veritiero ed eventualmente, ad aggiungere delle informazioni di contesto.
A quanto risulta Tajani si sarebbe basato sull’associazione alla simbologia cristiana suggerita da Arsène Heitz, uno degli ideatori della bandiera. Di questi richiami non c’è traccia nella spiegazione ufficiale dell’Unione europea, che invece parla di elementi del tutto laici che nulla hanno a che fare con le tribù di Israele, la Madonna o qualsivoglia simbolo religioso.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
ALLORA A CHE È SERVITA L’OPERAZIONE “MIDNIGHT HAMMER”, STROMBAZZATA DA TRUMP AI QUATTRO VENTI? DOVEVA ESSERE UNA DIMOSTRAZIONE DI FORZA DI WASHINGTON, SI STA DIMOSTRANDO UN BLITZ FETECCHIA… I DUBBI NON RIGUARDANO SOLO IL CENTRO DI FORDOW, MA ANCHE IL SITO DI ISFAHAN
Il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), Rafael Grossi, ha dichiarato che l’Iran potrebbe essere in grado di riprendere la produzione di uranio arricchito nel giro di pochi mesi.
Grossi ha sottolineato a Cbs News che le capacità ci sono, e che potrebbero avere, nel giro di pochi mesi, alcune catene di centrifughe in funzione che producono uranio arricchito. “Ma come ho detto, francamente – ha aggiunto Grossi -, non si può dire che tutto sia scomparso e che non ci sia più niente”.
In un’altra un’intervista, rilasciata domenica al programma “Sunday Morning Futures” su Fox News, il presidente degli
Stati Uniti. Donald Trump ha affermato che le sanzioni contro l’Iran potrebbero essere revocate, qualora Teheran decidesse di intraprendere una via pacifica.
Il 25 giugno una valutazione preliminare del Pentagono trapelata alla stampa ha rivelato che il programma nucleare iraniano potrebbe essere stato ritardato solo di pochi mesi. Dopo la diffusione del rapporto, Trump ha minacciato di costringere i giornalisti a rivelare la fonte del documento, che contraddiceva la sua narrativa sugli effetti dei bombardamenti.
È diventato un mistero che cosa sia successo effettivamente al sito di Isfahan, il complesso industriale a 400 chilometri da Teheran, fondamentale per il programma nucleare. Qui si trova principalmente uno stabilimento di conversione che trasforma il minerale di uranio grezzo in composti chimici che vengono poi trasportati agli impianti di arricchimento di Natanz e Fordow.Sullo stato di Isfahan abbiamo indizi disseminati nei briefing dei generali e dell’intelligence, nelle dichiarazioni dei politici e nei report della stampa internazionale: a volte si smentiscono a vicenda, a volte si rafforzano.
La Cnn riporta che gli Stati Uniti non avrebbero usato bombe «bunker buster» nel raid sul complesso di Isfahan.
Queste bombe, progettate per colpire strutture sotterranee, sarebbero state inefficaci perché il sito è troppo profondo anche per loro. A dirlo è il generale Dan Caine in un briefing riservato al Congresso.
Secondo gli ufficiali americani, circa il 60% dell’uranio arricchito degli ayatollah si trova proprio nei tunnel sotterrane
di Isfahan. Prima dell’attacco, una parte consistente di questo materiale — fino a 400 kg secondo alcune fonti — sarebbe stata trasferita lì.
Le immagini satellitari analizzate dagli esperti, tra cui Jeffrey Lewis, del Middlebury Institute, mostrano che dopo il raid alcuni ingressi ai tunnel sono stati riaperti e c’è stata una discreta attività di veicoli nell’area.Lewis sottolinea che se l’uranio arricchito era ancora nei tunnel quando li hanno sigillati, ora potrebbe essere stato spostato altrove.
(da agenzie)
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Giugno 30th, 2025 Riccardo Fucile
OLTRE ALLA SFORBICIATA ALLE ASSICURAZIONI SANITARIE, SARANNO DECIMATI ANCHE I BUONI SPESA ALIMENTARE PER I POVERI … VIA ANCHE CREDITI D’IMPOSTA PER L’ENERGIA PULITA E L’EFFICIENZA ENERGETICA
Già annoverata tra i motivi della rottura tra Donald Trump e Elon Musk, la legge di
bilancio «One big beautiful bill» continua a far discutere
La Cnn ha scritto che ciò che dice Trump in proposito non è del tutto corretto. In primo luogo, l’emittente statunitense precisa che il Congresso non ha ancora sottoposto il disegno di legge a Trump, ed è quindi possibile che il testo cambi prima di essere votato in Senato.
Riguardo all’impatto sul Medicaid — che al momento fornisce l’assicurazione sanitaria a 71 milioni di statunitensi a basso reddito — la Cnn spiega che quando Trump racconta che «resterà invariato» sta mentendo: la versione della «Bbb» approvata a maggio dalla Camera riduce i finanziamenti per centinaia di miliardi di dollari che, stando alle stime dell’ufficio di bilancio del Congresso, causerebbe la perdita dell’assicurazione sanitaria per 7,8 milioni di persone entro il 2034.
In linea con quanto promesso in campagna elettorale, Trump ha detto che la legge eliminerà le tasse sulla previdenza sociale. È falso, o quantomeno impreciso, anche questo: la legge infatti prevede un aumento delle detrazioni fiscali per gli anziani, ma non elimina del tutto la tassazione sulle prestazioni previdenziali.
Il testo attuale prevede un aumento di 4.000 dollari alla detrazione per le persone dai 65 anni in su e a patto che non abbiano un reddito superiore ai 75 mila dollari annui
Infine, il presidente ha messo in guardia dicendo che, scadendo gli sconti fiscali approvati nel 2017, «se la legge non passa, ci sarà un aumento delle tasse del 68%».
I nuovi poveri americani
Errato: un’analisi del think tank apartitico Tax Policy Center rileva che, se la legge non dovesse essere approvata, le tasse potrebbero aumentare di circa il 7,5% nel 2026.
Al momento il Bbb estende ed espande i tagli alle tasse approvati da Trump nel 2017, aggiungendo 3.700 miliardi di dollari (3,7 «trilioni») al debito nazionale in dieci anni, elimina le tasse su mance e straordinari (per i camerieri e altri lavoratori dell’ospitalità le mance sono una fonte essenziale di sussistenza), stanzia 46,5 miliardi di dollari per il completamento del muro di confine di Trump, 5 miliardi di dollari per rinforzare le dogane, 10 miliardi di dollari per una maggiore sicurezza delle frontiere, più 4,1 miliardi di dollari per l’assunzione e il mantenimento degli agenti di frontiera.
Soprattutto taglia i sussidi sanitari Medicaid per i bassi redditi, e Snap (i buoni-spesa alimentare per i poveri), sospende i
finanziamenti a Planned Parenthood (rete di cliniche che tra le altre cose praticano anche interruzioni di gravidanza) e blocca i finanziamenti Medicaid per le terapie di transizione di genere per minori e adulti.
Elimina gradualmente i crediti d’imposta per l’energia pulita e l’efficienza energetica domestica. Prende di mira la burocrazia federale richiedendo ai nuovi dipendenti federali di versare contributi pensionistici più elevati.
Il Bbb incontra la resistenza di alcuni repubblicani in particolare per quanto riguarda i tagli al Medicaid e l’aumento del debito. Se approvato, il disegno di legge dovrà tornare alla Camera, dove i «falchi del debito» repubblicani del Freedom Caucus minacciano di opporsi a causa dell’indebolimento delle disposizioni relative al deficit.
I sondaggi mostrano un sostegno del 38% tra gli elettori, con un 59% contrario. Così Trump ha dichiarato di essere alla ricerca di un candidato repubblicano per sfidare alle primarie il senatore della Carolina del Nord Thom Tillis.
Poche ore dopo il ribelle Tillis si è ritirato. Al suo posto potrebbe correre nel 2026 Lara Trump, la nuora del presidente.
Messaggio chiaro: chi vota contro perderà il seggio, sostituito da un fedelissimo
I repubblicani del Senato hanno una risicata maggioranza di 53 a 47 e possono permettersi di perdere solo tre voti.
(da agenzie)
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