“PROBLEMI DI LIQUIDITA’”: MENO SOLDI AI COMUNI
IL VIMINALE DEVE EROGARE ANCORA 71 MILIONI DI EURO
Come un debitore in difficoltà, anche il ministero dell’Interno è stato costretto ad ammettere di non avere i soldi in cassa da girare ai Comuni. Una storia assurda che va assumendo contorni sempre più surreali, soprattutto perché dopo un mese di ritardo nel pagamento di 4,3 miliardi dell’acconto del Fondo di solidarietà comunale per “temporanee difficoltà di liquidità”, nelle casse dei sindaci – come ammette lo stesso Viminale – mancano ancora 71 milioni.
Il Fondo in questione, alimentato anche con una quota del gettito Imu, è in capo al ministero dell’Interno e per il 2025 prevede l’erogazione annuale di quasi 6,8 miliardi di euro: 5,98 miliardi per i Comuni delle Regioni a statuto ordinario e 774 milioni per quelli di Sicilia e Sardegna, in due tranche (la prima del 66% a maggio e il resto a ottobre). Sono soldi essenziali per gli enti locali dopo che sono state ridotte le loro entrate con l’abolizione dell’Imu sulla prima casa e i tagli degli ultimi anni alla finanza locale. Per capirci, con quei soldi i Comuni pagano la fornitura di servizi, gli stipendi, le utenze e tutte quelle spese senza vincoli di destinazione che, in tempi di difficoltà, fanno la differenza nella gestione ordinaria di un ente locale.
A scoprire l’ammanco sono stati gli stessi sindaci quando, il 27 maggio scorso, hanno potuto leggere l’elenco dei fondi a loro destinati: gli importi da erogare non erano quelli che gli erano stati promessi. Così, dopo una decina di giorni di proteste, il 12 giugno il ministero dell’Interno ha dovuto ammettere che era tutto vero: c’era una sostanziale differenza tra gli importi comunicati e quelli effettivamente versati ai Comuni il 3 giugno. Il governo ha dovuto spiegare che quello era solo un primo,
parziale pagamento della rata del Fondo di solidarietà comunale da quasi 4 miliardi di euro, per la precisione il 59% sul 66% del dovuto totale. La colpa, come detto, è di queste misteriose “temporanee difficoltà di liquidità”.
Una risposta sconcertante che ha allarmato i Comuni anche più di prima e ha costretto il governo, l’altro ieri, ad accreditare una seconda tranche del Fondo con altri 234 milioni di euro. E qui si fa tutto più bizzarro, perché significa che mancano ancora 71 milioni alla chiusura della faccenda (l’1,68% del Fondo per i curiosi). Pochi soldi, si dirà, anche se ai sindaci servono, ma resta il fatto che il governo italiano non dovrebbe ritrovarsi con problemi di liquidità, tanto più per un ammontare così piccolo.
“Quanto accaduto è di una gravità inaudita: significa che lo Stato non ha cassa e che neppure somme irrisorie sono disponibili. Ma soprattutto significa che il governo ha deciso di scaricare le conseguenze della propria inefficienza finanziaria sui Comuni”, commenta il deputato Pd della Commissione Bilancio, Silvio Lai, che ha denunciato per primo questo surreale ritardo amministrativo, che peraltro si aggiunge, spiega, al disastro del “bando per i piccoli Comuni, previsto dalla manovra del 2023, che è bloccato da quasi un anno”.
(da ilfattoquotidiano.it)
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