A BELLUNO, IN UNA PIAZZA CON APPENA 50 PRESENTI, VA IN SCENA IL GRANDE GELO TRA ZAIA E SALVINI: IL “CAPITONE” ARRIVA IN RITARDO AL COMIZIO PER IL CANDIDATO SINDACO, E ZAIA GLI TIRA UNA SERIE DI FRECCIATINE
L’INSOFFERENZA VERSO IL SEGRETARIO CRESCE TRA I VECCHI “COLONNELLI”, CHE STUDIANO LA SOGLIA PER FARLO FUORI: SE LA LEGA ALLE POLITICHE VA SOTTO IL 15%, SALVINI SAREBBE SILURATO, E SOSTITUITO DAL GOVERNATORE DEL FRIULI FEDRIGA
L’uomo che riempiva le piazze adesso le svuota o le raffredda. Da trascinatore a zavorra, da “capitano” ad “aggiunto”. Un leader depotenziato fino a gettare un’ombra di sostenibile imbarazzo tra gli elettori che, prima, sapeva incantare e portare dove voleva lui.
«Ecco Matteo, facciamo un applauso! », dice un rigidissimo Luca Zaia sotto il dehor del “Deon”, pasticceria dal 1870. Ad accogliere Salvini, in piazza dei Martiri a Belluno, pochi applausi e non proprio da mani spellate.
Più cronisti e cameraman che elettori: si fa fatica a contarne cinquanta. Davvero non sembra sia arrivato il leader, l’ex ministro, l’ex uomo forte. Il capo del “chi si ferma è perduto” che ormai è metafora al contrario.
L’insofferenza nella Lega nei confronti di Salvini è altissima. A tal punto che ci sarebbe – secondo fonti interne al partito – anche una “dead line”: una soglia, alle prossime politiche, che sancirebbe il siluramento del leader. Se la Lega andasse sotto il 15% per il leader della Lega sarebbe la fine. Al suo posto l’ala governista spinge Massimiliano Fedriga, che da settimane è sparito. È lui il convitato di pietra a Belluno.
Oltre alle gaffe di Matteo c’è anche un tema di stile. Gli stessi governisti di rito giorgettiano ricordano, a proposito, i consigli del vecchio Bossi, che ai suoi parlamentari chiedeva di non lasciarsi “contagiare” da Roma. La Roma dal ventre molle, della mondanità. Per dire: se i ministri Giorgetti e Garavaglia vivono in appartamenti “sobri” e conducono vite da understatement , nel Carroccio anche le serate vivaci di Salvini sarebbero ritenute un corto circuito rispetto alla Lega delle origini. Il detonatore delle tensioni è, ovviamente, il caso Capuano. Ultima spina nel fianco. Qui si torna.
A un certo punto, infastidito dal brusio di alcuni militanti, Zaia chiosa: «Scusate, stiamo facendo una cosa seria qui».
Prima del brindisi con le bollicine, Zaia picchia sull’autonomia del Veneto, Salvini dice che bisogna «restituire ai giovani l’opportunità di fare un anno di servizio militare». Un minuto prima aveva detto che è contro le armi e che adesso «dobbiamo lavorare tutti per la pace».
(da agenzie)
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