A FORZA ITALIA CONVENGONO ANCORA ITALICUM E NUOVO SENATO
CON L’ITALICUM CONTANO LE COALIZIONI E DIFFICILMENTE I CINQUESTELLE POTRANNO SUPERARE DA SOLI QUELLA DI CENTRODESTRA
È tutta una pantomima elettorale. Questa è la spiegazione più plausibile di quanto sta avvenendo in questi giorni su Italicum e riforma del Senato.
Le dichiarazioni di Berlusconi hanno fatto scalpore, ma erano prevedibili. Era scontato che una volta accertata la possibilità di poter fare campagna elettorale nonostante l’affidamento ai servizi sociali ne avrebbe approfittato per non lasciare a Renzi la scena.
La sostanza è che a Berlusconi non conviene rompere nè sulla riforma elettorale nè su quella del Senato.
Per tanti buoni motivi.
Sulla prima il Cavaliere sa benissimo, e nel caso se lo fosse dimenticato c’è Verdini a ricordarglielo, che l’Italicum conviene anche a lui e non solo a Renzi e al Paese.
Con questo sistema elettorale, e in particolare con il sistema di soglie di sbarramento che abilmente Verdini è riuscito a imporre, anche una Forza Italia indebolita resterebbe comunque il polo di aggregazione dello schieramento moderato.
Cosa potrebbero fare i vari Alfano, Salvini, Meloni davanti alla prospettiva di dover superare l’8% dei voti alla Camera se decidessero di correre da soli?
Con l’Italicum la loro sopravvivenza parlamentare sarebbe nelle mani di Berlusconi.
È lui il solo che potrebbe concedere lo sconto sulla soglia dall’8% al 4,5%.
A meno che non pensino di allearsi con Renzi.
O di mettersi tutti insieme per fare una coalizione che superi la soglia del 12 % prevista appunto per le coalizioni.
Tutte ipotesi che fanno sorridere. Non c’è che dire Verdini l’ha pensata bene.
E ora Berlusconi butterebbe tutto a mare? Poco credibile.
Ma c’è dell’altro nell’Italicum.
C’è un ballottaggio che scatta non al 40 %, al 45 % o al 50%, come avrebbe voluto chi scrive, ma al 37%.
Questo per dare al centro-destra la possibilità di poter vincere al primo colpo senza dover ricorrere a un secondo turno rischioso. Ora si parla di un ripensamento del Cavaliere dopo aver visto che i sondaggi per le elezioni europee lo danno al terzo posto. Ma è un timore mal posto.
Al ballottaggio vanno partiti singoli e coalizioni. Il M5s è un partito singolo. Forza Italia si presenterà con una coalizione. Difficile che abbia meno voti del M5s. Il problema di Forza Italia non è il sistema elettorale, ma la leadership e la proposta politica.
Un ragionamento simile vale per la riforma del Senato. Berlusconi sa che si tratta di una riforma molto popolare.
È realistico che voglia passare tra le fila dei conservatori? Certo, vorrà dire la sua, visto che non tutti i dettagli della proposta del governo sono stati concordati con il patto del Nazareno.
La tirerà per le lunghe per non dare a Renzi un trofeo da sventolare in campagna elettorale, ma sui punti essenziali l’accordo c’è.
I senatori non saranno eletti a suffragio popolare, non daranno la fiducia e non saranno retribuiti. Su tutto il resto a tempo debito si potrà negoziare.
Sulla composizione, per esempio.
L’attuale progetto è incentrato su una doppia parità . Stessi seggi per tutte le regioni. Ugual numero di rappresentanti delle regioni e dei comuni. Dubitiamo, conoscendo il pragmatismo del premier, che si impunterà su questo.
Nè lo farà sulla questione dei 21 membri della società civile nominati dal Capo dello stato. Anche sulle funzioni del nuovo Senato è possibile qualche modifica.
Speriamo però che non siano tali da snaturare uno degli obiettivi principali del progetto che è la drastica semplificazione del processo legislativo.
Resta un dubbio. Se il ragionamento sviluppato fin qui fosse sbagliato?
In fondo Berlusconi ci ha abituato a giravolte repentine di cui hanno fatto le spese gli interlocutori che di volta in volta si sono fidati di lui.
Non si può escludere che abbia deciso di dar retta a Toti e al teorema dell’«abbraccio mortale» con Renzi. Se così fosse si aprirebbe un diverso scenario. Non uno scenario elettorale però.
Non è credibile che si possa votare in autunno contro la volontà di Napolitano e di Alfano.
Tra l’altro lo si potrebbe fare solo con l’attuale sistema di voto, quello della Consulta. Ma è molto rischioso. Meglio sarebbe con l’Italicum.
Ma senza Berlusconi ci vogliono i voti di Alfano per approvarlo. E Alfano i voti li darà presumibilmente a due condizioni.
La prima è che non si vada a votare subito. La seconda è che si cambi l’Italicum del Nazareno.
Basterebbero due modifiche per convincere il leader del Ncd: una soglia unica al 4% e il voto di preferenza.
Forse basterebbe anche solo la prima. Infatti con una soglia unica al 4% – sia per chi sta dentro che per chi sta fuori dalle coalizioni – Alfano conquisterebbe quella autonomia che le soglie “verdiniane” gli negano.
Per Renzi non sarebbe un problema visto che con il ballottaggio un vincitore ci sarebbe comunque. Tra l’altro queste modifiche servirebbero anche a disinnescare l’opposizione della minoranza del Pd.
Tutto sommato questo scenario non sarebbe negativo per Renzi. §Sarebbe invece molto negativo per Berlusconi. Per questo siamo propensi a credere alla tesi della pantomima elettorale.
In ogni caso basta aspettare il 25 Maggio per sapere come stanno veramente le cose.
Roberto D’Alimonte
(da “Il Sole 24 ore“)
Leave a Reply