AIUTI ALLA SPESA, MA ADDIO REDDITO DI CITTADINANZA: IL GOVERNO DECIDE ANCHE CHI E’ POVERO
CON LA CARTA DEGLI ACQUISTI MENO SOLDI, UNA TANTUM E CRITERI ESTRANEI A MISURARE LA POVERTA’
Il governo prova a nascondere il disastro sociale provocato dal taglio del Reddito di cittadinanza con la nuova Carta alimentare.
Il cortocircuito avverrà tra meno di venti giorni, nel mese di luglio. Allorquando 350 mila persone saranno private del Reddito da 500 euro al mese in media, mentre 1,3 milioni di famiglie riceveranno la Poste Pay caricata con 382,5 euro una tantum, da spendere per fare la spesa.
La coincidenza non è casuale. L’esecutivo vuole cambiare la narrazione della povertà, scansare l’accusa di punire i più deboli. Ma lo fa pasticciando sugli aiuti: togliendo a chi ha un Isee fino a 9.360 euro e dando a chi ha un Isee fino a 15.000 euro. Ed escludendo ancora una volta chi non ha figli o li ha grandi, persino i genitori single di minori. Perché le platee, quella di chi perde il Reddito e di chi riceve la Carta sono diverse, non si incontrano.
Il taglio del Reddito e la nuova Carta
La storia ha due anime che la incarnano. Da un lato il ministero del Lavoro guidato da Marina Calderone, autrice della riforma del Reddito inserita nel decreto Lavoro in discussione al Senato. Dall’altro il ministero dell’Agricoltura guidato da Francesco Lollobrigida, plenipotenziario di FdI, a cui spetta distribuire il fondo da 500 milioni inserito nella prima legge di bilancio del governo per “l’acquisto di beni alimentari di prima necessità” ai “soggetti con Isee non superiore ai 15.000 euro”.
Ebbene, il governo taglia il Reddito di cittadinanza, come promesso in campagna elettorale, a 436 mila famiglie, corrispondenti a 615 mila persone: 350 mila persone da luglio e altre 265 mila da gennaio (tra l’altro questi 265 mila ora sono considerati “non occupabili” perché in carico ai servizi sociali, da gennaio saranno “occupabili”).
I 350 mila di luglio possono richiedere da settembre, dopo due mesi senza assegno, un’indennità da 350 euro al mese – il “Supporto per la formazione e il lavoro” – se seguono un corso di formazione, solo per la durata del corso e non ripetibile. Il governo stima che lo faranno in 175 mila, la metà degli esclusi di luglio. Una previsione ottimistica, perché dovranno trovarsi i corsi da soli, visto lo stallo del sistema delle politiche attive.
La bomba sociale è dietro l’angolo. Di qui l’idea di posticipare l’avvio dell’operazione “Carta per la spesa alimentare“. Doveva arrivare entro due mesi dalla manovra di dicembre, partirà non a caso a luglio per tamponare, a livello di comunicazione, l’effetto del taglio del Reddito. Ma la scelta della platea – dettagliata in un decreto del ministero dell’Agricoltura del 18 aprile, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 12 maggio – lascia perplessi. Non solo per il livello Isee, quasi il doppio dei poveri del Reddito. Ma per le categorie escluse ed incluse.
Chi è escluso e chi incluso nella Carta
Sono fuori ovviamente i percettori di Reddito, di Naspi, di Cassa integrazione. A precisa domanda di Bruno Vespa al Forum in Masseria – “I percettori del Reddito avranno la Carta?” – il ministro Lollobrigida ha risposto che “stiamo ancora facendo i conti con il ministero dell’Economia“, quando il suo decreto di aprile li esclude in modo categorico all’articolo 2. Ma la parte peggiore viene dopo. All’articolo 4 sui beneficiari della Carta, “in ordine di priorità decrescente”.
Prima le famiglie con tre componenti, di cui almeno un under 14. Poi le famiglie con tre componenti di cui almeno un under 18. Infine le famiglie con tre componenti senza limiti di età.
Semmai dovessero avanzare risorse, andrebbero anche a chi è fuori da queste categorie: single, single con un figlio, coppie senza figli o con figli maggiori. Eventualità quasi impossibile perché Inps ha già individuato i nominativi e spedito le liste ai Comuni.
Nessuno o quasi dei fuoriusciti dal Reddito avrà la Carta, perché chi lo perde è un adulto tra 18 e 59 anni senza figli minori o disabili.
Criteri non selettivi e distorsivi
C’è di più. Le liste fatte da Inps sono compilate in modo da distribuire 1,3 milioni di tessere in 8 mila Comuni in base a criteri, fissati dal decreto di Lollobrigida, che poco hanno a che vedere con la povertà e tutt’altro che selettivi perché il 70% di chi presenta l’Isee sta sotto ai 15 mila euro: 5,6 milioni di famiglie con 15 milioni di persone.
I criteri sono anzi distorsivi, basati sulla popolazione residente e sulla differenza tra il reddito medio locale e quello nazionale. In questo modo, ci saranno famiglie con Isee a 15.000 euro con la Carta e famiglie con Isee a 7.000 senza, a seconda se vivono in un posto più o meno ricco e popoloso.
Entro giugno i sindaci spediranno una lettera ai beneficiari – che non dovranno neanche fare domanda – per invitarli a ritirare la Carta alle Poste a luglio. Nel mese in cui altri dovranno restituirla.
(da la Repubblica)
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