“ANGELINO, TU ENTRA IN FORZA ITALIA E IO SOSTERRÃ’ IL GOVERNO”: TRATTATIVA IN CORSO A PALAZZO GRAZIOLI
ALFANO PROPONE UNA “SCISSIONE CONSENSUALE” O “DISERTO IL CONGRESSO”… IL RISCHIO E’ CHE LA PROPOSTA DI PASSARE DAL PDL A FORZA ITALIA NON RAGGIUNGA LA MAGGIORANZA DEI DUE TERZI DEGLI AVENTI DIRITTO E VENGA COSI’ BOCCIATA
Evitare la scissione. Riprendersi il partito, tutto, con le colombe dentro.
Mettendo sul piatto la rassicurazione sul governo e la rinuncia alla crisi. Anche dopo la decadenza.
E’ questo lo scambio che Silvio Berlusconi mette sul piatto di Alfano, quando il vicepremier arriva a cena a palazzo Grazioli: “Voglio rilanciare Forza Italia all’insegna dell’unità e dell’assenza di correnti. Questa storia della conta non va bene. Il documento che ti chiedo di firmare non è dei falchi, è il mio”.
È l’inizio della trattativa. Dura. Perchè stavolta Angelino fa sul serio: senza un accordo serio, spiega, le colombe sono anche disposte a non partecipare al Consiglio nazionale.
Il vicepremier si sente forte dei numeri. Sostiene che il “suo” documento ha in calce 311 firme. Blindate (pari al 39%) Più ci sono 70 incerti. Su un totale di 800 aventi diritto al voto.
Sono numeri “farlocchi” per Verdini, ( che sostiene di aver 600 firme, paro al 75%) un “bluff” per spaventare il Cavaliere. Per Alfano sono buoni a far saltare l’operazione del Capo.
Perchè per tornare a Forza Italia servono due terzi dei membri del Consiglio nazionale.
Due terzi non dei presenti, ma degli aventi diritto.
E la manovra studiata nella riunione pomeridiana nello studio di Quagliariello prevede di giocare con gli assenti. Tra quelli pilotati e quelli fisiologici, ragionano, è possibile.
Ecco perchè Alfano stavolta mette la pistola sul tavola. O accordo su tutto, partito e governo, oppure è pronto alla scissione come chiedono in molti dei suoi.
È la “separazione consensuale” la proposta del vicepremier: “E’ la soluzione migliore per tutti — dice — con due partiti, Forza Italia e Pdl che si riconoscono nella tua leadership”.
Due partiti. Uno berlusconiano di lotta l’altro “diversamente” berlusconiano di governo.
Perchè a questo punto è chiaro che l’odio scorre tra falchi e colombe. E che la convivenza è diventata impossibile.
Le parole tra compagni di partito sono aguzze come pietre, i rapporti personali logori. Parlamentari e senatori delle due fazioni si salutano a stento.
È una proposta che Berlusconi stronca sul nascere: “Di dividerci non se ne parla. Non col mio consenso”.
Forte della proprietà del marchio Pdl non ha alcuna intenzione di lasciarlo ad Alfano, anche se il marchio tira poco.
E soprattutto bolla come perfettamente inutile la prospettiva di due partiti che si riconoscono nello stesso leader ma che sono uno al governo e l’altro all’opposizione.
È un lavoro sull’unità del partito quello che Berlusconi chiede ad Alfano.
Insofferente per le minacce delle colombe più agguerrite come Cicchitto.
Infastidito dall’organizzazione di una conta interna che neanche nella prima Repubblica: “Angelino, il documento su Forza Italia non è dei falchi. È il mio. E tu dovresti firmarlo”.
Senza tanti se e ma. E senza richieste di “garanzie” su organigrammi e liste.
Ecco perchè il Cavaliere propone il grande scambio: il governo in cambio del partito. Il governo Letta può non essere più in discussione. È possibile mettere il silenziatore ai falchi sia sulla legge di stabilità sia sulla decadenza. Ma su Forza Italia non ci sono margini.
Di “riconoscimento” delle componenti non se ne parla. Nè di documenti contrapposti.
Perchè Forza Italia è un movimento del leader, non un partito, deve dare l’idea di novità ed essere in sintonia con la domanda di antipolitica che si leva dal paese: “A me il partito — è il senso del ragionamento di Berlusconi — a te il governo. Con l’assicurazione che lo sosterrò”. Ma niente conta. Perchè una roba del genere non si è mai vista all’interno di un partito di Berlusconi. Neanche Fini arrivò a tanto.
(da “Huffingtonpost“)
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