ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, UMILIATO DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), SALVINI FA I CONTI CON L’ENNESIMA DEBACLE DELLA RETE FERROVIARIA
CHIUSO NEL BUNKER DEL MINISTERO, IL LEGHISTA CHIEDE PRESE DI POSIZIONI PUBBLICHE IN SUO SOSTEGNO DA MELONI E TAJANI CONTRO GLI ATTACCHI DELL’OPPOSIZIONE CHE NE CHIEDE LE DIMISSIONI E NON SI PRESENTA AL QUESTION TIME ALLA CAMERA… E SUI “SABOTAGGI” ALLA RETE FERROVIARIA SI SCONTRA CON SCHLEIN CHE LO INFILZA: “SPERO NON ACCUSINO NOI DI AVER MESSO I CHIODI”
All’indomani dell’ennesima debacle del sistema ferroviario, e nelle prime ore di una nuova giornata di caos per chi utilizza i treni, Matteo Salvini alle 9 è già nel suo ufficio al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. L’umore è nero, dice chi lo vede varcare di buon ora l’ingresso del palazzo in piazzale di Porta Pia.
Al suo staff dice di preparare una nota per annunciare la convocazione (per oggi) di un Consiglio federale della Lega: «Ora basta, bisogna reagire e voglio il massimo appoggio di tutti i miei», sussurra. Poi scrive alla premier Giorgia Meloni e al vicepremier Antonio Tajani, chiedendo prese di posizioni pubbliche in suo sostegno perché non può essere solo il suo partito a difenderlo contro gli attacchi dell’opposizione che ne chiede le dimissioni.
Passano pochi minuti e alle 10.10 arriva il primo comunicato di solidarietà al ministro da parte del capogruppo al Senato di FdI Lucio Malan: seguiranno le note del capogruppo del meloniani alla Camera, Galeazzo Bignami, e poi per Forza Italia di Alessandro Cattaneo e Maurizio Gasparri.
Inizia così la giornata di un Salvini nerissimo che resterà chiuso al ministero, a parte una breve parentesi per un incontro in Confcommercio. Asserragliato nel suo ufficio, con pochi contatti e visite, se non i fedelissimi Andrea Crippa e Riccardo Molinari. Ma se qualcuno pensa che il ministro si sia occupato solo di treni si sbaglia.
Perché la macchina della propaganda, chiamata a distogliere l’attenzione dalle polemiche sul caos trasporti e sui governatori leghisti del Nord in subbuglio, ha bisogno di materiale diverso. Alle 10 arriva in soccorso il primo incontro in agenda al ministero
Un dirigente delle Ferrovie? No, il ministro degli Affari esteri dello Stato d’Israele, Gideon Sa’ar. «È stata l’occasione per ribadire la nostra reciproca amicizia», dice Salvini. Bene: foto di rito, video, ed ecco quindi la prima e unica uscita dal ministero della giornata. Il Capitano va alla Confcommercio per incontrare i vertici della federazione dei ristoratori. Li deve rassicurare sul nuovo codice della strada che non «cambia le regole sull’assunzione di alcol» prima di mettersi alla guida: «Il resto sono solo fake news», dice. L’incontro finisce intorno le 12,30. Un pranzo veloce, e poi il ritorno al ministero.
Appena rientrato sente l’amministratore delegato di Ferrovie Stefano Donnarumma, che gli anticipa la nota di Fs sull’esposto in procura per chiedere che si indaghi su quello che è avvenuto da due mesi a questa parte sulla linea ferroviaria. La frase chiave, per il ministro, è «sospetto sabotaggio», che viene quindi rilanciata da una nota della Lega a firma dei capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Massimiliano Romeo.
Alle 16 però si cambia di nuovo argomento: Salvini riceve il ministro dei Trasporti della Repubblica Ceca Martin Kupka. «È stata l’occasione per sostenere una politica rinnovata in Europa sul settore auto», dirà il vicepremier, che nel frattempo era atteso alla Camera per rispondere al question time sui ritardi dei treni in Italia. Al suo posto c’è uno sconfortato ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani che ai cronisti in Transatlantico allargando le braccia assicura che «il ministro Salvini verrà presto in aula». Ma non se ne parla prima di febbraio.
Il vicepremier del Carroccio però non vuole stare in silenzio di fronte al centrosinistra che in aula lo attacca, e così ribatte postando sui social dal suo ufficio: attacca Renzi, polemizza con Schlein. Ma non pensa certo di mettere piede per i prossimi giorni in Parlamento.
Anche se oggi sarà a due passi da Montecitorio, negli uffici del partito per tenere il congresso federale della Lega nel quale chiederà di mettere fine alle polemiche interne che indeboliscono non solo lui ma tutto il Carroccio. Ogni giorno la sua pena, per il ministro assediato.
(da agenzie)
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