CAMPI IN AFRICA E TENDOPOLI IN ITALIA: IL GOVERNO STUDIA LE MISURE PER L’EMERGENZA SBARCHI
NO AL BLOCCO NAVALE: “E’ UN TAXI PER GLI SCAFISTI”
“Settecento non sono un numero ma sono vite e altrettante storie. Questa tragedia — sottolinea il premier Renzi – è avvenuta in presenza di soccorsi non in assenza. È un punto importante: i soccorsi c’erano. Ecco perchè dobbiamo fare di tutto per non farli partire e impedire che diventino merce per i trafficanti di uomini”.
Il premier ha cancellato tutti gli impegni della campagna elettorale, ha indossato una cravatta nera e ha convocato mezzo governo — il ministro della Difesa Roberta Pinotti, degli Esteri Gentiloni, dell’Interno Angelino Alfano e il sottosegretario con delega all’intelligence Marco Minniti — per stendere la lista delle priorità .
Cosa andare a chiedere e a pretendere in Europa. Sul tavolo convocato oggi con urgenza a palazzo Chigi, a cui hanno partecipato anche il capo della polizia Alessandro Pansa e i vertici dello Stato maggiore della Difesa, ci sono interventi immediati “nel breve periodo”. E altri, “che richiedono più tempo”.
Nessuno dei presenti ha avuto dubbi: “Solo con l’impegno di Bruxelles e del resto del mondo si può cercare di mettere fine a quella che è una vera e propria ecatombe nel canale di Sicilia”.
Sono 1.500 morti dall’inizio dell’anno a cui si aggiungono i 700 di stanotte e i 400 di cui ancora non c’è certezza di quattro giorni fa. Quasi mille (976) gli scafisti arrestati.
Centri sorvegliati vicini alle zone di arrivo.
È una delle misure da prendere nell’immediato “per evitare che gli immigrati vadano in giro senza controllo, soprattutto i minori, e cercare di dare un po’ di ordine agli arrivi”.
Allo studio l’ipotesi di “allestire strutture nei pressi dei porti di arrivo dei flussi”.
Si parla di “tensostrutture o altre strutture mobili nella disponibilità della Protezione civile”. Ma anche l’utilizzo di “edifici abbandonati, caserme e impianti sportivi dove poter fare tutti i controlli sanitari necessari e garantire una adeguata sorveglianza con i militari”.
Il rischio infiltrazione dei flussi clandestini da parte di terroristi o militanti non può più essere esclusa quando gli arrivi diventano praticamente incontrollati.
E incontrollata sta diventando la loro gestione.
Di circa 190 mila arrivi da gennaio 2014 a oggi, nelle strutture di accoglienza risultano assistite 70 mila persone. Che fine hanno fatto gli altri?
Il Viminale precisa che è “sbagliato e non corretto fare la sottrazione e dire che 120 mila clandestini sono andati alla macchia poichè molti di loro arrivano in Italia ma partono subito per gli altri paesi europei dove poi chiedono lo status di rifugiato”. Sono 20 mila gli arrivi dall’inizio dell’anno, undicimila negli ultimi dieci giorni.
Gli osservatori dicono che ci sono “almeno 250 mila persone pronte a partire stipate nei lager libici in mano ai trafficanti”.
Con una media di 2.500 euro a persona, si tratta di un giro d’affari milionario concesso ai criminali.
Peggio ancora, forse, ai terroristi dell’Isis. E questa è certamente l’altra emergenza. Non più umanitaria ma di sicurezza.
No a nuove emergenze.
Qualcuno ci proverà in queste ore di tragedia a mettere sul tavolo nuove ed ulteriori stati di emergenza.
Ma il premier non ha alcuna intenzione di cedere su questo punto. “L’emergenza — suggeriscono i tecnici dell’immigrazione – va gestita con strumenti ordinari e nessuna deroga”. Le inchieste giudiziarie raccontano, purtroppo, i meccanismi corruttivi che si scatenano davanti alle emergenze.
Il muro navale? “Un equivoco”.
Al tavolo di palazzo Chigi trova posto il tanto novellato “muro navale”, il sogno di Salvini, una soluzione anche per Forza Italia a cui oggi si sono aggiunte le voci di Casini e del sottosegretario alla Difesa Gioachino Alfano.
Renzi è stato categorico: “Non se ne parla, può diventare persino un favore agli schiavisti”.
Per chi si occupa in prima fila di immigrazione, ed era oggi al tavolo, il muro è “un’ipotesi del terzo tipo, cioè impossibile finchè non c’è il via libera dell’Europa su come e dove ripartire i profughi”.
Non solo, infatti, il Muro navale diventerebbe “una calamita” per gli scafisti ma, soprattutto, dove vengono dislocati gli immigrati una volta sulle navi?
“E’ impossibile riportarli in Libia – dove manca interlocuzione politica e da dove parte il 91% dei flussi – e Tunisia e Egitto non hanno intenzione di diventare il ripiego dell’emergenza”. Se non si hanno chiare queste premesse, verrebbe quasi da pensare che chi sta sventolando ai quattro venti la soluzione del muro “non sappia di cosa parla”.
Cos’è dunque il “muro navale”? Nelle intenzioni di chi lo propone sarebbe una barriera di navi, ciascuna e anche più d’una per ciascuno dei 28 paesi membri, che raccoglie in acque internazionali i barconi con i disperati. Fin qui, si dice, nulla da eccepire: il Muro sarebbe il primo attracco per gli immigrati, il luogo dell’identificazione e delle prime cure.
Ma poi — chiedono retoricamente al Viminale — “cosa succede subito dopo?”.
Nessuno ha la risposta. A meno che Bruxelles, oggi chiamata in causa da Hollande e da lady Pesc Mogherini, non decida di sbloccare il passaggio decisivo di tutta la faccenda: “Superare gli accordi di Dublino (l’immigrato è in carica al primo paese dove richiede asilo, ndr) e passare a criteri di equa distribuzione tra tutti i paesi”.
Se non c’è questo ribaltamento, è stato detto nella riunione di governo, “il muro navale diventa solo una tombola utile a sotterfugi meschini”.
I campi in Africa: via libera dal Niger.
È la soluzione a cui sta lavorando l’Italia. Si tratta di allestire campi nei paesi africani lungo le rotte della tratta prima che i flussi arrivino in Libia, in questo caso Niger e Sudan, dove gli immigrati e i profughi possono ricevere un programma di formazione e rimpatrio nel caso non abbiano diritto all’asilo e dove invece possano sbrigare le procedure di asilo qualora ne abbiano i requisiti.
Il sottosegretario all’Interno Domenico Manzione ha già avuto il via libera degli organismi internazionali di Ginevra (Unhcr, OIEM e Croce Rossa) che dovrebbero gestire i campi.
Nelle scorse settimane è stato in Niger dove ha ottenuto un via libera di massima. Manca il Sudan ma solo perchè ci sono state da poco le elezioni e non è stato ancora insediato il governo.
Anche qui, però, e ancora una volta, “è necessario che l’Europa si faccia carico secondo criteri di equa ripartizione dei profughi che hanno diritto all’asilo”.
Questo il quadro dell’emergenza.
Al cui tavolo europeo e internazionale, però, per ora siede solo l’Italia. Che da sola non può più prendere iniziative. Renzi ha parlato oggi con Hollande, Merkel, il commissario Jean Claude Juncker, in serata con Cameron, tutti consapevoli — assicura — “della tragedia”.
L’Italia punta ad un Consiglio europeo “entro la settimana”. Alla “propaganda” di Salvini & c., Renzi dedica le parole finali del suo intervento: “Questa è una faccenda drammaticamente seria, le speculazioni politiche sono inaccettabili”.
(da “Huffingtonpost“)
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