CASO DELL’UTRI: IL GIALLO SULLA REALE POSSIBILITA’ DI ESTRADARLO IN ITALIA
LA NORMA GENERALE PREVEDE IL PRINCIPIO DELLA DOPPIA INCRIMINAZIONE: “NESSUNO PUO’ ESSERE ESTRADATO PER UN REATO CHE NON ESISTE NEL PAESE DOVE HA TROVATO RIFUGIO”…E IN LIBANO IL REATO DI CUI E’ IMPUTATO DELL’UTRI NON E’ CONTEMPLATO
Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa non esiste nel codice penale del Libano, e per questo l’avvocato di Marcello Dell’Utri, Giuseppe De Peri, nei minuti seguenti la cattura aveva lanciato il dubbio che l’ex senatore potesse essere realmente estradato in Italia: “Non so se ci siano trattati di estradizione tra il Libano e l’Italia e se esista in quel Paese una normativa che consente l’estradizione relativamente alla fattispecie di reato”
Parole che hanno avuto effetto anche al ministero della Giustizia, dove immediatamente i tecnici hanno rispolverato e riletto il Trattato di collaborazione giudiziaria firmato con il Libano nel 1970, entrato in vigore nel 1975, che contiene le norme sull’estradizione in vigore tra Roma e Beirut.
E se avesse ragione l’avvocato di Dell’Utri?
E se davvero il cofondatore di Forza Italia, in attesa della sentenza della Cassazione che martedì potrebbe condannarlo in via definitiva a sette anni per mafia, avesse scelto proprio il Libano perchè in quel luogo non può arrivare la longa manus delle autorità italiane?
“Un dubbio niente affatto peregrino”, confermano fonti ministeriali.
Soprattutto perchè la norma generale sull’estradizione prevede il principio della doppia incriminazione: nessuno può essere estradato per un reato che non esiste nel Paese dove ha trovato rifugio.
E il concorso esterno in associazione mafiosa nel Paese dei cedri sicuramente non trova spazio nella legislazione.
Mentre il ministro Andrea Orlando viaggiava da Torino a Roma per firmare la richiesta di estradizione, i tecnici hanno tentato di risolvere il piccolo giallo, arrivando infine a una presunta “certezza”: a parere del ministeroi trattati bilaterali prevalgono sulla norma generale, perciò non importa se il reato del quale è accusato Dell’Utri sia previsto o meno dalla normativa libanese, l’estradizione può essere comunque richiesta.
Altra cosa che venga concessa.
Perchè in verità ‘accordo è molto generico: Italia e Libano promettono di estradare reciprocamente le persone accusate o condannate per crimini che prevedono almeno dai sei mesi a un anno di carcere, a meno che l’estradizione non sia richiesta per motivi di persecuzione politica.
Se proprio Dell’Utri volesse trovare una scappatoia, lo staff di Orlando è pronto alla replica: il reato di mafia in Libano non è previsto, ma esiste l’associazione a delinquere di stampo terrorista.
Che però non è la stessa cosa ed è tutta da dimostrare
In ogni caso non sarà questione di giorni, spiegano al dicastero.
La procedura è complessa e richiede il via libera anche del ministero degli Esteri. L’ultima volta che è partita la richiesta di estradizione dal Libano, ricordano negli uffici, ci vollero due mesi perchè la persona incriminata arrivasse materialmente in Italia.
E la questione ora è complicata dal fermo che con molta probabilità verrà convalidato lunedì: bisognerà anche attendere che venga sbrogliata tutta la procedura attivata con un mandato di cattura internazionale spiccato prima ancora che Marcello Dell’Utri fosse effettivamente dichiarato colpevole dalla Cassazione — la sentenza è attesa per martedì.
Ma a complicare ulteriormente la faccenda, e questo potrebbe diventare un punto utilizzato dalla difesa, si aggiunge il fatto che Dell’Utri potrebbe evitare l’onta dell’estradizione collaborando attivamente con la giustizia italiana e fare quello che ha promesso nelle scorse ore, ovvero prendere un aereo per l’Italia senza attendere le procedure.
Ma, essendo in stato di fermo, non lo può certamente fare.
Sono tutte ipotesi che con molta probabilità potranno essere utilizzate in maniera capziosa dallo stesso Dell’Utri per dimostrare la presunta persecuzione giudiziaria nei suoi confronti.
(da “Huffingtonpost“)
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