“CRESCETE MENO DI ATENE”: LE BALLE DI RENZI E LA VERITA’ DEL FMI
I DUBBI DEL FONDO SULLE NOSTRE STIME
Italia al rallentatore e con un mare di disoccupati.
Cauto come sempre, il Fondo monetario assegna quest’anno all’economia nazionale una crescita risicata dello 0,6%, inferiore alle stime del Def, con un piccolo balzo dell’1,1% nel 2015, meno che in Grecia.
Rispetto all’anno scorso, quando il Pil era sceso dell’1,9%, senz’altro il paese migliora.
Ma gli economisti Fmi non fanno sconti al nuovo governo di Matteo Renzi: bisogna tagliare il cuneo fiscale, occorre riformare il mercato del lavoro con un contratto unico, va fatta la riforma giudiziaria, ci vuole una pubblica amministrazione più efficiente.
Questi cambiamenti sono resi ancora più urgenti dall’enorme massa di disoccupati (12,4% quest’anno, 11,9 il prossimo) che lo stesso ministro Pier Carlo Padoan definisce «la minaccia numero uno al progetto europeo».
Secondo il Fmi i senza lavoro non solo costituiscono un freno alla crescita ma potrebbero aumentare ancora dal momento che incombe sul paese e su tutta l’Europa il rischio deflazione, dato al 20%.
Un pericolo che “va evitato” e che la Bce deve contrastare “ora”, anche con misure non convenzionali.
«Meglio prima che dopo», incalza il capo economista del Fondo, Olivier Blanchard, alimentando così la polemica a distanza tra Mario Draghi e Christine Lagarde sul da farsi.
L’Italia va, ma troppo piano e con troppi disoccupati sulle spalle. In una simulazione, il Fmi si dice convinto che solo facendo ripartire il credito si potrebbero avere benefici in termini di Pil «del 2% e oltre».
Il resto verrebbe dalle riforme strutturali. E’ chiaro comunque che senza una crescita sostenuta e durevole, tutto si complica per l’economia nazionale, tra le più deboli rispetto ai partner.
Ora, è difficile paragonare un peso massimo come l’Italia con un piccolo paese come la Grecia, sottoposto peraltro alla scure della troika.
Però fa un certo effetto rilevare, nella consueta tabella dedicata al Pil, che l’economia ellenica l’anno venturo crescerà del 2,9%, ma con una disoccupazione-monstre del 24,9%.
Spiccheranno il volo anche le economie degli altri paesi “salvati”, come l’Irlanda (2,5%) o il Portogallo (1,5).
Comunque, Eurolandia sta piano piano risalendo la china. E’ uscita dalla recessione, questo sì, ma cresce poco (1,2 quest’anno, 1,5 nel 2015) soprattutto se paragonata con la forza degli Usa (2,8 e 3%) che fa da traino per tutti, della Gran Bretagna (2,9 e 2,5), del Canada (2,3 e 2,4).
Francia e Germania, i paesi-clou dell’Europa, cresceranno rispettivamente nel 2015 dell’1,5 e 1,6%.
Le nazioni emergenti, pur sviluppandosi del 4,9 e 5,3%, rallentano per via della normalizzazione della condotta monetaria Usa.
Sulla Russia pesa la “crisi geopolita” dell’Ucraina. Nel complesso l’economia mondiale è prevista crescere nel biennio del 3,6 e 3,9%.
Elena Polidori
(da “La Repubblica”)
Leave a Reply