FASSINA BOCCIA RENZI: “COSI’ AVREMO PIU’ DEBITO E MENO OCCUPAZIONE”
“UN DEF RITUALE E CONTINUISTA MENTRE SIAMO DI FRONTE A EMERGENZE GRAVI CHE RICHIEDEREBBERO UN CAMBIAMENTO DI ROTTA”
Previsioni di crescita al ribasso ma un miliardo in più dalle banche, la riduzione del cuneo fiscale garantita per una fetta dei redditi più bassi. Che idea si è fatto di questo Def?
«Mi sembra rituale e continuista. Il governo rinuncia a promuovere una manovra anticiclica mentre siamo di fronte a emergenze economiche e sociali sempre più gravi che richiederebbero un cambiamento di rotta. Invece si continua con l’austerità e col decreto lavoro. Così avremo lo stesso risultato che abbiamo avuto coi governi precedenti: meno Pil, meno occupazione, più debito pubblico»
Stefano Fassina boccia senza appello il Def presentato ieri sera dal governo.
Da dove si sarebbe dovuto cominciare secondo lei?
«Si sarebbe dovuto almeno utilizzare tutto lo spazio al di sotto del 3% del rapporto deficit/Pil per finanziare gli investimenti produttivi, aumentando la domanda per le imprese e ottenendo anche un miglioramento del debito pubblico. Dopo la conferenza stampa di metà marzo, avevamo sperato in una inversione di rotta. Invece continua questa ossessione per la precarietà del lavoro come soluzione per l’occupazione»
Eppure il governo sembra pensare che le riforme, e tra queste il jobs act, dovrebbero portare crescita e occupazione.
«Dovrebbe ormai essere chiaro anche ai più ostinati che le imprese non assumono perchè non c’è domanda. Continuare a precarizzare sempre di più il mercato del lavoro non aiuta l’occupazione, anzi. Rende i lavoratori più spaventati e questo produce effetti negativi sulla domanda. Ormai questa non è più un’opinione, abbiamo fiumi di dati che la confermano»
Eppure durante la conferenza stampa, il taglio del cuneo fiscale è stato presentato come una spinta decisiva alla ripresa e alla crescita, uno shock benefico per l’economia.
«Non ci sarà uno shock positivo perchè quegli 80 euro in più in busta paga verranno coperti da tagli di spesa, quindi da altre tasse. Da una parte si immette più denaro nell’economia, dall’altra lo si sottrare ad altri lavoratori e ad altre imprese. Nel migliore dei casi ci sarà un effetto neutro»
Lei ha dichiarato che il jobs act, così com’è, non può passare. A questo punto, cosa succederà in Parlamento?
«In Parlamento presenteremo emendamenti per modificare i punti più rilevanti. Abbiamo parlato col ministro Poletti la settimana scorsa, su alcuni punti ha dato disponibilità per le modifiche. Su altri, come la durata del contratto a tempo determinato senza causale, molti di noi ritengono che tre anni di contratto a tempo determinato siano eccessivi e daranno come unico risultato non più occupazione ma occupazione più precaria. E intanto verrà accantonato il contratto a tempo indeterminato con tutele crescenti per il quale il governo precedente si era impegnato »
Facciamo un passo indietro. Per quanto riguarda le coperture, si è parlato di 4,5 miliardi di spending review di cui 2,2 dovute ad aumento del gettito Iva e dall’aumento della tassazione sulla rivalutazione di Bankitalia. Questo non sembra preludere a sacrifici per fasce diverse da quelle favorite dal taglio del cuneo.
«Altra parte della copertura viene da tagli di spesa. Sarebbe particolarmente grave se venisse da tagli alla Sanità . La Sanità non va tagliata. I risparmi e le riduzioni di spesa vanno utilizzati per eliminare i ticket e accorciare le liste d’attesa».
Qualcuno sostiene che mentre occorrono subito i soldi per la copertura, gli effetti della spending review sono fisiologicamente più lenti.
«Vedremo cosa è scritto nel decreto che il presidente del Consiglio ha annunciato per il 18 aprile. Dal suo racconto emerge che ci sono misure una tantum (il gettito Iva e quello derivante dalla tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia ndr). Mi preoccupano invece gli altri quattro miliardi e mezzo. Ora si parla di otto mesi, ma a regime si tratterà di dieci miliardi e mezzo, e questo significa che si inciderà su capitoli molto importanti di spesa sociale».
A proposito di riforme, Renzi ha detto che qualcuno dentro il Pd cerca visibilità e per questo dà vita a discussioni, per così dire, strumentali.
«È stato un passaggio davvero infelice. Il presidente del Consiglio dovrebbe avere più rispetto per gli interlocutori e, in particolare, per quelli del proprio partito. I senatori che hanno fatto proposte diverse le hanno fatte perchè sono sinceramente preoccupati della qualità della nostra democrazia».
Gigi Marcucci
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