EVASORI ED EVASIVI
SULLA LOTTA ALL’EVASIONE BOCCIATURA TOTALE DI RENZI
Ha fatto il giro del web la foto dell’immigrato arrestato a Roma in piazza del Pantheon e trascinato in manette come un boss mafioso sotto gli occhi esterrefatti della gente impegnata nello shopping pasquale.
Non aveva ucciso nè picchiato nè stuprato nè scippato nessuno: vendeva borse taroccate. Naturalmente nessun garantista un tanto al chilo ha protestato contro la “gogna mediatica” e le “manette facili”, come avrebbe fatto se fosse toccato a qualche frequentatore di un palazzo lì vicino: Montecitorio.
Intendiamoci: nessuno giustifica i contraffattori e i loro complici, che vanno perseguiti con severità , visto che sottraggono risorse non solo alle griffe della moda, ma anche al fisco e dunque alla collettività .
Ciò che stona non è l’arresto del venditore abusivo: è il mancato arresto di chi fa le stesse cose, frodando il fisco con i più svariati raggiri, ma resta a piede libero.
C’è qualcosa di mostruosamente sbagliato in un paese che porta via in catene l’immigrato delle borse farlocche e intanto manda un frodatore incallito, condannato per 7,3 milioni evasi e miracolato dalla prescrizione per altri 300, a fare il volontario in un ospizio per 4 ore alla settimana per 10 mesi fra una campagna elettorale, un Italicum e una riforma costituzionale. Abbiamo dato volentieri atto a Matteo Renzi delle cose buone annunciate nel Def: gli 80 euro in più nelle buste paga più sottili, anche se escludono incapienti e pensionati, sono meglio di un calcio nel sedere; il tetto ai compensi dei manager pubblici e anche dei magistrati è sacrosanto; l’aumento delle tasse alle banche sul regalo miliardario delle quote Bankitalia è un’inversione di rotta dopo anni di bancocrazia (anche se era meglio evitare tout court quel pacco dono).
Ma sulla lotta all’evasione la bocciatura è totale.
L’altro giorno, intervistato da Repubblica , il premier ha dichiarato che l’evasione “non si combatte con nuove norme”, bensì con “la volontà politica di incrociare i dati” e “perseguire i colpevoli” con l’“uso massiccio della tecnologia”. La solita supercazzola.
Per punire i colpevoli, occorrono pene severe e figure di reato efficaci che oggi non ci sono. Infatti il neocommissario anti-corruzione Raffaele Cantone le chiede eccome: prescrizione, falso in bilancio, autoriciclaggio e veri poteri alla sua Authority, oggi ridotta a ente inutile perchè non può sanzionare le amministrazioni che non rispettano le regole.
Si spera che Renzi sia così evasivo perchè non conosce la materia e non perchè teme di perdere voti alle prossime elezioni europee (i 10-11 milioni di evasori votano e fanno votare).
Nel primo caso, può rimediare informandosi con qualcuno che ci capisca.
Nel secondo, è in malafede e non c’è niente da fare. Come ricorda il pm milanese Francesco Greco, “il sommerso del Pil ammonta a 420 miliardi con mancate entrate fiscali per 180 all’anno”.
Cifre spaventose che imporrebbero — dice Greco — “una spending review che riduca i costi della criminalità economica, anche con tagli lineari”.
Ma nessuna delle slide delle televendite renziane dice niente sulla prima emergenza nazionale: basterebbe grattarne il 10% per far recuperare decine di miliardi, anzichè elemosinare le briciole con le spending à la Cottarelli, le pochade delle auto blu su eBay e le false riforme del Senato e delle Province.
Per farlo, occorrono proprio le “nuove norme” che Renzi non vuole.
La prima è sull’autoriciclaggio, per punire finalmente chi reinveste in proprio il bottino dei suoi delitti e per garantire che il prossimo decreto sul rientro dei capitali dall’estero non diventi l’ennesimo scudo-condono.
La seconda è sulla prescrizione, che garantisce l’impunità a qualunque colletto bianco che derubi la collettività .
Ma, per approvarle, ci vuole una maggioranza diversa da quelle del governo (avete presente l’Ncd?) e delle riforme istituzionali (col partito dell’evasore e dell’evaso).
I 5Stelle, anch’essi finora piuttosto evasivi, si facciano avanti e sfidino Renzi a presentarle, garantendo i loro voti.
Tutto il resto è frottola.
Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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