FAVIA, DA MAGAZZINIERE A CANDIDATO SINDACO: VITA E PAROLE DI UN POLITICO “FLESSIBILE”
SPESSO IN ROTTA DI COLLISIONE CON GRILLO CHE NON GLI HA RISPARMIATO MAI TIRATE D’ORECCHIO
“Stasera a La7 puntata sul Movimento 5 Stelle. Ho un brutto presentimento. Stiamo a vedere”. Queste le parole su Facebook di Giovanni Favia, pochi minuti prima che scoppiasse il caos.
Un terremoto che rischia davvero di rompere il giocattolo di Beppe Grillo e di Gianroberto Casaleggio.
Ma tutto quanto era in un qualche modo prevedibile.
Le parole di Favia stupiscono non per il contenuto in sè, visto che lo stesso consigliere regionale le aveva fatte intendere in passato; stupisce più che altro la “chiarezza espositiva” e il fatto che il solitamente abbottonato Favia si sia lasciato andare così facilmente e così pesantemente con un giornalista.
Trentadue anni, Favia è un grillino degli albori.
Prima della fatwa primaverile del comico genovese contro le trasmissioni in tv, non disdegnava di parteciparvi.
Viso pulito, look apolitico, gioviale e sbarazzino, educato ma deciso sui contenuti. A volte esitante di fronte ai vecchi volponi catodici, ma perlomeno una faccia fresca e dei concetti chiari da esprimere.
Anche un po’ sfrontato: uno capace di collegarsi su Facebook durante un talk su La7 e scrivere: “Ragazzi, hanno un alito che non potete immaginare….”.
All’inizio candidato sindaco a Bologna, poi candidato presidente in Emilia Romagna. In entrambi i casi un successo.
Prima di fare politica a tempo pieno aveva provato con i più svariati lavori.
Senza particolare fortuna: magazziniere, cameriere, manovale edile, apprendista elettricista, rappresentante di commercio, fotografo, poi mise su una ditta individuale per la produzione di materiali audio-visivi.
Politicamente può vantare la propria partecipazione alle manifestazione no-global di Genova del 2001, ma riuscire a stanarlo adesso è impossibile: neanche sotto tortura dirà mai che sì, dopotutto ha un background di sinistra.
Si avvicina al blog e poi al primo meetup nel capoluogo emiliano, storicamente il più attivo di tutti.
Ci crede, si impegna anima e corpo nella nuova avventura e riesce a farla diventare un lavoro vero e proprio.
A Roma, durante la manifestazione a piazza Navona dell’Idv (28 gennaio 2009) venne strigliato dalle forze dell’ordine per uno striscione che recitava “Napolitano dorme, il popolo insorge”.
Per la prima volta i giornali parlarono di lui.
L’esordio pubblico ufficiale — dicevamo – è da candidato primo cittadino sotto l’insegna della lista beppegrillo.it.
Anno 2009. Presenta un programma semplice (più raccolta differenziata, energia pulita, uso della rete per divulgare le sedute del consiglio comunale, aree verdi al posto delle ex caserme, no alla privatizzazione dell’azienda di trasporti pubblica, stop ai privilegi di sindaco e assessori) porta a casa il 5 per cento e viene eletto a Palazzo d’Accursio.
Impegno massimo, intransigenza istituzionale pure, ma allo stesso tempo un ragazzo capace di parlare con tutti, dai tranvieri ai dirigenti d’azienda.
Poi però il sindaco Flavio Delbono si dimette dopo uno scandalo a tinte rosa e lui scalda i motori per le regionali.
Un altro successo: alle Regionali nel 2010 conquista un 7 per cento clamoroso.
Durante quella campagna elettorale spiegò che, in caso di elezione, con 1400 euro al mese avrebbe vissuto benissimo.
Una volta eletto, il movimento — magnanimo — decise in assemblea che poteva pure tenersi 2500 euro al mese, per 13 mensilità .
Cifra poi di nuovo ritoccata a 2700 euro.
Ma è, soprattutto, un grillino “flessibile”: “Resta anche per lei il limite dei due mandati?”, gli chiese perfido il giornalista del Corriere della Sera, subito dopo la seconda elezione nel 2010.
Risposta: “Sono cose che valuteremo collettivamente. Noi non siamo dei talebani, ma posso dire che non ci sposteremo dal limite dei dieci anni. Del resto, De Gasperi ha governato per otto”.
Detto da uno appena eletto per la seconda volta, rendeva bene l’ambizione del personaggio.
Già , l’ambizione.
A sentire i suoi detrattori, tutti nessuno escluso, la vanità e l’arrivismo di Favia sarebbero il vero motore delle sue imprese politiche.
Un ragazzo con un piccolo grande sogno nel cassetto: Roma.
Magari da candidato premier dei 5 Stelle.
O se fosse andata male perchè no, in lista con l’Italia dei Valori. Questo però lo dicono i maligni.
Chi gli sta accanto, invece, parla di “legittime aspirazioni” e ne loda le capacità : instancabile lavoratore, sempre sul territorio, abile nell’uso dei social network e con un certo fiuto politico.
Però era evidente che con Grillo qualcosa si fosse rotto. O anzi, con Casaleggio.
Pochi mesi fa venne punzecchiato sul blog di Grillo proprio sulla questione Tavolazzi. “So che un consigliere regionale appoggia la sua candidatura…”, diceva il post.
Il riferimento era diretto proprio a lui. Che rispose per le rime: “Prego chi ha fornito questa falsa informazione allo staff del blog di dichiararsi e chiedere scusa. Ed allo staff di verificare prima le informazioni che pubblica”.
E quando Tavolazzi venne espulso Favia dichiarò: “Non so, ma io stimo molto Tavolazzi”.
Da notare che Favia, nonostante il post fosse firmato da Beppe Grillo in persona, parlò due volte di “staff del blog”.
Cioè la Casaleggio Associati.
E sui suoi rapporti con Tavolazzi andrebbe aggiunta una postilla: il famoso incontro di Rimini, quello per cui l’ex manager è stato fatto fuori, aveva un punto all’ordine del giorno un po’ particolare.
Cioè la candidatura di Favia a premier, nel 2013. Incontro cui Favia avrebbe dovuto partecipare, ma avuto il sentore delle ire di Beppe avrebbe disdetto all’ultimo secondo.
Appena in tempo. E quell’ordine del giorno? “Ma no, era stato presentato da una ragazzo di non ricordo neanche dove, una cosa isolata”, garantisce Tavolazzi.
Seconda tirata di orecchi pubblica di Grillo a Favia è quella avvenuta poche settimane fa. In Regione ad agosto scoppia lo scandalo, ma più che altro è il segreto di Pulcinella: tutti i consiglieri regionali, tranne quelli della Federazione della Sinistra, pagavano le emittenti locali per farsi intervistare. Favia incluso.
Per i giornali una notizia sensazionale: ma come, il fustigatore della Casta che fa politica sul web sgancia soldi pubblici per farsi vedere in tv?
Lui all’inizio si difende, spiega che è un modo per far conoscere la voce dei 5 Stelle, della quale altrimenti i media non darebbero conto.
Ma Grillo lo sgrida sempre attraverso il blog: “È come pagare per il proprio funerale”, con relativa accusa implicita di ‘intelligenza col nemico’.
Favia prima prova a minimizzare. “Beppe non mi ha scomunicato – dice a Repubblica in quei giorni – Avrei preferito che spiegasse meglio la questione. Capisco che si senta attaccato, ma non ho fatto un utilizzo illegale dei finanziamenti della Regione”.
Poi il giorno dopo fa retromarcia su tutta la linea e si scusa.
Sul suo profilo Facebook aggiunge: “Con Grillo ci siamo sentiti sia prima che dopo il suo post. Continui da battitore libero a scrivere ciò che pensa e quelle che sono le sue opinioni, che nella stragrande maggioranza dei casi condivido. Lo faccia anche senza troppe carezze o giustificazioni se coinvolti degli eletti M5S, e poi è il suo stile”.
Ora le sue parole a Piazzapulita.
Un fendente che può far male ad un movimento finora in costante crescita.
La sua carriera politica finisce qui? Di certo con Grillo sarebbe finita lo stesso: il non-statuto parla chiaro, due mandati e poi a casa.
L’immagine di copertina della pagina Fb di Favia — ha diecimila e passa fan — è una foto: lui insieme al comico genovese, braccia al cielo e urla di gioia.
Un grande amore politico.
Ma anche gli amori, molto spesso, finiscono.
Matteo Pucciarelli
(da “La Repubblica“)
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