FIDANZA E’ SEMPRE IN CIRCOLAZIONE: RIAPPARE A STRASBURGO, VOLA A MIAMI E CAMPEGGIA SUI SOCIAL
INDAGATO PER I FONDI NERI, MA PER LA MELONI LA LEGALITA’ VALE SOLO PER GLI ALTRI
C’è e non c’è. Riappare alla seduta plenaria dell’Europarlamento di Strasburgo che si occupa dei migranti tra Polonia e Bielorussa.
Ma della “lobby nera” oggetto del video di Fanpage e della relativa inchiesta giudiziaria milanese non parla.
Vola a Miami a sostegno degli esuli cubani anticastristi, ma le “lavatrici” per il “black”, chissà se panni o soldi, restano un oggetto misterioso.
Impazza sui social – dall’asterisco del liceo Cavour alla sorte della tennista Peng Shuai – ma latita dalle patrie trasmissioni televisive.
Si è autosospeso da capo delegazione di FdI, ma sul profilo Twitter la carica resta intonsa. Carlo Fidanza è tornato alla superficie, ma anche no.
Silenzioso, appartato, un po’ sfuggente, eppur presente in aula ieri e oggi.
Lo è stato meno negli ultimi tempi, e i colleghi lo hanno notato, pare sia un recordman delle presenze. Ma chissà: il voto a distanza (che lì esiste), gli impegni istituzionali e le trasferte, i post e i tweet.
Forse, il suggerimento dal suo partito di inabissarsi per un po’- verso i ballottaggi e oltre – in modo da sfumare le ombre nere dell’inchiesta milanese (prima giornalistica e poi giudiziaria) che lo coinvolge. In attesa che la sua sorte politica venga decisa da Giorgia Meloni. Oppure no: tra la partita (persa) delle amministrative e quella (da giocare) del Quirinale, tutto trascolora.
Presunti finanziamenti irregolari, brindisi a Hitler, svastiche tatuate, offese a neri ed ebrei, saluti del legionario. Dodici minuti di immagini.
Uno spaccato della destra estrema, sotto l’apparente regia del Barone Nero, che una furibonda Giorgia Meloni aveva bollato come “paranazismo da operetta”.
La Procura di Milano ha indagato Fidanza con le ipotesi di reato di riciclaggio e finanziamento illecito. Lui si difende: “Mai preso soldi in nero”. La leader di FdI gli ha riservato una telefonata di fuoco, più o meno “tu quoque”, imponendogli il passo indietro da capo delegazione. Anche quello, però, provvisorio.
“Mi permetterete di non giudicare una persona che conosco da vent’anni sulla base di un breve video – ha detto Meloni – Deciderò dopo aver visto le cento ore di girato”. Fanpage le ha consegnate ai magistrati, che non hanno rilevato discrepanze.
E quindi? Quindi, niente.
A via della Scrofa non hanno fretta: “Non avendo potuto visionare il girato – trapela – aspettiamo di vedere come si evolve l’indagine”.
E la contiguità con gli “ambienti razzisti e antisemiti”? La circolare, ritirata fuori, della tolleranza zero nelle liste elettorali? Il malumore di parlamentari e dirigenti che faticano per distanziarsi da un certo humus e poi si ritrovano “sbattuti come il mostro in prima pagina”? Pazienza. All’estero ne hanno meno.
Si lamenta il capo delegazione del Pd all’Europarlamento Brando Benifei: “Abbiamo chiesto provvedimenti sanzionatori al suo gruppo, l’Ecr, e al suo partito. Al di là dei possibili reati c’è un tema politico grosso come una casa. Dovremo riaprire la discussione. Di quanto tempo ha bisogno Meloni per decidere? Se la stanno prendendo comoda”.
Nel limbo tra color che son sospesi, a Fidanza resta Facebook: il Trattato del Quirinale “schiaffo alla sovranità nazionale”, il blocco navale, la “follia” del Nutriscore, l’”inaccettabile esproprio” ai danni dei balneari (come, racconta, i suoi genitori che “dormendo 4 ore per notte e alzandosi all’alba hanno costruito un bellissimo stabilimento”).
Posta foto: con lo spagnolo Hermann Leopoldo Tertsch di Vox in Florida alla manifestazione Patria y Vida: “Abbiamo portato il sostegno di Ecr ai principali esponenti dell’opposizione cubana in esilio”.
All’Avana però non sono riusciti ad arrivare: il governo ha rifiutato loro l’ingresso, e via dall’aeroporto all’emiciclo. Fidanza all’estero c’è, in Italia è congelato. Aspettando non Godot ma più modestamente una decisione che non verrà.
(da Huffingtonpost)
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