FINISCE A BEIRUT LA FUGA DI DELL’UTRI? FERMATO IN LIBANO, L’ITALIA CHIEDE L’ESTRADIZIONE
“AVEVA CON SE’ DECINE DI MIGLIAIA DI EURO”…. PER L’AVVOCATO “E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE NON INTENDEVA SOTTRARSI ALLA GIUSTIZIA ITALIANA”
È già finita la grande e imbarazzante fuga di Marcello Dell’Utri.
L’ex senatore di Forza Italia è stato fermato a Beirut, questa mattina alle 9.30 (10.30 in Libano). L’annuncio è venuto direttamente dall’ex compagno di partito il ministro dell’Interno Angelino Alfano al congresso del Nuovo Centrodestra: “Sarà estradato”. Sull’ex numero di Publitalia, amico personale di Silvio Berlusconi, nonchè cofondatore di Fi, pendeva un ordine di cattura emesso dai giudici di Palermo per la condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa.
Dell’Utri era in un lussuoso albergo l’Intercontinental Phoenicia.
L’ex senatore, che aveva con sè “alcune decine di migliaia di euro” al momento dell’arresto ed era in possesso di un passaporto italiano, si trova ora negli uffici della polizia libanese.
Quando i poliziotti hanno bussato alla porta della sua camera era a letto e non ha detto una parola. La sua individuazione è stata stata possibile grazie a una segnalazione dell’Interpol.
I pagamenti effettuati da Dell’Utri sono avvenuti con le sue carte di credito.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando firmerà a breve la richiesta di estradizione. Il Guardasigilli sta rientrando a Roma (era a Torino per l’apertura della campagna elettorale del Pd) per dare il suo via libera.
Dall’ambasciata in Libano fanno sapere che a Dell’Utri è stata data “assistenza consolare come in tutti casi di connazionali arrestati” anche se allo stato non è il personale diplomatico non ha avuto ancora modo di potergli parlare.
Gli inquirenti del Dipartimento di intelligence della polizia libanese lo non stanno interrogando.
Il primo commento arriva da Palermo, il pg Luigi Patronaggio, che aveva chiesto l’arresto, dice: “Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l’Interpol, con l’arresto di Dell’Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo. Attendiamo adesso con serenità l’esito del processo in Cassazione”.
Il 15 aprile è prevista infatti l’udienza che dovrà confermare o annullare quel verdetto. Per questo gli inquirenti di Palermo avevano chiesto e ottenuto, dopo aver ottenuto in passato due no, il mandato di arresto.
L’8 aprile l’ex parlamentare però non era stato rintracciato dagli investigatori che erano andati in carcere a cercarlo e il 10 per lo Stato italiano l’ex parlamentare è diventato formalmente latitante.
Ieri, dopo la diffusione della notizia della sua scomparsa, era stato emesso il mandato di arresto internazionale eseguito dalla polizia libanese. È il Dipartimento di intelligence della polizia libanese, che ha competenze anche su questioni di criminalità organizzata e terrorismo, che al momento tiene in custodia Dell’Utri.
Ieri Dell’Utri tramite una nota aveva fatto sapere: “Mi sto curando. È aberrante la richiesta“.
“Tengo a precisare che non intendo sottrarmi al risultato processuale della prossima sentenza della Corte di Cassazione; e che trovandomi in condizioni di salute precaria — per cui tra l’altro ho subito qualche settimana fa un intervento di angioplastica — sto effettuando ulteriori esami e controlli”, senza però dire dove. Un indizio che Dell’Utri potesse essere in Libano era stato captato dagli investigatori nei mesi scorsi, quando il fratello Alberto al telefono disse: “In Libano Marcello starebbe bene”.
“Ora è trattenuto dagli agenti e spero possa essere liberato in attesa della procedura di estradizione — dice l’avvocato Giuseppe di Peri che non ha ancora sentito Dell’Utri. ”Spero che la polizia locale gli abbia fatto contattare un avvocato del posto. Le procedure per l’estradizione — spiega il legale — sono partite ma passerà almeno qualche settimana”.
Intanto, spiega l’avvocato, Dell’Utri potrebbe essere considerato in stato d’arresto o rilasciato in attesa dell’esito delle procedure di estradizione: “Dipende dalle leggi del posto”.
Le ultime tracce che Dell’Utri aveva lasciato erano in Libano.
Il 3 aprile l’ex senatore era nel paese mediorientale perchè uno dei suoi telefoni è stato intercettato “nei dintorni della città libanese di Beirut”. L’ex parlamentare era stato visto inoltre sul volo Parigi-Beirut il 24 marzo. Il testimone aveva visto l’ex senatore viaggiare “in business” e aveva assicurato di averlo visto ritirare il bagaglio una volta atterrato e uscire dall’aeroporto. L’intercettazione che aveva fatto scattare l’ordine di cattura risale a novembre.
Nella conversazione il fratello Alberto parlando col proprietario del ristorante Assunta Madre di Roma Vincenzo Mancuso, diceva di “accelerare i tempi” e faceva riferimento alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”.
Mentre in un’altra intercettazione il fratello Alberto, sempre con Mancuso, affermava: “Il programma è quello di andarsene in Libano perchè lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perchè lui c’è già stato la conosce, c’è un grande fermento culturale… per lui andrebbe bene”.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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