FORZA ITALIA, FUGA DALLE LISTE: VOLTI NUOVI E BIG DICONO DI NO PERCHE’ TEMONO LA FRANA
IL PARTITO PERDE ATTRAZIONE: “SIAMO MORTI”
Lo sguardo si fa cupo alla vista delle prime ipotesi di liste elettorale: “Ma che gente abbiamo. Questi nomi non sono competitivi”. Silvio Berlusconi è nero.
Perchè è chiaro che nulla sarà più come prima. Ormai è “sotto osservazione”.
Costretto a una campagna elettorale col freno a mano: una parola fuori posto, e scattano i domiciliari.
E per la prima volta non si trova gente da mettere in lista.
Tra gli imprenditori di peso nessuno vuole prestare la propria faccia a un partito sul ciglio del precipizio giudiziario: “La verità — dice un big azzurro — è che non siamo attrattivi. Diamo l’idea di quelli che stanno morendo”.
I nomi più noti che il Cavaliere è riuscito a coinvolgere sono Mattia Malgara, figlio di Giulio (quello che si è inventato la Chiari e Forti per intenderci) e Giampiero Samorì.
Per il resto non solo non arrivano facce nuove, ma tra le vecchie si registrano diversi no.
Perchè adesso la frana è iniziata davvero. Con i sondaggi che danno Forza Italia stabilmente sotto il 20. E col peggio che deve ancora venire.
Nessuno è certo che Silvio Berlusconi finirà la campagna elettorale da uomo libero. Perchè è provato, ha i nervi a fior di pelle e quando si allenta il cordone sanitario che gli hanno costruito attorno le parole sono fuori controllo.
Il crollo del Capo fa paura: “Dopo di lui — trapela dalle stanze di San Lorenzo in Lucina — cadremo tutti, uno ad uno”. Insomma la diga si è aperta. Berlusconi è indebolito. Dell’Utri latitante. Le notizie sulla latitanza di Dell’Utri sono da brivido.
Per anni è stato il cuore pulsante dello Stato berlusconiano, quello economico. Ora è irreperibile alla vigilia della sentenza più temuta.
Fa sapere che è all’estero per “cura e riposo” e che non intende sottrarsi alle decisioni dei giudici. Ma in molti pensano che non rientrerà in caso di condanna definitiva. Sette anni, carcere, per aver mediato — così scrivono i giudici dell’Appello — tra Berlusconi e Cosa Nostra.
Eccolo l’altro masso della frana, destinato ad precipitare martedì, quando su Berlusconi peserà l’ombra dei rapporti con la mafia, mediati da Dell’Utri.
Potrebbe esserci una coincidenza temporale tra Cassazione su Marcello e la pronuncia del tribunale di Milano in merito a “come” il Cavaliere dovrà scontare i servizi sociali.
E le liste di Forza Italia sono in alto mare.
Dai territori arrivano notizie di una faida tra bande. In Piemonte, in Campania che assomiglia a una polveriera. E i portatori di voti iniziano a fuggire.
L’ex sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza — Berlusconi lo chiamava “il mio sindaco” – se ne è andato con Alfano.
In Sicilia il grosso dei portatori di voti ha lasciato Forza Italia.
Sul territorio, il minuto dopo le europee “può succedere di tutto” ammette più di un dirigente.
È in questo quadro che Berlusconi ha chiamato i “riservisti”, messi da parte in questi mesi in nome del rinnovamento.
Giancarlo Galan, per recuperare consensi nel Veneto, che non assomiglia neanche lontanamente al granaio di Bossi e Berlusconi di qualche anno fa.
In Sicilia ha chiesto a Saverio Romano. Al centro si è affidato a Tajani.
La notizia è che per parecchi riservisti hanno declinato l’offerta sentendo aria di flop. Pare ci stia pensando Miccichè, il grande artefice del 61 a zero di 14 anni fa.
Il risultato per ora, ammettono a microfoni spenti i parlamentari di Forza Italia, è “disastroso”. Al nord-est la capolista, al momento, è la Gardini.
Al nord Ovest è Toti però che “non tira”, e che non sarà sostenuto da pezzi importanti di Forza Italia come il vicepresidente della Regione Mantovani.
Al centro Tajani. Al Sud Fitto, unico che ha voti suoi.
Le Isole sono un mistero.
Per la prima volta manca l’entusiasmo da rimonta, come alle scorse elezioni. Nessuno crede più in Berlusconi.
A microfoni accesi non viene ancora ammesso. Ma basta chiedere due chiacchiere a microfoni spenti e il ritornello è sempre lo stesso: “Siamo morti”.
(da “Huffingtonpost“)
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