GRAN CONSIGLIO SENZA QUID: BERLUSCONI NON HA I NUMERI
SERVONO I DUE TERZI DELL’ASSEMBLEA PER DISARCIONARE ALFANO E L’EX PREMIER NON LI HA… L’ULTIMA OFFERTA: “TU ENTRI IN FORZA ITALIA E IO SALVO IL GOVERNO”
La decisione finale riguarda solo loro due. Le truppe, su entrambi i fronti, vengono dopo. Berlusconi e Alfano. “Silvio” e “Angelino”. Il Condannato e il Senza Quid.
Ieri sera, l’ennesimo faccia a faccia.
Su un punto falchi e colombe di altissimo rango sono concordi: “Il nodo lo deve sciogliere Berlusconi. Rifiuta l’idea che Angelino vada via, lo ripete in continuazione”.
Di qui “le oscillazioni ad horas”, come le chiama Fabrizio Cicchitto, che tra le colombe è considerato il più falco, cioè il più propenso alla separazione.
A sua volta, Alfano, è pronto a mollare B. al suo destino da opposizione. Ormai risponde più al Quirinale che a Palazzo Grazioli e il suo piano è chiaro in caso di rottura o scissione: tenersi il Pdl, allestire una pattuglia di 40 senatori per tenere in vita il governo Letta e fare un partito coi soldi ciellini garantiti da Roberto Formigoni e Maurizio Lupi.
Il gioco è chiaro. Gli innovatori o governisti o colombe, pur divisi tra chi vuole andare al consiglio nazionale del 16 novembre (Lupi e De Girolamo) e chi no (Cicchitto), puntano a una formazione moderata in continuità col Pdl.
E se i numeri lo consentiranno, Berlusconi potrebbe ritrovarsi senza i due terzi necessari per ratificare il passaggio a Forza Italia come deciso nell’ultimo ufficio di presidenza.
Le colombe vanterebbero 300 firme su 800. Ieri, al Senato, il ministro Quagliariello ha fatto un punto regione per regione con gli altri alfaniani.
Gli innovatori lamentano “telefonate molto pesanti” dei falchi in queste ore di caos.
In cui si inserisce anche una notizia non secondaria per gli equilibri del Pdl: l’arresto di un consigliere regionale campano, Angelo Polverino, vicinissimo a Nicola Cosentino e Nitto Palma.
Negli atti si parla di alcuni big del centrodestra. Forse per questo Mara Carfagna ieri ha fatto questo tweet: “Teniamo alta l’attenzione contro ogni intollerabile invasione di campo di certa magistratura. Nessuno si sogni di destabilizzare il Cn”.
Idem la Gelmini: “C’è una strana escalation giudiziaria”.
Ci sono toghe in combutta con gli alfaniani, questo il sospetto? Che c’entra Polverino con il consiglio nazionale? Sempre che, come suggerisce una colomba di governo, il retropensiero non sia un altro: “Berlusconi ha anticipato il consiglio nazionale perchè teme l’arresto dopo la decadenza”.
In merito il voto al Senato sarà il 27 novembre, al massimo il 2 dicembre, per un eventuale slittamento della legge di stabilità .
In ogni caso, l’8 dicembre, il Cavaliere, in base ai suoi timori, avrebbe corso il rischio di non esserci per un’ordinanza di custodia cautelare relativa a qualche rivelazione nuova del faccendiere Lavitola.
Suggestioni, forse. Ma in questi giorni nel Pdl veleni e dietrologie vanno di pari passo con la conta in atto.
Il terrore per la cronaca giudiziaria lambisce sempre i travagli del centrodestra.
Tra i veleni in circolazione, per esempio, sono già più di una decina i falchi che giurano di aver visto corposi dossier sulla consorte avvocato di Alfano.
Presunte consulenze ad ampissimo raggio. La partita di queste ore è soprattutto uno scontro di potere e rendite personali.
Lo stesso Alfano, racconta un ex ministro, avrebbe percepito fino a qualche mese fa un lautissimo stipendio per il Mattinale di Palazzo Grazioli.
Lui, “Angelino”, un tempo lavorava da lì da segretario del Cavaliere. Questa è la cornice dello scontro da qui alla prossima, fatidica settimana.
Non c’è solo il parricidio lamentato da Berlusconi. Tutto si fonde.
Ieri sera, la solita ossessiva domanda del Condannato: “Angelino, voglio sapere che farete quando sarà votata la decadenza”. La trattativa potrebbe proseguire a oltranza oppure interrompersi da un momento all’altro.
I lealisti temono le inchieste giudiziarie. I governisti sono divisi sulla tattica. Andare o non andare, questo il dilemma per sabato 16 novembre.
Quello che è certo è che Berlusconi vuole evitare la scissione. L’ultima offerta ad Alfano potrebbe essere questa: “Noi manteniamo l’unità nel passaggio a Forza Italia, io non faccio cadere il governo”.
L’obiettivo è anche quello di evitare una cruenta votazione, tra due documenti, nel consiglio nazionale. La risposta di Angelino è stata: “Presidente io non voglio garanzie per me, ma per tutti quelli che si sono schierati con me”.
Falchi e colombe possono tornare a convivere?
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano”)
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