IL 25° EMENDAMENTO PER FAR FUORI TRUMP
PENCE PER LA COSTITUZIONE PUO’ GUIDARE IL PAESE PER GLI ULTIMI 13 GIORNI
Nell’arco di quattro anni, si è scritto tanto e soprattutto si è parlato tanto della destituzione del Presidente Trump dalla sua carica, ma mai come nelle ultime 24 ore. Dopo averlo visto incitare i suoi sostenitori a protestare al Campidoglio, non resta che l’ultimissima occasione per riflettere sulle implicazioni di un passo così definitivo; così, ci ritroviamo ancora una volta a digitare su Google le parole del giorno.
E quelle parole, sia nell’ambito delle riunioni ai vertici di Washington che sulla bocca di molti americani, sono “venticinquesimo emendamento”. I democratici in particolare hanno sciolto la riserva e si dicono pronti ad appellarsi alla norma pur di far fuori Trump. ”È il momento di invocare il venticinquesimo emendamento e rimuovere “immediatamente” Donald Trump”, ha detto Chuck Schumer, leader dei dem al Senato. Secondo il Washington Post, inoltre, sarebbero almeno una trentina i parlamentari democratici che avrebbero chiesto l’impeachment.
Ma cosa prevede questo emendamento? Prevede che il vicepresidente Mike Pence possa chiedere di guidare l’amministrazione a soli tredici giorni dalla scadenza del mandato presidenziale. Mike Pence, un uomo la cui unica qualità almeno fino a ieri è stata rimanere (spesso in silenzio e senza discutere) all’ombra del suo comandante in capo, ora si ritrova a decidere se Donald Trump continuerà a essere un enorme pericolo per la repubblica, restando in carica, o se potrà essere tenuto sotto controllo per altre due settimane, cioè fino a quando non diventerà ex presidente.
La decisione spetta a quei pochi che ancora lo circondano.
Secondo la costituzione, il venticinquesimo emendamento prevede una procedura che consente di sollevare il presidente dalla sua mansione con il passaggio di poteri al suo vice grazie a una lettera scritta e firmata da una maggioranza dei capi di gabinetto. L’emendamento fu inserito nella costituzione negli anni ’60 dopo l’omicidio del presidente Kennedy, così da definire una procedura chiara per la cessione dei poteri al vicepresidente, sia per un breve lasso di tempo (come nel caso di un presidente che subisce un intervento chirurgico), sia in caso di dimissioni come fu con Nixon.
Ma stavolta si discute dell’emendamento a proposito di un presidente che è incapace di adempiere ai suoi doveri non per via di impedimenti fisici, di una morte improvvisa o di dimissioni, ma perchè il suo stato mentale potrebbe rappresentare un pericolo per la nazione e per quanti lo circondano.
Detto altrimenti, sarebbe un colpo messo in atto da alcuni fra i più stretti collaboratori del presidente e non vi sono abbastanza pareri costituzionali nè precedenti storici che possano orientarli in questa gravosa decisione.
Coloro che non vivono nel terrore di Trump, e accetterebbero di farsi carico di questo onere, potrebbero essere troppo pochi per andare fino in fondo; se anche Mike Pence, un tempo il più improbabile golpista d’America, decidesse di provarci sul serio, dovrebbe ottenere per forza il sostegno e il consenso degli altri capi di gabinetto.
Sin dai primi giorni dell’amministrazione di Trump, i detrattori hanno messo in dubbio la sua idoneità all’incarico, la sua abilità intellettiva, la forza mentale nonchè la solida capacità di giudizio, condizioni necessarie per guidare il paese. Ma mai prima d’ora il presidente aveva palesato una mancanza di rispetto così spiazzante nei confronti del suo mandato e dei cittadini che governa.
Da quando ha perso le elezioni contro l’avversario Joe Biden, quasi tutte le sue azioni hanno avuto come scopo quello di dimostrare la tesi secondo la quale avrebbe ottenuto una vittoria schiacciante al voto 2020 e che l’elezione gli sarebbe stata rubata.
Senza contare il fatto che la nazione non ha superato la crisi e che il coronavirus continua a decimare le comunità di tutto il paese, o che il suo governo è riuscito a stento ad approvare una legislazione di emergenza per assistere i milioni di americani in difficoltà economiche a causa della pandemia, o ancora che la tanto attesa consegna del vaccino sia stata ostacolata da problemi di distribuzione, a riaccendere il dibattito sulla rimozione del presidente sono state le azioni delle ultime ventiquattr’ore, culminate nell’assalto al Campidoglio e al Congresso degli Stati Uniti.
Di fronte allo spettacolo dei manifestanti che si arrampicano sui muri, che rompono finestre e invadono le sale del Congresso, e alla notizia di una donna ferita a morte all’interno del Campidoglio, gli americani sono rimasti sconvolti, smarriti e arrabbiati. La domanda adesso è: Trump durerà per gli ultimi tredici giorni o dovrebbe essere licenziato per il bene e per la sicurezza della nazione?
(da agenzie)
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