IL GOVERNO PONE LA FIDUCIA SULL’ITALICUM: ORA CHI NEL PD HA LE PALLE MANDI A CASA IL BULLO O TACCIA PER SEMPRE
BAGARRE ALLA CAMERE TRA CRISANTEMI, URLA DI “COGLIONE”, “FASCISTI” E “VAI A FARE IN CULO”…RENZI: “MI MANDINO A CASA SE VOGLIONO”
Le opposizioni sono esplose in un moto di protesta quando il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ha annunciato che il governo avrebbe posto a questione di fiducia sull’Italicum.
“Ci prendiamo la nostra responsabilità — ha replicato il presidente del Consiglio con un paio di tweet — La Camera ha tutto il diritto di mandarmi a casa, se vuole”.
In precedenza l’Italicum aveva superato i primi ostacoli, ma al governo non è bastato. Non è bastato a Renzi.
Ha voluto evitare rischi e ha voluto fare presto. Aveva promesso di chiudere la partita senza ferite entro le elezioni regionali, piccolo crinale della storia sia del Pd con il nuovo dna renziano sia del governo stesso.
Così l’esecutivo ha impiegato pochi minuti per riunirsi e dare il via libera a quello che sembrava “l’eventuale impiego” della fiducia.
Anzichè eventuale, è stato effettivo: la Boschi, appena uscita dalla riunione, si è presentata nell’Aula di Montecitorio e ha chiesto di porre la fiducia.
Fin lì l’Italicum aveva superato tutte le prime prove, alcune delle quali con il voto segreto: 4 pregiudiziali di costituzionalità , tre questioni di merito, la questione sospensiva. Tutti aspetti tecnici che però avevano mostrato una certa solidità della maggioranza.
La decisione del governo ha scatenato le proteste delle opposizioni, come prevedibile.
Dai banchi del M5s qualcuno ha urlato “Fascisti!“.
Maurizio Bianconi, fittiano di Fi, da sempre contrario al Patto del Nazareno, ha gridato “Vergogna” ed è stato richiamato all’ordine dalla presidente Laura Boldrini che ha fatto non poca fatica a mantenere l’ordine.
Alcuni deputati di Sel hanno lanciato crisantemi in Aula: “E’ il funerale della democrazia“, ha spiegato il capogruppo Arturo Scotto.
“Non consentiremo il fascismo renziano — ha aggiunto, gridando, il capogruppo berlusconiano Renato Brunetta — faremo di tutto per impedirlo, dentro e fuori questa Aula. Non consentiremo che questa Aula sia ridotta a un bivacco di manipoli renziani”.
“La gente — ha aggiunto il capogruppo Massimiliano Fedriga (Lega Nord) — si sta svegliando e ha capito che siete un bluff”.
Ma il dibattito è presto degenerato.
Si è arrivati presto all’insulto e la miccia è stato l’intervento di Ettore Rosato, vicecapogruppo vicario del Pd (il più alto in grado dopo le dimissioni di Roberto Speranza).
“Vergogna, vergogna!”. “Elezioni, elezioni!” hanno urlato i Cinque Stelle.
Di nuovo alla Boldrini c’è voluto del bello e del buono per riportare la calma: “Questa è un’Aula parlamentare bisogna lasciar parlare. E’ questione di rispetto”.
I deputati dei Cinque Stelle hanno distribuito insulti prima a lui (“coglione”, “vai a fare in culo”) poi alla presidente della Camera Laura Boldrini: “Collusa!” ha urlato Diego De Lorenzis.
“Lei — ha replicato la Boldrini — non può esprimersi in questi termini sulla presidenza. Ne dovrà rispondere”.
Parole che scatenano proteste cui Boldrini replica: “Contrastate le spiegazioni con gli insulti. Insultate, insultate pure. Complimenti…”.
La presidente della Camera aveva appena finito di spiegare come la questione di fiducia possa essere posta anche sulla legge elettorale (al contrario della vulgata).
La presidente della Camera ha citato l’articolo 116 comma 4 del regolamento dell’assemblea di Montecitorio che esplicita i casi in cui non si può porre la fiducia (e la legge elettorale non è tra questi).
Per contro il M5s cita una violazione dell’articolo 72 della Costituzione sulla formazione delle leggi. Ma la Boldrini ha citato una serie di precedenti, spiegando che “ci vorrebbe una esplicita modifica del regolamento della Camera, senza il quale la esclusione della possibilità di porre la fiducia sarebbe arbitrario”, ha concluso la presidente.
In questo modo passa in secondo piano, almeno per il momento, la lotta interna al Pd e l’atteggiamento che terrà la minoranza del partito.
Barbara Pollastrini parla della fiducia come di “strappo incomprensibile”.
Pippo Civati ha invece annunciato che voterà no alla fiducia e ha votato contro il governo quando si è trattato di pronunciarsi sulle pregiudiziali di costituzionalità .
Per il resto silenzio di tomba.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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