IL GRANDE SACCO DI ALITALIA
L’ACCUSA PIU’ GRAVE E’ AVERE FALSATO IL BILANCIO
«Oggi Roma è più pulita, oggi lo Stato suggella due anni di lavoro, oggi finalmente viene fuori lo scempio vero scoperto sulla più grande bancarotta di Stato. Ci ho messo il cuore, hanno tentato di fermarmi in tutti i modi al Ministero. Ma io avevo con me la GdF ed il dott. Martinazzo»: con questo post su Facebook Gaetano Intrieri un paio di giorni fa ha espresso tutta la sua soddisfazione per l’avviso di conclusione indagini sul crac di Alitalia.
I reati contestati, a vario titolo, sono quelli di bancarotta fraudolenta aggravata, false comunicazioni sociali, ostacolo alle funzioni di vigilanza, falso in atto pubblico.
Ventuno gli indagati: dirigenti, componenti del consiglio di amministrazione, commissari e consulenti che nel corso di quasi tre anni, dal 2014 al febbraio del 2017, si sono alternati alla guida della società .
A rischiare il processo, gli ex ad Silvano Cassano, Luca Cordero di Montezemolo e Cramer Ball, l’ad di Etihad James Hogan, ma anche l’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, e la vice presidente di Confindustria Antonella Mansi perchè passati dal consiglio di amministrazione di Alitalia.
Tra gli indagati c’è Enrico Laghi a cui viene contestato, tra le altre cose, di aver raccontato il falso al ministero dello Sviluppo economico quando ha accettato l’incarico di commissario dell’azienda.
L’accusa più grave è quella che riguarda il falso in bilancio, perchè secondo i magistrati manager e consiglieri di amministrazione che si sono avvicendati avrebbero fornito «falsamente dati di segno positivo difformi dal vero, consentendo il progressivo aumento dell’esposizione debitoria». In questa maniera, secondo i pm, «cagionavano o comunque concorrevano a cagionare il dissesto della società , anche aggravandolo».
Nello specifico, la Guardia di Finanza ha individuato plusvalenze fittizie per 136 milioni e 700 mila euro nel 2015 e per 83 milioni nel 2016. In questa maniera hanno potuto attestare «falsamente di rispettare le previsioni del piano industriale 2015-2018».
La vigilanza non è riuscita a intervenire in tempo perchè alcuni di loro (Mustier, Laghi e Mansi) avrebbero raccontato bugie sulla effettiva situazione «economica patrimoniale o finanziaria della società » all’Enac, «occultando con mezzi fraudolenti fatti che avrebbero dovuto comunicare». Le accuse principali ai consigli di amministrazione che si sono succeduti tra il 2015 e il 2017, spiega oggi Repubblica, sono due.
Nel 2015 avrebbero iscritto a bilancio per 21 milioni due coppie di “slot”, «i diritti di atterraggio e ripartenza sulla tratta Roma-Londra», scrivono i magistrati, che in realtà valevano molto di più. E questo il cda, secondo la magistratura, lo sapeva bene.
In mano avevano un accordo con Etihad in cui si stabiliva che quegli slot valevano 60 di milioni e che sarebbero stati ceduti a Etihad. Da dove veniva fuori quella cifra? Da una perizia, scrivono i pm, «peraltro redatta da personale della stessa Alitalia» e che era, per la Procura, pacificamente concordata. A meno che il cda di Alitalia non fosse anche in grado di leggere nel futuro.
La cifra indicata nella perizia — 21 milioni — viene infatti contabilizzata a bilancio tre giorni prima del deposito della consulenza. Come facevano a conoscerla, si chiedono i magistrati? Certo è che per Alitalia è un grande affare. Qualche mese dopo, infatti, vendono gli slot a Etihad per 60 milioni e in queste maniera riescono a iscrivere a bilancio una plusvalenza da 39 che consente ai conti di essere più presentabili. In realtà , il grande affare lo fa Etihad che compra per 60 quello che, stando ai consulenti dei pm, valeva in quel momento 4-5 volte di più.
E oggi? Alitalia, racconta Sergio Rizzo su Repubblica, è l’unica compagnia al mondo ad avere due amministrazioni straordinarie contemporaneamente aperte:
La prima delle quali sta per compiere 12 anni, ed è una specie di assicurazione sulla a vita per intere categorie professionali. Fra gennaio e giugno 2019 se ne sono andati 946 mila euro per spese legali e consulenze, al ritmo di un paio di milioni l’anno. Ma dal 2008 si devono ancora chiudere 7 filiali delle 60 in giro per il mondo, in Paesi problematici come Libia, Nigeria e Venezuela. E i commissari dicono che serviranno ancora due anni almeno.
Poi la vendita degli immobili rimasti, ma che — a quanto pare — nessuno vuole se è vero che in quattro anni l’offerta minima è stata ridotta a quasi metà . Infine, il contenzioso: immenso. Ben 107 cause revocatorie, 34 per le somme pagate dopo l’insolvenza, quindi le pendenze con il personale. Così la data prevista per la “definizione dei contenziosi”, senza cui la prima amministrazione straordinaria non si può archiviare, viene definita dai commissari semplicemente: “Non stimabile”. Poi c’è la seconda amministrazione straordinaria, e sarà un nuovo film.
(da “NextQuotidiano“)
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