IL MODELLO TOTI PER LA SANITÀ: PRIVATIZZARE TUTTO: APERTA UN’INDAGINE SUI FINANZIAMENTI AL COMITATO TOTI DA PARTE DI QUATTRO IMPRENDITORI DELLA SANITÀ PRIVATA
HA MESSO SUL MERCATO TRE OSPEDALI (ALBENGA, BORDIGHERA E CAIRO), DI CUI PER UNO SOLO È STATA FIRMATA LA CONVENZIONE… AI PRIVATI SONO FINITI I SERVIZI DI ANALISI, ESAMI E VISITE SPECIALISTICHE. MA LE LISTE DI ATTESA SONO AUMENTATE
Al momento l’indagine giace in Procura. Come pure un altro filone d’inchiesta, fin qui sconosciuto, sul quale i magistrati intendono accendere un faro. Riguarda sempre la sanità ma in questo caso si tratta di finanziamenti al Comitato Toti da parte di strutture private.
Dietro c’è la grande questione «sanità pubblica e privata». Fra i finanziatori del movimento politico del governatore, che si articola in Comitati collegati alla Fondazione Change, spuntano varie realtà attive nel settore sanitario convenzionato e privato. Come Casa della Salute, un network di poliambulatori specialistici controllati dal gruppo Italmobiliare della famiglia Pesenti che in Liguria ha conosciuto un vero e proprio boom.
Nato nel 2013, conta oggi 29 strutture che impiegano 900 addetti, fra cui 450 medici. È presente a Bordighera, Ventimiglia, Sanremo, Albenga, Savona, Cairo Montenotte. E ha preso a contribuire con il Comitato di Toti. Il quale ha ricambiato presentando un loro evento nella Sala della Trasparenza della Regione, nel corso del quale sono intervenuti sia lui sia il sindaco di Genova Bucci.
Fra i finanziatori anche l’Iclas di Rapallo del gruppo Gvm, un istituto clinico convenzionato che garantisce oltre 700 interventi l’anno di cardiologia e cardiochirurgia. E altre strutture, fra cui Hc hospital e On health care. All’attenzione dei pm di Genova ci sono tre-quattro finanziatori, che si aggiungono alle 20 società operanti in altri settori entrate nei radar dell’indagine per tangenti. Gli inquirenti vogliono verificare se i versamenti alla politica sono regolari e se a questi corrisponda qualche provvedimento amministrativo a favore dei contributori, eventualità che farebbero ipotizzare dei reati.
È quello sanitario il fronte sul quale ora devono difendersi il presidente della Regione Giovanni Toti e il suo capo di gabinetto (dimissionato) Matteo Cozzani, ai domiciliari nella maxi inchiesta sulla corruzione in Liguria.
Un fascicolo per presunti favori, ricambiati con finanziamenti, a quattro imprenditori della sanità privata, e poi l’accusa di falso per un clamoroso tentativo di gonfiare i numeri della popolazione anziana ligure, nel 2021, per ottenere più vaccini.
Uno dei primi atti deliberati appena insediato il centrodestra in Regione, era “L’indagine di mercato: conferimento incarico esplorativo ad Alisa”, con l’esplicito disegno di affidare parte della sanità ligure ai privati, sul modello lombardo.
Giovanni Toti nel 2016 aveva importato da Bergamo Walter Locatelli, all’epoca direttore generale della Asl di Milano e incallito promotore della sanità pubblico-privata, molto vicino a Matteo Salvini e nell’elenco dei finanziatori del Carroccio.
In nove anni di amministrazione, quel disegno di privatizzazione in parte è stato attuato. Ma dall’inchiesta sulle tangenti che ha investito il porto la Procura di Genova ha stralciato una serie di intercettazioni che fanno sospettare di finanziamenti ai comitati elettorali di Toti in cambio di contratti e convenzioni con la sanità pubblica.
In quella delibera regionale del 2017 Toti parlò di “svolta epocale della sanità ligure”, e iniziò dal Ponente, territorio controllato dall’ex ministro democristiano e poi forzista Claudio Scajola. Tre ospedali sul filo del ridimensionamento – e della chiusura – già nel precedente Piano Sanitario della Giunta Burlando di centrosinistra furono messi sul mercato: Albenga, Bordighera e Cairo Montenotte.
Il piano di privatizzazione ha subito uno stop per il “Santa Maria di Misericordia” di Albenga e per il “San Giuseppe” di Cairo per una serie di ricorsi al Tar di altri gruppi esclusi. Su Bordighera, invece, è stata firmata la convenzione. Con il centrodestra parte anche la logica di affidare ai privati pure i servizi sul territorio: analisi cliniche, esami diagnostici, visite specialistiche e persino la gestione dell’assistenza domiciliare.
In maniera assolutamente legittima e trasparente sono molti gli imprenditori della sanità che finanziano Toti. Nell’ultimo anno hanno versato dei contributi ON Health Care Group del manager Filippo Ceppellini e di Billy Berlusconi nipote di Silvio, poi Casa della Salute che in Liguria ha aperto ben 21 centri e fa capo, a Genova, a Marco Fertonani uno dei partecipanti alle cene di finanziamento di Toti; e ancora Servizi Sanitari srl, Gadomed, Hc Hospital Consulting, Santa Dorotea e Villa Montallegro.
La Liguria è il fanalino di coda nel Centro Nord per le fughe dei pazienti in altre regioni e le polemiche per le liste di attesa nel servizio pubblico sono all’ordine del giorno. Ma l’8 marzo scorso Toti e il suo assessore regionale alla Sanità, Angelo Grattarola, hanno detto che la Liguria risulta tra le ultime in Italia per quanto riguarda la spesa per prestazioni affidate ai privati.
(da agenzie)
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