IL PARTITO UNICO DEI CONSERVATORI O IL PARTITO UNICO DI GIORGIA?
NEL CENTRODESTRA SI DISCUTE DI UNA LISTA UNICA, PER LE ELEZIONI EUROPEE DEL 2024, CHE METTA INSIEME FRATELLI D’ITALIA, LEGA E FORZA ITALIA, LA MELONI PER ORA NICCHIA… LE INCOGNITE DI SALVINI, CHE RISCHIA DI SPARIRE MA DEVE DIFENDERSI DAL RITORNO DI BOSSI. E I DUBBI DELL’ALA PIU’ “IDENTITARIA” DI FDI
«Se alla fine si decidesse di salire tutti sulla stessa barca, quantomeno la data del varo ce l’avremmo già: le elezioni europee dell’anno prossimo, obiettivo di medio periodo, facilmente raggiungibile». Coperto dai muri spessi di Palazzo Chigi e protetto dal fatto che il tema viene toccato solo quando gli interlocutori sono al riparo da occhi indiscreti, c’è un dibattito tra i partiti del centrodestra che è in una fase molto più avanzata di quanto si possa immaginare.
Che alla fine si chiami «partito dei conservatori», «partito degli italiani», «partito della nazione» o «centrodestra nazionale» — quest’ultima era la scritta che campeggiava nel simbolo originario di Fratelli d’Italia, dove non appariva la fiamma — il punto di caduta del dialogo sottotraccia è sempre lo stesso: un soggetto politico unico dove far convergere Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia.
La data d’inizio lavori del cantiere è ancora un punto di domanda; mentre, ed è quello che sognano diversi ministri del governo di tutti e tre i principali partiti della maggioranza, il possibile esperimento di una lista unica del centrodestra potrebbe essere tentato alle elezioni europee dell’anno prossimo.
Tutte le volte, e non sono poche, che nelle ultime settimane la questione è stata sollevata di fronte a Giorgia Meloni — la persona a cui per ovvi motivi toccherebbe il taglio del nastro, la stessa che si prenderebbe sulle spalle il tentativo di tentare di riunificare il centrodestra sotto lo stesso simbolo, a quindici anni dal Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi — la presidente del Consiglio ha ascoltato con pazienza, partecipato al dibattito e concluso con un’affermazione che per ora non è né un sì, né un no.
C’è un problema di tempistiche e una questione che riguarda la serenità della navigazione dell’esecutivo, ovviamente; le riserve sono essenzialmente di questo tipo, sul tema di fondo Meloni è d’accordo anche perché, come ricorda qualcuno della sua cerchia, «Fratelli d’Italia era nata originariamente con questo obiettivo, che oggi è a portata di mano».
Ci sono stati momenti sporadici in cui il tema del cantiere del soggetto unico del centrodestra è uscito fuori dai conciliaboli di Palazzo. Un mese fa, durante un dibattito pubblico a Roma, rispondendo a una domanda sullo spettro di una crisi futura aperta da Matteo Salvini o Silvio Berlusconi o da entrambi, il ministro Guido Crosetto aveva risposto con un sorriso. «Non sarà così».
Primo, «perché siamo di fronte alla più brava di tutti, e Giorgia è davvero la più brava di tutti». Secondo, aveva aggiunto il titolare della Difesa, perché questa stagione politica «favorirà la nascita di due contenitori, come avviene praticamente in tutta Europa. E il giudizio sul reddito di cittadinanza potrebbe essere uno dei temi che dividono una forza dall’altra…».
Crosetto, come probabilmente moltissimi dei componenti della squadra di governo, è un tifoso di questo scenario. Come verosimilmente sono tifosi di questo scenario Giancarlo Giorgetti, Francesco Lollobrigida, i ministri di Forza Italia e in prospettiva, chissà, anche Matteo Salvini, che inizia a soffrire la concorrenza interna del Comitato Nord dei bossiani ortodossi. Restano le incognite, certo. E non sono di poco conto.
Come reagirebbe l’ala più identitaria di Fratelli d’Italia, secondo cui è possibile, sondaggi alla mano, che Giorgia Meloni riesca nell’impresa di creare da sola il partito dei conservatori senza coinvolgere gli altri leader? E ancora: come reagirebbe Silvio Berlusconi che in un’intervista a Libero ha parlato di un suo «vecchio sogno, fin dal 1994», cioè un grande partito conservatore? Per lui realizzare quell’idea sarebbe «un passo importante verso il compimento della democrazia bipolare in Italia».
E l’approdo europeo di un soggetto unico del centrodestra quale sarebbe? L’ostacolo fu di non poco conto anche nella storia della nascita del Partito democratico, che riuniva in Italia quello che a Bruxelles era diviso in due famiglie (socialisti e liberaldemocratici).
Qui la questione è all’apparenza più complicata perché le famiglie sono tre: Fratelli d’Italia in Europa sta con i Conservatori, la Lega con le destre di Identità e democrazia, Forza Italia nel Partito popolare europeo. Anche in questo caso si immagina la fine del percorso senza aver chiare le tappe intermedie. E la fine del percorso, come spiega a microfoni spenti un ministro del governo che tifa per il soggetto unico, è «creare le condizioni in Europa perché i Conservatori diventino talmente forti da allearsi coi Popolari, interrompendo quindi l’alleanza di questi ultimi coi Socialisti». Il partito del centrodestra italiano, insomma, sarebbe il tasto start di una storia più grande dei confini nazionali. Molto più grande.
(da il Corriere della Sera)
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