IL VALZER DEL PROGRAMMA MA RESTA IL NODO DI MAIO CHE VUOLE FARE IL VICE-PREMIER E AVERE UN MINISTERO DI PESO
CONVERGENZA SU REVISIONE (MA NON REVOCA) DELLE CONCESSIONI AUTOSTRADALI, TAGLI PARLAMENTARI (MA NON SUBITO), INFRASTRUTTURE… SULL’IMMIGRAZIONE SI PARLA DI “NUOVA LEGGE” (QUALE NON SI SA) , IL PD NON E’ NEANCHE CAPACE A CHIEDERE L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI CRIMINALI
È il valzer dei tavoli programmatici che non sbloccano la trattativa. Con le secondo file che si confrontano sui massimi sistemi, ma poi tutto resta appeso a Di Maio sì, Di Maio no, due vicepremier sì, due vicepremier no.
La scena oramai si ripete da qualche giorno.
Alle 12 e 30 i capigruppo del M5S e del Pd, nell’ordine Francesco D’Uva, Stefano Patuanelli, Graziano Delrio e Andrea Marcucci, varcano l’ingresso di Palazzo Chigi. Sono ore concitate perchè l’accordo, il patto politico giallorosso, sembra essere in alto mare. Non decolla. Anzi, qualcuno sussurra che potrebbe addirittura deflagrare. Qualcun altro invece mormora che “è tutta una sceneggiata perchè ci deve essere ancora il passaggio su Rousseau”.
Fatto sta che la delegazione degli stellati e quella dei democrat si risiede al tavolo per discutere del programma. Siamo a Palazzo Chigi, e con D’Uva, Patuanelli, Marcucci e Delrio, c’è anche il premier incaricato Giuseppe Conte a coordinare il confronto. Tavolo a cinque, si direbbe. Assenti Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti, i due convitati di pietra che forse si vedranno nelle prossime ore.
Oggetto della discussione, almeno riferiscono così i presenti, il programma dell’esecutivo che verrà . Mai chiamarlo contratto. E allora si comincia.
Il Pd si presenta con il documento che contiene i punti programmatici prodotti dai tavoli del Nazareno. Dall’altra parte del campo, anzi no dello scrittoio, i cinquestelle con i 20 punti inderogabili sui quali Di Maio non intende recedere di un millimetro. Parlano, discutono, mai un tono fuori posto.
Non c’è buffet, nonostante l’orologio segni l’ora del pranzo. Non c’è un bicchier d’acqua. Si lavora sodo. Nota di colore: a un certo punto, dopo due ore di scambio di vedute, Delrio e Marcucci richiedono un caffè.
Qui, come assicurerà poi il grillino D’Uva, “abbiamo parlato solo di programmi e del documento che abbiamo già condiviso per vedere se si può andare incontro alle istanze di tutte le forze politiche interessate”.
E lo stesso ripeterà il democrat Delrio: “Abbiamo fatto dei passi in avanti, e il presidente si incaricherà di fare una sintesi definitiva”
Nelle tre ore di incontro si tratteggia un programma ipotetico.
I cinquestelle avrebbero ottenuto il lasciapassare su alcuni punti: no a nuovi inceneritori, stop a nuove trivelle, revisione delle concessioni autostradali, taglio dei parlamentari nel primo calendario utile alla Camera, lotta all’immigrazione clandestina, alla criminalità e all’evasione. Manca solo la pace del mondo.
Anche se si notano dei passi in avanti, al punto numero tre i cinquestelle sostituiscono la parola revoca con “revisione”, e sul taglio dei parlamentari si aggiunge una postilla che suona di apertura: “nel primo calendario utile alla Camera”.
Il Pd invece rivendica il sì al taglio del cuneo fiscale, “una cosa fondamentale per noi”, filtra dal Nazareno. Che è una misura gradita dalle truppe di Di Maio. Eppoi una nuova legge sull’immigrazione, che non si traduce nell’abolizione dei decreti I e II a firma Salvini. Ed è un altro segnale di apertura che il Nazareno desidera inviare alla galassia dei cinquestelle.
Poi, va da sè, i democrat mettono nero su bianco il blocco dell’aumento dell’Iva e lo sblocco immediato delle infrastrutture. Come, ad esempio, l’alta velocità Brescia-Padova. E rilanciano un piano di investimenti di 130 miliardi che risale a quando Delrio sedeva al ministero delle Infrastrutture.
Ecco, dopo tre ore sembrano tutti e felici e contenti. 1 a 1, palla al centro, verrebbe da dire utilizzando una metafora calcistica. “Abbiamo continuato la ricognizione sui temi, vedremo nelle prossime ore ma la ricognizione va bene”, assicura Patuanelli, che è in lizza per il dicastero delle Infrastrutture.
Ma la verità resta un’altra. Come si fa a parlare di inceneritori o di cuneo fiscale, se poi non si riesce a sciogliere il nodo Di Maio? Anche perchè fino ad ora il grillino di Pomigliano D’Arco non sembra voler indietreggiare. E insiste sulla doppia poltrona, vicepresidenza del Consiglio e un ministero di peso.
(da “Huffingtonpost”)
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