DI MAIO NEL BUNKER AL PANTHEON RIUNITO CON I FEDELISSIMI
“NON MOLLO DI UN MILLIMETRO, VOGLIO LA POLTRONA DA VICE-PREMIER E UN MINISTERO IMPORTANTE”…. QUALCHE GRILLINO: “POTREBBE ESSERE UN ALTRO DEL M5S, SE E’ IMPORTANTE AVERE UN VICEPREMIER”: E A DI MAIO VIENE UNA CRISI ISTERICA
La ridotta di Luigi Di Maio, la sua ultima trincea è un appartamento in zona Pantheon. È da qui che spara il messaggio incessante rivolto per tutta la giornata al premier incaricato Giuseppe Conte: “Non mollo neanche di un millimetro”.
Questa abitazione nel cuore di Roma è il fortino della resistenza del capo politico che vuole restare vicepremier, nonostante il Pd chieda ormai da giorni un cambio di passo e discontinuità rispetto all’esecutivo gialloverde.
Di Maio riunisce i big del Movimento, D’Uva, Patuanelli, Morra, Taverna, Bugani, Di Battista e Bonafede, questi ultimi due collegati in vivavoce.
Ufficialmente si parla di programma di governo, sullo sfondo c’è invece il tema dei temi che, se portato all’esasperazione, rischia di far saltare tutto.
Ai vertici del partiti il capo politico dice che bisogna stare coesi e compatti come una testuggine. Loro gli obbediscono ma il fronte non è proprio granitico come se lo aspetterebbe Di Maio, il quale comunque va avanti. Non si sente l’ultimo giapponese nella giungla dei veti e dei controveti ma un po’ così appare ad alcuni dei suoi.
Uno di loro dice sorridendo: “Solo un miracolo di san Gennaro può risolvere la situazione”.
In realtà , dietro le finestre socchiuse dell’appartamento al Pantheon – mentre intorno i turisti sciamano ignari del fatto che in questo strano sabato di afa, pioggerella e sole pallido si stanno decidendo le sorti dell’Italia politica – i colonnelli sperano nel miracolo di san Giuseppe.
Il pressing su Conte aumenta sempre più, non più solo da parte di Di Maio ma anche da parte dei suoi fedelissimi. Gli chiedono di rimuovere il diktat di Nicola Zingaretti, di non cedere a quelle che chiamano “le pretese del Nazareno”.
Ed eccolo un altro edificio, a meno di un cinquecento metri dal Pantheon. Qui a Palazzo Chigi, Conte ha visto i capigruppo del Movimento 5 stelle e del Pd, ma prima è andato al Colle.
E quando si è saputa la notizia che il premier incaricato era pronto a rinunciare all’incarico di formare il nuovo governo, nel mondo pentastellato si è sparsa la disperazione nonchè il senso della fine per tutti: “È stato come un infarto”, ha detto uno di loro.
Poi qualche ora dopo, appena la situazione è sembrata meno irrecuperabile, “ecco il trapianto di cuore”, è stata l’immagine scelta intorno a Di Maio. Ovvero c’è ancora possibilità di vita, ma resta il punto fermo della vicepresidenza.
Una richiesta legata a un’esigenza di vita o di morte (politica) per quello che è stato il leader delegato da Grillo e Casaleggio da quattordici mesi dentro il governo e prima in campagna elettorale. Non solo.
I 5Stelle hanno l’esigenza di mostrare a una base in subbuglio che M5s è ancora forte nel governo e per farlo è necessario ottenere la poltrona del vicepremier e anche alla svelta.
Tra lunedì e martedì ci sarà infatti il voto sulla piattaforma Rousseau. Il quesito sarà vago, probabilmente non ci sarà neanche la parola Pd, piuttosto un elenco di punto che altro non sono che il programma di governo.
Ma per ottenere l’ok, Di Maio ha la necessità di far vedere vedere che non si è piegato al Pd. Tuttavia, c’è chi tra i grillini vorrebbe avanzare una contro offerta: “Se il Pd dice ‘no’ a Di Maio vicepremier, proponiamo un altro nome se per noi è importante ricoprire questo incarico”.
È una sfida che viene lanciata da chi vorrebbe un vero cambiamento dentro il Movimento, ma ovviamente Di Maio la respinge al mittente.
Dal Pd, pur dicendosi soddisfatti sul fronte del programma, arrivano toni ultimativi: “I 5Stelle vogliono i nostri voti e della sinistra per un governo 5Stelle guidato da Conte e Di Maio. E non è possibile”.
Per i grillini i dem vogliono alzare la posta: “Conte risolverà il problema. Saprà accontentare tutti”, dicono i pentastellati più fiduciosi: “In fondo, fino a pochi giorni fa, dicevano no anche a Conte premier. Il nodo si scioglierà , in ballo ci sono molte poltrone”. Che tradotto significa proporre uno scambio.
Sarà quindi Conte, in prima persona, a occuparsi della questione del vicepremierato per il leader M5S, stretto tra le condizioni imposte dal Pd e la necessità di dare il giusto peso alla forza che lo ha portato a Palazzo Chigi.
Certo, il duro intervento di Di Maio dopo le consultazioni non è stato, secondo diverse fonti parlamentari, ben accolto da Conte.
Sta di fatto che adesso si attende un vertice a tre, con Zingaretti e Di Maio, durante il quale il premier incaricato proverà a scogliere il nodo politico.
L’incontro potrebbe tenersi già domani sebbene non ci siano conferme ufficiali. I dubbi di Di Maio sul suo ruolo nell’esecutivo non sono sciolti: la trincea del M5S resta e costringe Conte ad una decisione non facile.
(da “Huffingtonpost”)
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