INTERVISTA AL CARDINALE DI NEWARK, JOE TOBIN: “TRUMP RINNEGA I VALORI DELLA STATUA DELLA LIBERTA’
“NOVE MILIONI DI IMMIGRATI SONO PASSATI SOTTO QUELLA STATUA, RENDENDO GRANDE L’AMERICA”
Gli ordini esecutivi di Trump contro gli immigrati, le sfide che essi pongono alla Chiesa americana, ela strategia da parte del Presidente degli Stati Uniti di dividere i vescovi, tra pro migranti e pro life. Huffpost incontra Joe Tobin, cardinale di Newark, a Roma, dove domenica 29 gennaio, ha preso possesso della “sua” parrocchia, quella di Santa Maria delle Grazie al Trionfale, a pochi metri dalle Mura Vaticane.
L’UNHCR, organizzazione delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha stimato in circa 20 mila il numero di persone che subiranno immediatamente l’impatto della sospensione dell’ingresso negli Stati Uniti. Come cittadino americano e come cardinale cattolico come si sente difronte a questa situazione?
“Turbato. Sento una grande perplessità perchè va contro la tradizione e addirittura l’ethos del popolo, l’esperienza stessa degli Stati Uniti, una nazione costituita principalmente da migranti. Poi mi colpisce perchè io sono l’arcivescovo di Newark, e la Statua della Libertà è parte della mia Diocesi. La Statua della Libertà – monumento simbolo di New York e degli Stati Uniti – è costruita su Bedloe’s Island, che è una piccola porzione del New Jersey, all’imboccatura del porto di New York, un pezzetto del mio territorio. La Statua della Libertà è diventata il simbolo dell’immigrazione, in quanto per oltre 9 milioni di immigrati arrivati negli Stati Uniti via mare, nella seconda metà del 19° secolo, la Statua era la prima cosa che si vedeva del nostro Paese. Anche mia nonna è passata di lì. E’ per questo che sono rimasto perplesso e turbato da quest’ultimo sviluppo della politica di Trump”.
Quando lei era arcivescovo ad Indianapolis ha polemizzato con l’allora governatore dell’Indiana, attuale vicepresidente, Mike Pence, che si schierò contro l’accoglienza dei rifugiati siriani. Pensa che questi rifugiati che in parte sono cristiani devono avere una protezione speciale?
“Io credo che non c’è altra protezione speciale che il diritto di tutti. Ed infatti ho letto ieri sera che un vescovo in Iraq ha dichiarato che offrire una protezione particolare ai cristiani, in realtà mette a ulteriore rischio i cristiani stessi come classe privilegiata. Noi sappiamo che in alcuni Paesi del Medioriente i cristiani sono già vittime di una terribile persecuzione”.
I sostenitori del Presidente Trump affermano che negli anni passati il suo predecessore Barack Obama ha respinto 2 milioni e mezzo di migranti. Allo stesso modo, in relazione al Muro del Messico, sostengono che chi iniziò a costruirlo fui addirittura Bill Clinton. Cosa risponde a questa obiezione che negli ultimi giorni è stata molto ripresa anche in Italia? Cosa ha fatto negli anni passati la Chiesa cattolica americana?
“I vescovi degli Stati Uniti – già durante la presidenza Obama – hanno insistito sulla riforma della legge dell’immigrazione. Noi vescovi protestiamo per gli ultimi sviluppi, ma non ci vogliamo affatto affidare alla legge così com’è. In questo senso, anche il governo delle amministrazioni precedenti ha fallito. Forse a causa della polarizzazione del Congresso, ma comunque sia, non sono riusciti a fare una una vera riforma. E’ la riforma della legge che è la soluzione, è questa riforma che è necessaria. Noi non vogliamo negare il diritto delle Nazioni al controllo delle proprie frontiere, ma la decisione della settimana scorsa (cioè l’ordine esecutivo di Trump di bloccare per quattro mesi gli ingressi da alcuni Paesi, ndr) è lontana, molto lontana dalla vera riforma, l’unica che funzionerà ”.
Qualcuno dice che c’è una differenziazione nella Chiesa americana tra i vescovi che sono più attenti ai temi pro life, del diritto alla vita, e quanti invece hanno una sensibilità maggiormente sociale. Secondo lei questi atti così forti del Presidente Trump cambieranno la posizione dei vescovi ?
“Secondo me c’è la possibilità che la coincidenza tra uno spiraglio di speranza che l’Amministrazione ha offerto alla grande manifestazione pro- vita che si è tenuta a Washington la scorsa settimana, e l’annuncio delle decisioni di chiusura ai migranti, non sia una casualità . E’ stata una strategia per dividere i vescovi, per dividere la Chiesa Cattolica. Io da parte mia affermo che i grandi valori della vita umana vanno rispettati tutti e in tutti i momenti: dal concepimento a alla morte naturale”.
Papa Francesco ha preso l’interim della responsabilità dei migranti nel nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, presieduto dal Prefetto cardinale Peter Turkson, pensa che il Papa possa scrivere una nuova Enciclica proprio sulle migrazioni?
“Non c’è dubbio che il dramma dell’immigrazione è molto vicino al cuore del Santo Padre per quello che ha visto a Lampedusa e Lesbo, ma anche per le notizie che arrivano ogni giorno in Vaticano: le migrazioni sono un dramma mondiale. Non solo in Medioriente. Come un Apostolo che legge i segni dei tempi alla luce della fede, Francesco non può che rispondere che dando una reale priorità a questa urgenza”.
Un altro problema degli Stati Uniti è l’aumento del numero dei poveri: e questo, secondo gli analisti del voto è stato un fattore decisivo per la vittoria di Trump. E’ così?
“Forse in gioco non è solo la povertà reale, ma l’esclusione, la sensazione che le decisioni più importanti della vita sono fuori dal controllo delle persone. Su questa insicurezza Trump ha fatto leva ed è riuscito a convincere la popolazione che l’altro partito, i Democratici, sono un partito delle èlite, lontano dalla gente. Decisivo è stato non solo il livello reale della povertà , ma l’abisso sempre crescente tra i più ricchi e i poveri: questo genera un senso di disperazione, è molto pericoloso”.
Gli americani pensano veramente che sono gli immigrati che tolgono loro il lavoro?
“C’è chi diffonde questa caricatura della realtà , ma si tratta appunto di una caricatura, si tratta di un’ideologia. Così come avviene da voi in Italia per un partito del Nord. Ma questo non è vero. Gli immigrati svolgono i lavori più umili all’interno di una società , quelli che nessun altro farebbe e spesso lo fanno con gratitudine. Io non ho mai visto neppure uno studio sociologico che dimostra questo: si tratta appunto di un’ideologia che fa leva sulle paure della gente. Anche in Europa si vive con questa paura generalizzata e spero che la tradizione di fede, di tolleranza di umanesimo vincano anche in Europa, perchè quando la paura prende il sopravvento , gli uomini sono capaci di grandi atti barbarici”
(da “Huffingtonpost“)
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