“IO SUPER PRECARIO, PIU’ DI VENTI CONTRATTI E QUINDICI MESTIERI, ORA LASCERO’ L’ITALIA”
UNA STORIA COME QUELLA DI TANTI GIOVANI IN MANO ALLA FLESSIBILITA’ TANTO CARA A RENZI
Ha guidato le ambulanze, ha fatto l’operaio metalmeccanico, distribuito i volantini dei supermercati nelle cassette della posta.
Ha cercato di convincere la gente a comprare una certa marca di surgelati, l’anno prima a stipulare una certa polizza assicurativa.
Ha fatto l’operatore sanitario in una Rsa e poi a domicilio da un pensionato.
La lista dei lavori è lunga e varia. L’ultimo impiego è quello di netturbino, il penultimo quello di scrutatore al seggio elettorale: tre giorni pagati, servono pure quelli.
Lo “zelig” dei precari, si chiama Stefano Giambastiani, vive a Borgo a Mozzano, un paesino in provincia di Lucca: a 33 anni può contare su una quindicina di mestieri e una ventina di contratti, tutti a tempo determinato, racconta lui.
Di un giorno, due mesi, di tre, un due più due e anche un tre più tre.
La matematica declina il lavoro negli orizzonti stretti della crisi: «A volte sembra di avere davanti un muro. Mandi il curriculum, rispondi agli annunci di lavoro e, niente. Il telefono non squilla, nessuno ti cerca, nessuno ti risponde, nemmeno via mail che è così poco. Ti viene l’ansia…».
Ad aprile scorso, quando è rimasto per qualche mese disoccupato ha scritto una lettera al Tirreno , rubrica “Sportello lavoro”: «comincio ad essere stanco di questa situazione…».
Stefano, cosa pensa uno come lei dell’articolo 18?
«Io non l’ho mai avuto e sinceramente ho perso la fiducia nella politica…».
Perchè?
«Perchè il problema di chi governa dovrebbe essere di mettere al centro di tutto l’occupazione, di mettere il Paese nelle condizioni di tornare a creare lavoro. Di cosa viviamo altrimenti?».
Lei sta sperimentando tutta la fatica di cercarlo, il lavoro.
«Io e tante altre persone. Perchè volete intervistare me? Non sono un caso isolato, siamo in tanti in questa situazione, guardatevi in giro».
Ora ha un lavoro a tempo determinato.
«Si, faccio l’operatore ecologico, ho un contratto in scadenza fra pochi giorni che potrebbe essere rinnovato, ma anche no, non so…».
E’ stato spesso così negli ultimi tempi?
«Ho avuto pure contratti di un giorno, mi hanno chiamato tre volte dall’agenzia interinale per andare a fare l’inventario in un supermercato. Tre contratti che cominciavano e finivano nella giornata. Ho un’amica che lavora in un supermercato e le fanno il contratto dal lunedì al sabato».
Stefano lei ha studiato? E’ diplomato?
«Sono perito aziendale, ho fatto ragioneria con l’indirizzo linguistico. Ma poi ho frequentato corsi per avere diverse qualifiche e aumentare le possibilità di intercettare un lavoro: dall’assistente alla distribuzione in biblioteca, all’organizzatore di eventi turistici, all’operatore sociosanitario. Ho preso la patente C per guidare i camion più il Cqc merci, la patente per i taxi e pure quella per il muletto, non si sa mai. Mi do da fare, continuo a credere che prima o poi mi sistemerò ».
Quanti contratti a termine ha avuto?
«Non li ho contati, ma credo più di venti».
Come si sente ogni volta che arriva la scadenza del contratto?
«Guardi che oggi nella stragrande maggioranza dei casi funziona così: quando uno comincia, ti dicono che il tuo lavoro finisce il giorno x e tu sai che il giorno x sei fuori. Punto. Inutile coltivare delle speranze, ti danno subito delle certezze. Comunque io sono fra quelli fortunati perchè il lavoro in qualche modo lo trovo».
Le hanno mai offerto un contratto a tempo indeterminato?
«Mai, però spero di arrivarci. Mi sono dato una scadenza, se non ho un contratto almeno annuale entro il 2015 vado all’estero ».
Ci è mai stato all’estero?
«Sì, a Londra quando ero molto giovane e speravo di vivere con la musica. Lì ho fatto il promoter per dei locali e le pulizie in casa di una famiglia inglese».
E’ sposato? Ha figli?
«Sono fidanzato».
Vive da solo o convive con la sua fidanzata?
«Scherza? Non posso. Per fortuna ho una famiglia alle spalle che mi aiuta. Vivo con i miei genitori. Sono economicamente indipendente ma con vitto e alloggio pagato, così metto via qualche risparmio per il futuro».
Le pesa tutto questo?
«Coltivo il sogno di potermi permettere una casa in affitto. Le sembra un grande sogno? Per me lo è…».
E’ vero che ha fatto lavori molto diversi, dal carpentiere, all’operaio in una cartiera, all’aiuto infermiere?
«Sono flessibile, ci dobbiamo adattare al mercato che c’è altrimenti il rischio è di stare a casa sul divano. Ho fatto un calcolo».
Quale?
«L’altra volta che sono rimasto disoccupato per 4 mesi ho mandato in giro più di 400 curriculum, diventa un lavoro il cercare lavoro e quando ti chiamano, presentarsi al colloquio, chiedersi ogni volta “come sono andato?” e ogni volta pensare che ricominci da capo. E che comunque sei fortunato, perchè tu ricominci e altri no».
Laura Montanari
(da “La Repubblica”)
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