IRPINIA, IL TERREMOTO INFINITO VA IN ARCHIVIO DOPO 33 ANNI
NEL 1980 CANCELLO’ DIVERSI COMUNI… L’ULTIMO COMMISSARIO SCADRA’ NEL 2013 : “DECISIONE ILLOGICA, LA STRUTTURA FUNZIONAVA”
“Amareggiato? Questo no, ma certe decisioni il legislatore dovrebbe prenderle in maniera coerente e logica. Probabilmente è mancato un approfondimento sulle cose che sono state fatte”.
Quando fu nominato commissario ad acta, l’ingegnere Filippo D’Ambrosio probabilmente non pensava di essere l’ultimo di una lunga serie di commissari straordinari, ministri e funzionari che hanno avuto a che a fare con la ricostruzione delle zone dell’Irpinia e della Basilicata, quelle devastate dal terremoto del 1980.
Con una piccola norma presente nel Decreto sviluppo, viene stabilito che la sua esperienza durerà fino al 31 dicembre 2013, ma solo per liquidare le ultime pendenze, consegnare «tutti» i beni, chiudere i rapporti con le diverse amministrazioni.
La sua nomina risale al 2003, con il mandato di realizzare ogni ulteriore intervento funzionalmente necessario al completamento degli interventi infrastrutturali di cui all’articolo 32 della legge n. 219/1981».
Una legge, quella, che viene continuamente presa a modello ogni volta che un terremoto miete vittime.
Quando la terra tremò in Irpinia e in Basilicata, erano da poco passate le 19,35 di una domenica di novembre.
La prima scossa (valutata pari a magnitudo 6,8 della scala Richter) fu seguita da un’altra (pari a 5) a distanza di una quarantina di secondi. Alla fine si contarono 2.735 morti, mentre i feriti furono 8.850.
I Comuni «terremotati» arrivarono a 687, 27.627 gli alloggi rasi al suolo, 292.018 gli edifici gravemente danneggiati e 280 mila i senzatetto.
Il deputato democristiano Giuseppe Zamberletti venne nominato commissario straordinario per la gestione dell’emergenza mentre la terra ancora tremava.
Lui fu il primo. L’anno seguente i poteri di coordinamento e di intervento vennero passati dal commissario al ministro per il Coordinamento della Protezione civile.
Che, manco a farlo apposta, era sempre Zamberletti.
I primi decreti emergenziali diventarono legge qualche mese dopo il sisma: il 22 dicembre 1980 (la legge n. 874) e il 14 maggio 1981, la «famigerata» legge 219.
Alla fine tra leggi, mini-norme, rifinanziamenti, proroghe saranno 33 gli interventi normativi.
La copertura finanziaria della 219 era pari a 8.000 miliardi di vecchie lire.
Ma da allora è stato un crescendo: difficile infatti trovare una «vecchia» Finanziaria senza un relativo capitolo introdotto con un emendamento o espressamente dedicato fin dall’inizio per finanziare la ricostruzione post-sisma.
A fare il «conto» complessivo dell’intervento è stato l’Ufficio studi della Camera dei Deputati con uno specifico dossier dedicato ai «Principali eventi sismici dal 1968 in poi» realizzato nel 2009.
I tecnici di Montecitorio quantificano in 47,5 miliardi di euro, a valori attualizzati al 2008, il flusso di risorse che lo Stato ha fatto confluire per la ricostruzione delle zone terremotate dell’Irpinia e della Basilicata.
Ma si tratta di un conto prudenziale.
Non vengono considerate le agevolazioni di tipo fiscale e contributivo previste per le popolazioni.
Non si contano nemmeno i mutui stipulati con la Cassa Depositi Prestiti.
A ben vedere, il conto potrebbe poi lievitare di ulteriori 17,8 miliardi (sempre in valori attualizzati al 2008) stanziati per la ricostruzione edilizia a Napoli di 20.000 alloggi, un’operazione collegata al terremoto dell’Irpinia anche senza un espresso riferimento alla legge 219 del 1981.
«I fondi? Con risorse che mi sono state date nel 2003 e nel 2005, ma che furono stanziate nel 1996, abbiamo realizzato tutto quanto era in cantiere» sottolinea, con malcelata soddisfazione, Filippo D’Ambrosio.
La struttura commissariale da lui presieduta aveva l’onere di realizzare 64 progetti, tra cui 20 aree industriali per le quali vennero stanziati 4.500 miliardi di euro.
«Sessanta di quelle opere — continua D’Ambrosio — sono completate e collaudate. Gli altri quattro progetti sono stati divisi dal mio ufficio in sette lotti. Stando alle mie valutazioni tutto sarà completo nel 2016».
Compresa la Lioni-Grottaminarda, l’asse stradale di collegamento tra l’A3 Salerno-Reggio Calabria e l’A16 Napoli-Bari.
«Nel 2003 — spiega D’Ambrosio – alcune opere erano state individuate solo urbanisticamente. La LioneGrottaminarda, ad esempio, è stata progettata e realizzata dal mio ufficio».
Con un costo, tutto compreso, di 430 milioni di euro.
E la struttura commissariale?
I conti sono subito fatti: «Duecentomila euro l’anno — assicura il commissario — visto che la struttura conta su 12 persone tra Roma e Salerno. Sono tutti dipendenti pubblici che lavorano per il commissario ad acta solo part-time».
«In questi anni ho sostituito un ufficio intero del ministero e il bilancio dell’attività del mio mandato — conclude D’Ambrosio — è più che positivo, viste tutte le opere completate. Voglio ricordare, poi, che tra le incombenze del commissario ci sono anche le risoluzione di tutti gli espropri per la costruzione delle opere progettate (si parla di circa 2000 particelle, ndr) e la risoluzione di oltre 300 transazioni. Con un risparmio per le casse pubbliche di quasi 18 milioni di euro».
Se, dopo 32 anni, il capitolo della gestione commissariale della ricostruzione industriale dovrebbe essere chiuso, resta ancora aperto quello relativo al patrimonio abitativo, gestito dai Comuni.
E lì, la fine sembra lontana dal venire.
Antonio Salvati
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