LA CARICA DEI DISOBBEDIENTI
DOPO L’ANNUNCIO DI ORLANDO CHE NON APPLICHERA’ IL DECRETO SALVINI, SI ESTENDE LA RETE DEI RIBELLI: DA DE MAGISTRIS A NARDELLA, DA PIZZAROTTI A FALCOMATA’, DA PASCUCCI AD ALESSANDRINI
Leoluca Orlando sospende le misure del decreto Salvini. Il sindaco di Palermo chiede al responsabile dell’anagrafe di “approfondire tutti i profili giuridici anagrafici” che deriveranno dall’applicazione della norma, ma, in attesa di questo approfondimento, scrive il primo cittadino “impartisco la disposizione di sospendere, per gli stranieri eventualmente coinvolti dalla controversa applicazione della legge, qualunque procedura che possa intaccare i diritti fondamentali della persona con particolare, ma non esclusivo, riferimento alle procedure di iscrizione della residenza anagrafica”.
Alla scadenza del permesso di soggiorno per motivi umanitari, i cittadini stranieri non potranno più iscriversi all’anagrafe; ma la norma colpisce anche i minori non accompagnati i quali hanno tutti il permesso di soggiorno per motivo umanitari, e gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno per motivi di lavoro.
A seguire le orme di Orlando è il sindaco di Firenze, Dario Nardella. “Firenze – afferma – non si piegherà al ricatto contenuto” nel decreto sicurezza “che espelle migranti richiedenti asilo e senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade. Il fatto grave del decreto è che individua un problema ma non trova una soluzione. Ci rimboccheremo le maniche perchè Firenze è città della legalità e dell’accoglienza, e quindi in modo legale troveremo una soluzione per questi migranti, fino a quando non sarà lo Stato in via definitiva a trovare quella più appropriata”.
“Il governo non sta facendo i rimpatri che aveva promesso di fare -aggiunge Nardella -. Come Comune ci prenderemo l’impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario. Riteniamo che molti di questi migranti siano persone animate da buonissime intenzioni, che vogliono fare qualcosa di positivo per questo paese e che magari potrebbero essere integrate in modo corretto”.
“Siamo già a lavoro – conclude – e abbiamo deciso di aprire un tavolo con tutto il mondo del terzo settore, del volontariato, del privato sociale, che già rappresenta un protagonista fondamentale in tutto quello che è il processo di governo dei flussi dei migranti”.
Si dice d’accordo con Orlando anche il sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano, che all’AdnKronos afferma: “Bisogna disobbedire perchè è un decreto contro i diritti umani e la dignità degli esseri umani. Non è una novità : io l’ho già fatto e mi trovo in queste condizioni”, riferendosi all’inchiesta che lo coinvolge.
C’è poi il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che, come riporta il quotidiano la Repubblica, rivendica di aver fatto subito questa scelta.
Fin dall’approvazione del decreto: “Ho schierato la mia città dalla parte dei diritti – dice a Repubblica – noi applichiamo le leggi ordinarie solo se rispettano la Costituzione repubblicana. È obbedienza alla Carta e non disobbedienza civile. L’iscrizione all’anagrafe è fondamentale, consente alle persone di avere diritti. Sono in ballo interessi primari della persona: l’assistenza, l’asilo. Ci muoviamo in questa direzione anche per il sistema Sprar che è un’esperienza da tutelare mentre questo governo punta a riaprire centri affollati, depositi di persone che rischiano di trasformarsi in vere e proprie bombe umane”.
Anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, esprime la sua vicinanza a Orlando: “Mi sento vicino al sindaco Orlando – dice -, al suo impegno contro l’odio e capisco la sua fatica per porre rimedio a norme confuse scritte solo per l’ossessione di fare propaganda e che spesso producono caos, più diffidenza e insicurezza per tutti. Tutto sulle spalle dei territori e degli amministratori locali. Dall’odio non sono mai nati la sicurezza e il benessere per le persone, ma solo macerie per i furbi e i più forti”.
Il primo cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà , è amareggiato: “Come sindaci avevamo rilevato queste problematiche fin da ottobre e non c’è stata alcuna concertazione e condivisione. Nella nostra città mai applicheremo norme che vanno contro i principi costituzionali e di accoglienza. A questo punto auspichiamo che il Viminale voglia incontrare l’Anci”.
Sono molti gli aspetti del decreto contestati: “Ci dicono di sgomberare gli irregolari e non ci dicono dove collocarli”, spiega. Ma i problemi non riguardano solo la gestione dei migranti: “Un aspetto che mi inquieta molto è anche la possibilità di vendere beni sequestrati alla mafia senza alcuna selezione. In questo modo il mafioso rischia, attraverso un prestanome, di rientrare in possesso del bene confiscato”.
Nel fronte dei disobbedienti c’è poi anche il sindaco di parma Federico Pizzarotti: “Da subito abbiamo segnalato che questo decreto, per come è scritto, crea solo problemi, difficoltà nell’avere documenti e quindi nell’inserirsi in un percorso regolare, anche per avere un lavoro. Queste persone ovviamente non scompaiono con il decreto sicurezza, ma restano sul territorio, con difficoltà dal punto di vista del riconoscimento. Cercheremo di capire come si muovono gli altri Comuni”
C’è poi il primo cittadino di Cerveteri, Alessio Pascucci che chiede invece una modifica del decreto: “Ai Comuni ora toccherà sobbarcarsi 280 milioni di euro di costi per la gestione del decreto, in termini di servizi sociali e sanitari rivolti ai soggetti vulnerabili. Chiediamo lo stralcio della parte relativa allo Sprar. E serve un tavolo di concertazione con l’Anci”.
Il sindaco di Pescara Marco Alessandrini: “Quella di Palermo è una scelta da studiare, su cui rifletterò. Ma questa è una situazione in cui noi sindaci ci troviamo per le scelte criminogene, sul piano dei diritti, fatte da Matteo Salvini. Per me valgono le parole di Mattarella. La questione della sicurezza – e della convivenza – si declina attraverso diritti e doveri. E ricordo che a Pescara, come in molte altre città d’Italia, il primo nato dell’anno è figlio di una famiglia di migranti”.
(da “Huffingtonpost”)
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