LA COPPIA SCOPPIATA: AVANTI SENZA UN VERO PERCHE’
APPENA SI PARLA DI MANOVRA, RISCOPPIANO TENSIONI E DIVISIONI
Non si è trattato di un pranzo con tanto di cerimoniale ad esaudire qualsiasi desiderio dei commensali. Ma di un confronto dopo che per giorni si sono puntellati e inviati mezze frecciatine, e non solo, che avevano il sapore di una lite in corso.
Di certo, però, quando da poco scoccano le 13, si ritrovano uno di fronte all’altro, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Un’ora di colloquio, diffondono gli spin dei due dioscuri, in cui avrebbero fatto il punto della situazione politica alla luce degli avvenimenti dell’ultima settimana. Scontato.
Filtra poco, pochissimo. L’obiettivo è veicolare il minimo indispensabile per non alimentare una distanza che di fatto si scorge plasticamente.
Perchè è vero che la finestra elettorale si sta per chiudere. Ma è altresì vero che i tormenti rimangono, i malumori persistono e la sensazione è che il prosieguo della liason sia più una navigazione a vista. Sembra, per dire, più un vertice per zittire i cronisti che per sciogliere i nodi che restano tutti sul tavolo.
Da qui si parte. I due sorseggiano solo un caffè, accompagnato da un bicchiere d’acqua. E per 60 minuti di orologio, senza addentare alcunchè, il dialogo appare franco.
Al punto che entrambi mettono sul tavolo le fibrillazioni dei gruppi parlamentari. Con i leghisti, in particolare i nordisti, che reclamano il ritorno alle urne perchè “dai territori non ne possono più dei vostri di No”. E
cco perchè a un certo punto il leader del Carroccio avrebbe insistito sulla questione: “Il problema non sei tu, caro Luigi, lo so. Ma la politica dei No e dei blocchi da parte di molto dei tuoi. Hai visto che avevamo ragione sulla Tav?”. Dall’altra parte anche Di Maio avrebbe confessato le tensione delle sue truppe su alcuni dossier. L’alta velocità Torino-Lione su tutti. Alal fine entrambi si rassicurano. E decidono di comune accordo che “al momento” si va avanti.
Al momento, appunto. Non è dato sapere come e perchè. Se con un tagliando al contratto di governo. O se con un rimpasto.
Di certo, preferiscono non entrare nei dettagli perchè nei prossimi giorni, si dovranno confrontare con il premier Giuseppe Conte, l’avvocato del popolo che è il grande assente a palazzo Chigi nel momento del disgelo dei due vicepremier.
E sarà nuovamente nella sede del governo che si rivedranno, questa volta anche con il presidente del Consiglio, per fissare la roadmap delle prossime settimane. Che quasi certamente ruoterà attorno alle questioni economiche.
Dove le distanze tra Di Maio e Salvini appaiono siderali. Il capopolitico dei cinquestelle sposa la linea Conte-Tria che si traduce in un no alla flat tax, ma in un sì alla tassazione progressiva e al taglio del cuneo fiscale. Il tutto rispettando i paletti fissati dalla commissione Ue.
Da par suo, il Capitano della Lega, invece, si mostra inflessibile sulla questione. Il ministro dell’Interno vuole andare a battere i pugni “ai tecnocrati di Bruxelles” e si mostra inflessibile sulla flat tax: ” Voglio ancora capire qual è idea di manovra economica per il paese, deve un forte taglio di tasse evidentemente aprendo un confronto anche con Europa. E non lo fai se obbedisci riga per riga alle imposizioni di Bruxelles”.
Dunque, al netto della fotografia simbolica dei due seduti a palazzo Chigi che ripetono l’uno l’altro che “andranno avanti”, sullo sfondo restano le ferite.
L’assenza del padrone Giuseppe Conte. Come se i due, Di Maio e Salvini, volessero lasciare intendere che l’avvocato del popolo resta solo e soltanto un tecnico, al massimo il garante del contratto di governo.
In Transatlantico i leghisti mormorano che “non è ancora detto che la crisi sia congelata”. L’emiciclo di Montecitorio ribolle e dà il via libera al decreto sicurezza-bis con 322 sì, 90 no, e un astenuto. Ma c’è un dettaglio che è più di un segnale: 17 grillini, compreso il presidente della Camera, Roberto Fico, non partecipano al voto. Da qui la necessità , sussurra un soldato di leghista, “che dovremo stare attenti la prossima settimana al Senato, dove la maggioranza è risicata”.
Ed è quest’ultimo un elemento di forte preoccupazione da parte del Carroccio. Perchè il decreto sicurezza-bis adesso approderà palazzo Madama. Insomma, lo scenario resta fluido. Non a caso, ieri sera, un pezzo da novanta del Carroccio, come il sottosegretario alla Difesa Raffaele Volpi, è stato avvistato a cena con Denis Verdini, nel ristorante del figlio dell’ex plenipotenziario di Forza Italia.
(da “Huffingtonpost“)
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