LA SCISSIONE DI DI MAIO: OLTRE 50 PARLAMENTARI FIRMANO PER IL NUOVO GRUPPO “INSIEME PER IL FUTURO”
ECCO TUTTI I NOMI
A Montecitorio si stanno raccogliendo le firme dei deputati che si riconoscono come vicini al ministro per la costituzione di un gruppo parlamentare autonomo alla Camera. L’iniziativa sarebbe annunciata tra oggi e domani. Per costituire un gruppo a Montecitorio servono 20 deputati in base al regolamento. E sono già 46 le firme tra Camera e Senato per la formazione dei due gruppi di Camera e Senato che saranno guidati da Luigi Di Maio, dopo la scissione del Movimento 5Stelle.
È quanto apprende LaPresse dai dimaiani impegnati in queste ore al completamento delle liste.
I deputati pronti a dire addio al leader del M5S Giuseppe Conte, sarebbero Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Francesco D’Uva, Vincenzo Spadafora, Iolanda Di Stasio, Cosimo Adelizzi, Carla Ruocco, Marialuisa Faro, Vittoria Casa, Gianluca Rizzo, Mattia Fantinati, Generoso Maraia, Patrizia Terzoni, Pasquale Maione, Giovanni Luca Aresta, Maria Pallini, Andrea Giarrizzo, Chiara Gagnarli, Nicola Grimaldi, Luciano Cillis, Elisabetta Barbuto, Anna Macina, Marianna Iorio, Luca Frusone, Giuseppe D’Ippolito, Silvana Nappi ed Emanuele Scagliusi.
Tra i senatori invece ci sarebbero i nomi di Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Daniela Donno e Antonella Campagna, oltre a quelli di Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Sergio Vaccaro e Simona Nocerino. Per quanto riguarda il governo a dire addio al Movimento, sarebbero Laura Castelli (MEF), Anna Macina (Giustizia) e Dalila Nesci (Sud).
“Insieme per il futuro”
ll possibile gruppo costitutivo (si chiamerà “Insieme per il futuro”) che punta alla scissione all’interno del Movimento 5 stelle “attrae” anche al centro. Il ministro degli Esteri, a quanto apprende l’Adnkronos, non pesca solo nel bacino dei Cinque Stelle ma anche tra le fila di “Coraggio Italia”. R
accontano, infatti, che il deputato Antonio Lombardo sia molto interessato al progetto politico dimaiano e sia fortemente tentato di lasciare il gruppo parlamentare guidato da Marco Marin che fa capo a Luigi Brugnaro. Interpellato in proposito, Lombardo non commenta i boatos. Dopo l’uscita nei giorni scorso della Vietina, allo stato, se anche Lombardo dovesse lasciare il partito fondato dal sindaco di Venezia, Coraggio Italia si ritroverebbe con 18 parlamentari, ovvero al di sotto di quota 20, prevista per costituire un gruppo autonomo.
Intanto alle 15 in punto ha parlato al Senato il premier Mario Draghi. E a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per le sorti del governo ha risposto: «No». E a chi gli ha chiesto se fosse soddisfatto del voto sulle sue comunicazioni da parte dell’Aula di Palazzo Madama, Draghi ha risposto annuendo. Sottolineando, infine, con una stoccata a Putin e alla Russia che «i crimini di guerra vanno puniti». Aggiungendo: «La strategia dell’Italia –scandisce Mario Draghi in Aula – si muove su due fronti: sosteniamo l’Ucraina e le sanzioni alla Russia affinché Mosca accetti di sedersi al tavolo» per la pace. «Solo una pace concordata – dice -e non subita può essere duratura», afferma il premier. «Una sottomissione violenta porta al prolungamento del conflitto», osserva il premier. «Ho constatato la determinazione degli ucraini. Noi intendiamo sostenere l’Ucraina». E spiega: «Le sanzioni alla Russia funzionano. Il tempo sta rivelando che queste misure sono sempre più efficaci. Ma i canali diplomatici rimangono aperti» per una pace «nei termini che sosterrà l’Ucraina». Quindi, il passaggio sull’Ucraina e la conclusione dell’intervento: «L’Italia continuerà a lavorare con l’Ue e i nostri partner del G7 per sostenere l’Ucraina, ricercare la pace, superare questa crisi. Questo è il mandato che il governo ha ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida per la nostra azione, grazie».
(da agenzie)
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