LA VERITA’ DEL REPORTER PIU’ ODIATO: “IN AFGHANISTAN NON VINCEREMO MAI”
MICHAEL HASTINGS E’ IL GIORNALISTA CHE FECE CACCIARE UN GENERALE COLPEVOLE DI AVER CRITICATO LA CASA BIANCA… NEL SUO NUOVO LIBRO SPIEGA PERCHE’ GLI USA LASCERANNO KABUL DICHIARANDO UAN FINTA VITTORIA
Il reporter che fece licenziare il capo degli Alleati legge il sondaggio del New York Times che condanna la guerra, sette su dieci contrari, e pensa al cinquantesimo morto italiano: la verità , dice, è che “dall’America all’Europa non gliene frega più niente a nessuno, e che questa guerra non la vinceremo mai”.
A 32 anni Michael Hastings, già firma di Newsweek e autore di I Lost my Love in Baghdad – il racconto della sua storia d’amore con Andi, attivista statunitense uccisa in Iraq – è diventato il giornalista di guerra più ricercato d’America: soprattutto dal Pentagono, che non gli ha perdonato quell’articolo su Rolling Stone che costò la testa al generale Stanley McChrystal, licenziato da Barack Obama per aver criticato la Casa Bianca.
The Operators, il suo nuovo libro che è già un bestseller, racconta proprio questo: “La spaventosa e selvaggia storia segreta della guerra americana in Afghanistan”, come recita testualmente il sottotilo.
I morti infiniti nella coalizione, la strage del sergente Usa, la rivolta per il Corano bruciato, l’incredibile buco nella sicurezza che ha fatto rischiare la vita al capo del Pentagono Leon Panetta. La guerra più lunga del secolo è ormai sfuggita di mano?
Gli incidenti si sono ripetuti negli anni abbastanza regolarmente. Ma è la concentrazione, ora, di tutti questi elementi insieme a suggerire che gli americani sono stanchi di guerra. Del resto il livello di impopolarità è il più alto di sempre. Lo dice perfino il presidente Obama: ‘L’ondata della guerra sta calando’….
Ma come si conciliano le dichiarazioni ottimistiche dell’amministrazione e dei militari con la realtà sotto gli occhi di tutti?
I progressi citati dai comandanti americani sono un’illusione. Ma è chiaro che ormai siamo entrati in quel tipo di processo che ci porterà a dichiarare vittoria: per poter tornarcene al più presto a casa.
Negli ultimi anni lei ha dovuto testimoniare dal campo gli orrori della guerra. Avrebbe mai potuto immaginare che nella testa del sergente Robert Bales sarebbe potuto scattare quel raptus? Un soldato modello trasformato in un mostro: com’è stato possibile?
Ma il compito principale dei soldati non è uccidere? Vengono addestrati proprio a fare questo. Alla fine non mi sembra poi così scioccante…
Beh, è anche vero che il sergente veniva dalla stessa caserma di Seattle dove sono stati addestrati i marines poi condannati per avere “ucciso per sport” tre afgani. E nella stessa caserma centinaia di diagnosi di stress da combattimento sono state “cancellate” per rispedire i soldati come Bales al fronte. Neppure questo è scioccante?
E’ proprio questo il problema. Gli americani in genere – e i politici soprattutto – non hanno mai voluto prestare attenzione a quello che succedeva dietro le quinte delle nostre guerre. Ma la stessa cosa credo sia successa anche nella maggior parte dei paesi europei che spedivano le truppe. E adesso siamo al punto in cui a nessuno davvero frega più niente.
Poteva andare diversamente? Due anni fa proprio la controffensiva di McChrystal, con l’aumento di truppe voluto da Obama, sembrava funzionare. Si è mai sentito responsabile per quel licenziamento?
No, non mi sento responsabile. E non credo che il surge avrebbe potuto funzionare davvero: l’ho scritto anche nel mio libro.
Dove racconta anche delle pressioni subite dopo l’intervista col generale che sparava su Joe Biden e la Casa Bianca. E’ cambiato qualcosa nel suo modo di lavorare? E’ diventato più, diciamo così, prudente?
Per niente.
L’ultimo scandalo Usa è il pagamento alle famiglie delle vittime della strage del sergente. Cinquantamila dollari per morto compresa anche la 17esima vittima: il feto di una donna incinta.
A dire il vero la somma è più di dieci volte quello che l’esercito americano di solito versa alle famiglie dei civili uccisi. In passato, dall’Iraq all’Afghanistan, le famiglie prendevano da 3000 a 4000 dollari per questi solatia: gli indennizzi militari. E questo sì che è scioccante: scoprire quanto valutiamo poco la vita di un afgano.
Adesso perfino alcuni repubblicani, che prima accusavano Obama di non spingere abbastanza in guerra, in prima fila lo sfidante alle primarie Newt Gingrich, dicono che sarebbe meglio chiudere. C’è una exit strategy diversa e più rapida di quella tracciata da Barack?
Questa exit strategy sta finendo per assomigliare al copione che abbiamo già visto in Iraq. Lasceremo il paese. Terremo una piccola presenza di truppe e droni. E resteremo a guardare. Tutto questo mentre la guerra civile in Afghanistan continuerà : solo a un livello più basso.
Angelo Aquaro
(da “La Repubblica“)
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