L’ABBRACCIO TRA SALVINI E BERLUSCONI, DUE MORTI POLITICI CHE CAMMINANO
LA MOSSA FINIRA’ PER FAVORIRE LA MELONI PERCHE’ MOLTI ELETTORI LEGHISTI E FORZISTI SONO CONTRARI ALLE COPPIE DI COMODO… CARFAGNA E GELMINI: “SE NE ANDRANNO 50 PARLAMENTARI, NON VOGLIAMO MORIRE LEGHISTI”… MELONI: “OPERAZIONE CHE NON CI INTERESSA”
Che Matteo Salvini stesse elaborando una strategia per non essere scalzato da Giorgia Meloni nel ruolo di leader del centrodestra italiano era cosa nota.
Forza Italia, poi, il cui consenso è ormai dilapidato e che deve far fronte alle fughe in avanti nell’alveo dei moderati di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro, ha bisogno di essere trainata dal Carroccio, anche in vista delle prossime amministrative.
Un intreccio di opportunità elettorali sottostanno alla base dell’assenso di Silvio Berlusconi a far confluire la sua creatura politica in una federazione il cui azionista di maggioranza sarebbe la Lega.
Salvini, in un colloquio telefonico, ha raccolto il sì del cavaliere. Poi, in una riunione con i dirigenti forzisti, collegato da Arcore su Zoom, l’ex premier con l’ambizione del Quirinale ha informato i suoi del progetto di unione. «È una proposta da valutare con grande attenzione», ha detto ieri, 4 giugno.
Non c’è stata, nei suoi confronti, la riverenza di un tempo: «È un’annessione che rischia di avvicinare il funerale di Forza Italia», ha risposto Mariastella Gelmini. «Altri 50 parlamentari rischiano di andare via», ha rincarato Mara Carfagna.
Le due ministre forziste sono i volti della corrente anti-leghista del partito.
Anna Maria Bernini, Giorgio Mulé, Alessandro Cattaneo e Antonio Tajani, invece, sono gli esponenti di spicco che hanno accolto con favore l’ipotesi federativa. Peraltro, la proposta non ha stupito nessuno dei big del partito: già nel primo incontro dopo la fiducia al governo Draghi, Salvini aveva parlato a Berlusconi dell’idea di federarsi.
Il leader di Forza Italia, dopo mesi di cautela, ieri ha usato con i suoi dirigenti la locuzione «partito unico». In risposta, una pattuglia di parlamentari dell’asse liberal-moderata gli ha fatto sapere che è disposta a dar battaglia pur di non «morire leghista».
Tutti i sondaggi e le proiezioni verso i prossimi appuntamenti elettorali individuano in Fratelli d’Italia il traino della coalizione di centrodestra. Salvini, della nuova federazione, sarebbe il segretario – a Berlusconi, invece, la casella di presidente – e se il risultato delle elezioni fosse davvero la somma esatta dei consensi, potrebbe essere la chance più concreta, per lui, per conquistare Palazzo Chigi.
Al cavaliere, di presiedere la federazione, importa il giusto. Piuttosto, e nemmeno questo è un segreto, il sogno di Berlusconi è di coronare la sua carriera politica succedendo a Sergio Mattarella.
Quando si voterà per il 13esimo presidente della Repubblica, Berlusconi avrà 85 anni e mezzo: se il suo desiderio più profondo si realizzerà, è possibile che si ritiri prima di completare il settennato. Per essere eletto, tuttavia, sembrerebbe disposto persino a sacrificare la sua creatura politica: in cambio della dissoluzione di Forza Italia, l’ex premier punta a garantirsi il sostegno della Lega nella corsa al Quirinale.
Se tutto il centrodestra – incluso Fratelli d’Italia – dovesse sostenerlo, a Berlusconi basterebbero una cinquantina di voti per realizzare il suo sogno.
La freddezza di Meloni
La presidente di Fratelli d’Italia è consapevole che il suo alleato Salvini sta cercando di ostacolare la sua ascesa. Non ha tentennato neppure un secondo sulla suggestione della federazione: «Non credo alle fusioni a freddo».
Mentre La Russa è stato chiaro: «Per quanto riguarda le fusioni, noi abbiamo avuto una esperienza non felicissima, quella del Pdl, finita con una frattura. Siamo un po’ già vaccinati», ha chiosato.
Ma Salvini va avanti con la sua strategia, rischiando di incrinare ulteriormente il rapporto con Fratelli d’Italia
(da Open)
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