LE BOTTIGLIE DI PLASTICA STANNO DIVORANDO GLI OCEANI
UNA RICERCA GIAPPONESE RIVELA: SI SCIOLGONO IN ACQUA E UCCIDONO PESCI E PLANCTON… ALLARME IN TUTTO IL MONDO: OGNI ANNO SONO IMMESSI NEGLI OCEANI 6,4 MILIONI DI TONN. DI RIFIUTI, L’88% PROVENIENTI DA NAVE MERCANTILI
La plastica avvelena gli oceani: si scioglie nelle acque marine rilasciando composti tossici di ogni tipo che vengono poi assorbiti dagli organismi oceanici, mettendone così a rischio la vita e la capacità riproduttiva.
Infatti, contrariamente a quanto ritenuto finora, la plastica che arriva in mare, ad esempio per mano dei vacanzieri che abbandonano sulle spiagge bottiglie e sacchetti, lungi dall’essere indistruttibile, si decompone per esposizione alle intemperie e lo fa velocemente, rilasciando numerose sostanze tossiche.
Lo rivela uno studio diretto da Katsuhido Saido del College di Farmacia dell’università Nihon a Chiba, presentato al Meeting and Exposition della American Chemical Society in corso a Washington.
La plastica in pratica si decompone in mare in quanto esposta a pioggia, sole e altre condizioni ambientali, dando origine a un’altra sorgente di contaminazione globale.
Secondo il rapporto Fao-Nazioni Unite per l’Ambiente, pubblicato in occasione della Conferenza mondiale sugli oceani, tenutasi in Indonesia lo scorso maggio, ogni anno vengono immessi negli oceani 6,4 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui 5,6 milioni di tonnellate, l’88%, proveniente da imbarcazioni mercantili.
La concentrazione di massa della spazzatura riguarda zone di accumulo in alto mare, e in particolare il Pacifico centrale ( la “grande pattumiera” tra California e Hawaii di dimensioni pari a due volte il Texas).
In ogni chilometro quadrato di oceano galleggiano oltre 13.000 pezzi di immondizia di plastica.
Nel 2002 sono stati trovati circa 6 kg di plastica per ogni kg di plancton vicino alla superficie di un punto di accumulo di immondizia marina nel Pacifico centrale.
Finora si è sempre ritenuto che la plastica fosse stabile e che quindi, per quanto detestabili agli occhi, rifiuti plastici finiti in mare non provocassero danni.
Ma non è così: i ricercatori giapponesi hanno dimostrato che nelle condizioni di temperatura, vento e sole degli oceani, la plastica si degrada e lo fa in fretta, rilasciando sostanze tossiche che vengono facilmente assorbite dai pesci.
Si impone una severa normativa internazionale, soprattutto rivolta alle navi mercantili che impedisca di portare a bordo materiale plastico, in quanto una volta in navigazione, i controlli sarebbero di fatto impossibili.
Oltre a una sensibilizzazione dei cittadini del mondo che per ignoranza continuano a rilasciare in mare bottiglie e sacchetti di plastica, salvo poi lamentarsi del depauperamento dei nostri mari.
Sono le tipiche contraddizioni di un modello di sviluppo che non sa pensare al futuro, ma cerca solo di trarre profitti nell’immediato.
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