LE MANI DI PUTIN SULLA FEDERAZIONE BOXE SALVATA CON I SOLDI DEL PREGIUDICATO-OLIGARCA CONDANNATO PER ESTORSIONE
LA VERA STORIA DEL PRESIDENTE DELL’IBA, NON RICONOSCIUTA DAL CIO
Non chiametelo Kremlev. Ma Lutfuollyev. Umar Lutfulloyev, perché questo è il suo vero nome. E questa è la sua vera storia, quella che nel mezzo di queste Olimpiadi sta mettendo in grandissima difficoltà il governo Meloni davanti al mondo: Umar Lutfuollyev è infatti il presidente dell’Iba, la federazione internazionale del pugilato non riconosciuta dal Cio, che ha squalificato Imane Khelif sostenendo che fosse “un uomo”.
Ed è quello a cui hanno creduto il vice premier Matteo Salvini e diversi esponenti del governo nel lanciare la campagna contro la Khelif e queste Olimpiadi “woke” (Salvini) o “sodomite” (Kremlev). Costringendo così in un angolo la presidente del Consiglio. Perché Kremlev, o Lutfulloyev, non è un buon amico.
Anzi, è una compagnia assai imbarazzante, come racconta un report di trenta pagine del Cio di cui Repubblica è in possesso: pregiudicato, amico di alcuni tra i più grandi narcotrafficanti del mondo, non gradito dalle principali banche mondiali e soprattutto fedelissimo del presidente russo Vladimir Putin grazie al quale ha fatto una fortuna gestendo, insieme alla guardia del corpo dello Zar russo, la lotteria e le principali società di scommesse della Russia.
Luftuollyev è nato in Tagikistan. A marzo del 2010 ha ventotto anni quando si presenta all’Anagrafe del suo paese con una richiesta insolita: ha deciso di cambiare il suo cognome in Kremlev. È più russo, dice. Per gratitudine e ammirazione verso Vladimir Putin.
In realtà la manovra gli serve anche a cancellare dal suo curriculum due precedenti: una per percosse nel 2007 e una per estorsione nel 2004. […] Kremlev è amico di Alexei Rubezhnoi, una delle guardie del corpo di Putin, per questo persona di assoluta fiducia. Kremlev e Rubezhnoi sono amici da ragazzi, entrambi discreti pugili amatoriali. E non a caso nel 2016 con un colpo di mano si prendono la federazione pugilistica russa: Rubezhnoi presidente, l’altro nel board.
È solo l’inizio: perché grazie all’intercessione del bodyguard, Kremlev incontra almeno due volte Putin . Che dovrà ringraziare perché grazie allo Stato alcune sue società prima gestiscono una lotteria nazionale e poi entrano da leader nel mondo delle scommesse con licenze blindate.Ma il Cio che c’entra in questa storia?
Nello stesso periodo in cui Kremlev fa soldi con le concessioni sui giochi in Russia, il Comitato olimpico mette sotto inchiesta l’Iba, la federazione internazionale di pugilato. C’è un buco di decine di milioni di euro e una serie di denunce di corruzione all’interno della classe arbitrale. Il commissariamento sembra la sola strada quando sul palcoscenico arriva Kremlev che si offre di pagare tutti i debiti della federazione purché resti nel programma olimpico. «Kremlev – si legge nella relazione del Cio – dichiara che utilizzerà i suoi fondi privati». È pronto a pagare «16 milioni di dollari di debito» con una provenienza, nota però il Cio, «non tracciabile e trasparente».
Di più: Kremlev è in contatto con il suo predecessore Rakhimov e sostiene di voler partecipare alla nuova presidenza dell’Iba. Risultato: il Cio rifiuta la proposta. E il 26 giugno del 2019 esclude la federazione. A dicembre del 2020 Kremlev è il nuovo presidente di una federazione che, all’improvviso, cancella i debiti e diventa ricchissima: distribuisce premi a valanga, attirando nei fatti pugili da tutto il mondo. Di chi sono i soldi?
Forse quelli di Kremlev. Ma certamente apre il portafoglio Gazprom.
A novembre, dando appuntamento in un albergo di lusso della capitale francese, Kremlev viene a sfidare il Cio che l’ha escluso da Parigi 2024. «I campioni del mondo sono dieci volte più famosi di quelli olimpici» commenta l’oligarca che ha appena fatto tappa a Roma. «Ho incontrato il Papa e abbiamo parlato di pace, della necessità di aiutare le persone» prosegue, lui che è nato musulmano, facendo un parallelo tra l’Iba e «la Chiesa cattolica, che aiuta i bisognosi ». «Dio ha scelto di mettermi a capo della federazione» conclude Kremlev. O forse più modestamente è la lunga mano del Cremlino.
(da la Repubblica)
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