LINK CAMPUS, L’UNIVERSITA’ IN CUI DI MAIO STUDIA IL POTERE TRA BOIARDI E 007
VIAGGIO NELL’ATENEO EMBLEMA DEL NUOVO M5S DOVE DI MAIO PESCA I MINISTRI
«Ci mancano Harry Potter e il Grande Puffo, giusto loro: poi siamo al completo». In un vialetto della Link Campus University, Elisabetta Trenta da Velletri, 51 anni, vicedirettrice del master in intelligence e sicurezza, nove pagine di curriculum pesante, presentata al mondo come ministra della Difesa di un eventuale esecutivo M5S appena un paio di settimane dopo aver conosciuto Luigi Di Maio, sbuffa vistosamente, da grillina prima maniera quale è.
Tutti i riferimenti simbolici che i giornalisti hanno intravisto nell’università privata in cui lei insegna non esistono mica, sostiene. I servizi segreti, la massoneria, i disegni occulti: macchè. È tutto «molto più semplice», arringa lei in montgomery blu e scarpe Hogan azzurre, appena fuori dal suo ufficio, ultimo piano dell’edificio “Romagnoli”, stanza “i” che divide con tre colleghi, tra pranzi consumati in loco, ciotola dell’insalata sulla scrivania, professori che si affacciano ironici («Toc toc, c’è il ministro?»), studenti che si precipitano a salutare la prof «adesso, finchè è senza scorta».
Sarà pure più «semplice» ma – c’è da dire – tra legami con Malta, professori coinvolti nel Russiagate, democristiani doc, lezioni di intelligence a mazzi, ottimi rapporti col Vaticano, partnership con l’università di Mosca, partecipazioni societarie inglesi, ex ministri e prossimi ministri sparsi a frotte tra aule e viali, il problema non sembra essere l’eventuale assenza di Harry Potter e Grande Puffo
Ecco la Link Campus University, università privata, lezioni in inglese, obiettivo tremila studenti, creatura del democristiano e sette volte ministro Vincenzo Scotti, 85 anni, fino al 2011 filiazione dell’università di Malta, poi italiana, oggi (anche) cuore pulsante del grillismo rampante – apparentemente come fu la Luiss per il renzismo, ai tempi in cui la Boschi teneva lezioni sulle riforme, a volerla raccontare ottimistica e a pelo d’acqua. Un legame molto diverso, in realtà .
Dove, tanto per cominciare, M5S sta pescando la sua classe dirigente: l’assessora del digitale a Roma Flavia Marzano, le ministre dello shadow cabinet di Di Maio come la Trenta o come anche Paola Giannetakis, criminologa molto più in tiro e (sottolineano) meno curriculata della prima; i candidati alle politiche, come lo sono state anche le due professoresse (una al proporzionale, l’altra all’uninominale); i possibili assessori regionali come Nicola Ferrigni, direttore del Master in Sicurezza Pubblica e Soft Target, indicato come papabile dalla Lombardi.
Fino alla rimarchevole circostanza che pure il deputato M5S Angelo Tofalo, da membro del Copasir, ha frequentato il master in Intelligence, cioè le lezioni della Giannetakis («Ma ha fatto tutti i colloqui come gli altri e pagato la retta per intero», circa 14 mila euro, chiarisce il direttore generale Pasquale Russo, ex sindacalista, esperto di Reti fin dagli anni Ottanta, passate collaborazioni con Letta, Bassanini e D’Alema)
«Ah voi siete l’università grillina?» è la domanda che si sente rivolgere, ormai, chi va a fare orientamento nei licei. Emblema, la Link, della svolta moderata e lobbista impressa dalla guida di Luigi Di Maio.
Quella di un M5S con meno grilli per la testa, e in compenso un sacco di intense relazioni con tanta gente che conta, di luce come d’ombra.
Un movimento cui il nuovo capo ha dato un profilo più filo americano, filo israeliano, europeista – la “svolta”, manco a dirlo, Di Maio l’ha pronunciata proprio nell’Aula magna della Link, davanti alle opportune rappresentanze diplomatiche, e con quelle statunitensi e israeliane in piena levitazione.
Un passaggio che ha agevolato l’avvicinamento di personaggi come la Trenta: «La politica mi è sempre piaciuta, e l’ho anche fatta. Ma con la mia storia, in un movimento no Nato e no euro non ci sarei potuta stare», chiarisce infatti lei, che milita dal 2013 ma per la verità conosce il M5S sin dalle origini, per via del fratello minore Paolo, capogruppo in consiglio comunale a Velletri e attivista dai tempi dei Vaffa day.
Un M5S, quello alla Di Maio, che però ha legami a qualsiasi latitudine, come si conviene a un potere che vuol restare, che è determinato a non andare via. Come la Dc? Un po’ come la Dc, diciamo.
Il paragone è doc, opera di Vincenzo Scotti in persona, il quale già due anni fa sospirava, tra la brama e la nostalgia: «Sono gli unici rimasti a fare politica». Per quel che riguarda la sede dell’università , Casale San Pio V, il genius loci democristiano è vibrante: dimora estiva di sette Papi, in concessione alla Link per sessant’anni a canone variabile tra gli 800 mila e il milione e 200 mila euro (restauri e manutenzione straordinaria escluse ma obbligatorie) è un luogo che cadrebbe a pennello in un film di Paolo Sorrentino. Una prosecuzione del Divo tendenza Grande Bellezza. A otto minuti a piedi dalla Domus Pacis e a quindici dalla Domus Mariae, posti che hanno fatto da cornice scenografica a pezzi di storia della Democrazia cristiana nel quadrilatero magico alle spalle del Vaticano.
Ma, a differenza di quelle epoche, qui, nel caso del M5S, non è affatto chiaro chi contamini chi, e chi governi che cosa: il punto sarebbe centrale nello svolgersi di quello che pure la Trenta considera un «esperimento politico».
Premeditazione e casualità si intrecciano continuamente, in effetti. Ad esempio, Di Maio stesso non sapeva, quando andò alla Link university in febbraio, che avrebbe preso lì due delle ministre del suo eventuale governo.
È Trenta stessa a raccontare di averlo conosciuto giusto quel giorno. Il capo M5S ignorava di avere tra i professori ben tre candidati del Movimento. «Ci incontrammo dieci minuti, gli dissi che potevo dare una mano, ma intendevo consulenze, spiegazioni». Invece dopo qualche altro contatto è arrivata la proposta: «Mi ha telefonato un suo collaboratore, per chiedermi se ero disponibile. Ho pensato a uno scherzo»
Ecco, in effetti, cosa accade alla Link: la compenetrazione.
È il luogo fisico in cui il Movimento 5 stelle si fa establishment, potere, influenza; e un certo establishment si muta a Cinque stelle.
«La prima e la terza Repubblica s’incontrano», dice il vaticanista Pietro Schiavazzi, nume tutelare dei primi avvicinamenti alla Chiesa di Di Maio, anche lui manco a dirlo docente alla Link university. Un talento proteiforme del potere.
Qui, in effetti, ci si può imbattere in interi pezzi di storia. Vi insegna l’ex ministro Franco Frattini, il democristiano Ortensio Zecchino, il cossighiano Paolo Naccarato, l’ex sottosegretario Antonio Catricalà , ma pure l’uomo che racchiuse la sua vita in un referendum: Mario Segni. Basta? Non basta. A volte vi si incontra Zingaretti: non Nicola, governatore del Lazio, ma Luca, il commissario Montalbano, arruolato nel Dams, guidato da Alessandro Preziosi.
Del resto – giusto per chiarire quanto siano «semplici» le cose – alla Link ha insegnato per anni (prima di sparire) uno come Joseph Mifsud, il professore maltese finito nel Russiagate perchè secondo il procuratore Muller già nell’aprile 2016 avrebbe offerto ai collaboratori del futuro presidente Trump – segnatamente a George Papadopoulos – materiale compromettente sulla Clinton. Nella sua ultima intervista a Repubblica, Mifsud risultava barricato proprio nel suo ufficio alla Link. E si raccomandava: «Dite che non mi avete visto». Non l’hanno più visto, in effetti.
Le sue tracce sono state rapidamente cancellate dal sito dell’Università – dove pure fino a poco fa presiedeva il corso di Relazioni internazionali. Così come pure sono spariti, i riferimenti a Mifsud, dal sito di Stephan Roh, avvocato tedesco residente in Svizzera che lo aveva come consulente nel suo studio. Anche Roh, almeno fino al 2017, era tra i consiglieri della Link: e risulta tutt’ora socio di minoranza, attraverso la londinese Drake global Ldt, che detiene il 5 per cento della Global education management, la società di servizi che con un capitale da 18 milioni di euro fa da cassaforte all’università .
«Tutte queste trame che stanno sui giornali sono proprio delle fake news», sospira Vanna Fadini, amministratrice unica e socia di maggioranza della Global, facendo dondolare la lunga collana di perle Chanel, nella stanza più alta del Casale, là dove si narra che Pio V ebbe la visione della vittoria a Lepanto. L’espansione della Link è pronta a continuare, un aumento di capitale è stato già deliberato.
Così come la partnership con la prima università statale di Mosca, la Lomonosov – alla quale è intitolata una sala della Link. Già l’estate scorsa i moscoviti sono venuti per un campus: torneranno la prossima.
Arriverà anche un corso di lingua russa. Nell’attesa, Scotti si immerge nell’ennesimo incontro per parlare anche del futuro a Cinque stelle, a Villa Malta, dove ha sede il periodico Civiltà cattolica, in una giornata di studio organizzata dalla Fondazione Formiche, con l’ambasciatore Giampiero Massolo, già vertice dei Servizi. E il valzer, grillino e non, continua.
(da “L’Espresso”)
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