L’ISTAT SBUGIARDA GIORGETTI, L’ITALIA SI È FERMATA: NEL TERZO TRIMESTRE 2024 IL PIL ITALIANO È CRESCIUTO APPENA DELLO 0,4%, UN DATO LONTANISSIMO DAL +1% INDICATO DAL TESORO NEI DOCUMENTI DI FINANZA PUBBLICA (GRAZIE AI DATI “ADDOMESTICATI” DELLA RAGIONIERA DARIA PERROTTA)
SPAGNA E FRANCIA FANNO MEGLIO DEL NOSTRO PAESE… LE PREVISIONI AL RIBASSO RISCHIANO DI COMPROMETTERE IL PIANO DI RIENTRO SUL DEFICIT CONCORDATO CON LA COMMISSIONE UE
L’Italia si è fermata. Nel terzo trimestre del 2024 l’Istat stima che il prodotto interno lordo sia rimasto invariato rispetto al trimestre precedente e sia cresciuto dello 0,4% su base annua. La crescita acquisita per il 2024 è proprio lo 0,4%, quindi l’obiettivo di arrivare all’1% come ribadito dal governo nei documenti di finanza pubblica resta lontanissimo.
Se le previsioni al ribasso andranno a compromettere il piano di rientro sul deficit concordato con la Commissione europea sarà il tempo a dirlo, sicuramente la retorica del governo sulla crescita italiana «record», e sui dati migliori rispetto agli altri Paesi dell’Unione, si sta scontrando con la realtà dei numeri.
L’Istat spiega queste stime del Pil come la sintesi di una crescita del settore terziario, di una lieve contrazione dell’agricoltura e una forte riduzione dell’industria.
Nel resto dell’Europa la situazione è diversa. L’Italia è l’unico Paese che registra un terzo trimestre nullo: per Lituania e Spagna (+0,8%) gli incrementi maggiori, negativi Ungheria, Lettonia e Svezia. A sorpresa il Pil della Germania risale dello 0,2%, la Francia cresce dello 0,4% e nell’Eurozona il Pil del terzo trimestre aumenta dello 0,4%, dello 0, 9% su base annua.
Intanto, a Roma, il governo è alle prese con la manovra. La possibilità che il concordato registri una bassa adesione da parte delle Partite Iva è un rischio che al Mef hanno deciso di correre quando è stata confermata la scadenza di oggi.
«Avremmo voluto dare più tempo ai contribuenti, ma il nostro obiettivo era vedere quali risorse abbiamo per lavorare sull’Irpef adesso e abbassare l’aliquota del 35% al ceto medio che si sta impoverendo», ribadisce il vice ministro delle Finanze Maurizio Leo che mette le mani avanti: «Ci sarà necessariamente un aumento di gettito perché non abbiamo stimato entrate, quello che viene è tutto ben accetto, tra una decina di giorni sapremo i risultati».
La platea potenziale delle Partite Iva che potranno mettersi in regola a prezzo di saldo è di quasi 5 milioni di soggetti, ieri c’è stato un boom di adesioni ma sembra molto difficile che l’Agenzia delle entrate possa incassare 2 miliardi, come spera l’esecutivo per tagliare di due punti lo scaglione Irpef al 35%.
Al di là del concordato, tra le misure che con tutta probabilità potrebbero cambiare c’è quella che prevede l’ingresso di componenti del Mef nei collegi sindacali delle imprese partecipate. Il principio del controllo dovrebbe essere salvaguardato, ma potrebbe saltare la norma transitoria che impone una soglia a 100 mila euro annui del contributo statale oltre il quale scatta l’ingresso di un ispettore ministeriale negli organismi di controllo.
(da agenzie)
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