LITIGANO PER PAVAROTTI: CONCERTONE POP CONTRO MESSA DI VERDI
A SETTEMBRE DUE COMMEMORAZIONI PER IL DECENNALE DELLA MORTE DEL TENORE…LA VEDOVA ORGANIZZA L’EVENTO ALL’ARENA, GLI EMILIANI CELEBRANO IN DUOMO
Unico, certo. Ma curiosamente «sdoppiato» nelle incombenti celebrazioni per i dieci anni dalla morte, un concertone con i suoi «Friends» all’Arena di Verona e la «Messa da Requiem» di Verdi a Modena.
In fin dei conti, com’era lui, il grande tenore d’opera degli anni d’oro reinventatosi popstar per allungare e allargare la carriera in quelli dell’inevitabile declino vocale. Pavarotti uno e due, insomma, Luciano bifronte, sul palco con Karajan e con Zucchero (però non insieme, per fortuna).
Il 6 settembre saranno dieci anni da che se n’è andato, nell’emozione mediatica, con i funerali in diretta tivù, le Frecce Tricolori nel cielo di Modena e le polemiche postume sull’eredità , non solo quella artistica.
Inevitabile che se ne riparli, e magari ne parli pure chi non ne sa nulla.
È di ieri l’altro l’annuncio che ci si metterà anche Hollywood, con un documentario «autorizzato» e griffato Ron Howard, già Richie Cunningham di «Happy Days» e oggi grande regista, quello di «Apollo 13» e «Il codice Da Vinci», due Oscar per «A Beautiful Mind».
È poi approdato in libreria «Pavarotti e io» (Aliberti editore), cioè i ricordi, affettuosi, del peruviano Edwin Tinoco, valletto, maggiordomo, amico, erede, compagno di merende e di briscole e infine quasi figlio adottivo del tenorissimo. E chissà cos’altro arriverà .
Però intanto sul decennale si litiga. La bomba è scoppiata un paio di mesi fa, quando la Fondazione Pavarotti, in pratica la vedova, Nicoletta Mantovani, ha annunciato che il concertone commemorativo, che si era sempre fatto a Modena con alterni risultati, si sarebbe spostato «nella meravigliosa cornice» (testuale) dell’Arena di Verona. «L’arena è riconosciuta come il tempio della lirica all’aperto, ci è parsa una scelta appropriata», ha spiegato la signora Pavarotti.
A Modena non l’hanno presa affatto bene. Vabbè che la città non ha mai saputo sfruttare quel brand planetario che una casuale, fortunata distribuzione divina di corde vocale le ha regalato, però Pavarotti è nato lì, è morto lì e non aveva mai pensato di poter vivere altrove.
Le polemiche sono state violentissime, specie quando il sindaco, Gian Carlo Muzzarelli (ovviamente Pd, a Modena Pci e derivati governano ininterrottamente dal ’45), ha ammesso di aver avuto da Nicoletta la notizia del trasloco un quarto d’ora prima che fosse annunciata ai media, e con un messaggino.
Ne è nato uno psicodramma cittadino.
Il sindaco, attaccato da tutte le parti, si è detto «profondamente amareggiato e deluso». L’opposizione gli ha rinfacciato «lo scippo» in Consiglio comunale e sui giornali. I social sono stati inondati di commenti arrabbiati o sarcastici o tutti e due insieme. Qualcuno ha fatto però notare che il budget per l’evento all’Arena si aggira sui due milioni di euro, quello disponibile a Modena grattando il fondo di ogni possibile barile, di 150 mila, quindi in sostanza non c’è mai stata gara.
Intanto il sindaco di Verona, Flavio Tosi, spargeva sale sulle ferite definendo Modena «un paesello». Lo strapaese longanesiano, insomma.
Sta di fatto che il concerton de’ concertoni si farà il 6 settembre all’Arena, probabilmente con la diretta sui Raiuno e con «una parte del ricavato devoluto in beneficenza», così il sito della Fondazione.
Ci saranno, di sicuro, Placido Domingo e Josè Carreras, i due superstiti dei tre tenori, poi si parla di Zucchero, dei prezzemolini del Volo e di altri soliti noti, ma il cast è ancora in corso di definizione.
Di certo, sarà tutto orientato sul fronte del Pavarotti 2, quello canzonettaro.
Le prevendite stanno andando benissimo.
Intanto a Modena, superato lo choc, si medita la controffensiva.
Anche qui, per ora, di definitivo non c’è niente, men che meno di ufficialmente annunciato. Però pare si stia facendo strada l’idea che si possa, e magari pure si debba, concentrarsi sul Pavarotti 1, insomma il tenore.
Si parla di una commemorazione anticipata, il 5. Da tenersi nel Duomo cittadino, un gioiello romanico che convertirebbe un ateo, e con un cavallo di battaglia del Pav, la «Messa da Requiem» di Verdi.
Insomma, qualcosa di classico, solenne e rigoroso (e, dai nomi che girano, notevoli, anche di ottimo livello musicale). Poi, replica con una serie di iniziative intorno al 12 ottobre, che del tenorissimo era il compleanno.
Pavarotti duale. Com’era lui, appunto.
(da “La Stampa”)
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