MARGHERITA, UN ADDIO TRA I VELENI. PARISI LASCIA L’ASSEMBLEA: “E’ UN GOLPE”
RUTELLI ARCHIVIA IL PARTITO: “SU LUSI NON C’ERANO SOSPETTI…. QUEL CHE RESTA DEI SOLDI ALLO STATO
Margherita, addio tra i veleni. L’assemblea federale del partito ha sancito oggi la fine formale dell’esperienza politica nata del 2000 e che sette anni dopo confluirà nel partito Democratico.
Ma l’ultimo atto della vita dei Dl, traumatizzati dalle conseguenze del “caso Lusi”, si è consumato tra polemiche e veleni.
Al termine di una lunga riunione durata oltre cinque ore, l’assemblea (composta da circa 400 persone, presenti circa un centinaio) ha votato a stragrande maggioranza la definitiva archiviazione del partito.
Ad un collegio di liquidatori composto da tre persone definite “indipendenti”, il compito di occuparsi del patrimonio, che a parte un finanziamento di circa 3 miliardi da destinare al quotidiano “Europa” sarà interamente «restituito allo stato».
L’epilogo del partito, anima centrista e cattolica delle alleanze di centrosinistra dell’ultimo decennio, si consuma in un torrido pomeriggio estivo, all’auditorium Antonianum, a pochi metri dalla basilica di San Giovanni in laterano.
L’assemblea si svolge a porte chiuse per preciso volere dei delegati, che votano due volte perchè la stampa non assista alla riunione.
«Un golpe», dice Arturo Parisi, storico esponente Ulivista del partito – non ci hanno nemmeno fatto vedere i bilanci».
«Nessun golpe – replicherà alla fine Francesco Rutelli – non ricordo una sola assemblea in cui Parisi non sia andato via prima protestando. Il bilancio c’è nero su bianco, è il resoconto degli ultimi 11 anni, compreso le spese per le fotocopiatrici».
Fatto sta che lo spettro del “caso Lusi” è la cifra dell’ultimo atto di vita del partito.
In una lunga relazione iniziale, Rutelli chiede più volte «scusa ai militanti, ai cittadini, agli elettori», rivendica il fatto che nessuno («nemmeno nel Pd») si aspettava da Lusi quel che è poi emerso dalle carte processuali, e assicura che la storia della Margherita si chiuderà «dignitosamente».
«L’errore sulla persona è evidente – aggiunge Rutelli – le vicende degli ultimi mesi illuminano ancora di più la doppia personalità dell’uomo che si manifestava scrupoloso, intransigente. Oggi – continua il leader dell’Api – resta solo il suo secondo volto: dal rifiuto di ammettere tutti i misfatti e di restituire senza sotterfugi il maltolto, all’attività di allusiva aggressione e velenoso inquinamento efficacemente analizzata negli atti della Magistratura, fino a un cinico “muoia tutta la politica”, pur di tentare di salvare se stesso».
Rutelli ammette che le attività dell’ex tesoriere del partito, «attraverso sofisticati artifici, attuati secondo la Magistratura con il contributo di commercialisti, avvocati, famigliari, non hanno trovato nelle nostre regole interne difese ne sensori adeguati. La gran parte della classe dirigente è stata troppo fiduciosa in una persona sola, la cui delega cresceva via via che eravamo impegnati ad agire oltre la Margherita».
Oltre 13 milioni di euro sono stati spesi senza alcun rendiconto, ribadisce Rutelli. Ma la «nostra risposta sarà limpida e forte – conclude srotolando davanti ai giornalisti un enorme pannello che riproduce il bilancio della Margherita – e restituiremo tutto allo Stato».
Ma gli oppositori oltre che sul modo in cui la riunione è stata convocata e sull’assenza di moltissimi delegati, hanno da ridire anche sulla consegna in tempi molto stretti delle carte contabili.
«È stata messa una pietra tombale su quanto accaduto – denuncia Luciano Neri – una scelta di auto assoluzione che tiene conto delle conseguenze politiche, morali e gestionali. Non poteva esserci epilogo peggiore».«Dobbiamo chiedere scusa agli italiani e vergognarci per quello che è successo – aggiunge sconsolato Pierluigi Castagnetti – poi le responsabilità penali di Lusi sono di tutta evidenza e sarà la magistratura a continuare il suo lavoro».
Scuse che arriveranno direttamente sia da Rutelli che da Enzo Bianco al termine dell’assemblea: «Non ci sono conseguenze politiche da trarre – dice l’ex ministro dell’Interno – qui l’unica cosa da fare e che abbiamo fatto è chiedere scusa agli italiani».
(da “La Stampa”)
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