METODO NAZARENO: IL GOVERNO SCEGLIE ALCUNI RUOLI CHIAVE DELLO STATO IN ACCORDO CON FORZA ITALIA
OBIETTIVO METTERE AL RIPARO CERTE ISTITUZIONI DALLE INCERTEZZE DELLA PROSSIMA LEGISLATURA
Nomine decise da Palazzo Chigi in accordo con l’opposizione di centrodestra. Soprattutto Forza Italia.
Naturalmente con l’avallo del Quirinale e la mano del Pd.
I nuovi vertici di Carabinieri, Consob, Esercito e Corte dei Conti spruzzano profumo di Nazareno sulla campagna elettorale appena iniziata. Indipendentemente dai numeri in campo sulle altalene sondaggistiche, le nomine sulle quali il governo ha lavorato nelle ultime settimane, decise in consiglio dei ministri, anticipano un eventuale accordo post-voto tra Pd e Forza Italia, nel caso (non remoto) in cui nessuno degli schieramenti in campo abbia la maggioranza per governare la sera del 4 marzo.
A guardare le reazioni dell’opposizione di centrodestra dopo l’annuncio del governo sulle nomine, sembra sia calato l’armistizio dopo settimane di scontri al vetriolo in commissione banche, per dirne una.
Certo, è prassi che un governo senta l’opposizione quando si tratta di decidere nomine ai vertici degli organismi dello Stato. Ma non è scontato l’accordo. In questo caso l’accordo c’è stato: miracolo?
Nelle trattative di questi giorni hanno toccato palla anche il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani e lo stesso Gianni Letta, consigliere storico del presidente Silvio Berlusconi.
Insomma, mentre il dibattito nazionale si concentra sul voto e il governo che sarà , sulla futura maggioranza in Parlamento e chissà se ce ne sarà una di Pd e Forza Italia sufficiente per governare, i due partiti della ‘vecchia guardia’, insieme a governo e Quirinale, mettono ‘al riparo il sistema’ da possibili sconquassi futuri, magari da una vittoria del M5s, con la sinistra lasciata ai margini.
Vediamo le nomine che mettono d’accordo le forze della ‘tradizione’ politica italiana da Tangentopoli in poi fino al Pd renziano di più recente formazione.
Alcune di queste erano in scadenza, certo. Giuseppe Vegas ha finito il suo incarico in Consob una settimana fa, nel pieno delle polemiche sul comportamento tenuto nei crac bancari.
Gli succede Mario Nava, un tecnico con esperienza decennale a Bruxelles, lavora in Commissione Europea come direttore per il monitoraggio del sistema finanziario e gestione delle crisi. Un bel cambio rispetto alla caratura politica che aveva Vegas: fu nominato alla Consob quando era viceministro all’Economia del governo Berlusconi. Nominato anche Paolo Ciocca come commissario.
In scadenza il 15 gennaio anche Tullio Del Sette, peraltro coinvolto nell’inchiesta Consip: al vertice dei Carabinieri il cambio era ancor più necessario per rinfrescare l’immagine dell’Arma.
Il nuovo comandante generale dei Carabinieri è Giovanni Nistri, il più giovane tra i candidati, 61 anni, esperienza maturata anche a Firenze come comandante provinciale e comandante della Legione dei Carabinieri Toscana, più o meno negli stessi anni in cui Matteo Renzi era presidente della Provincia (prima) e sindaco (poi).
Il suo primo sponsor è stato il ministro Dario Franceschini, che lo ha scelto alla guida del ‘Grande Progetto Pompei’ già nel 2013, incarico terminato due anni fa con grande successo in termini di rilancio del sito archeologico.
Capo di Stato maggiore dell’Esercito è stato nominato Salvatore Farina, finora capo del Joint Force Command, uno dei due comandi operativi della Nato con base a Brunssum, in Olanda. Subentra al generale Claudio Graziano.
Angelo Buscema è il nuovo presidente della Corte dei Conti, attuale presidente delle sezioni riunite dello stesso organismo. Infine, decisa la nomina di Filippina Cocuzza a prefetto, collocata presso l’Agenzia nazionale sui beni sequestrati alle mafie.
Si obietterà che le nomine erano in scadenza e andavano smaltite. Ma è anche vero che questa volta non sono state accompagnate dal dibattito che in altri tempi ha condito un dossier del genere alle porte delle elezioni. E cioè se sia il caso che un governo in scadenza decida i vertici dello Stato mentre sta facendo gli scatoloni da Palazzo Chigi oppure se sia meglio prorogare e lasciar decidere ai nuovi arrivati.
È anche vero che i ‘nuovi arrivati’ non si sa chi sono e quando arriveranno, per le incertezze dettate dal quadro politico frammentato e da una legge elettorale che non garantisce vincitori.
Ma in questa nebulosa, chi può, si mette d’accordo sulle cose che contano. Del resto, anche in altri ‘dossier industriali chiave’ del paese, come il triangolo Telecom-Vivendi-Mediaset o anche la stessa Rai, Pd e Forza Italia non si fanno la guerra.
Ultimissimo esempio: il ritiro di Viale Mazzini dai diritti tv sul Mondiale 2018, finiti nelle mani di Mediaset, una competizione che non vedrà scendere in campo gli Azzurri ma in termini di ascolti sempre Mondiale di calcio è.
Profumo di intese insomma. Che non si sa se arriveranno in Parlamento, dipende dai numeri e quasi tutti i sondaggisti concordano sul fatto che con le politiche di marzo Pd e Forza Italia da sole non avranno i numeri per governare.
Ma intanto nei posti chiave lo fanno: insieme.
(da “Huffingtonpost”)
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