MULTEDO, DON MARTINO SMONTA LA BALLA DEI RAZZISTI: “LA DIFESA DELL’ASILO E’ UNA SCUSA”
“TRA CHI PROTESTA C’E’ CHI AVEVA TOLTO DA ANNI I PROPRI BAMBINI DALL’ASILO FACENDO CALARE I NUMERI E CONTRIBUENDO ALLA CHIUSURA DELLA STRUTTURA”… “E’ STATO CHIUSO UN ANNO FA, ORA DIVENTA IL PRETESTO PER RESPINGERE DIECI GIOVANI PROFUGHI”
A Multedo c’è un muro che divide due mondi, ed è un muro fatto di peluche, grembiulini azzurri e rosa, e lettere.
Quei ricordi d’infanzia – inizialmente appesi in bell’ordine e ora abbandonati ai lati dell’ingresso dell’ex asilo Govone, sempre più sporchi -erano stati portati dagli abitanti del Comitato per Multedo , un modo per “segnare” il territorio.
Ora monsignor Giacomo Martino – il prete di Migrantes – chiede che siano rimossi.
«Basta invenzioni, quelle letterine a Babbo Natale servono a spostare il problema su qualcosa che non esiste – dice – e sono uno schiaffo per i nostri ragazzi. Come possono trovare la tranquillità , se rientrando la sera trovano pupazzetti che sono lì per far intendere che le suore abbiano cacciato i bambini per fare spazio a loro? Ma non è così, l’asilo era chiuso da più di un anno. E, tra chi contesta, ci sono persone che avevano tolto i loro figli dalla Govone ben prima di quest’autunno».
Rispetto ai tempi d’oro, che sono finiti attorno al 2010, l’asilo Govone di Multedo era passato da 92 a 58 alunni. E l’asilo è stato chiuso, come tante altre strutture cattoliche senza risorse.
Monsignor Giacomo Martino, nel suo ruolo di direttore di Migrantes, è anche legale rappresentante della chiesa del Santissimo nome di Maria e degli Angeli Custodi che ha preso in affitto i locali della suore della Neve.
«Le suore hanno tenuto quegli spazi vuoti per un anno, pagando l’Imu, perchè sui locali che non sono adibiti al culto la Chiesa paga le tasse, come è giusto. Non avrebbero mai interrotto l’attività se non fossero state costrette dalla situazione che si era creata perchè le rette dei bambini non potevano più coprire i costi. E quando la prefettura ha cercato spazi per l’accoglienza dei richiedenti asilo, hanno solo detto che lì c’era un edificio vuoto. Punto. Il resto sono favole scritte a Babbo Natale per spostare il problema. E il problema è la paura di accogliere questi ragazzi».
Per questo don Martino chiede che gli stessi abitanti, se non l’Amiu, rimuovano ciò che resta di quel muro di giocattoli che divide in due – virtualmente e concretamente – il quartiere.
«Il problema non è l’asilo, è la paura. Chi protesta deve avere il coraggio di ammetterlo e, se ha ragioni concrete, io le ascolterò: come direttore di Migrantes e responsabile di questo progetto. Ma questi ragazzi non possono vivere assediati e scortati dalla Digos: oggi, quella che dovrebbe essere la loro casa è off limits anche per chi vorrebbe condividere con loro una merenda».
(da “il Secolo XIX”)
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